25 thoughts on “Settimo incontro (14 Febbraio)

  1. E’ buffo, da un certo punto di vista dovrei essere ben familiare con il cristianesimo. Dopotutto è dal 1984 che sono tornato a varcare le porte della chiesa, ad andare a messa. La frequentazione di un movimento ecclesiale mi ha dato una prospettiva globale, mi ha mostrato la ragionevolezza della fede, e mi ha regalato (e continua a regalarmi) dei momenti spirituali molto significativi.

    Questa premessa è doverosa per inquadrare quello che sto per dire. E che dico in maniera molto spontanea, senza sforzo – stavolta – per ottenere una materia omogenea, senza grumi. Come mi diceva Marco Guzzi, qui si può scrivere come viene, proprio perché è un’area riservata, uno strumento di lavoro, non una bacheca per mettere su degli elaborati ripianati e lavorati.

    No, io qui ci metto deliberatamente materia grezza, incandescente, ancora non processata.

    E quindi in modo grezzo, dico che c’è qualcosa di importante, molto importante, in questa ultime lezioni, la sesta, la settima, qualcosa che mi muove dentro come degli icebergs, qualcosa che era sempre stato congelato e ora inizia a muoversi, per l’aumento della temperatura, e muovendosi (mi) sballotta simpaticamente (ma non troppo) di qua e di là.

    Sicuramente alcuni equilibri (anche provvisori, imperfetti: diciamo delle pezze, per tirare avanti) si stanno disgregando. Se sia un bene o un male non lo so: a volte propendo per la prima risposta, altre per la seconda. Alle volte, rimpiango quasi l’equilibrio per quanto “ghiacciato” faticosamente realizzato prima.

    Il fatto è questo, mi pare. Ancora devo “digerire” l’entrata nella fede. Pensavo fosse la cosa più naturale (dopotutto non sono buddista, la scelta l’ho fatta, la stessa di DP).

    E no, invece no.

    Perché alla fine della meditazione iniziale, così benefica peraltro, quando siamo entrati nella parte della fede (con la preghiera), ho sentito – posso dirlo? – un netto fastidio. Mi veniva da chiedere “e questo che c’entra, adesso? Sto cercando di rilassarmi, di star bene, di non dover decidere niente, almeno per cinque minuti, e invece… ”

    Non parlo di ragionamenti, quelli si possono fare a riempire pagine (anche su Dio, sulla misericordia, etc…), per poi rimanere tutti uguali. Parlo di emozioni, sentimenti. Proprio “di pancia”. E di pancia c’era questo fastidio, per me. Mi ritorna in mente la frase di Gabriella, “prima se guardavo la croce mi sentivo in colpa, ora la vado cercando…”. Ecco, per me “ancora” al nome di Gesù, mi si attivano tutte quelle parti che vedono innanzitutto la divinità come Ente esterno e giudicante: invece di rilassarmi, parte in automatico un esame di coscienza che si risolve altrettanto automaticamente in una autocondanna: “tu non sei buono, non sei puro, non sei ok, sei peccatore incallito, sei… “. Ed ecco, il rilassamento va proprio… a farsi benedire!

    Mi ci vorrà un po’ per capire che il fatto che DP vada a convergere nella fede è la cosa più ragionevole, per me. Anzi, per capirlo “di testa” l’avrei già capito. Per capirlo “di pancia”, per sentirlo davvero… altra cosa, assolutamente.

    D’altra parte, non bisogna affrettare nulla, diceva un caro sacerdote ora scomparso. Però ammetto che lo “scandalo” di queste sensazioni lo sento, e un po’ mi confonde. Deve entrare proprio la fede nella meditazione (per tutto il primo anno me la potevo cavare, ero in ambito protetto, non affrontavo certe questioni)? E il fatto che io perda quella tranquillità faticosamente acquisita, me lo devo aspettare, mettere in conto, o segnala qualche mio problema con la fede, problema che esula da DP? E poi, mi chiedo, che fanno le persone atee o di altre religioni, arrivati a questo “cardine” del corso? Cambiano, lasciano, seguono lo stesso?

    Come vedete tante domande, ancora da “processare” e ruminare dentro di me.

    Tante domande che però mi fanno anche tanto contento di avere questo posto, per poterle esprimere, per ragionarvi e trovare un ambiente amichevole e caldo dove poterle gestire. Capire che forse l’unica risposta ragionevole, oltre a riconoscerle scrivendo (non censurare è già respirare), è fidarsi.

    Alessandro diceva che fede è fiducia, dopotutto…

    Sento che in Aula Zatti sta succedendo qualcosa di importante, di molto importante, per me. Stiamo un po’ a vedere…

    Grazie.

