12 thoughts on “Undicesimo incontro (14 Maggio)

  1. Eccoci. Siamo un po’ agli ultimi giorni di scuola, in pratica. Si avverte questo senso di una cosa che si sta compiendo: ma non è un senso di perdita (se non in piccola parte), è come un senso confortante, invece, di essere stati accompagnati – in questi tre anni, densissimi – sulla soglia di qualcosa di grande, qualcosa che ancora non capisco bene, ma di grande e di tranquillizzante insieme. Qualcosa di stranamente corrispondente – non si vedono i contorni, ma si capisce che è corrispondente. E cresce l’attesa, l’attesa buona (quella non impaziente, quella che intuisce il riverbero di questa corrispondenza e se ne nutre).

    Mi sento come se salissi un sentiero, già bello, e stessi per arrivare ad una svolta Intuisco che di là si vedrà un panorama magnifico, eppure non me lo posso immaginare, non sono capace. Mi gusto l’idea di cosa proverò dopo. Mi sento arrivato qui in cima e di averlo fatto con tutta la mia incapacità, come dice una canzone, “i miei difetti sono tutti intatti”, e intanto sento di camminare sul bordo di una meraviglia… è un sentimento strano ma molto bello. Io così povero, così “impresentabile”, e così ricco. Roba dell’altro mondo, in un certo senso.

    Nel merito di questa lezione, mi ha colpito moltissimo la meditazione iniziale. L’ho sentita totalmente “per me”, ho percepito una continuazione amichevole di un dialogo “fisico-telematico” intrecciato con Marco in tempi recenti, l’ho sentito “a mia misura”. Ma credo che ognuno possa sentirlo a sua misura, è un effetto che ho già sperimentato anche nella mia compagnia: le cose che mi hanno colpito molto, e ce ne sono state tante grazie al cielo – le ho sentite totalmente fatte “per me” (anche se eravamo in ventiduemila, poniamo).

    La coniugazione del corpo con il percorso spirituale è una benefica “incarnazione” che aiuta anche la concretezza, credo. Quanto mi piacerebbe saperne di più! E’ così disincarnato da tutto, il mondo moderno, così tenta di strapparsi la carne di dosso che per contrappeso cade in tante deviazioni, poi. Qui c’è un sentore di equilibrio, affascinante.

    La parte delle domande l’ho vista ora, perché ero dovuto andar via. Mi restituisce un senso di freschezza bello da tenere nel cuore, e ritorna quella sensazione di essere sulla soglia di una cosa buona, molto buona per me. Belle le domande e assai bella la domanda di Francesca, che sento anche risuonare in me. Confortante la risposta, che aiuta a coltivare quel germe di fiducia che fa tanto, tanto bene.

    Quel panorama che c’è dietro l’angolo, voglio proprio vederlo.
    In qualche modo, ne intravedo la natura, sento che mi somiglia…

  2. Caro Marco,
    che bella questa attesa in cui si sente già qualcosa che corrisponde pienamente senza sapere cos’è!! Non è questa la soglia dell’ attesa che preannuncia la nuova umanità nascente di Marco?!
    Un atto concretissimo in azione adesso, gradualmente avviato , un lavoro minuzioso e rispettoso dei propri tempi, preciso e leggero, paziente e accogliente, fiducioso e coraggioso, perseverante e organico per “farsi”, ogni giorno, “uno” con il tuo “corpo” dentro la tua particolarissima e personalissima storia.

    E’ molto bella la parola: “ corrispondenza” che citi più volte, mi risuona dentro come : “con rispondere” mi trasmette la vibrazione di un’esperienza relazionale viva, un dialogo sincronico, non separato da te. La “ parola” con risponde precisamente al tuo sentire, ti sorprende e in un istante ti sintonizza sulle frequenze dell’altro percependoti in perfetta comunione. Senza separazione.

    Gli scenari della tua quotidianità non potranno che aprirsi dentro un’ esperienza relazionale di profonda unità con la parola pienamente corrispondente.

    I panorami che attendi di scoprire li hai già un po’assaporati a più riprese nell’ascesa e nella discesa della tua tenace pratica di ricerca interiore, quanto annuncio di novità hai scoperto impiegando responsabilmente tutta la tua capacità!
    Quanta sorpresa ci riserverà il mistero che accompagna il nostro lavoro trasformativo?

    Caro Marco, confidiamo, un futuro stracolmo di vita nuova ci attende per essere pienamente noi stessi in Cristo.
    Buona continuazione il bel panorama è proprio qui!
    Con un abbraccio. Vanna

    • Grazie Vanna!

