Finalmente ieri sera ho avuto modo di vedere la prima parte del settimo incontro, che ho mancato “fisicamente” per motivi di salute. L’ho trovato veramente potente, limpida. Ancora mi viene la corrispondenza con la Settima di Beethoven. Come quell’adagio, “implacabile” e tenerissimo allo stesso tempo, proprio così l’incedere di Marco.
La prima evidenza che mi è venuta, ascoltata la lezione, è lo sbigottimento… perché se il cristianesimo è una cosa così, così umana, così rispondente alla mia personale realizzazione, al fatto di poter essere/tornare creativo… io questo lo voglio, assolutamente! Così mi dà motivo di riprendere con maggior convinzione, nonostante tutte le mie resistenze.
L’altro pensiero riguarda la percezione che le persone (sia le altre persone, sia una parte di me stesso) usualmente non si rendono conto di quale sia la portata vera di questa “scommessa di fede”. Questo è evidente, per tutti: tutti abbiamo frequenti dialoghi con “non cristiani” (inclusa quella parte di noi, appunto). Dialoghi nei quali, ora, mi rendo conto io stesso di non riuscire a portare questa dirompente novità, questa bellissima corrispondenza. Questa sarebbe la Nuova Evangelizzazione! Far capire questo dirompente potere creativo, questa assoluta libertà, del porsi come figli. Tutt’altro quello che la gente (esterna/interna) pensa del cristianesimo: una divinità lontana, separata da me, che mi “consegna” appena un insieme di regole (ben dice Marco… se penso Dio lontano, sono ateo in realtà!) Così queste nuove “tavole” si sommerebbero a tutte le fatiche umane che tutti dobbiamo affrontare, in maniera rigidamente computazionale ed astrattamente matematica. E il cristiano viene preso come un “fissato” che, non pago dei condizionamenti della vita (per motivi psicologici, probabilmente), si carica volontariamente di altri legacci.
Tutt’altro quello che ho ascoltato ieri. Qui c’è veramente un nucleo potente di nuovo pensiero (nuovo perché autenticamente radicale e liberante), e ancora mi accorgo che nonostante tutte le mie distrazioni, io non voglio in realtà niente altro che questo, a livello profondo.
Questa è la vera perenne rivoluzione, le altre al confronto fanno sorridere, sono vecchie prima ancora di partire.
Certo, non vivo questa limpidezza, a livello di vita ordinaria. Ma voglio “praticare” per domandarla, per averla. E un giorno – perfino – per comunicarla, se Dio vorrà.
Caro Marco, hai colto pienamente nel segno!
E’ la meravigliosa e sorprendente scoperta che essere cristiani significa vivere costantemente e radicalmente in relazione con la misteriosa Presenza di Cristo in noi, senza separazione.
Più realizziamo la nostra esperienza di ascolto , più ci svuotiamo da ogni condizionamento, nello stato dell’io in Cristo riceviamo un nuovo pensiero, comprendiamo il mistero dell’Io come realtà non separata dall’ io umano.
La ” Parola” di vita che ci svela e si rivela come la nostra vera identità.
Ecco che la nuova evangelizzazione è la mia personalissima esperienza iniziatica , la realtà di un dialogo annunciante, vissuto nella mia carne, diviene la parola che mi libera, mi ricrea nuova mente.
Un’azione creativa davvero rivoluzionaria che sovverte e inceppa ogni visione di Dio che ci siamo fatti lungo la nostra storia ed ora siamo in un lungo ma concreto processo di purificazione di tutte le immagini distorte che ci siamo fatti di Dio, di noi e del mondo. Temi profondissimi che affronteremo in particolare nel secondo biennio di approfondimento.
Credo che il punto focale che stai toccando sia ben radicato nella ricerca dello
“ Stato” della fede come condizione esistenziale per realizzare in te l’esperienza interiore di essere un io in relazione con l’ Essere senza separazione e questo è un passo davvero molto, molto importante per la tua esperienza di vita spirituale.
Ti auguro di continuare a ricercare con tutto il tuo rinnovato entusiasmo lo stato che ti permetta di realizzare ciò che profondamente desideri .
Abbi fiducia, caro Marco, ciò che chiediamo con l’intenzione del cuore ci viene donato sempre e sorprendentemente in abbondanza!
Noi procediamo sempre con umiltà, pazienza, coraggio e perseveranza facendoci , ogni giorno, fiduciosi collaboratori.
Ti abbraccio. Vanna
Grazie Vanna,
è prezioso quello che scrivi, come è prezioso il vostro accompagnamento, soprattutto adesso.Sento infatti che sono tempi importanti e decisivi, per la mia vita spirituale, per la mia concezione del mondo, di me stesso e del cosmo. Della vita e della morte.
Avverto infatti in me che le schermaglie sono finite, le truppe si fronteggiano ora più decise, la battaglia è aperta, il nemico è più ardito perché sente che rischia concretamente di perdere terreno, lo capisce, e la cosa evidentemente non gli piace. Così mentre tenta di far più male (e non poche volte ci riesce), più delicate e soavi sono anche le zone di conforto, i momenti inaspettati di consolazione, quelli dove il cielo si apre e il cuore riceve gocce di rugiada celeste. E in questa oscillazione mi trovo io, “stondato a viva forza nel presepe delle mie ossa”.
Resta poi il fatto “assurdo” (umanamente inspiegabile) per cui il Mistero mi vuole bene come un pazzo, al di là di ogni ragionevole misura. Perché mi mette sempre davanti persone con cui fare la strada. Persone diverse, la stessa strada. Verso di Lui, ovvero autenticamente verso di Me.
Grazie per questo vivo accompagnamento.
TI abbraccio,
Marco
Stiamo generando parola di Dio attraverso l’uso corretto di questi esercizi?
Insomma la parola di Dio può sgorgare dal nostro cuore?
Claudio.
Caro Claudio perdonami ma non comprendo bene il senso della tua domanda. Qual’è il dubbio?
Credo che posso comunque rispondere che noi facendo gli esercizi di autoconoscimento liberandoci dei nostri pensieri distorti….abbandonandoci fiduciosi allo Spirito consolatore, possiamo diventare un tramite della parola divina. È poi quello che chiediamo nella pregjiera dei figli di Dio, è il desiderio più forte dell’io in Cristo.
Se poi sgorgano davvero “parole di Vita” lo sa solo Lui…noi ci proviamo con tutto il cuore!
Ti abbraccio
Ricordo ai praticanti romani (ma sarebbero i benvenuti anche i telematici naturalmente) che sabato 25 alle ore 10.00 io e Giovanna siamo a Via Giuseppe Valmarana 71 int.4 per l’incontro supplementare dedicato alle condivisioni.
Vi aspettiamo Gabriella
Vorrei esprimermi meglio con un esempio: alcuni giorni fa durante una tempesta di relazione con mia moglie ho tenuto fede e ho creduto ad alcune parole dell’esercizio fatto il giorno prima e che mi diceva… non aver paura.. state andando bene.. abbiate fiducia l’uno dell’altra… la vostra relazione è benedetta…
Io ho creduto a queste parole durante la tempesta e queste parole mi hanno dato vita durante la tempesta.
Certo sono parole per quel determinato momento e relative a quella situazione cioè proprio per me, specifiche ma io non avrei dato credito a queste parole se fossero state solo parole umane di consolazione e quindi in definitiva opinioni dell’ego.
Ritengo invece che siano in qualche modo generate da un cuore più purificato dal lavoro che costantemente facciamo e che quindi tocchino una dimensione più divina finalmente che fa dire cose più vere, se no non avrebbe senso neanche ciò che facciamo se continuassimo a generare solo e sempre parole umane, in pratica opinioni e allora sono opinioni anche tutte le parole che invece io credo ispirate e bellissime un balsamo per il cuore che io ho ascoltato da voi amici e che trasformano il cuore e lo avvertiamo.
Insomma lo ripeto:stiamo generando parole di vita nuova?
O solo la Bibbia è Parola di Dio?
Ma se generiamo Dio in noi e non facciamo altro che dire questo in questi ultimi incontri allora genereremo anche parole nuove, di vita, con uno spirito nuovo, che confutano costantemente le parole vecchie e che quindi credendoci creano anche una nuova tradizione che smobiliti e confuti gradualmente la tradizione vecchia cioè la nostra storia personale e sociale insieme in una nuova storia diciamo di salvezza!
Io credo questo e lo scrivo per evitare di illudermi inutilmente prima di andare avanti con il cammino di fede che stiamo percorrendo!
Correggetemi se sbaglio!
Claudio.
Scusate vorrei precisare una cosa. Quando all’inizio dico che quelle parole mi hanno dato vita intendo che ha dato vita alla “relazione”con mia moglie pur in modo contrastato, è la relazione che conta, non tanto io!
Scusate
Claudio
Carissimo Claudio grazie. La tua è una bellissima testimonianza di fede!
Tu hai dato credito alle parole che hai sentito nel cuore, parole che ti hanno dato vita, ti hanno permesso di affrontare la tempesta senza esserne annientato.
Le parole che danno vita vengono da Dio, sono parola di Dio per noi.
Via via che procediamo nel lavoro di purificazione del cuore possiamo avvertire sempre più nitidamente la voce soave dello Spirito, la Nuova Umanità di Cristo che parla in noi e dice parole nuove, parole vere, parole bene- dette, parole che confutano le male-dizioni, le menzogne di questo mondo.
‘Beata te perchè hai creduto’: Maria ha creduto alle parole dell’Angelo.
La difficoltà che incontriamo è spesso quella di dar credito alle parole che sentiamo dentro, perchè altre voci dentro di noi parlano più forte e ci inducono a dubitare, a non credere.
Via via che impariamo a spegnere ogni giorno, ogni giorno, queste altre voci possiamo ascoltare il tenue soffio dello Spirito che parla in noi e ci guida nel cammino.
La Bibbia è storia di salvezza. Ciascuno di noi facendo esperienza dell’intervento di Dio nella sua vita può scrivere la sua Bibbia, la sua personale storia di salvezza. Il diario spirituale che invitiamo a tenere, in fondo, ha questo scopo.
Buon cammino. Un grande abbraccio. Giovanna
Sulla carta figuro iscritto al secondo anno del secondo biennio di approfondimento. Gli incontri, intensivi, sono più diradati e allora siamo invitati a seguire daccapo a scelta anche una delle tre annualità di base e io, seppur quasi in incognito, sono con voi sin dal primo anno. Concretamente mi sento bene riposizionato in qualsiasi momento di questo fantastico cammino iniziatico, che per me è realmente un tutt’uno, e la parola del primo anno mi risuona nuova come quella dell’ultimo. Anche io, come Marco, sono rimasto sbigottito da questo nuovo annuncio della parola creatrice. Ogni volta che qualcuno è in grado di ricordarmelo (perché da solo il mio ego lavora per farmelo dimenticare) mi sento finalmente figlio e il brivido dell’abisso corre lungo la mia schiena. Ciao, Paolo.