  2. In aula Zatti sta succedendo qualcosa di molto importante per tutti noi!

    Caro Marco, i tuoi disturbi intestinali sono pienamente condivisi da molti perchè ciò che cerchiamo di assaporare ha un sapore forte, non ci sono mascheramenti che possono mitigare la straordinaria forza della sensazione di morte del vecchio io.

    La propostra semplice di Gesù è così rivoluzionaria da farci tremare…….

    Se decidiamo di accoglierla si cambia, faticando comunque ogni volta per rialzarci e ripartire, se non si decide continuiamo a prendere tempo rinviando e sperando in un momento di maggior forza.

    Comunque la mettiamo è il momento del coraggio !

    Il dubbio sarà il noistro compagno di viaggio ma la decisione ci offrirà un nuovo scenario dove le maschere saranno sempre più visibili e svestibili.

    Finalmente non saremo più soli nel desiderare la nostra guarigione dalle deformazioni che naturalmente si sono sviluppate in noi; avremo l’Amico sempre disponibile, il Maestro paziente che ci accompagna, il Fratello che condivide le nostre emozioni, il Padre sempre pronto ad abbracciarci, la Madre che ci coccola e ci sprona e lo Spirito che ci illumina la Via.

    Colgo l’occasione per ricordarci che ……….. siamo sempre ad un nuovo inizio,
    quindi buon viaggio a tutti !!!
    Ale

  3. Cara Damiana ti scrivo qui al settimo incontro tanto per continuare il dialogo fra tutti noi nello stesso spazio.
    Non è affatto facile fare i conti con se stessi intraprendere un cammino interiore e al contempo essere un “riferimento” per coloro che soffrono e attendono da te una parola di conforto.
    Ecco perché per me è una costante la preghiera….chiedere a Lui la forza per non vacillare per essere lo “strumento gioioso e fiducioso” (cito la Preghiera dei figli di Dio) la roccia a cui l’altro può aggrapparsi. Sì la montagna è faticosa ma quale altro desiderio può farci vivere in pienezza se non questo?

    E approfitto per rispondere anch’io a Marco C. e a tutti gli amici che in questo momeno del percorso sono in crisi unendomi a ciò che già ha detto Alessandro.
    La meditazione è un mezzo, non è cioè fine a se stessa. Serve per rilassare e svuotare la mente dalla nostra confusione egoica per arrivare ad uno stato di presenza per aprirci all’infinito. Ma per noi non è concepibile fermarci lì in quello spazio indefinito per quanto piacevole. Noi in quanto esseri umani e quindi pensanti vogliamo altro, andiamo alla ricerca di noi stessi, di quella parte vera integra che sappiamo esiste e può riemergere, ma soprattutto andiamo alla ricerca di una relazione.
    Ciò non è facile, non è automatico e non riusciamo a comprenderlo da soli. E’ solo abbandonandoci e affindandoci alla parola rivelata da Cristo che possiamo andare oltre. L’infinita presenza diventa cosi una persona, Lui che in modo unico si incarna in noi ci guarisce e ci fa ritornare noi stessi senza per questo stravolgere la nostra identità e individualità.
    La meditazione quindi conclusa con i 5 stadi della contemplazione  (Preghiera dei figli di Dio) ci aiuta e se perseveriamo, senza troppi ma o troppi se, sicuramente verremo illuminati.
    Nel frattempo accogliamo le nostre parti dubbiose senza giudizio o rammarico. Arriverà per ognuno il tempo dovuto Lui lo sapete…fa miracoli!
    Un caro abbraccio

  4. Carissimi amici, il passaggio dallo stato di presenza al nome di Gesù è e resta un passaggio difficile e pieno di insidie.
    La prima è, come dice bene Marco, il rifluire in uno stato egoico-rappresentativo, che ci fa ripiombare in rappresentazioni spesso oppressive di Dio.
    Il lavoro consiste nel lasciare che la coscienza unificata dello stato di presenza ci si riveli come la coscienza di Gesù, la sua mente, la sua esperienza di figlio aperto all’infinita sorgente del Padre.
    E’ cioè lo Spirito stesso del Cristo in noi che, se ci abbandoniamo con fede alle sue parole, ci aiuta a non ricadere in stati precedenti, e invece a procedere nel processo della trans-formazione della nostra mente (ma ciò accade o non accade in ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni intensificarsi o affievolirsi del nostro fervore).
    Un saluto affettuoso. Marco

  5. Solo due righe per ringraziare, Alessandro, Gabriella e Marco, per i loro recenti interventi a seguito delle mie “impressioni” a caldo. Mi rendo conto che qui su Internet non c’è altro modo di far capire come ogni risposta l’ho ruminata e la sto ruminando, e vorrei proprio dire in modo non generico che sono realmente luci per un cammino (mio, certamente, ma non credo affatto esclusivamente).

