25 thoughts on “Terzo incontro (23 Novembre)

  1. Ciao.
    Oggi pomeriggio ho guardato su Youtube la conferenza che, tu Marco, hai tenuto a Misano Adriatico nel 2009 su Nietsche.
    Quando leggi le lettere alla sorella, la lettera di Natale, dopo aver descritto in maniera succinta ed efficace il nucleo del suo pensiero filosofico, mi hai fatto sentire/capire/intuire cosa vuol dire “essere integri” .
    Questo mi rimarrà dentro come una specie di “modello” che mi potrà servire ad affrontare il lunghissimo cammino della mia tentata integrazione.
    Grazie e ciao a tutti i darsipacisti !!!

    Paolo Riposo

  2. Carissimi,
    desidero condividere con voi dei pensieri che mi hanno attraversato recentemente.
    In queste due ultime settimane un problema di salute mi ha steso …
    Di conseguenza, non ho potuto seguire come avrei voluto il blog “Darsi pace”. E ho anche trascurato la pratica meditativa. Certo, per questo secondo aspetto, c’era indubbiamente il dato dell’impossibilità oggettiva a causa del malessere fisico! ma fino a che punto? Posso vantare tante buone ragioni per rinviare, a causa dell’impegno che richiede, ciò che sento vitale nella mia esistenza: essere e dare vita. L’ho fatto tante volte! Ma riflettendo ho scoperto un po’ di più come queste scuse nascondano in realtà un timore: la paura di morire. Ma non morire in senso fisico. Ovviamente c’è anche questo aspetto; ma, pensando due giorni fa alla questione mi sono detta: “da piccola non stavi per morire? Una lotta estenuante di pochi minuti eppoi la perdita di coscienza…Tutto il passaggio all’aldilà, in definitiva, si stava concludendo in un tempo breve e in modo non troppo complicato!”.
    Per certi versi penso che non sia difficile morire per altri credo sia disperatamente complicato se riferiamo il morire al far morire il nostro egoismo per essere e dare vita quando pensiamo, scioccamente, che abbandonarci all’amore che ci abita e attraversa -anche e soprattutto, mediante gesti concreti di donazione o accoglienza dell’altro e prima ancora di noi stessi- ci faccia perdere brandelli di vita, ci espropri della nostra vera identità. Ma penso che la morte ( e il nostro e altrui egoismo) sia vinto solo dall’Amore. E penso che se desidero essere eterna, libera fin da questo istante non posso che scegliere l’Amore avvalendomi di tutti i mezzi e opportunità che comprendo essere efficaci per renderlo operante e concreto.
    Leggendo un commento di Marco (nel secondo appuntamento) ho pensato: Sì, mi stavo proprio scoraggiando e, in fondo, anche arrabbiando per l’esercizio che implica la pratica meditativa. L’umiltà di lasciare andare tutti i pensieri. Il sacrificio di non poter trattenere emozioni che alcuni di essi mi suscitano. Il fastidio di alcuni volti che spuntano nella mente distraendomi. Il rimandare intuizioni belle che, guarda caso, affiorano più nitide proprio mentre tento la meditazione e che vorrei, invece, trattenerle subito (magari scrivendole, o gongolandomi in esse!); il riconoscere che tutto questo lavoro interiore richiede dolcezza e disciplina, generosità e amore costanti mi stava sgomentando. Sì il mio egocentrismo che si gratifica di tante cose viene messo letteralmente ko. Senza parlare della mia indolenza…