Caro Paolo, è molto bello quello che scrivi, quel sentimento di sentirsi riposizionato contemporaneamente in ogni parte del cammino. Mi hai fatto comprendere meglio anche quello che dice Marco Guzzi, che il cammino è più una spirale che un procedere lineare, ovvero un passare e ripassare sulle stesse cose, ma con profondità ogni volta inedite, diverse.
E’ vero, quel brivido dell’abisso, questa volta un brivido non più “disperato” ma piacevole e confortante, arriva quando permettiamo a qualcuno di ricordarci la nostra vera dignità di Figli, e co-creatori del tempo e dello spazio. C’è qualcosa in noi che lavora per farcelo scordare, così che è utile e benvenuta ogni occasione per fare memoria di Chi realmente siamo… anzi, dire è benedetta!
Un abbraccio, Marco.
Carissimo Paolo e’ bello saperti con noi, mi unisco a quanto risposto da Marco C. e aggiungo che anche per me, che con la scusa del tutoraggio sono perenne ripetente, le parole risuonano sempre nuove.
Come se le ascoltassi per la prima volta, caspita seguo da 15 anni, faccio anche il corso formatori (e sono stata promossa ah ah) a Roma si direbbe “sei de coccio”!
Ma è proprio come dici, dentro di noi c’è una parte che non molla,…..una cosa però è certa, in questo “fantastico cammino iniziatico ” abbiamo degli strumenti in più per non dargliela vinta a questa parte che ci vorrebbe schiavi, appassiti, intimoriti.
Abbiamo una sensibilità più fine, la consapevolezza che c’è altro.
E tutto è davvero tale da farci rimanere stupiti e si…..”da brivido lungo la schiena”.
Ti abbraccio
Ciao a tutti.
Voglio dire grazie a ciascuno per quanto condivide di profondo. Mi date vita con quanto scrivete.
Scrivo qui, ma in realtà faccio sintesi degli ultimi 2 incontri.
Per prima cosa, sono rimasta colpita da ciò che Marco C scrive a commento del 6 incontro: l’ho sentito risuonare particolarmente forte in me.
Appena letto il suo post mi sono detta: se non fossi sicura di non avere ancora scritto nulla sul sito, mi berrebbe il dubbio di essere davanti alla mia condivisione… Grazie Marco, é come se tu avessi tradotto in parole con senso ciò che dentro di me si muove e non so tradurre in parole.
Vi voglio condividere la mia lettera consolatoria. Mi ha fatto un gran bene scriverla e mi capita, in certi momenti piú pesanti di dialogare con la mia parte ferita e darmi consolazione e ritrovare la pace.
La paura che ritrovo in tutti gli esercizi é di essere messa da parte, non considerata, non esistente…invisibile e che l’altro/a prenda i miei spazi.
Sono paure che mi portano a fare ciò che temo: non voglio restare sola, esclusa… e sono io a tirarmi indietro, a isolarmi.
Non voglio non esistere x gli altri e… sono io a non esistere, a mettere in atto comportamenti che dicono non esistenza, con l’eterno farsi da parte, non disturbare, non dare fastidio, togliersi di piedi…
E ho scritto a me stessa:
Damien, Damien cara vieni che ti stringo forte…
Respira. Respira lentamente.
Sei importante anche tu e la gente se n’é accorta, non passi inosservata e nemmeno sei messa in ombra da chi é un po’ piú spavalda e intraprendente di te.
Lascia che T. A. faccia la sua strada: fare come lei saresti solo una brutta copia.
E prendi invece i tuoi spazi, tu che esisti e sei preziosa cosí come sei, senza temere che qualcuno te li possa rubare.
Damien, ti voglio bene. Ti voglio proprio bene e sono contenta di quello che stai diventando, dei passi fatti, della forza he hai, mista a quell’aria da bambina giocosa ed entusiasta che sa ancora stupirsi.
Sei proprio bella!
Niente paura. Respira …
E continua nella pace.
Ti abbraccio forte forte.
E poi l’ ECCE HOMO del 7 incontro: che forza!
Io sono ciò che decido di essere. E chi decide sono i pensieri automatici o i pensieri dell’io in Cristo…A chi lascio spazio?! La liturgia di oggi mi sembra accompagnare qs verità: non si può servire Dio e la ricchezza.
Già! Dio promette e mantiene…”Voi sarete come me, a immagine e somiglianza, avrete la vita piena…”. La ricchezza promette felicità e dà solitudine, promette la vita x sempre e conduce alla morte, promette e non mantiene. É solo un idolo di terracotta.
Concludo qs lungo scritto con un ultimo pensiero.
Ci sono momenti in qs ultimo periodo che con una lucidità disarmante vedo alcune mie dinamiche di morte, distorte. Ancora non so evitare la buca e ci cado ancora dentro, ma la vedo, ora la vedo… Piano piano confido di saperla anche aggirare…
Questo però mi mette un po’ di timore. Prima agivo senza consapevolezza ed ero sicura di me, di ciò he dicevo o di come agivo e i caini che succedevano dipendevano dall’altro che mi aveva capito male. Ora davvero non so piú chi sono, chi é damiana, quella vera, quella senza maschere, quella me stessa…
E mi ripeto con forza e con fede: ecce homo!!!
Grazie alle tutor del 6 incontro, grazie Marco per il cammino che ci proponi…
Buona notte e buon cammino a ciascuno.
dam
Cara Damiana, ti siamo davvero grati per le tue belle e profonde parole che esprimono la realtà di una nuova consapevolezza conquistata, goccia a goccia, dal tuo lavoro interiore concretissimo, serio, paziente, perseverante, coraggioso e veramente umile. Una consapevolezza che sicuramente dona nuovo rilancio alla tua vita vissuta nella fede in Cristo.
Più procediamo nel nostro umile lavoro, integrando con armonia la pratica meditativa – contemplativa con l’esercizio di autoconoscimento psicologico, più entriamo con dolcezza nel luogo misterioso del nostro cuore e incredibilmente realizziamo lo stato che ci pone in relazione con Cristo che ci dona la capacità di ” vedere” per sanare ogni nostro pensiero distorto. E’ conseguenza naturale domandarsi a questo punto e ancora una volta: “ Chi sono io se lascio cadere tutte le maschere ? Se rinuncio di credere di sapere chi sono? Chi sto diventando in questo lavoro di trasformazione se lascio che Cristo mi rigeneri?”
Un grande e minuzioso lavoro di purificazione in cui se permettiamo alle nostre parti immature, impaurite, bloccate nel dolore disperante della nostra ferita, paralizzate dalle nostre strategie difensive, di venire raggiunte dal raggio luminoso della Parola di Verità di Cristo riceviamo veramente il perfetto perdono, la piena guarigione di tutte le nostre malattie, la nostra integrità.
Ciò che ora ti stai concedendo, cara Damiana, è entrare ancor più consapevolmente nel processo della nostra trasformazione interiore e questo è un grandioso passo per far emergere tutte le tue qualità spirituali che sei venuta a donare nella tua vita terrena: la tua particolarissima e personalissima missione.
Non so se hai intravisto le qualità spirituali che sono presenti in te e che la tua lettera di vera consolazione ha iniziato a mettere in luce.
Io sento dalle tue parole tanta
Dolcezza “ …Damien, Damien cara vieni che ti stringo forte…”
Accoglienza, “..Respira. Respira lentamente … sei importante anche tu..” accogli e riconosci ciò di cui hai bisogno per dare diritto alla tua esistenza.
Capacità di dare consolazione, ( Lascia… saresti solo una brutta copia.. esisti e sei preziosa cosi’ come sei, … sei proprio bella!)
Amorevolezza ( ..Damien, ti voglio bene. Ti voglio proprio bene … ti abbraccio forte )
Fede, la esprimi nella fiducia del tuo lavoro spirituale (.. sono contenta di quello che stai diventando, dei passi fatti, della forza che hai, mista a quell’aria da bambina giocosa ed entusiasta che sa ancora stupirsi ..).
Fortezza ( … della forza che hai.. ti abbraccio forte , forte..)
Da coltivare per lasciar fiorire tutte le tue qualità: il coraggio per esprimerti nella piena libertà e nell’originalità della tua persona ( .. senza temere.. niente paura) ;
l’abbandono fiducioso, ( ..respira cara Damien, … e continua nella pace.. ) ;
Infine, la fiducia in te stessa, per manifestare tutta la bellezza che è in te perché: “sei proprio bella!”
Ecco solo alcune indicazioni puoi ora approfondire tu, ritorna alla lettera al senso di vera consolazione che hai ricevuto e senti in te le parole che esprimono le tue personalissime doti spirituali.
Buona continuazione per rivivere, ogni giorno, la gioia della tua bambina entusiasta che sa stupirsi ancora.
Un abbraccio. Vanna
Vanna, grazie.
Semplicemente: grazie.
Cari tutti,
Stavo ripassando questo incontro e a mia sorpresa mi sono resa conto che mentre pensavo di aver capito molto bene il messaggio dell’incontro al primo ascolto, piu rileggo i miei appunti meno mi sembra di capirlo.
Credo che questa crescente mancanza di comprensione nell’approfondire l’incontro potrebbe essere dovuta al fatto che mi scontro inevitabilmente con i limiti del linguaggio. Nei nostri incontri si usano spesso parole, come Dio, Spirito/spirituale, Padre, Verita’, Forza Creatrice, Abisso, il cui significato e’ tutt’altro che scontato e puo’ variare da persona a persona (non e’ detto, anzi e’ improbabile, che il mio uso della parola “Dio” sia la stessa di quella di Marco, e a dire il vero mi inizio a chiedere cosa intendo io, Lea, quando uso la parola Dio? Non mi e’ cosi chiaro…)
Quindi mi chiedevo se, per ragioni di chiarezza e per evitare di perderci in un labirinto di allucinazioni creati da noi stessi, si potesse precisare il significato di queste Parole nei nostri gruppi. Credo che queste aumenterebbe la chiarezza e anche la coerenza del nostro percorso, o almeno del mio.
Cari saluti,
Lea
Carissima Lea, comprendo la tua difficoltà.
Il 7° Incontro è molto forte dal punto di vista iniziatico, e Marco ce lo ha fatto vivere favorendo un mutamento nello stato del nostro Io.