    Sono strumenti di lavoro, e se non aggiungo altre parole è perché ora non credo che servano in questo momento, tanto “precise” e “focalizzate” sono le risposte. Solo voglio significarvi un senso di conforto per il fatto che, da una parte, questa difficoltà sia pienamente riconosciuta, e dall’altro sia anche amorevolmente accompagnata.

    Questo mi fa contento pur nel momento di crisi, perché se Dio lo ha concesso ha al contempo avuto cura di generare (nella mia strada) un ambiente dove può essere compresa e gestita. Provvidenziale, nel senso etimologico del termine.

    Grazie,

    Marco

  6. In questo secondo anno di Darsi Pace mi viene spesso da guardarmi indietro e vedo la mia ricerca, la ricchezza del mio percorso sia psicologico che spirituale che mi ha portato a sperimentare varie strade e diversi ambienti o movimenti ecclesiali che mi hanno permesso di accrescere la mia fede o allo stesso tempo di rigettare tutto quello che ancora non sapevo definire credenza egoica (come sono capace di fare adesso), ma che già a ‘naso’ mi faceva venire letteralmente il volta stomaco.

    Ma in tutto questo qual è stato il mio ruolo, la mia partecipazione? Spesso una bella rappresentazione. Adesso con Darsi Pace non si può fare così…
    devi realizzare e … che fatica essere costanti con la pratica. E anche le volte
    che mi alzo presto e con tutta me stessa cerco di iniziare la giornata così perchè in effetti possa avvenire almeno un minimo di realizzazione/trasformazione reale dopo pochi minuti basta una cosuccia da nulla e già mi ritrovo nel mio bel stato egoico e a volte è deprimente.

    Mi rincuora che nel sesto incontro Marco parli di crisi, di paura e angoscia, perchè a volta mi sembra che da quando faccio Darsi Pace sono peggio di prima! Quello che a volta più mi spaventa è sentire dentro di me nel profondo veramente una voce che mi dice “Ma lasciatemi stare qui tranquilla, qui nel mio bel dolore e sofferenza, dove sono sempre stata, a lamentarmi di tutta questa vita faticosa che ho avuto, io non voglio cambiare, voglio continare a stare male!” .
    .. il mio ego è duro a morire …! Mi rendo conto che c’è una parte di me che non vuole essere salvata, che vuole stare separata. E anche qui mi hanno rincuorato le parole di Marco, ho capito che è normale, che ormai tutto questo fa parte della mia carne da anni e che è dura sradicarlo.
    Ma poco per volta giorno dopo giorno continuando il cammino spero di farcela! Grazie veramente a tutti per questo percorso così ricco !

  7. La consapevolezza, cara Laura, come giustamente descrivi, ci pone di fronte alle nostre deformazioni, noi ci siamo così abituati che difficilmente ne facciamo a meno è veramente un grande sforzo.

    Sappiamo però che non è il dovere che guida sulla via della Verità ma il piacere e questo lo si può scoprire se lo si decide seriamente.

    La nostra pratica è semplice e naturale ma come tutte le pratiche offre i suoi benefici quando diviene familiare, inizialmente mi siedo perchè capisco che può essere utile poi perchè lo è e se non lo faccio mi manca.

    Ci vuole tempo e non è lo stesso per tutti, una cosa però è per tutti uguale:
    L’ego non molla mai ! ! !
    E’ sempre lì pronto a distrarre, tentare, sedurre, argomentando obbiezioni che senza ragione hanno però le loro ragioni, la lotta è continua ecco perchè la tregua della pratica ci può fare tanto bene.

    Scoprendo il beneficio che imparare a lasciar andare certi pensieri ci dona cominciamo a sperimentare quella semplice esperienza che la cultura hindu ci offre: il pensiero genera l’azione; l’azione genera l’abitudine; l’abitudine genera il carattere; il carattere genera il destino; agendo sul pensiero possiamo agire sul destino.

    Da qui ripartiamo sempre nuovamente ma con maggiori capacità di abbandono che la pratica costante sviluppa sicuramente.