    Ma c’è anche un altro aspetto che mi sta spronando dal profondo: il desidero di proseguire il cammino con Darsi pace perché sento che mi appartiene. Spesso mi ritornano in mente delle espressioni di Etty Hillesum deve associo al suo il nostro cammino. Lei scriveva nel suo diario: L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.
    Togliere i mucchi di “macerie” che soffocano e schiacciano, opprimendola e imprigionandola, la nostra identità, il nostro io divino (Dio in noi e noi in Dio) e ciò che possiamo salvare. In questo sento la mia responsabilità e il mio anelito profondo.
    Desidero essere una donna di pace. Una donna libera, amante della vita e dell’uomo. Desidero esserci interamente nel sentire e nell’agire. Non mi riferisco ad un perfezionismo moralista, nel quale sono cascata tante volte, ma nel crescere sempre di più nella consapevolezza che Dio ci ha fatti come un prodigio e che siamo “carne dalla sua carne”, immersi nella vita eterna fin da ora. Crescere nella consapevolezza della mia capacità creativa e distruttiva in base alle scelte reali, quelle che compio momento per momento. Sentire che non posso fare ciò che mi pare, per il semplice fatto che la mia vita non mi appartiene è un dono ed è legata indissolubilmente a quella delle altre persone, nella gioia e nel dolore. Posso compiere scelte concrete per creare vita sempre e dovunque. Posso imparare a donarmi pace amandomi, amando e lasciandomi amare.
    Ecco i miei pensieri e sogni un po’ arruffati che ho voluto consegnare anche a voi.
    Desidero ringraziarvi di cuore per tutto ciò che scrivete. In questo periodo mi avete aiutato tanto. Avverto come questo spazio lasciato ai commenti stia acquisendo un carattere sempre più confidenziale e familiare.
    A presto! Inserisco il commento qui anche se non ho ancora ascoltato il terzo appuntamento. L’ascolterò domenica.
    Ciao!
    Agata

    • Cara Agata,le tue riflessioni sono entrate direttamente nel mlo cuore. Grazie veramente a te e a tutti.

      Volevo condividere: ho paura che si prenda gioco di me, di essere vulnerabile,di non sapermi difendere. Si, di essere totalmente vulnerabile,indifeso,
      preda della sua “cattiveria”.
      Questa è la mia risposta emotiva al primo es. di autocon. del terzo incontro.
      Ciao a tutti.

  3. Agata le tue profonde riflessioni esprimono la lotta che si scatena in chi intraprende un lavoro spirituale. A volte penso si tratti di forze avverse quelle che ci impediscono di vivere in pienezza la vita, che ci fanno venire il dubbio che tutto sia inutile e non c’ è scampo. E quindi basta un leggero malessere o un impegno improvviso per convincersi che…..no oggi proprio la meditazione non la posso fare. Quasi fosse un dovere!
    È per questo che Marco insiste sulla disciplina ( nel senso positivo ) e sulla pazienza perché si arriverà solo perseverando nel tempo a capire che, come dice Etty nelle sue meravigliose parole che ci hai ricordato, salvare un pezzetto di Dio in noi e quindi lasciar emergere la nostra parte divina, liberarla è l’unica cosa che conta!
    Un abbraccio Gabriella

    • Grazie Gabriella! Ho ripreso con maggiore determinazione la pratica meditativa. E’ proprio vero, il tempo ad essa dedicato non è un dovere ma un regalo un segno di cura e amore verso di me. Devo molto, come già accennato, a questo spazio di condivisione: mi aiuta tantissimo!
      Oggi ho ascoltato il terzo incontro (la prima parte), l’ho trovato meraviglioso, mozzafiato!
      Me su di esso in questo momento non riesco a dire di più, ho bisogno di metabolizzare tanta abbondanza, di fare silenzio, di vivere…
      Sono così contenta e riconoscente per la bellezza di questo cammino!
      Una risposta forte al mio forte grido…
      E sono felice, soprattutto, perché si tratta di un cammino insieme….
      Un abbraccio,
      Agata

    • Grazie Agata delle tue riflessioni! Condivido!

      Grazie Gabriella di queste parole, e’ vero anche per me, che meditazione vivo come un impegno e non un regalo di benevolenza verso me stessa per “salvare un pezetto di Dio in me e lasciar emergere la parte divina”. Con queste parole mi sono sentita incoraggiata e nuovamente stimolata alla perseveranza, per non trovare “scuse” facili di molti impegni o imprevisti… GRAZIE!