Non hai avuto difficoltà, ascoltando Marco, a comprendere il messaggio che voleva trasmettere. Difficoltà hai incontrato dopo, rileggendo i tuoi appunti, perché probabilmente era mutato lo stato del tuo Io.
Sai bene che noi oscilliamo, e che a seconda dello stato in cui siamo cambia il nostro modo di vedere, conoscere, relazionarci. Nello stato egoico, di separazione, conosciamo separandoci, cerchiamo una conoscenza oggettiva: cose chiare, precise, condivise da tutti.
Tu sai che la conoscenza alla quale tendiamo nei nostri corsi è una conoscenza iniziatica nella quale si conosce per esperienza, divenendo, facendo tutt’uno con ciò che si vuol conoscere.
In quest’ultima parte del triennio ci stiamo chiedendo: chi è l’Io umano? Chi sono Io? Chi sono Io in Cristo?
Domande profondissime che continueranno a interpellarci e alle quali potremo rispondere solo facendo, nella fede, esperienza di trasformazione: svuotandoci di tutte le credenze dell’ego, di ciò che crediamo di sapere di noi, del mondo e di Dio, e predisponendoci all’ascolto, per ricevere la Parola di Luce e Sapienza, che ci dona nuova consapevolezza.
Penso che rimasta sola con i tuoi appunti sia emerso in te il dubbio e la resistenza (comune a tutti) ad accogliere il mistero dell’Io umano e di Dio, una tendenza al controllo cercando definizioni rassicuranti.
Ma possiamo definire il mistero? Dio è l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra, recitava il catechismo. Ma quale conoscenza di Dio ha favorito questa definizione?
Oggi siamo chiamati a realizzare il mistero, finora solo rappresentato. Il mistero non possiamo comprenderlo con le funzioni logico-razionali della mente, possiamo solo accoglierlo nella fede, spegnendo l’ego, cioè ogni pretesa egoica di conoscere oggettivando, separandosi.
Posso conoscere Dio solo divenendo Dio, svuotandomi di me e lasciandomi riempire da Lui. Posso conoscere l’abisso solo facendo esperienza dell’abisso, accettando di vivere l’angoscia dell’annientamento. Solo da quel luogo di impotenza, in cui non so più nulla, posso aprirmi ad accogliere nella fede il mistero. E’ l’atteggiamento di Maria: totalmente vuota di sé, non comprende il mistero ma lo accoglie nella carne, e si lascia trasfigurare da esso.
Cara Lea, il lavoro iniziatico richiede tempo e pazienza. Si comprende un po’ per volta, e via via che ci si trasforma si comprendono meglio alcuni passaggi. Può essere utile riascoltare alcuni incontri degli anni precedenti (ad esempio quelli del 2° anno che riguardano la discesa nel baratro e il punto di scissione) per comprendere meglio il senso di quanto viene detto ora. Lo dico per esperienza personale: sono all’11 anno di Darsi Pace, e solo ora mi pare di cominciare ad intuire qualcosa.
Tu stai vivendo il mistero della nascita del tuo bimbo, un processo di trasformazione nella carne. Ti invito nell’attesa ad approfondire l’abbandono, a fare nella pratica meditativa un’esperienza sempre più profonda di abbandono colmo di fiducia.
Ti abbraccio con tanto affetto. Giovanna
Cara Giovanna,
Ti ringrazio moltissimo per la profonda ed utile risposta che mi fa riflettere.
Mi rendo conto che la mia domanda sia difficile, nel senso che non si possono dare precise definizioni di certi concetti. Cio’ nonostante, ridurre tutto ad una semplice ”esperienza personale” non credo sia abbastanza soddisfacente per una persona che sia alla ricerca sincera della Verita’, che Paul Brunton definisce come: “quella Verita’ che e’ al di la’ di ogni contraddizione e libera da ogni dubbio, che va infatti al di la’ di ogni possibilita’ sia di contraddizione e di dubbio, al di la’ dei cambiamenti del tempo e delle vicissitudini, per sempre una e la stessa, inalterabile e universale, e quindi indipendente da ogni ideazione umana”. Apparentemente sembra che la filosofia yogica di discernimento porti a tale Verita’ — che ovviamente non e’ una Verita’ che si basa su rappresentazioni, ed inoltre e’ una Verita’ la cui ricerca si nutre ma non si limita alla sola esperienza personale. Infatti le esperienze personali variano da persona e persona e spesso sono solo il risultato di proiezioni mentali o di stati emotivi alterati . Qualche criterio piu “oggettivo” ci deve pur essere, e credo che qualsiasi significato si voglia dare a queste parole, questo debba comunque anche soddisfare i criteri della ragione (per esempio, Marco stesso, mi sembra di capire, esclude che Dio sia un “vecchio barbuto”.. uno pero’ potrebbe rispondere di aver fatto esperienza di questo tipo di Dio se si auto-convince di cio’).
Insomma, non voglio assoluatmente togliere valore all’esperienza personale, e sono d’accordo con te che non si possa arrivare alla Verita’ con il semplice ragionamento logico-razionale, ma non credo nemmeno che il semplice criterio di esperienza personale da solo sia sufficiente. Credo invece che bisogna applicare anche il criterio di discernimento della ragione e non credo che si possano ridurre tutti i dubbi al semplice fatto che l’io si sia spostato nello stato egoico. Mi sembra un po’ come barare… perche’ e’ una giustificazione che si puo’ dare sempre, a qualsiasi tipo di dubbio. Non credo che stare nell’io in Cristo significhi abandonare del tutto la ragione… piuttosto mi immagino una sorta di integrazione tra ragione ed esperienza personale.
Credimi sollevvare questi dubbi e cercare una chiarezza di significato nelle Parole e’ tutt’altro che rassicurante, anzi.. mi sarebbe molto piu facile accettare senza dubitare la prima comprensione che ho avuto a caldo del messaggio di Marco.
Detto cio’, hai sicuramente ragione che il lavoro e’ lungo e difficile e che ci vuole pazienza. Quindi cerchero’ di munirmi di tale pazienza e della speranza che tale chiarezza un giorno arrivi.
Un affettuoso abbraccio e grazie ancora per il tempo che voi formatori dedicate a rispondere alle nostre domande. Lo apprezzo davvero molto.
Lea
ps: Per entrare nello specifico, sarebbe gi’a un passo avanti chiarire se nei gruppi DP, la parola “Dio”, “Padre”, e “Fonte Creatrice” abbiano lo stesso significato e quindi siano intercambiabili.. Questo gia darebbe un criterio minimo…
Carissimi tutti,
nonostante il ritardo e se possibile,vorrei condividere la lettera di consolazione
.
Sapete,la mia bambina ferita é davvero recalcitrante e dopo vari tentativi si è lasciata un po’ consolare.
Ho molta paura di…
Stancarmi, del mio pensiero ossessivo,della mia insofferenza,di essere cattiva,di perdere fiducia in me e di perdere la voglia di vivere.
Bambina mia,
ti senti sola nei momenti difficili.Tutti sono troppo indaffarati e distanti per ascoltarti e starti vicino.Ti senti triste e sei molto arrabbiata.Avvicinati e fidati,Io ti sostengo e ti ascolto perché credo in te.Non sei più confusa e inquieta,il tuo pensiero é chiaro e trasparente,c’è molta luce in te e puoi vivere veramente.
Lasciati abbracciare,desidero starti accanto e ascoltare la tua parte profonda.
Abbandonati,senza paura,ora puoi riposare dolcemente.
É tanta la tenerezza che provo per te.Attraversiamo insieme la notte in attesa di un nuovo giorno.
Qualità spirituali che intravedo…
Desiderio di ricerca,affidamento e speranza di ricevere intuizioni,capacità di ascolto sensibile e di accompagnamento.
Grazie di cuore
Patrizia
Cara Patrizia sei stata brava anche nel riconoscere da sola alcune qualità spirituali emergenti.
Inizialmente però nell’esercizio non hai risposto alla domanda….sono molto arrabbiata perché…
eppure nella lettera traspare “molta rabbia” che poi assieme alle paure ci impediscono di vivere.
Come hai detto, non è stato facile neanche dare spazio a quella parte di te già integra capace di consolare. E questo capita a molti!
Nel complesso direi che, oltre a quelle che hai bene espresso, hai già in te le qualità di accoglienza, complicità, ma soprattutto di grande tenerezza.
Ora il lavoro consiste nel fare emergere la “luce che c’è in te” coltivando l’abbandono, la fiducia nella vita e l’autostima.
A volte siamo troppo pre-occupati e concentrati su cosa pensano gli altri di noi (o se si accorgono di noi) e questo ci impedisce di vedere la nostra parte divina, sovrana.
Ti consiglio a tale proposito di ascoltare la bellissima poesia di Marianne Williamson che Marco ha recitato domenica (si tratta dell’ottavo incontro che verrà pubblicato qui in settimana); in quel testo ci riconosciamo un pò tutti.
Un abbraccio grande Gabriella
Grazie Gabriella, il tuo sguardo mi incoraggia e mi aiuta a mettere a fuoco ciò che ancora preme e vuole nascere in me. É vero quello che dici, sono, a volte, troppo sensibile al pensiero altrui per parlare liberamente della mia parte arrabbiata che é invece rimasta scritta nel mio diario. Ti ringrazio del consiglio, ascolterò con particolare attenzione la poesia del prossimo incontro.
Un abbraccio
Patrizia
Carissimi, quì di seguito la poesia di Marianne Williamson letta da Marco all’Incontro di domenica 5 marzo.
“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è quella di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talenti, favoloso?
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi perché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi….
Siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi…. non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri…”
Cara Lea, le tue domande sono interessanti, ma penso che trovino la loro risposta lungo il nostro cammino. Noi utilizziamo abbastanza bene la ragione, e difficilmente troverai appelli alla pura esperienza personale. Noi ci riferiamo invece chiaramente, a partire dalla metà del secondo anno, alla Rivelazione di Cristo, e decidiamo di credere in quella Rivelazione, entro la quale Dio si è rivelato come Triunità: Padre, Figlio e Spirito: Una sola sostanza in tre persone. Entro questa rivelazione sperimentiamo nella fede lo stato dell’Io in Cristo, che è sostanziale e reale, non una suggestione individuale, ma un’esperienza iniziatica di una verità assoluta. Tutto ciò, però, come scrive molto bene Giovanna, noi lo crediamo e lo viviamo lungo un cammino di trasformazione della nostra soggettività. Il mutamento di stato, dall’io egocentrico (e dalla sua ragione), all’io cristocentrico (che ha la sua ragione) è continuo, ed è la precondizione della comprensione dei misteri, e cioè della stessa verità per come si rivela in pienezza in Cristo. In Cristo la verità ci si rivela proprio come incarnazione, storia, processo dinamico, storia comune, e non come concetto definibile una volta per tutte. Per il cristiano la verità è il processo della divinizzazione dell’Uomo, non uno schema posto fuori dalla storia. Il cristiano ha cioè una concezione dinamica e storica del darsi della verità. Ma nessun relativismo sorge da questa concezione (se viene bene intesa), in quanto il processo rivelativo è la verità stessa che si fa storia. Vedrai che se rileggerai con calma i nostri manuali, troverai molte risposte alle tue domande, e altre verranno nei prossimi anni. Ciao, e buon lavoro. Marco
Caro Marco, ti ringrazio molto per la risposta.