    Buona pratica. Ale

  8. Rispondo alla domanda del settimo incontro posta da Gabriella e Alessandro “come va con la meditazione e come viene accolta la preghiera”.
    Mi viene da dire “bene”. Starete tutti pensando questa non ha capito niente. Può essere.
    Io non ho familiarità con il cristianesimo né anni di frequentazioni ecclesiali di qualsiasi tipo. Forse questo aiuta, in questo caso. Per me è tutto o quasi una sorpresa, cosa di questi ultimissimi anni, cominciata in silenzio, senza intenzione, continuata con estrema gradualità. Più che altro ad un certo punto della mia vita ho solo lasciato spiragli aperti, non avevo attese né pretese, dopo un po’ ho avvertito che a tratti entrava aria nuova, pulita, facile da respirare, consolante. Dicevo “con estrema gradualità”, almeno fino ad un certo punto, una certa accelerazione la sto sperimentando adesso (da un po’ prima di iscrivermi a Darsi Pace), mi pare. In parte dovuta, come dire, ad una fame non saziabile e questo penso sia un bene, in parte determinata dal mio modo di essere “devo imparare, capire, faticare e poi ricominciare perché non sono mai pronta, mai a posto, mai accettabile …”.
    L’anno scorso, mentre il primo anno si concludeva, ho ricominciato dall’inizio tutto, con costanza e tutta la calma di cui ero capace, ora dell’autunno ero arrivata al termine del primo anno. Una mattina di fine estate, al termine di un esercizio di meditazione mi sono sorpresa a “pensare-sentire-dire” (non saprei quale dei tre verbi sia più appropriato, ce ne vorrebbe uno nuovo per esprimere in una sola volta tutte e tre le cose) un “AiutamiTienimiconteRimaniconme” (anche qui ci vorrebbe un termine nuovo), è stato un pensiero tanto veloce quanto potente. Ho aperto gli occhi stupita. Mi è successa una cosa così una volta e stop. Le mie meditazioni erano e rimangono assai imperfette.
    Così quando adesso è stata inserita nella meditazione la preghiera mi è sembrato uno sviluppo quasi naturale. Dico quasi perché le parole (alcune) rimangono un po’ distanti, ma è come se dovessi apprendere una nuova lingua: si ascoltano i suoni alcuni attraggono altri no, poi distingui le parole, componi le frasi esprimi significati, poi ascolti e capisci un po’ di più e dici cose più complesse, te ne innamori e vuoi conoscerla di più e meglio e speri di parlarla un giorno “come se” fosse la lingua tua, non osi ma nel contempo ti piace pensare che magari ci riuscirai davvero a parlarla bene perché “è” la tua lingua.
    Credo di essere nella fase di ascolto dei suoni e provo a vedere se distinguo qualche parola.
    Ciao
    Maria

  9. Che bella riflessione Maria si sente che ti stai lasciando assorbire da questo lavoro senza troppe resistenze, senza “attese o pretese” e godendone i frutti.

    È  proprio vero ciò che dici in quanto lo sto vivendo nei gruppi Darsi Pace e cioè che è forse più difficile riaccostarsi serenamente alla figura di Cristo per chi è stato educato alla religione cattolica da sempre ed in modo rigido.

    Ecco perché liberarsi del vecchio e “dare spazio al nuovo” il momento arriva per tutti basta volerlo…per te è arrivato in una mattina di fine estate.

    Buon ascolto dei suoni e delle parole benedette!
    Gabriella

  10. Questi ultimi incontri sono solo serviti… ad aumentare a dismisura la mia… fame, il mio desiderio si è fatto infinito.
    Voglio tutto. Una nuova visione della vita non tanto mentale ma negli occhi proprio, nell anima.
    Un nuovo modo di vedere il mondo e le persone con una maggiore empatia e comprensione vedendole con uno sguardo lontano e benevolente non perché è stato detto dal relatore ma perché è parte di me, c’è sempre stato
    …magari assopito per molto tempo.
    Un grande desiderio insomma, un desiderio infinito!!
    Che si scontra con una realtà però molto dura.
    Desideri e aspirazioni infinite con una mediocrità umana(la mia intendo) disarmante,assolutamente terra terra.

    Travaglio e sofferenza è questo che provo sia nelle relazioni e nelle situazioni che non riesco a vivere come veramente vorrei e ancor di più nella mia vita interiore che avverto sempre.
    C’è una discrepanza molto forte tra il desiderio che appare quasi impossibile e la realtà.
    Ho una paura di fondo.. Non farcela. Sarebbe la fine della mia umanità ma c’è anche questo desiderio grandissimo, infinito di realizzazione che intuisco non solo mia.
    Comunque è straordinario e…staremo a vedere…

    Ciao a tutti

    Claudio.

  11. Carissimi,

    leggendo i vostri messaggi riesco ad sbucare fuori dal mio abituale “egocentrismo” che cerca di propagarsi anche nel percorso DP, e mi viene un moto di felicità istintiva, perché mi guardo intorno e – pur nelle difficoltà peraltro non taciute nemmeno dai nostri relatori, in merito a questo svalicamento di metà triennio – vedo accanto a me sorelle e fratelli, persone come me che fanno, come me, il percorso.