  4. Bene Claudio hai ascoltato le tue emozioni in una situazione difficile e hai lasciato emergere una paura ben precisa.
    Ora quando ti va puoi condividere questo: quando ti trovi in questo stato emotivo cosa fai, come ti comporti davanti a chi ti ha ferito?

  5. Quindi Claudio si potrebbe definire in un certo senso la tua reazione ricorrente, l’automatismo che ti scatta quando ti trovi in un momento relazionale difficile in un’aggressività manifesta. Bene così!

  6. L’esercizio di autoconoscimento mi ha messo di fronte a una reazione ricorrente di chiusura, isolamento, allontanamento fisico ed emotivo, un atteggiamento sprezzante e indifferente, in tutte quelle situazioni in cui sento di non poter essere compreso o apprezzato dagli altri (cioè quasi sempre). Un automatismo codificato in passato, non so quando, e divenuto poi un’abitudine ricorrente.
    Ciò mi ha condizionato pesantemente, ed è una condizione di sofferenza perché c’è qualcosa in me che si ribella e vorrebbe aprirsi alla vita con fiducia.

    Per questo spero di riuscire a integrare sempre più “ciò che sento” con “ciò che faccio”, sento di dover perseverare soprattutto con la meditazione e gli esercizi di autoconoscimento, e avverto dei piccoli ma sensibili cambiamenti già da ora.

  7. E’ già qualche anno che combatto contro quella parte di me malata che mi getta inevitabilmente in stati conflittuali e di sofferenza. La causa viene da esperienze fatte da bambina sia all’interno familiare che fuori, le quali mi hanno segnata tutta una vita. L’esperienza che non dimentico che mi procurò vergogna a danno dell’autostima ad es. fu quando la direttrice di colonia mi rimproverò ingiustamente facendomi alzare in piedi in refettorio davanti a tutti. In parte questo l’ho superato . La cosa che mi fa pensare riguardo il percorso della mia trasformazione è se potrò mai guardare l’altro con la stessa misericordia con cui guardo il mio ego e se potrò vederlo angelicato(l’altro), nonostante tutto. Io saprò porgere l’altra guancia ma chiedo a Marco Guzzi: potrò astenermi dal giudizio su l’altro? Gesù non chiamò i dottori della legge” sepolcri imbiancati?”. Finisco : noi telematici e lontani come faremo a fare gruppo o coppia?. Grazie un saluto a tutti del movimento.

  8. Ciao Filippo e ciao Giovanna,
    state camminando velocemente nella giusta direzione ma cercate di non accelerare i tempi.

    Il nostro cammino ha un passo regolare e segue un filo di accompagnamento verso una trasformazione liberante da molte distorsioni che man mano impareremo a riconoscere e nominare.

    Sulla genesi familiare delle nostre distorsioni lavoreremo più avanti, adesso impariamo ad andare al passo con il gruppo.

    Questo spazio privato nasce proprio con lo scopo di permettere una comunicazione diretta tra tutti i telematici e con Marco, Gabriella, io e tutti i fisici; da qui si svilupperanno ( come in passato) occasioni di incontro via telematica ( videoconferenza ) o fisica per chi abita non troppo distante da qualche gruppo locale che si sta consolidando, dipende tutto dal desiderio di voler realizzare concretamente la cosa , noi siamo a disposizione per favorire e sostenere l’incontro quindi coraggio diamoci da fare e liberiamo la creatività.