Faro’ sicuramente come dite, rileggero’ gli appunti e manuali e aspettero’ con pazienza che le risposte alle mie domande arrivino lungo il percorso.
Un abbraccio. Lea
CARISSIMI AMICI, RIESCO SOLO ORA A MANDARVI LA CONDIVISIONE DELL’ESERCIZIO DEL SESTO INCONTRO. Purtroppo non ho ancora fatto in tempo a sentire l’ottavo incontro, il settimo si però. ECCO L’ESERCIZIO:
1) Descrivi la situazione. Sono invitato ad un matrimonio con mia moglie (matrimonio civile – niente chiesa – comunque bella cerimonia). La cerimonia va bene, poi si passa alla cena, ed infine al “ballo”. Purtroppo già alle 10:00 di sera sono tutti i nostri amici e/o conoscenti invitati sono ubriachi (tranne gli sposi, mia moglie ed io). Io soffoco proprio in certi ambienti. Cercano di spingermi a bere all’eccesso (io reggo bene l’alcool, mi piacciono birra e vino, ma non vedo il motivo per esagerare) e sopratutto a ballare. Loro sono in grado di sciogliersi solamente dopo dosi massicce di alcool. Non ho nulla contro il ballo, anche se non sono portato e non piace molto (a me piace fare musica, non ballare), ma se dovessi farlo lo farei con mia moglie (ho avuto l’onore di fare un corso di ballo con lei prima del matrimonio, per poter aprire le danze il giorno della nostra festa),non certo con una distilleria ambulante che sbava da tutte le parti e che è in grado di parlare dei suoi problemi coniugali solo sotto i fumi dell’alcool. Perché è proprio questo che sta succedendo: visto che non vado a ballare, vengono a parlarmi, a cercare di convincermi, spiegandomi quanto sia buono lasciarsi andare, infatti cosi si superano per un po i problemi di coppia… e questa persona inizia ad elencarli e a dirmi che lui ed il marito sono in grado di sentirsi davvero vicini solo in queste situazioni….
Mia moglie, del tutto sobria, sta ballando (la sposa è una sua amica) da sola, perché a lei non piace ballare in coppia, visto che anche lei non sa farlo, e a me la cosa sta bene, visto che a me appunto non piace ballare.
2) Io sono molto arrabbiato perché non mi sento rispettato nella mia libertà, non mi va di ballare, non mi va di bere in eccesso, non ho grandi problemi di intesa con mia moglie e non ho bisogno di dosi massicce di alcool per parlarne. Sono disposto a parlarne seriamente, anche con queste persone, ma in un contesto costruttivo, non per vomitare, una volta l’anno, tutto quello che non sopporto della mia vita e basta.
Al di là del caso singolo, queste situazioni mi riportano a quando ero adolescente: a me è sempre interessato interrogarmi sul mistero delle cose, dell’essere, di Dio, andare al fondo delle relazioni umane… e non fare bagordi. Mi manca proprio l’aria in certi ambienti, e per questo sono spesso stato messo da parte e considerato una persona molto “pesante” (il che è vero, me ne rendo conto). Ma questo non sarebbe la fine del mondo, se non fosse che poi i miei “amici” e/o compagni di scuola sempre venivano e cercavano di convincermi ad abbassarmi al loro livello, a bere, a fare lo scemo, ottendendo però magri risultati.
3) Ho molta paura che/di dover sopportare questo lezzo tutta la sera (anzi no, ne ho la certezza), di perdere ore preziose della mia breve vita (perché anche 100 anni sono pochi per interrogarsi sul mistero delle cose). Per fortuna poi anche mia moglie capisce la situazione, e dopo un’oretta ce ne andiamo, anche perché abbiamo i bimbi piccoli a casa e dobbiamo dare il cambio alla baby sitter.
4) lettera di consolazione (PREMETTO CHE LA SCRIVO AL SINGOLO EMANUELE SOFFERENTE, OVVIAMENTE NON POTREBBE ANDAR NECESSARIAMENTE BENE PER ALTRE PERSONE NELLA STESSA SITUAZIONE).
“Caro Emanuele, stai tranquillo, il nostro tempo è redento. Certo, la situazione è pesante, ma fra qualche ora sarà passata. Tu ricordati sempre che non sei migliore di queste persone (conosci bene i tuoi peccati), ma hai ricevuto molte grazie nella tua vita, spirituali e materiali, relazioni umane autentiche, luce per la tua storia….. Tu puoi godere di esse sempre (quando ti trovi nello stato di grazia, quando sei in famiglia, quando studi,…), mentre loro non possono goderne neanche per un minuto. Non hanno luce per la loro storia, non hanno gioia vera nel Signore, sono nelle tenebre, soffrono. Guarda, tu sei lì come un testimone, gli testimoni la loro sofferenza, la loro insignificanza, è per questo che non ti ignorano, che non possono sopportare che tu non faccia il deficente come loro. Ma non importa, abbi pazienza, prega per loro, porta su di te i loro peccati e le loro sofferenze, cosi come Cristo ha portato i tuoi peccati e le tue sofferenze. Avrai tempo domani e per tutta la vita per godere di tutti i doni che ti ha fatto il Signore, se a Lui piacerà continuare a tenere la Sua mano sul tuo capo. Coraggio! Anzi, sai che ti dico? Perché non vieni domani sera a casa mia, stiamo insieme, ci mangiamo una pizza e parliamo un po’?
Ti mando un abbraccio e… reggiti sempre forte, che il carro del signore, la merkabà, va sempre veloce come il vento!! “
Dimenticavo: 5) Le qualità spirituali che vedo: lo “studio”, l’intimità con Cristo, la pazienza, l’empatia
Caro Emanuele, grazie per la tua preziosa presenza e per il dono della tua condivisione che ci offre la possibilità di arricchirci in uno scambio autentico e profondo.
La lettera che abbiamo scritto in questo esercizio è finalizzata a consolare la nostra personalissima parte offesa, ferita, impaurita e arrabbiata, va benissimo che le parole siano indirizzate a noi stessi per portare comprensione, luce, calore e vicinanza al nostro cuore profondamente triste e addolorato.
Le parole di consolazione che hai espresso sgorgano dalla parte più evoluta di te, ora , se vuoi, prova a tornare ad ascoltare la parte del tuo bambino impaurito, offeso, ferito e umiliato, che si sente molto solo, che è arrabbiato perché non rispettato, limitato nella sua piena libertà espressiva.
Nella tua lettera di consolazione scrivi: “Tu ricordati sempre che non sei migliore di queste persone..” forse questa frase non è proprio consolante per quel bambino offeso, ferito che si sente tanto distante dai suoi simili e quindi tanto solo.
Concediti l’ ascolto, in uno stato di quiete, ora puoi dar voce a tutto ciò che opprime e grava il tuo cuore, senza censure, senza giudizio, ascolta i desideri profondi del tuo cuore, i bisogni più essenziali. Prova a parlare in forma diretta a questo bambino e donagli tutte le parole che desidera ascoltare per ricevere consolazione. Noi ci ascoltiamo , finalmente, per davvero , per dare voce a tutte le parti profondamente tristi ,addolorate, disperate, che attendono di essere consolate dalla sapienza del nostro vero Io in Cristo, capace di sostenerci e di farci gustare la tranquillità, il giusto riposo: “vieni a mangiare una pizza così parliamo un po’..” con parole liberanti, leggere e “veloci come il vento .. “
Oltre le qualità che già ti riconosci io intravedo anche :
Fede,
Desiderio di conoscenza della vera Sapienza,
Coraggio nel fare discernimento,
Fortezza,
Affidabilità,
Serietà,
Generosità.
Alcune qualità spirituali da far fiorire per esprimere pienamente la tua bellezza interiore credo siano:
la speranza, per poter vivere gioiosamente in comunione con gli altri;
l’abbandono fiducioso, per vivere senza dover portare sulle spalle il peso delle loro sofferenze;
la tenerezza, per accogliere benevolmente le fragilità delle nostre umanità ferite e plasmare i nostri blocchi interiori;
la pazienza, per attendere fiduciosamente i tempi del compimento;
La libertà, per esprimere la profondità del tuo pensiero sapiente con leggerezza e gioia interiore.
Doni già presenti in te e che ora attendono la piena realizzazione per portare a compimento la missione che ti è stata affidata dallo Spirito di Amore e trasmettere ai tuoi amici la “parola ” di salvezza, di vera speranza in questo tempo redento.
Ti abbraccio con gli auguri per la piena manifestazione di tutto ciò che arde nel tuo cuore. Vanna
Cara Vanna. Grazie per il tuo commento. Un abbraccio anche a te.
Emanuele
Cara Lea sono Mauro. Ritorno sul tuo intervento perché simpatizzo con te e capisco la tua difficoltà perché anche la mia. Credo che anche per me valga la risposta che ti ha dato Marco. Tuttavia, Se ti può essere d’aiuto vorrei proporti o scambiare con te, a braccio, alcune idee e riflessioni e con tutti gli altri, ovviamente. La prima è una citazione di Kafka che dice: “è difficile parlare della verità, perché, sebbene ce ne sia una sola, e” vivente, e ha quindi a un volto che cambia con la vita”. Definizione mirabile che io sento (ecco l’esperienza) molto vera. Quando Marco dice che in Cristo “la verità si rivela come incarnazione, storia, eccetera” io lo interpreto “(correggimi Marco se sbaglio) che in Cristo la verità Si rivela come energia vitale, creativa dinamica che eccede la ragione come senso ultimo e infinito della ragione stessa. Ecco secondo me un’interpretazione del senso di militanza. Ho trovato anche molto utile la lettura del diario di Etty Hillesum, del suo concetto di Dio come, anche qui si tratta di un’intuizione, una realtà che ad un certo punto della storia appare e che non si oppone al male, ma di cui si fa carico e che può crescere nella storia dell’uomo. Una realtà quella di Dio, fragile che può crescere e che va protetta. Ciao
Caro Mauro, Ti ringrazio tantissimo per questo tuo intervento! In qualche modo mi aiuta sapere che non sono l’unica ad affrontare queste difficiolta’. Grazie per aver condiviso la citazione di Kafka, e’ molto bella, e nel mio leggerla per la prima volta, la sento anche io vera. Ci “meditero” su.