    Certo, voi direte, li vedi ai corsi. Tu che poi hai la fortuna di non essere soltanto un telematico. Mica tutto abitano a sei km dall’Aula Zatti, e circa uguale da casa della famiglia Guzzi! D’accordo, avete anche ragione. Però vedere, sentire che non si è soli anche quando, a metà degli incontri, si torna a lavorare sulla… ultima lezione (e non posso dirlo senza che mi venga in mente la BELLISSIMA e consolante poesia di Guzzi, letta in modo strabiliante da Fabio Fedrigo… vabbé), è una indubbia consolazione.

    Questi angolini di cyberspazio dove non ci sono chiacchiere vane ma solo materiale per un lavoro, sono benedette. Ecco. Mi confronto in queste e vedo che sì, le mia paure sono le paure di altri. E questo è un conforto enorme, enorme… non perché io auguri le mie paure a nessuno, certo. Ma perché tocco con mano, con le dita proprio, la dimensione sociale del nostro travaglio. Non la penso, qui, non la argomento, non la discuto. Eh no, qui la tocco. E ciò che si tocca è reale, alla fine.

    Grazie, qui sto bene, mi sentirei di farci casa.

    Marco Castellani

  12. Una “freccia” a caldo (solo ieri sono riuscita a seguire questo incontro…) per ringraziare tutti delle preziose condivisioni, scritte e in aula, che mi stanno aiutando a decodificare questo tempo di discernimento su come, per chi e cosa voglio vivere… L’istanza interiore, che comunque avverto rispettosa e delicata, della “scelta di fede”, si sta manifestando sempre più limpida: in tutta la sua bellezza e radicalità; mi sto avvicinando sempre più ad una soglia – la soglia!-, che porta il nome “scelta di Cristo”. con tutta la drammaticità che questo porta con sé; poiché la scelta di Cristo implica assunzione in sé di una Presenza trasformante l’uomo. Quindi per me è anche una scelta drammatica: comporta l’assunzione dei sentimenti, delle azioni di Cristo senza più compromessi, falsità, menzogne. Niente è scontato neanche per una monaca, per una religiosa… mi ritrovo al Principio…: sono crollate tutte le illusioni…Questo passaggio è doloroso da morire ma ora non ho più niente da perdere.
    Vi abbraccio.
    Un p.s. per Marco Castellani: leggerti mi strappa sempre un piacevole sorriso e anche il desiderio di una chiacchierata con te. Affascinantissimo, poi, il discorso sulle onde gravitazionali! Grazie!

    • Ciao Agata, ringrazio per il p.s. che è arrivato molto gradito al termine di un messaggio molto interessante.

      E’ molto interessante (e anche liberante) sapere che si può essere – come siamo – davanti ad una scelta drammatica anche essendo in un percorso di vita consacrata (come dici), essendo in un movimento ecclesiale da oltre trent’anni (come dico io). Mi rendo conto che è propriamente così, e allo stesso tempo non vuol dire che quel che si è vissuto finora non sia stato propriamente vero.

      E’ verissimo, invece: e per me il movimento è ancora il cardine interpretativo di quanto succede nella mia vita. Ma ora diventa vero in modo più profondo. La scelta è drammatica, ugualmente. O anche di più! Che strano. Sarebbe stranissimo, da un certo punto di vista. Che sia più drammatico, intendo, se sei già in un percorso di fede. Ma imparo sempre di più (dalla vita, più che dai libri) che l’esistenza ha delle leggi altamente “non lineari”, dove il nostro cervello “razionale-ottocentesco” arranca: le sue rappresentazioni sono sempre più inadeguata e rimangono indietro rispetto a quanto, pianamente, accade.

      Ah, sono dispostissimo alla chiacchierata! Tra un’onda gravitazionale e l’altra, ovviamente 😉

  13. Grazie a tutti della profondità delle condivisioni, grazie ad Alessandro della risposta e ancora grazie di cuore a Gabriella per la meditazione del settimo incontro che mi ha veramente aiutata in questi giorni. Mi risuona dentro la frase “Siamo abituati a vivere nella nostra testa” , la trovo così vera. Mi è anche ritornato in mente un incontro dello scorso anno dove si parlava di quanto amplifichiamo la sofferenza con i nostri pensieri, ansia, ecc…
    Sto vivendo un periodo in cui mi sento oppressa, perchè vorrei vivere questa fase della mia vita concentrandomi sulla mia famiglia, su mia figlia di 4 anni e invece in mezzo alla casa, al lavoro e alla mia famiglia attuale c’è sempre qualcuno dei nostri rispettivi genitori che sta male ed è da seguire. A volte mi sembra di avere uno zaino sulle spalle pieno di queste persone che mi opprimo.
    Mi rendo conto di quanto questa situazione oggettivamente pesante può diventare veramente un macinio se la alimento continuamente con pensieri negativi o di lamentela.
    E proprio oggi mi ritrovo a leggere la seconda lettura e leggo ‘Non mormorate’ ….
    Mi rendo conto sempre più di quanto la pratica mi aiuti a lasciar andare tanta oppressione che mi creo da sola con i miei pensieri automatici, quanto mi aiuti a interrompere la lamentela che a volte mi accompagna.
    Sento che per me la scelta di fede coincide anche con il lavoro costante del lasciar andare questa abitudine al lamentarmi, proprio come detto nella pratica del settimo incontro, una scia luminosa di luce che porti via quello che non è necessario