    Un abbraccio Ale

  9. Grazie Alessandro,
    Appena iscritta io vi ho già chiesto con una e-mail se potevate mettermi in contatto con i partecipanti vicini alla mia zona – io abito a Modena – proprio perchè avverto il bisogno di conoscere più da vicino e condividere questa mia esperienza con altri, con cui potersi confrontare e capirsi riguardo quello che si sta facendo. Mi è stato risposto – credo da Laura – che c’è un referente regionale a cui io sono stata segnalata. Certo, per me c’è la volontà di realizzare qualcosa di concreto per noi telematici. Questo non esclude che io possa capitere a Roma in qualche prossimo incontro. Un saluto Giovanna

  10. Ti aspettiamo a braccia aperte.
    La realtà regionale ti sarà sicuramente di supporto sappi anche che tra poco pubblicheremo l’elenco dei partecipanti in modo da favorire contatti diretti nel frattempo e comunque vedrai che il blog sarà di grande aiuto.
    A presto Ale

  11. Ciao a tutti, anche io oggi ho effettuato l’esercizio di autoconoscimento seguendo in via telematica il terzo incontro (vi seguo a un passo di distanza, asconltando l’incontro precedente negli stessi giorni dell’incontro “live”).

    Anche io vorrei condividere con voi il secondo e terzo punto dell’esercizio:
    2) come mi sono sentita: TERRORIZZATA dal pensiero di essere giudicata. Piena di vergogna.
    3) come ho reagito: ho evitato di parlare – non ho affrontato l’argomento- non ne ho parlato affatto – mi sono nascosta.

    Fare questo esercizio per me è stato molto doloroso e ho pianto.

    Elisa

  12. Si Elisa ti capisco, smuovere la sostanza che stagna dentro di noi, ascoltare le emozioni che ne derivano crea all’inizio molta sofferenza. Ben venga un bel pianto che spesso è liberatorio!
    Hai ben descritto la paura (anzi terrore) che hai provato, quella di essere giudicata che è poi una fra le più frequenti.
    Questo ti ha portato a non esporti e ad evitare il confronto.
    Trovi che questo comportamento di nasconderti nelle situazioni difficili è ricorrente nella tua vita?
    Puoi rispondere se e quando vuoi. Un abbraccio Gabriella

  13. Sono trascorsi 7 giorni dal primo esercizio di autoconoscimento e dentro me si è mosso qualcosa. Sto soffrendo tanto e tuttavia è una sofferenza che sento di non voler fuggire. Lo sguardo che ho su di me, mi sembra, stia cambiando: mi sto ascoltando davvero! E sto provando anche tenerezza nei miei confronti.
    Dall’esercizio è emerso quanto segue:
    -Ascolto emotivo: mi sono sentita tradita, ferita a morte, sola.
    – Come ho affrontato la situazione: sono rimasta in silenzio per quasi due ore. Ero confusa, arrabbiata, delusa. Ho manifestato quasi tutto ciò che sentivo alla persona interessata. Avrei voluto anche vendicarmi ma questo non l’ho manifestato.
    – Nelle situazioni dove mi sento provocata reagisco mettendo uno schermo: mi chiudo, mi isolo, divento staccata o mi arrabbio dicendo quello che penso, purtroppo, senza troppe cerimonie.
    Non sono riuscita a rifare l’esercizio. Paura? Paura…
    Un abbraccione,
    Agata

  14. Grazie Agata la tua condivisione sarà certamente utile a molti, mi sembra che sei riuscita a descrivere bene e sinteticamente non solo l’esercizio ma anche la tua condizione generale.

    Non abbiamo bisogno di forzare i tempi, pazienza,perseveranza ed umiltà sono i nostri compagni di corso.

    Un abbraccio Ale

    • Grazie! Oggi dedicherò un tempo congruo per la ripetizione dell’esercizio. Non ti nascondo che ho paura di soffrire ancora solo nel ricordare…Ma credo che la strada dell’accogliere e lasciare andare ricordi, emozioni, vissuto…in un contesto di pace e preghiera (in tal modo sto vivendo e sentendo la pratica meditativa) sia la via per trovare la liberazione e unità interiore. E, sebbene a piccoli sorsi, sto già sperimentando questa dimensione, per me nuova e bellissima.
      Stamane riflettevo su un punto: a volte nella relazione mi chiudo, rassegnata o scoraggiata, quando avverto l’altra persona autoritaria, violenta. Ho paura di essere aggredita oppure di non essere ascoltata perché sopraffatta dall’altro. Altre volte mi arrabbio quando mi sento giudicata o disprezzata perché magari non mi comporto secondo certi schemi, regole di condotta (per me banali o stantie) o quando vedo che una mia frase o mio pensiero vengono manipolati. Detesto l’ipocrisia e la doppiezza.
      Alessandro, in queste righe c’è stato un piccolo sfogo…
      grazie per l’incoraggiamento alla pazienza, perseveranza e Umiltà.