Per quanto riguarda Etty Hillesum, hai tirato fuori un altra mia difficolta’! 🙂 Ho letto recentemente il suo diario, e mi sembra di ricordare che Marco la citi come una dei suoi tre principali maestri (insieme ad Heidegger e Nietzche) . Non voglio assolutamente negare la grandiosita’ di tale donna, che sprizzava amore in una situazione cosi drammatica. E’ un diario bellissimo, davvero un “balsamo per molte ferite”. Pero’, anche li, ho avuto l’impressione che si trattasse molto di “emozioni” ed “esperienze personali”. Per carita’, emozioni ed esperienze personali sicuramente autentiche e molto nobili, e di natura Spirituale, pero’ non necessariamente indicative del fatto che Etty avesse raggiunto la Verita’ (premesso che questa si possa raggiungere, il che forse non e’ cosi, forse non si puo possedere la Verita’). Mi permetto anche di buttare li l’ipotesi (visto che nei gruppi si e’ detto varie volte che non si dovrebbere prendere niente per scontato), che spero non scandalizzi troppo, che vivere un esperienza forte e drammatica come quella dei campi di concentramente possa su certe persone esaltare un certo tipo di “esperienza spirituale”.. Lo dico perche mi sembra di aver avuto simili esperienze (e tutte raccolte in un diario) nei miei vari viaggi da volontaria in Africa.. Non voglio certo paragonare il campo di concentramento al lavoro di volontario in Africa, l’unica cosa che voglio dire e’ che stare ina una situazione cosi forte dove la sofferenza umana ti tocca da cosi vicino, possa indurre certe rivelazioni, stati, emozioni (non so come descrivere) come quelle scritte da Etty. E quindi anche in quel caso , la mia ragione non e’ stata molto appagata. Forse avrei trovato piu convincente se un tale diario fosse stato scritto per un periodo molto protratto di tempo e da un persona che viva una vita “normale”…ovvero non una situazione forte come quella del campo di concentramento, ma invece una situazione “banale” con il mutuo da pagare, i figli da mantenere, il capo di lavoro insopportabile ecc.. Lo stesso diario scritto da una persona che vive la vita banale di tutti i giorni sarebbe per me piu indicativo di una persona che abbia raggiunto la Verita, o che cmq sia vicina ad essa.
Pero volevo aggiungere riguardo al mio intervento precedente, che Giovanna e Marco avevano proprio ragione: il fatto di non riuscire piu a carpire il messaggio del 7 incontro era legato ad un cambiamento di stato.. ovvero essermi spostata ad uno stato egoico. Quando ieri ho riletto di nuovo gli appunti del settimo incontro (ed ero in un stato mentale diverso), gli appunti mi hanno iniziato a “parlare” di nuovo, ad avere senso.. ed infatti ho trovato di nuovo le risposte ad alcune delle domande! Diro di piu: ho trovato nel mio diario elaborazioni degli appunti del settimo incontro, dimostranti che avevo davvero fatto mio il messaggio.
Cosa ne concludo finora? Mi riecheggiano le parole di Marco in uno dei suoi fantastici discorsi: “la conoscenza non si possiede” .. e forse quindi nemmeno la Verita’ …
Un abbraccio e grazie ancora per aver contribuito questo discorso! Lea
scusate se scrivo senza accenti e apostrofi: non ho imparato ancora ad usare questo computer.
immagino una folla in cammmino ed io e te, magari un po indietro, un po dentro e un po fuori, che ci teniamo su l un con l altro, ma insieme agli altri. Ognuno come puo, appunto. Tu dici; d accordo, in situazioni limite uno coglie misticamente il vero, attinge l essenziale o come vuoi chiamarlo, la verita, la fa sua, ecco ce l ha. I problemi per lui sono finiti; ha conosciuto e quindi possiede la chiave della salvezza, non teme piu la morte, in definitiva. Ma noi “gente delle strade”, non possiediamo nessun viatico che ci accompagni nel deserto della vita di ogni giorno. Beata Etty allora?? Sarebbe paradossale e non credo che tu intenda questo. E tuttavia, cerchi, mi sembra, tu come io, come tutti, in fondo, una sicurezza che ci garantisca che cadremo in piedi, su un terreno solido, se facciamo il salto nella vita, nella liberta dell esistenza. Come dice Marco (e non solo lui) e come voler imparare a nuotare senza buttarsi in piscina. Cerchiamo una garanzia. Ma, allora, siamo sempre all interno del principio di ragion sufficiente. La richiesta di una ragione sufficiente e cio che ci fa morire, che ci impedisce di vivere perche e espressione della paura della morte con tutte le diverse declinazioni che a questo sentimento possono riconoscersi. D altra parte, e indubbio che situazioni limite accelerino il processo o ci aprono gli occhi, ma non credo che per questo siano meno ragionevoli (piu emozionali come dici tu). Non trovi che Etty sua invece di una razionalita e coerenza estrema? altro che emozioni o “va dove ti porta il cuore”. Ripeto, il pensiero inteso nella sua razionalita piu estrema eccede ogni senso dato, si proietta oltre ogni verita data. Mi ricordo una frase di Norberto Bobbio dei tempi dell universita;”non ha senso porsi il problema del senso”, logico no?
Sono in vena stasera e non smetterei di scrivere ma e meglio che smetta. Buona notte a te, Lea, e a tutti. e scusate la confusione didee. Ciao ciao, Mauro
A, scusate, un ultoima cosa. Personalmente l idea del vuoto, del nulla mi fa flippare. Forse, penso, sara per quello che la lettura di autori cd atei, spesso, non sempre, mi da allegria. Non e che sia perche il dio che si ritira (tzin -tzum) e quello che lascia il posto alla vita? Ciao Marco;-))
Grazie Mauro per gli spunti che mi hai dato, ci riflettero’ sicuramente…!
HO UNA DOMANDA SULLA RICONCILIAZIONE, tema quaresimale che sta molto a cuore a Papa Francesco, il quale non ha esitato, nel bel mezzo della piazza di S.Pietro , ad ascoltare la confessione di un giovane, semplicemente seduto su di una sedia , accanto alla sua. Mi chiedo se la CONDIVISIONE volontaria della letterina di consolazione, del 7° incontro , con Marco confessore del giovane, abbia avuto o meno valore di sacramento come quella del papa. Rischiando una scomunica, a me pare che abbiano lo stesso valore, differendo solo per la forma pastorale e pedagogica, più tradizionale quella del papa, più moderna quella di Marco, ma entrambe nello stesso Spirito della Misericordia e dall’aiuto e della cura della nostre anime, per renderle più consapevoli della loro santità , già presente in noi, ma dormiente , impaurita, sfiduciata.
E per essere più chiaro, l’una può sostituire l’altra ? Oppure bisogna sempre passare per la mediazione del clero, per fare una buona confessione ? Spesso mi sono confessato con mia moglie , sposi davanti a Cristo …perchè avrei dovuto raccontare ad un prete cose che per spiegargliele avrei dovuto condividere con lui un pezzo della mia vita ?
A parte questo mio bisogno di chiarezza…..questo settimo incontro mi ha risvegliato ad una migliore lucidità mentale, circa la fede in Cristo e il suo valore antropologico e universale….straordinario sapere che lo Spirito di Cristo, il suo pensiero divino, opera dentro le nostre vite e la storia umana, anche se noi siamo distratti…ma assumendone consapevolezza, scopro una gioia che prima non c’èra. A tutti, un abbraccio.
ivano
Caro Ivano, cerco di dare una risposta alla tua domanda con semplicità e secondo l’ esperienza del cammino che stiamo percorrendo nel lavoro trasformativo del metodo di “ darsi pace”.
Nell’esperienza della pratica di autoconoscimento psicologico, integrata con la pratica meditativa e contemplativa della preghiera dei “figli di Dio”e con lo studio della fase storica che stiamo attraversando, facciamo reale esperienza di una via che ci conduce alla consapevolezza che ordinariamente ci percepiamo separati dalla relazione con lo Spirito di Amore che ci ha generati come figli.
Con la reiterata realizzazione dei passaggi degli stati dell’io: dall’io egocentrato all’io in conversione, dall’io in conversione all’io in relazione, nello stato della fede con l’aiuto dello Spirito, possiamo vivere concretamente l’esperienza interiore della riconciliazione come stato dell’essere che è unità.
Nella “preghiera dei figli di Dio” noi invochiamo lo Spirito di Amore perché scenda nella profondità della nostra carne, che ci liberi dal male, che ci doni la perfetta guarigione, il perfetto perdono, la perfetta integrità per essere nell’Essere una cosa sola.
Cogliamo sempre più consapevolmente che la separazione è condizione disperante della nostra mancanza di essere nell’ Essere una cosa sola. Stiamo comprendendo che l a separazione è la condizione che nel linguaggio ordinario chiamiamo peccato.
Tuttavia l’esperienza interiore della tutta unità che viviamo nella nostra pratica quotidiana non sostituisce il sacramento della riconciliazione.
Il sacramento ci aiuta a comprendere che l’atto umilissimo di riconoscimento delle nostre ferite e poi la condivisione che facciamo davanti a persone estranee alla nostra quotidianità ha la medesima valenza del nostro umile gesto di andare davanti ad un confessore per predisporci a ricevere il dono sanante dello Spirito Santo che ci libera da tutte le visioni distorte prodotte dal nostro ego. Invochiamo l’assoluzione dello Spirito perché ci doni la liquidazione dei nostri blocchi interiori.
Anche il contenuto della nostra confessione sarà espressione della nostra esperienza interiore , realtà di chi semplicemente sta imparando a sondare la profondità dei propri inferi perché sta comprendendo una concreta possibilità di guarigione profonda.
Decidere di riconciliarsi attraverso il “ sacramento della confessione” è un atto libero e volontario dipende come sempre dalla scelta personale. La via del ritorno in fondo è una via da percorrere infinitamente e illimitatamente per lasciarci illuminare e sanare dallo Spirito della Vita.
Spero di aver, in parte, risposto alla tua domanda . Un caro saluto. Vanna
Grazie Vanna per la tua gentile risposta che sento anche faticosa. Verifico che si tratta ancora di un terreno sul quale bisogna muoversi con molta prudenza , come del resto papa Francesco testimonia recandosi in confessionale egli stesso, Del resto non mi sento quell’adoratore in spirito e verità che Cristo preannuncia alla samaritana, che va oltre la religione del tempio. Anche se il nostro scopo è proprio il far crescere in noi questa maturità spirituale che ci liberi anche da ogni atto di culto doveristico a cui siamo stati educati con le minacce infernali , oggi però, non più di moda.