  14. Grazie a te Marco! Anche per me non significa che quel che “si è vissuto finora non sia stato propriamente vero…”. Credo si tratti di un viaggio che si muove dentro le consapevolezze che maturano nei tempi dovuti e mai completamente esauribili; e credo anche possa trattarsi di una risposta ai desideri e interrogativi esistenziali più profondi che sempre ci hanno inquietato e inquietano. Penso, che certamente il “nuovo in noi” incida sul modo di vivere il presente nelle realtà con le quali ci confrontiamo, nelle vocazioni che ci spingono…
    Personalmente, mi trovo da alcuni mesi come fossi stata scaraventata da un tornado in una landa deserta: ora è da questo luogo nuovo e misterioso che guardo me stessa e il mondo. Uno sguardo netto, semplice proprio di chi si trova come in un’altra dimensione spazio-temporale tutta da esplorare. Qui il mio cervello (è un miracolo!) non “arranca” e non si arrovella per capire, per controllare è come se non gli interessasse è attirato da altro! E questo credimi per l’attitudine “razionale- analitica” che mi porto dentro è un dono immenso! In tutto questo, una frase scoperta di recente riecheggia accompagnandomi costantemente: “smettete di parlare, smettete di pensare e non ci sarà nulla che non possiate comprendere…”. E’ nata in me (e mio malgrado!) una nuova prospettiva, un nuovo punto di osservazione della vita, di ciò che passa e ciò che resta, di ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Essenziale per me in questo momento, è lasciarmi portare nel cuore di Dio, di Colui che mi ha amato fino a volere per me l’esistenza (a dispetto di tutto il resto di “maledizione”…) e mi dice in tanti modi, anche con rilevazione delle -ormai famose! – onde gravitazionali, che la mia presenza in questo mondo e universo fa la differenza! E in tutto questo penso che proprio la Preghiera dei Figli di Dio, nella dimensione pacificata che realizza la meditazione, sia una provvidenziale mano tesa per aiutarci a guarire, ad abbandonarci, a fidarci.
    Un caro abbraccio a te a tutti…
    Agata

  15. Cara Laura sono lieta di averti trasmesso, nella guida della meditazione, l’intento sperato, quello di lasciare andare gradualmente ciò che non ci dà tregua e ci impedisce di vivere.
    Sono reduce dall’incontro di oggi condotto da Marco, l’ottavo, non voglio anticipare nulla ma sentirai quanto è bella la lettura iniziale e quanto sia pertinente. Parla di un pozzo vuoto così come Etty H. parlava di trasformare il suo spazio interiore in un’ampia pianura vuota.
    Solo così riusciremo a ricevere il vero nutrimento che ci farà tornare a vita nuova.

    Colgo l’occasione per salutare con affetto Claudio pregandolo di concentrarsi vivamente sul desiderio straripante che lo abita in questo momento e che, pur tra le tante difficoltà, lo porterà sicuramente ai risultati sperati.

     Un abbraccio caro ad Agata con la sua testimonianza sempre viva e profonda del ritorno al “prinicipio”……si non resta che “smettere di parlare e di pensare” ed affidiamoci.
    Gabriella

  16. Cara Gabriella, ricambio l’abbraccio, unitamente ad un infinito “grazie” a te e Alessandro per questo incontro stimolante e molto incoraggiante…
    A presto, con l’ottavo appuntamento!
    Agata