      Buon Natale a te a Gabriella a tutti coloro che partecipano al corso.
      Sai? Io sento in me un vero Natale da che ho iniziato col “Darmi pace”…
      Un sorriso,
      Ciao! Agata

  15. Tina dicembre 21 ,2014 at 6 am.
    Sto seguendo con interesse e fiducia.
    Desidererei una chiarificazione sul concetto di “ego centrato” perché ho inteso sempre come qualcosa di positivo essere” centrati” , nel senso contrario all’ essere “svitati”.Il senso che Marco attribuisce è che il nostro io è scisso fra ciò che sentiamo, pensiamo ,diciamo e facciamo.In che senso ,mi chiedo, l’io è centrato?
    Un caro saluto

    Grazie
    Tina

  16. Cara Tina è bene porre delle domande ed esprimere i propri dubbi. Noi non siamo abituati al linguaggio spirituale.
    Con il termine ego-centrato si intende uno “stato dell’io” separato dagli altri e dal mondo in quanto centrato su di se, imprigionato nelle proprie paure. Come vedi differisce dalla parola “io-centrato” che è naturalmente intesa in senso positivo. Per capire meglio il problema noi quando siamo in quello stato, che è poi quello ordinario e quotidiano, siamo in realtà decentrati cioè lontani dal vero centro della vita.
    Un grande aiuto ve lo può dare il testo “Darsi pace” che vi consiglio di tenere sempre come riferimento, perché in questo saggio Marco riporta in modo semplice e nel dettaglio tutto ciò di cui parla durante gli incontri. Anche se ancora non vi siamo arrivati puoi leggere in anteprima la pag. 35 che spiega bene il significato dell’io ego-centrato.
    Nel prossimo incontro saranno approfonditi proprio gli stati dell’io.
    Comunque non c’è da preoccuparsi avrete tutto il tempo di prendere confidenza con questi termini che saranno ripetuti e spiegati continuamente durante il percorso.
    Un caro abbraccio Gabriella

  17. Cara Agata la passione con cui ti stai “sfogando” vuol dire che ne avevi davvero bisogno. E questo è un bene non devi scusarti assolutamente.
    Per tanto tempo ognuno di noi ha represso nell’intimo disagio, sofferenza, rabbia impedendo in tal modo la serena espressione del proprio essere. Ora possiamo pian piano provare a cambiare senza traumatizzare il nostro povero ego né l’altro da sé, con dolcezza e gradualmente si può.
    Il rapporto con una persona autoritaria e violenta può bloccare è naturale, possiamo però tentare di dire la nostra senza aggredire forse non crolla il mondo. Un augurio sentito ed un caro abbraccio Gabriella
    Vorrei dare un suggerimento a te

  18. Scusate mi è partita la risposta….dicevo che vorrei suggerire ad Agata e a tutti voi di scrivere dove è scritto commento (e non cliccando su rispondi) e possibilmente portare avanti la conversazione spostandosi nello spazio dedicato all’ ultimo incontro postato. Così il gruppo avanza insieme senza saltare da un luogo all’altro. Grazie a tutti Gabriella

  19. Gabriella, cercherò di seguire la tua indicazione. Mi commuove e conforta il modo nuovo col quale mi dici di lavorarmi: con dolcezza e gradualmente…
    Dentro queste semplici parole c’è tanta forza trasformante per me, per come sono…
    Ti abbraccio e ti ringrazio.
    Agata

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