Non mi aspetto clamorose affermazioni di libertà del credente da parte del Magistero che evoca ancora a sè l’efficacia della sua mediazione tra Dio e il suo popolo come al tempo di Mosè. Basti il Vangelo per riconoscersi con la propria libertà spirituale. Con la incarnazione di Cristo, e l’esplosione della soggettività con l’Io autonomo e secolarizzato, dovrebbe essere il tempo degli adoratori di Dio in spirito e Verità, dunque liberi difronte al Padre, attraverso il Figlio e nello stesso Spirito. Ma è anche vero che la Prudenza della Chiesa tende a responsabilizzarci perchè questa piena libertà di discernimento del credente , non sia frutto di un ego supponente, ma invece di una relazione con lo Spirito di Cristo e la Grazia divina, pienamente consapevole e in noi sperimentata e come vissuta nella preghiera del Figlio , accessibile dalla meditazione quando ci fa precari.
Per non subire in modo egoico, le raccomandazioni di confessarsi almeno a Pasqua da parte dei parroci , bisogna trovare in noi la nostra fonte vera e autentica della nostra libertà. Spiace però riscontrare nelle parrocchie la mancanza di un confronto più libero e aperto su temi di coscienza che si liquidano con il richiamo alla tradizione …per paura o peggio per non disturbare ciò che rimane del potere clericale. E’ tempo di umiltà, sempre, certamente, ma anche di un po’ di coraggio per” liberare lo Spirito che teniamo ingabbiato dentro di Noi ” , come piace ricordare a papa Francesco…non mi resta che imitarlo ….cercherò un prete che mi confessi …sperando di trovarne uno che mi dica : confessiamoci insieme, nel nome di Cristo ! E questo sarebbe un bellissimo segno della efficacia della Grazia divina, esempio di fraternità condivisa, non più atto di potere, rituale e magico, ma strumento di cura reciproca . . Per tutt iresta sempre la medicina della Misericordia che ci rende misericordiosi , quando ci riconosciamo davvero risanati da chiunque sia, perchè nel nome di Cristo che ci fa tutti, preti e laici, figli del Padre.
Un carissimo abbraccio
ivano
Finalmente ieri sera ho avuto modo di vedere la prima parte del settimo incontro, che ho mancato “fisicamente” per motivi di salute. L’ho trovato veramente potente, limpida. Ancora mi viene la corrispondenza con la Settima di Beethoven. Come quell’adagio, “implacabile” e tenerissimo allo stesso tempo, proprio così l’incedere di Marco.
La prima evidenza che mi è venuta, ascoltata la lezione, è lo sbigottimento… perché se il cristianesimo è una cosa così, così umana, così rispondente alla mia personale realizzazione, al fatto di poter essere/tornare creativo… io questo lo voglio, assolutamente! Così mi dà motivo di riprendere con maggior convinzione, nonostante tutte le mie resistenze.
L’altro pensiero riguarda la percezione che le persone (sia le altre persone, sia una parte di me stesso) usualmente non si rendono conto di quale sia la portata vera di questa “scommessa di fede”. Questo è evidente, per tutti: tutti abbiamo frequenti dialoghi con “non cristiani” (inclusa quella parte di noi, appunto). Dialoghi nei quali, ora, mi rendo conto io stesso di non riuscire a portare questa dirompente novità, questa bellissima corrispondenza. Questa sarebbe la Nuova Evangelizzazione! Far capire questo dirompente potere creativo, questa assoluta libertà, del porsi come figli. Tutt’altro quello che la gente (esterna/interna) pensa del cristianesimo: una divinità lontana, separata da me, che mi “consegna” appena un insieme di regole (ben dice Marco… se penso Dio lontano, sono ateo in realtà!) Così queste nuove “tavole” si sommerebbero a tutte le fatiche umane che tutti dobbiamo affrontare, in maniera rigidamente computazionale ed astrattamente matematica. E il cristiano viene preso come un “fissato” che, non pago dei condizionamenti della vita (per motivi psicologici, probabilmente), si carica volontariamente di altri legacci.
Tutt’altro quello che ho ascoltato ieri. Qui c’è veramente un nucleo potente di nuovo pensiero (nuovo perché autenticamente radicale e liberante), e ancora mi accorgo che nonostante tutte le mie distrazioni, io non voglio in realtà niente altro che questo, a livello profondo.
Questa è la vera perenne rivoluzione, le altre al confronto fanno sorridere, sono vecchie prima ancora di partire.
Certo, non vivo questa limpidezza, a livello di vita ordinaria. Ma voglio “praticare” per domandarla, per averla. E un giorno – perfino – per comunicarla, se Dio vorrà.
Caro Marco, hai colto pienamente nel segno!
E’ la meravigliosa e sorprendente scoperta che essere cristiani significa vivere costantemente e radicalmente in relazione con la misteriosa Presenza di Cristo in noi, senza separazione.
Più realizziamo la nostra esperienza di ascolto , più ci svuotiamo da ogni condizionamento, nello stato dell’io in Cristo riceviamo un nuovo pensiero, comprendiamo il mistero dell’Io come realtà non separata dall’ io umano.
La ” Parola” di vita che ci svela e si rivela come la nostra vera identità.
Ecco che la nuova evangelizzazione è la mia personalissima esperienza iniziatica , la realtà di un dialogo annunciante, vissuto nella mia carne, diviene la parola che mi libera, mi ricrea nuova mente.
Un’azione creativa davvero rivoluzionaria che sovverte e inceppa ogni visione di Dio che ci siamo fatti lungo la nostra storia ed ora siamo in un lungo ma concreto processo di purificazione di tutte le immagini distorte che ci siamo fatti di Dio, di noi e del mondo. Temi profondissimi che affronteremo in particolare nel secondo biennio di approfondimento.
Credo che il punto focale che stai toccando sia ben radicato nella ricerca dello
“ Stato” della fede come condizione esistenziale per realizzare in te l’esperienza interiore di essere un io in relazione con l’ Essere senza separazione e questo è un passo davvero molto, molto importante per la tua esperienza di vita spirituale.
Ti auguro di continuare a ricercare con tutto il tuo rinnovato entusiasmo lo stato che ti permetta di realizzare ciò che profondamente desideri .
Abbi fiducia, caro Marco, ciò che chiediamo con l’intenzione del cuore ci viene donato sempre e sorprendentemente in abbondanza!
Noi procediamo sempre con umiltà, pazienza, coraggio e perseveranza facendoci , ogni giorno, fiduciosi collaboratori.
Ti abbraccio. Vanna
Grazie Vanna,
è prezioso quello che scrivi, come è prezioso il vostro accompagnamento, soprattutto adesso.Sento infatti che sono tempi importanti e decisivi, per la mia vita spirituale, per la mia concezione del mondo, di me stesso e del cosmo. Della vita e della morte.
Avverto infatti in me che le schermaglie sono finite, le truppe si fronteggiano ora più decise, la battaglia è aperta, il nemico è più ardito perché sente che rischia concretamente di perdere terreno, lo capisce, e la cosa evidentemente non gli piace. Così mentre tenta di far più male (e non poche volte ci riesce), più delicate e soavi sono anche le zone di conforto, i momenti inaspettati di consolazione, quelli dove il cielo si apre e il cuore riceve gocce di rugiada celeste. E in questa oscillazione mi trovo io, “stondato a viva forza nel presepe delle mie ossa”.
Resta poi il fatto “assurdo” (umanamente inspiegabile) per cui il Mistero mi vuole bene come un pazzo, al di là di ogni ragionevole misura. Perché mi mette sempre davanti persone con cui fare la strada. Persone diverse, la stessa strada. Verso di Lui, ovvero autenticamente verso di Me.
Grazie per questo vivo accompagnamento.
TI abbraccio,
Marco
Stiamo generando parola di Dio attraverso l’uso corretto di questi esercizi?
Insomma la parola di Dio può sgorgare dal nostro cuore?
Claudio.
Caro Claudio perdonami ma non comprendo bene il senso della tua domanda. Qual’è il dubbio?
Credo che posso comunque rispondere che noi facendo gli esercizi di autoconoscimento liberandoci dei nostri pensieri distorti….abbandonandoci fiduciosi allo Spirito consolatore, possiamo diventare un tramite della parola divina. È poi quello che chiediamo nella pregjiera dei figli di Dio, è il desiderio più forte dell’io in Cristo.
Se poi sgorgano davvero “parole di Vita” lo sa solo Lui…noi ci proviamo con tutto il cuore!
Ti abbraccio
Ricordo ai praticanti romani (ma sarebbero i benvenuti anche i telematici naturalmente) che sabato 25 alle ore 10.00 io e Giovanna siamo a Via Giuseppe Valmarana 71 int.4 per l’incontro supplementare dedicato alle condivisioni.
Vi aspettiamo Gabriella
Vorrei esprimermi meglio con un esempio: alcuni giorni fa durante una tempesta di relazione con mia moglie ho tenuto fede e ho creduto ad alcune parole dell’esercizio fatto il giorno prima e che mi diceva… non aver paura.. state andando bene.. abbiate fiducia l’uno dell’altra… la vostra relazione è benedetta…
Io ho creduto a queste parole durante la tempesta e queste parole mi hanno dato vita durante la tempesta.
Certo sono parole per quel determinato momento e relative a quella situazione cioè proprio per me, specifiche ma io non avrei dato credito a queste parole se fossero state solo parole umane di consolazione e quindi in definitiva opinioni dell’ego.
Ritengo invece che siano in qualche modo generate da un cuore più purificato dal lavoro che costantemente facciamo e che quindi tocchino una dimensione più divina finalmente che fa dire cose più vere, se no non avrebbe senso neanche ciò che facciamo se continuassimo a generare solo e sempre parole umane, in pratica opinioni e allora sono opinioni anche tutte le parole che invece io credo ispirate e bellissime un balsamo per il cuore che io ho ascoltato da voi amici e che trasformano il cuore e lo avvertiamo.
Insomma lo ripeto:stiamo generando parole di vita nuova?
O solo la Bibbia è Parola di Dio?
Ma se generiamo Dio in noi e non facciamo altro che dire questo in questi ultimi incontri allora genereremo anche parole nuove, di vita, con uno spirito nuovo, che confutano costantemente le parole vecchie e che quindi credendoci creano anche una nuova tradizione che smobiliti e confuti gradualmente la tradizione vecchia cioè la nostra storia personale e sociale insieme in una nuova storia diciamo di salvezza!