  17. Carissimi tutti finalmente oggi con un ritardo incredibile ho “trovato” il tempo di ascoltare questo settimo incontro. Sapete sono una che non riesce affatto ad essere costante, medito con convinzione solo nel week-end. Le scuse sono pronte, faccio la pendolare e mi alzo alle sei o alle sette tutte le mattine. Riesco a rientrare alle sei di sera o alle due dopodiché la mia vita si concentra su mio figlio in modo ormai ossessivo (lui ha qualche problema di apprendimento) e così mi dico “ora non posso”, “devo fare questo” devo fare quello” in un rinvio costante che ormai sta diventando un’abitudine…ma…e fortunatamente c’è un ma fin dall’anno scorso quando ancora ero totalmente inconsapevole della connessione tra meditazione e preghiera cristiana le famose lacrime di commozione di cui Alessandro ha parlato comunicandomi un enorme conforto hanno cominciato a scendere e ho quasi istintivamente chiamato Dio, così all’improvviso in uno stato di grande intensità. Da allora più o meno ad ogni meditazione piango di gioia…un grande beneficio dunque…ma allora perché non riesco a meditare tutti i giorni…a volte mi sembra di prendere in giro me e questo lavoro, forse è tutta una suggestione della mente, un’altra trappola del mio ego, ma quelle lacrime sono così vere e la sensazione di benessere così intensa che mi dico non può essere. Ascoltando tutti voi mi sono accorta che per me la scelta non è difficile in quanto cosa scegliere, Gesù è per me come un mantello in cui mi avvolgo e trovo calore, lo sento sempre vicino (ma sarà anche questa una rappresentazione?), una presenza che mi sta accanto, ma rimanere dentro questa scelta, farla rivivere ogni giorno attraverso le mie azioni, aprirmi alle relazioni senza giudicare nessuno, questo sì che mi è difficile. Accogliere le mie distorsioni senza giudicarle o combatterle con una violenza contro me stessa più grande di quella che metterei contro il “nemico” questo mi è davvero spesso impossibile. Io vi ringrazio per tutti i vostri interventi, di condividere le vostre difficoltà che probabilmente sono simili alle mie, ringrazio Alessandro e Gabriella perché alcune delle loro parole ancora agiscono in me dandomi la forza e la convinzione di iniziare bene almeno questa giornata…

  18. Ciao Angela, i pensieri che hai condiviso sono anche i miei, anche mio figlio soffre disturbi di apprendimento e ha bisogno di essere pazientemente seguito. Comprendo la difficoltà a conciliare il percorso DP in tutti i suoi livelli con la realtà “virtuale” della vita quotidiana di una mamma del 2000. Ma è anche vero che sono sono sacrifici che valgono davvero la pena!
    Siamo arrivati al punto in cui stiamo capendo e sperimentando l’integrità e di qui inizia il cammino verso l’oltre di noi stessi, la soglia. Come dice Agata, siamo in una landa desolata e vuota dove, spenta la mente, si prova un senso di sperdimento e di stordimento. Ma anche di contentezza. Sono contenta perché ho infine capito una cosa molto ovvia, ma importantissima per me, facendo la pratica. Ho capito la potenza dell’inspiro e il significato dell’accogliere sorridendo sulla mia pelle. L’inspiro che dilata il torace e crea uno spazio per accogliere. L’inspiro corregge la mia postura ordinaria, spalle curve e alte in posizione di costante paura e difesa, liberando la zona del plesso solare e mi dà sollievo, mi illumina. E pratica dopo pratica, ora questo inspiro mi soccorre nel mio stato ordinario dell’ego e mi salva “…passando per la valle del pianto la cambia in sorgente…”.
    È incoraggiante poter decodificare piccole schegge di verità come questa e rendersi conto del bagliore incredibile della verità tutta intera.
    Un affettuoso abbraccio a tutti
    Lidia

  19. Ciao,
    è veramente piacevole vedere come le dinamiche del bene si attivino rapidamente quando la comunicazione si fa vera e profonda.

    Grazie alle condivisioni delle nostre difficoltà possiamo ricevere qualcosa di ciò di cui abbiamo bisogno adesso.

    Le nostre vite sono in continua evoluzione così come la nostra capacità di comprenderne il senso e il lavoro che assieme stiamo portando avanti supporta e aiuta questo processo evolutivo.

    Delle tre pratiche, cara Angela, quella meditativa possiamo ritenerla fondamentale perchè ci permette di vedere ciò che abitualmente non ci riesce e di predisporci ad accogliere ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

    Ora la pratica si è completata, quello Spirito della Vita ha un nome, se lo accogliamo possiamo sperimentarne la forza ma tutto passa sempre per una nostra libera decisione.

    Il tempo disponibile è una delle resistenze più forti, vero ma…….. a conforto di una decisione più motivata per la pratica, condivido uno stralcio della terza predica alla casa pontificia di Raniero Cantalamessa che parla del servizio missionario ma che possiamo ritenere valido per l’agire quotidiano .