      E’ vero, dire di Sì a questo lavoro è accordarci ad una frequenza alta, ed è un accordarci “comunitario”, quante cose si possono scoprire rimanendo o rientrando in questa affinità. Di noi e degli altri, a noi vicini.

      Alla fine è dire Sì a Cristo, come bene-dici, di “essere pienamente noi stessi in Cristo” e dentro c’è tutta la possibilità di riscoprirsi nuovi, a qualsiasi età.

      Un grande abbraccio,
      Marco

  3. Cari amici; questo è un posto dove possiamo permetterci di dire come stiamo.
    Io mi sento assolutamente… vuoto! È come se i milioni di pensieri, speranze, desideri che affollavano la mia mente si stessero in gran parte spegnendo più che altro per una semplice presa di coscienza!
    Trovo anche molta fatica tornare indietro, più che altro perché mi pare assurdo tornare indietro.
    E mi dico:proprio a me? Ma questo è esattamente parte integrante del percorso; semplicemente questo! !

    Il fatto è che una buona parte di me stenta a crederlo e crede tra l’altro che anche ciò che verrà sia in realtà un illusione, troppo grande per me, chi mi credo di essere? Torna alla tua vita spenta di prima che tanto non cambia nulla, hai provato sì ma adesso fermati, non andare oltre, che cosa? Tu, io creativo? Parole creative? Tu? Ma fammi ridere, non ci riuscirai mai, non è per te.

    Eppure sento sgorgare dal mio cuore veramente una forza nuova, un desiderio che non è quello di prima, è veramente qualche cosa di nuovo e che ha a che vedere con le doglie del parto, con l’ attesa, con la fede, con il momento presente, e finalmente con parole nuove che amo già profondamente adesso anche se non so di cosa parlo!!

    Tutto questo è orgoglio allo stato puro? Stupidità? Forme lnfantili?
    Forse si ma io amo credere in questo, nella costruzione di un nuovo mondo.
    È stupida retorica, illusione? Forse si, è tutto e c’è sicuramente anche questo ma è un anelito così potente e poi c’è un evento, il Cristo di cui non so quasi niente ma che ho sempre avvertito presente non voglio dire per fede vera e propria ma perché nato, allattato, vissuto, respirato dentro questa grande tradizione che è viva nonostante tutto e che ci guida in quanto occidentali e battezzati.

    Grazie per l’ ascolto
    Claudio

  4. Caro Claudio, da praticante a praticante, se mi è concesso… trovo veramente bello questo tuo intervento, molto sincero. E anche di conforto.

    “Tutto questo è orgoglio allo stato puro? Stupidità? Forme lnfantili?
    Forse si ma io amo credere in questo, nella costruzione di un nuovo mondo.”

    Io penso che è una cosa bellissima questa. Nessun orgoglio, né stupidità. Rendiamoci conto che nessuno crede più a questo, nessuno! Nemmeno i più giovani, in fondo, credono alla costruzione di un nuovo mondo. Eppure è un anelito così forte del cuore, se solo lo lasciamo parlare (di solito lo anestetizziamo a grandi dosi di cinismo, così quello poverino, non può far altro che soffrire, e farci soffrire).

    La costruzione di un nuovo mondo. Non possiamo essere creativi se non coltiviamo questa speranza. Ragionevole, contro tutto quel che dice la nostra “ragione” occidentale nichilista.

    Se mi permetto di far allargare questa speranza già il mio cuore respira, di nuovo.
    Ragionevole, sì: alleluja!

  5. Caro Claudio è incredibile che sono davvero pochi i luoghi dove poter dire “come stiamo”, viviamo in un mondo davvero strano.
    Le parole che con semplicità e sincerità descrivono la tua esperienza di questi anni di lavoro sono di grande conforto.
    Si tratta di miracoli e come tali destano stupore, un senso di incredulità, ma credimi non è illusione ne’ tantomeno devi considerarti uno stupido o presuntuoso. È scoprire la nostra natura divina perché Lui ci vuole figli, ci vuole felici e appagati e forse possiamo una volta per tutte accontentarlo, se pur questo ci richiede tanta fatica. La fatica di superare tutti i sensi di colpa e le paure ancestrali di essere inadeguati con cui siamo cresciuti.
    Una parte del testo di Darsi Pace si chiama “Un Dio da aiutare a nascere”, aiutiamolo questo Dio a nascere dentro di noi abbandonandoci con umiltà e fiducia.
    Ti ringrazio Claudio e ti abbraccio con affetto.
    Gabriella

  6. Mi sento più rasserenato perché condivido con voi questo desiderio così forte cari amici; tuttavia rilancio:
    Che cosa c’ entra (dice una buona parte di me) una grande visione, un grande desiderio del mio cuore con: sorrido/mi abbandono, con il calore dei glutei con il cuscino della sedia, il bacino che si innesta armonicamente con il tronco, con la colonna vertebrale eretta, il respiro che dà vita agli organi interni che fanno un lavoro strabiliante, con le cervicali che che trovano la loro posizione ottimale tenendo ben eretta e rilassata la testa….
    Io voglio uscire da queste stupidaggini(dice la mente) e andarmene per conto mio (a cercare un nuovo mondo).
    Bè credete che l’ abbia superata?
    Neanche per idea!!
    È uno strazio.
    Non mi esalto per niente!!