Io credo questo e lo scrivo per evitare di illudermi inutilmente prima di andare avanti con il cammino di fede che stiamo percorrendo!
Correggetemi se sbaglio!
Claudio.
Scusate vorrei precisare una cosa. Quando all’inizio dico che quelle parole mi hanno dato vita intendo che ha dato vita alla “relazione”con mia moglie pur in modo contrastato, è la relazione che conta, non tanto io!
Scusate
Claudio
Carissimo Claudio grazie. La tua è una bellissima testimonianza di fede!
Tu hai dato credito alle parole che hai sentito nel cuore, parole che ti hanno dato vita, ti hanno permesso di affrontare la tempesta senza esserne annientato.
Le parole che danno vita vengono da Dio, sono parola di Dio per noi.
Via via che procediamo nel lavoro di purificazione del cuore possiamo avvertire sempre più nitidamente la voce soave dello Spirito, la Nuova Umanità di Cristo che parla in noi e dice parole nuove, parole vere, parole bene- dette, parole che confutano le male-dizioni, le menzogne di questo mondo.
‘Beata te perchè hai creduto’: Maria ha creduto alle parole dell’Angelo.
La difficoltà che incontriamo è spesso quella di dar credito alle parole che sentiamo dentro, perchè altre voci dentro di noi parlano più forte e ci inducono a dubitare, a non credere.
Via via che impariamo a spegnere ogni giorno, ogni giorno, queste altre voci possiamo ascoltare il tenue soffio dello Spirito che parla in noi e ci guida nel cammino.
La Bibbia è storia di salvezza. Ciascuno di noi facendo esperienza dell’intervento di Dio nella sua vita può scrivere la sua Bibbia, la sua personale storia di salvezza. Il diario spirituale che invitiamo a tenere, in fondo, ha questo scopo.
Buon cammino. Un grande abbraccio. Giovanna
Sulla carta figuro iscritto al secondo anno del secondo biennio di approfondimento. Gli incontri, intensivi, sono più diradati e allora siamo invitati a seguire daccapo a scelta anche una delle tre annualità di base e io, seppur quasi in incognito, sono con voi sin dal primo anno. Concretamente mi sento bene riposizionato in qualsiasi momento di questo fantastico cammino iniziatico, che per me è realmente un tutt’uno, e la parola del primo anno mi risuona nuova come quella dell’ultimo. Anche io, come Marco, sono rimasto sbigottito da questo nuovo annuncio della parola creatrice. Ogni volta che qualcuno è in grado di ricordarmelo (perché da solo il mio ego lavora per farmelo dimenticare) mi sento finalmente figlio e il brivido dell’abisso corre lungo la mia schiena. Ciao, Paolo.
Caro Paolo, è molto bello quello che scrivi, quel sentimento di sentirsi riposizionato contemporaneamente in ogni parte del cammino. Mi hai fatto comprendere meglio anche quello che dice Marco Guzzi, che il cammino è più una spirale che un procedere lineare, ovvero un passare e ripassare sulle stesse cose, ma con profondità ogni volta inedite, diverse.
E’ vero, quel brivido dell’abisso, questa volta un brivido non più “disperato” ma piacevole e confortante, arriva quando permettiamo a qualcuno di ricordarci la nostra vera dignità di Figli, e co-creatori del tempo e dello spazio. C’è qualcosa in noi che lavora per farcelo scordare, così che è utile e benvenuta ogni occasione per fare memoria di Chi realmente siamo… anzi, dire è benedetta!
Un abbraccio, Marco.
Carissimo Paolo e’ bello saperti con noi, mi unisco a quanto risposto da Marco C. e aggiungo che anche per me, che con la scusa del tutoraggio sono perenne ripetente, le parole risuonano sempre nuove.
Come se le ascoltassi per la prima volta, caspita seguo da 15 anni, faccio anche il corso formatori (e sono stata promossa ah ah) a Roma si direbbe “sei de coccio”!
Ma è proprio come dici, dentro di noi c’è una parte che non molla,…..una cosa però è certa, in questo “fantastico cammino iniziatico ” abbiamo degli strumenti in più per non dargliela vinta a questa parte che ci vorrebbe schiavi, appassiti, intimoriti.
Abbiamo una sensibilità più fine, la consapevolezza che c’è altro.
E tutto è davvero tale da farci rimanere stupiti e si…..”da brivido lungo la schiena”.
Ti abbraccio
Ciao a tutti.
Voglio dire grazie a ciascuno per quanto condivide di profondo. Mi date vita con quanto scrivete.
Scrivo qui, ma in realtà faccio sintesi degli ultimi 2 incontri.
Per prima cosa, sono rimasta colpita da ciò che Marco C scrive a commento del 6 incontro: l’ho sentito risuonare particolarmente forte in me.
Appena letto il suo post mi sono detta: se non fossi sicura di non avere ancora scritto nulla sul sito, mi berrebbe il dubbio di essere davanti alla mia condivisione… Grazie Marco, é come se tu avessi tradotto in parole con senso ciò che dentro di me si muove e non so tradurre in parole.
Vi voglio condividere la mia lettera consolatoria. Mi ha fatto un gran bene scriverla e mi capita, in certi momenti piú pesanti di dialogare con la mia parte ferita e darmi consolazione e ritrovare la pace.
La paura che ritrovo in tutti gli esercizi é di essere messa da parte, non considerata, non esistente…invisibile e che l’altro/a prenda i miei spazi.
Sono paure che mi portano a fare ciò che temo: non voglio restare sola, esclusa… e sono io a tirarmi indietro, a isolarmi.
Non voglio non esistere x gli altri e… sono io a non esistere, a mettere in atto comportamenti che dicono non esistenza, con l’eterno farsi da parte, non disturbare, non dare fastidio, togliersi di piedi…
E ho scritto a me stessa:
Damien, Damien cara vieni che ti stringo forte…
Respira. Respira lentamente.
Sei importante anche tu e la gente se n’é accorta, non passi inosservata e nemmeno sei messa in ombra da chi é un po’ piú spavalda e intraprendente di te.
Lascia che T. A. faccia la sua strada: fare come lei saresti solo una brutta copia.
E prendi invece i tuoi spazi, tu che esisti e sei preziosa cosí come sei, senza temere che qualcuno te li possa rubare.
Damien, ti voglio bene. Ti voglio proprio bene e sono contenta di quello che stai diventando, dei passi fatti, della forza he hai, mista a quell’aria da bambina giocosa ed entusiasta che sa ancora stupirsi.
Sei proprio bella!
Niente paura. Respira …
E continua nella pace.
Ti abbraccio forte forte.
E poi l’ ECCE HOMO del 7 incontro: che forza!
Io sono ciò che decido di essere. E chi decide sono i pensieri automatici o i pensieri dell’io in Cristo…A chi lascio spazio?! La liturgia di oggi mi sembra accompagnare qs verità: non si può servire Dio e la ricchezza.
Già! Dio promette e mantiene…”Voi sarete come me, a immagine e somiglianza, avrete la vita piena…”. La ricchezza promette felicità e dà solitudine, promette la vita x sempre e conduce alla morte, promette e non mantiene. É solo un idolo di terracotta.
Concludo qs lungo scritto con un ultimo pensiero.
Ci sono momenti in qs ultimo periodo che con una lucidità disarmante vedo alcune mie dinamiche di morte, distorte. Ancora non so evitare la buca e ci cado ancora dentro, ma la vedo, ora la vedo… Piano piano confido di saperla anche aggirare…
Questo però mi mette un po’ di timore. Prima agivo senza consapevolezza ed ero sicura di me, di ciò he dicevo o di come agivo e i caini che succedevano dipendevano dall’altro che mi aveva capito male. Ora davvero non so piú chi sono, chi é damiana, quella vera, quella senza maschere, quella me stessa…
E mi ripeto con forza e con fede: ecce homo!!!
Grazie alle tutor del 6 incontro, grazie Marco per il cammino che ci proponi…
Buona notte e buon cammino a ciascuno.
dam
Cara Damiana, ti siamo davvero grati per le tue belle e profonde parole che esprimono la realtà di una nuova consapevolezza conquistata, goccia a goccia, dal tuo lavoro interiore concretissimo, serio, paziente, perseverante, coraggioso e veramente umile. Una consapevolezza che sicuramente dona nuovo rilancio alla tua vita vissuta nella fede in Cristo.
Più procediamo nel nostro umile lavoro, integrando con armonia la pratica meditativa – contemplativa con l’esercizio di autoconoscimento psicologico, più entriamo con dolcezza nel luogo misterioso del nostro cuore e incredibilmente realizziamo lo stato che ci pone in relazione con Cristo che ci dona la capacità di ” vedere” per sanare ogni nostro pensiero distorto. E’ conseguenza naturale domandarsi a questo punto e ancora una volta: “ Chi sono io se lascio cadere tutte le maschere ? Se rinuncio di credere di sapere chi sono? Chi sto diventando in questo lavoro di trasformazione se lascio che Cristo mi rigeneri?”
Un grande e minuzioso lavoro di purificazione in cui se permettiamo alle nostre parti immature, impaurite, bloccate nel dolore disperante della nostra ferita, paralizzate dalle nostre strategie difensive, di venire raggiunte dal raggio luminoso della Parola di Verità di Cristo riceviamo veramente il perfetto perdono, la piena guarigione di tutte le nostre malattie, la nostra integrità.
Ciò che ora ti stai concedendo, cara Damiana, è entrare ancor più consapevolmente nel processo della nostra trasformazione interiore e questo è un grandioso passo per far emergere tutte le tue qualità spirituali che sei venuta a donare nella tua vita terrena: la tua particolarissima e personalissima missione.
Non so se hai intravisto le qualità spirituali che sono presenti in te e che la tua lettera di vera consolazione ha iniziato a mettere in luce.
Io sento dalle tue parole tanta
Dolcezza “ …Damien, Damien cara vieni che ti stringo forte…”
Accoglienza, “..Respira. Respira lentamente … sei importante anche tu..” accogli e riconosci ciò di cui hai bisogno per dare diritto alla tua esistenza.
Capacità di dare consolazione, ( Lascia… saresti solo una brutta copia.. esisti e sei preziosa cosi’ come sei, … sei proprio bella!)
Amorevolezza ( ..Damien, ti voglio bene. Ti voglio proprio bene … ti abbraccio forte )
Fede, la esprimi nella fiducia del tuo lavoro spirituale (.. sono contenta di quello che stai diventando, dei passi fatti, della forza che hai, mista a quell’aria da bambina giocosa ed entusiasta che sa ancora stupirsi ..).
Fortezza ( … della forza che hai.. ti abbraccio forte , forte..)