    Lo sforzo per una rinnovato impegno missionario è esposto a due pericoli principali. Uno è l’inerzia, la pigrizia, il non fare nulla e lasciare che facciano tutto gli altri. L’altro è il lanciarsi in un attivismo umano febbrile e vuoto, con il risultato di perdere a poco a poco il contatto con la sorgente della parola e della sua efficacia. Sarebbe anche questo un votarsi al fallimento. Più aumenta il volume dell’attività, più deve aumentare il volume della preghiera. Si obietta: questo è assurdo; il tempo è quello che è! D’accordo, ma chi ha moltiplicato i pani, non potrà forse moltiplicare anche il tempo? Del resto, è quello che Dio fa continuamente e di cui facciamo ogni giorno l’esperienza. Dopo aver pregato, si fanno le stesse cose in meno di metà del tempo.
    Si dice ancora: Ma come starsene tranquilli a pregare, come non correre, quando la casa brucia? E’ vero anche questo. Ma immaginate questa scena: una squadra di pompieri ha ricevuto un allarme e si precipita a sirene spiegate sul luogo dell’incendio; ma, arrivata sul posto, si accorge di non avere nei serbatoi neppure una goccia d’acqua. Così siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. Non è che venga a mancare la parola; al contrario, meno si prega più si parla, ma sono parole vuote, che non arrivano al cuore di nessuno.

  20. Buongiorno a tutti!
    Anche per me la meditazione non risulta sempre agile e senza intoppi, sia per la difficoltà di collocarla nella giornata quando per varie ragioni non riesco a dedicarmi ad essa la mattina presto (il tempo che prediligo per la pratica), sia per i pensieri, a causa di problemi più grandi di me, che mi sovrastano quando mi decido per essa e l’inizio! Per ovviare quest’ultima difficoltà in questo periodo mi sto facendo aiutare dalla meditazione guidata di Gabriella, che bene mi accompagna fino a farmi ricentrare e portarmi alla preghiera dei figli di Dio. Il sistema che uso per non lasciare e non rinviare la meditazione è una grande flessibilità rispetto allo stato d’animo in cui mi trovo; quindi asseconda dei casi: la pratica meditativa silenziosa, o piuttosto quelle guidate da Marco, Alessandro o Gabriella, oppure scelgo uno dei brani musicali consigliati, altre volte mi ritaglio uno spazio per contattare la nostra responsabile di zona e mi faccio aiutare da lei! La pratica, per me, è realmente uno spazio sacro, un gesto di delicatezza e attenzione irrinunciabile per vivere le nostre giornate con una capacità di ascolto autentico, per imparare a rispettare la nostra interiorità, per accoglierci e accogliere in modo fecondo e costruttivo nella Relazione.
    Scusate per come ho scritto: di corsa…Ma il cuore c’è tutto!
    Un sorriso, Agata

  21. Grazie cara Agata per aver condiviso il tuo modo di vivere la pratica che può essere senz’altro di aiuto per chi ha delle difficoltà. Naturalmente noi diamo delle indicazioni soprattutto in merito agli stadi della meditazione, poi è molto importante che ognuno incarni questo momento della giornata liberamente ed in modo fecondo.
    Diventa proprio un rito irrinunciabile, per me ad esempio comincia con la preparazione di un te verde, poi accendo l’incenso e medito in silenzio o con la musica quindi concludo con le letture del giorno.
    Piano piano vedrai che riuscirai a meditare in modo autonomo senza guide ma per ora va bene così. Grazie del sorriso che ricambio con affetto. Gabriella

  22. Ho deciso di scrivere comunque, anche se sono molto in differita. Ormai, cari Alessandro e Gabriella, lo sapete.
    Volevo solo dire che mi sono ritrovato nei dubbi esposti dagli altri: Cristo l’ho rappresentato (come d’altronde penso sia inevitabile) per tanto tempo. Ritornare a pronunciare il suon nome non mi provoca sensi di colpa o sensazioni del genere, piuttosto entro in uno stato di allarme/diffidenza/incredulità. Se provo ad abbandonarmi di più, allora va un po’ meglio. Ma ancora la difficoltà più grande sta nel fatto che gli spazi di silenzio mentali non sono distese, praterie in cui distendermi e pregare, ma angoli, ritagli, spiragli che faccio fatica a distendere. Quindi lavoro sulle basi, sono aperto a quello che verrà.
    Tutto qui, un abbraccio, questo sì in tempo reale.

  23. Caro Giuseppe,
    tutto il nostro lavoro si basa sulla capacità di mettere in gioco pazienza, umiltà, coraggio e perseveranza quindi il ritmo che ognuno di noi sperimenta è quello possibile ( al momento ), lo accettiamo e proseguiamo assieme.
    Niente forzature, i dubbi ci faranno compagnia sempre e impareremo comunque ad avanzare nella consapevolezza che la Verità è alla nostra portata.
    Buon cammino. Con affetto, Ale

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