    La mia è reale, ripeto reale fatica di credere nell’ impossibile direi.

    Ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando?
    Di incarnazione di Dio in noi, in me. Come si fa a credere veramente e tutto su un colpo?

    Scusate!!!

    Ora una piccola domanda per me importante : dobbiamo partire sempre dal corpo?

    So che è già stata data la risposta mille volte ma a me serve ora!
    Grazie
    Claudio

  7. Claudio, è importante accettare con serenità anche le nostre resistenze che siano della mente, dell’io egoico o comunque di una coscienza restia a credere che vi sia speranza.
    Non preoccuparti di ciò che ancora non è, concentrati invece su ciò che in te è cambiato ed è incredibilmente segno dell’uomo nuovo, del nascente. Affidati con fiducia allo Spirito che può tutto.
    Il nostro corpo e’ spesso bistrattato perché non capiamo quanto è prezioso, è lo scrigno dell’anima e sostiene le nostre fatiche quotidiane.
    Per questo è sempre importante porre attenzione ad esso, curarlo e magari sì, in quel momento di silenzio che ci concediamo ogni tanto, è bene iniziare da esso.
    L’ascolto del corpo è semplice e prepara la mente a distogliersi dai pensieri per passare poi all’ascolto più sottile del respiro.
    Tutto fluidamente senza forzature.
    Tutto solo da gustare!

  8. Cara Gabriella, cari amici; in questi tre anni di lavoro non mi sono mai prodigato in tanti ringraziamenti; perché ho sempre pensato che il vero ringraziamento fosse un piccolo ma reale trasformazione dell’anima e questo ritengo di aver sempre cercato, per rispetto mio certamente ma anche dei tutor, di voi stessi amici praticanti e del relatore principale, (Marco Guzzi).
    Io ritengo in coscienza di aver ottenuto un piccolo cambiamento positivo, vorrei dire anche grande e tutto questo lo dico in relazione a tutte le risposte ricevute in questo sito che tutte sono state artefici di cambiamento, trasformazione della coscienza.
    Veramente io sò quanto sono servite i suggerimenti fatti dai tutor e da tutti voi amici!
    Un unico ringraziamento a tutti ora basta.
    Il mio anelito è intatto, sempre più vivo…

    Manca un altro incontro lo sò, alla prossima.
    Davvero grazie Gabriella per l’ultimo suggerimento davvero importante per me!
    Ciao
    Claudio

  9. Caro Claudio le tue parole, cosi come tutte le espressioni di affetto e gratitudine che ho ricevuto in questi anni, mi riempiono di gioia. Danno un senso a questo mio piccolo contributo che, come ripeto spesso, è fonte di vita e di ricchezza anche per me.
    Un abbraccio

  10. Il cammino con voi, il punto in cui ci troviamo (anche se non ha ancora finito di seguire il dodicesimo incontro) lo trovo in sintonia con questo passaggio per me centrale nell’Opera la Salita al Monte Carmelo, di s. Giovanni della Croce: “Per disporsi a questa unione divina, l’intelletto deve rimanere libero e purificato da tutto ciò che cade sotto i sensi, spoglio e sgombro da tutto quanto potrebbe conoscere chiaramente, intimamente pacificato, ridotto al silenzio, stabilito nella fede, unico mezzo immediato e adeguato all’unione dell’anima con Dio”.
    La pratica meditativa, secondo me, dispone proprio a questa nudità interiore creando il passaggio allo Spirito, alla Parola che unendosi alla persona la trasforma sempre.
    un abbraccio

  11. Sì cara Agata, il bel passaggio che ci proponi, di un Padre della Chiesa come San Giovanni della Croce, non fa altro che confermare ciò che diciamo. Il nostro lavoro e questo linguaggio non sono altro che una riscoperta di quanto già, persone illuminate ed in corretta relazione con la Fonte dello Spirito, hanno declamato per secoli.
    Lo stesso ho pensato ieri leggendo le lettere di Santa Caterina da Siena. Forse ora noi possiamo sentire, vedere e capire, liberati da tutto, nella nostra umile ma stupenda nudita’.
    A domani carissima.
    Gabriella

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