Da coltivare per lasciar fiorire tutte le tue qualità: il coraggio per esprimerti nella piena libertà e nell’originalità della tua persona ( .. senza temere.. niente paura) ;
l’abbandono fiducioso, ( ..respira cara Damien, … e continua nella pace.. ) ;
Infine, la fiducia in te stessa, per manifestare tutta la bellezza che è in te perché: “sei proprio bella!”
Ecco solo alcune indicazioni puoi ora approfondire tu, ritorna alla lettera al senso di vera consolazione che hai ricevuto e senti in te le parole che esprimono le tue personalissime doti spirituali.
Buona continuazione per rivivere, ogni giorno, la gioia della tua bambina entusiasta che sa stupirsi ancora.
Un abbraccio. Vanna
Vanna, grazie.
Semplicemente: grazie.
Cari tutti,
Stavo ripassando questo incontro e a mia sorpresa mi sono resa conto che mentre pensavo di aver capito molto bene il messaggio dell’incontro al primo ascolto, piu rileggo i miei appunti meno mi sembra di capirlo.
Credo che questa crescente mancanza di comprensione nell’approfondire l’incontro potrebbe essere dovuta al fatto che mi scontro inevitabilmente con i limiti del linguaggio. Nei nostri incontri si usano spesso parole, come Dio, Spirito/spirituale, Padre, Verita’, Forza Creatrice, Abisso, il cui significato e’ tutt’altro che scontato e puo’ variare da persona a persona (non e’ detto, anzi e’ improbabile, che il mio uso della parola “Dio” sia la stessa di quella di Marco, e a dire il vero mi inizio a chiedere cosa intendo io, Lea, quando uso la parola Dio? Non mi e’ cosi chiaro…)
Quindi mi chiedevo se, per ragioni di chiarezza e per evitare di perderci in un labirinto di allucinazioni creati da noi stessi, si potesse precisare il significato di queste Parole nei nostri gruppi. Credo che queste aumenterebbe la chiarezza e anche la coerenza del nostro percorso, o almeno del mio.
Cari saluti,
Lea
Carissima Lea, comprendo la tua difficoltà.
Il 7° Incontro è molto forte dal punto di vista iniziatico, e Marco ce lo ha fatto vivere favorendo un mutamento nello stato del nostro Io.
Non hai avuto difficoltà, ascoltando Marco, a comprendere il messaggio che voleva trasmettere. Difficoltà hai incontrato dopo, rileggendo i tuoi appunti, perché probabilmente era mutato lo stato del tuo Io.
Sai bene che noi oscilliamo, e che a seconda dello stato in cui siamo cambia il nostro modo di vedere, conoscere, relazionarci. Nello stato egoico, di separazione, conosciamo separandoci, cerchiamo una conoscenza oggettiva: cose chiare, precise, condivise da tutti.
Tu sai che la conoscenza alla quale tendiamo nei nostri corsi è una conoscenza iniziatica nella quale si conosce per esperienza, divenendo, facendo tutt’uno con ciò che si vuol conoscere.
In quest’ultima parte del triennio ci stiamo chiedendo: chi è l’Io umano? Chi sono Io? Chi sono Io in Cristo?
Domande profondissime che continueranno a interpellarci e alle quali potremo rispondere solo facendo, nella fede, esperienza di trasformazione: svuotandoci di tutte le credenze dell’ego, di ciò che crediamo di sapere di noi, del mondo e di Dio, e predisponendoci all’ascolto, per ricevere la Parola di Luce e Sapienza, che ci dona nuova consapevolezza.
Penso che rimasta sola con i tuoi appunti sia emerso in te il dubbio e la resistenza (comune a tutti) ad accogliere il mistero dell’Io umano e di Dio, una tendenza al controllo cercando definizioni rassicuranti.
Ma possiamo definire il mistero? Dio è l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra, recitava il catechismo. Ma quale conoscenza di Dio ha favorito questa definizione?
Oggi siamo chiamati a realizzare il mistero, finora solo rappresentato. Il mistero non possiamo comprenderlo con le funzioni logico-razionali della mente, possiamo solo accoglierlo nella fede, spegnendo l’ego, cioè ogni pretesa egoica di conoscere oggettivando, separandosi.
Posso conoscere Dio solo divenendo Dio, svuotandomi di me e lasciandomi riempire da Lui. Posso conoscere l’abisso solo facendo esperienza dell’abisso, accettando di vivere l’angoscia dell’annientamento. Solo da quel luogo di impotenza, in cui non so più nulla, posso aprirmi ad accogliere nella fede il mistero. E’ l’atteggiamento di Maria: totalmente vuota di sé, non comprende il mistero ma lo accoglie nella carne, e si lascia trasfigurare da esso.
Cara Lea, il lavoro iniziatico richiede tempo e pazienza. Si comprende un po’ per volta, e via via che ci si trasforma si comprendono meglio alcuni passaggi. Può essere utile riascoltare alcuni incontri degli anni precedenti (ad esempio quelli del 2° anno che riguardano la discesa nel baratro e il punto di scissione) per comprendere meglio il senso di quanto viene detto ora. Lo dico per esperienza personale: sono all’11 anno di Darsi Pace, e solo ora mi pare di cominciare ad intuire qualcosa.
Tu stai vivendo il mistero della nascita del tuo bimbo, un processo di trasformazione nella carne. Ti invito nell’attesa ad approfondire l’abbandono, a fare nella pratica meditativa un’esperienza sempre più profonda di abbandono colmo di fiducia.
Ti abbraccio con tanto affetto. Giovanna
Cara Giovanna,
Ti ringrazio moltissimo per la profonda ed utile risposta che mi fa riflettere.
Mi rendo conto che la mia domanda sia difficile, nel senso che non si possono dare precise definizioni di certi concetti. Cio’ nonostante, ridurre tutto ad una semplice ”esperienza personale” non credo sia abbastanza soddisfacente per una persona che sia alla ricerca sincera della Verita’, che Paul Brunton definisce come: “quella Verita’ che e’ al di la’ di ogni contraddizione e libera da ogni dubbio, che va infatti al di la’ di ogni possibilita’ sia di contraddizione e di dubbio, al di la’ dei cambiamenti del tempo e delle vicissitudini, per sempre una e la stessa, inalterabile e universale, e quindi indipendente da ogni ideazione umana”. Apparentemente sembra che la filosofia yogica di discernimento porti a tale Verita’ — che ovviamente non e’ una Verita’ che si basa su rappresentazioni, ed inoltre e’ una Verita’ la cui ricerca si nutre ma non si limita alla sola esperienza personale. Infatti le esperienze personali variano da persona e persona e spesso sono solo il risultato di proiezioni mentali o di stati emotivi alterati . Qualche criterio piu “oggettivo” ci deve pur essere, e credo che qualsiasi significato si voglia dare a queste parole, questo debba comunque anche soddisfare i criteri della ragione (per esempio, Marco stesso, mi sembra di capire, esclude che Dio sia un “vecchio barbuto”.. uno pero’ potrebbe rispondere di aver fatto esperienza di questo tipo di Dio se si auto-convince di cio’).
Insomma, non voglio assoluatmente togliere valore all’esperienza personale, e sono d’accordo con te che non si possa arrivare alla Verita’ con il semplice ragionamento logico-razionale, ma non credo nemmeno che il semplice criterio di esperienza personale da solo sia sufficiente. Credo invece che bisogna applicare anche il criterio di discernimento della ragione e non credo che si possano ridurre tutti i dubbi al semplice fatto che l’io si sia spostato nello stato egoico. Mi sembra un po’ come barare… perche’ e’ una giustificazione che si puo’ dare sempre, a qualsiasi tipo di dubbio. Non credo che stare nell’io in Cristo significhi abandonare del tutto la ragione… piuttosto mi immagino una sorta di integrazione tra ragione ed esperienza personale.
Credimi sollevvare questi dubbi e cercare una chiarezza di significato nelle Parole e’ tutt’altro che rassicurante, anzi.. mi sarebbe molto piu facile accettare senza dubitare la prima comprensione che ho avuto a caldo del messaggio di Marco.
Detto cio’, hai sicuramente ragione che il lavoro e’ lungo e difficile e che ci vuole pazienza. Quindi cerchero’ di munirmi di tale pazienza e della speranza che tale chiarezza un giorno arrivi.
Un affettuoso abbraccio e grazie ancora per il tempo che voi formatori dedicate a rispondere alle nostre domande. Lo apprezzo davvero molto.
Lea
ps: Per entrare nello specifico, sarebbe gi’a un passo avanti chiarire se nei gruppi DP, la parola “Dio”, “Padre”, e “Fonte Creatrice” abbiano lo stesso significato e quindi siano intercambiabili.. Questo gia darebbe un criterio minimo…
Carissimi tutti,
nonostante il ritardo e se possibile,vorrei condividere la lettera di consolazione
.
Sapete,la mia bambina ferita é davvero recalcitrante e dopo vari tentativi si è lasciata un po’ consolare.
Ho molta paura di…
Stancarmi, del mio pensiero ossessivo,della mia insofferenza,di essere cattiva,di perdere fiducia in me e di perdere la voglia di vivere.
Bambina mia,
ti senti sola nei momenti difficili.Tutti sono troppo indaffarati e distanti per ascoltarti e starti vicino.Ti senti triste e sei molto arrabbiata.Avvicinati e fidati,Io ti sostengo e ti ascolto perché credo in te.Non sei più confusa e inquieta,il tuo pensiero é chiaro e trasparente,c’è molta luce in te e puoi vivere veramente.
Lasciati abbracciare,desidero starti accanto e ascoltare la tua parte profonda.
Abbandonati,senza paura,ora puoi riposare dolcemente.
É tanta la tenerezza che provo per te.Attraversiamo insieme la notte in attesa di un nuovo giorno.
Qualità spirituali che intravedo…
Desiderio di ricerca,affidamento e speranza di ricevere intuizioni,capacità di ascolto sensibile e di accompagnamento.
Grazie di cuore
Patrizia
Cara Patrizia sei stata brava anche nel riconoscere da sola alcune qualità spirituali emergenti.
Inizialmente però nell’esercizio non hai risposto alla domanda….sono molto arrabbiata perché…
eppure nella lettera traspare “molta rabbia” che poi assieme alle paure ci impediscono di vivere.
Come hai detto, non è stato facile neanche dare spazio a quella parte di te già integra capace di consolare. E questo capita a molti!
Nel complesso direi che, oltre a quelle che hai bene espresso, hai già in te le qualità di accoglienza, complicità, ma soprattutto di grande tenerezza.
Ora il lavoro consiste nel fare emergere la “luce che c’è in te” coltivando l’abbandono, la fiducia nella vita e l’autostima.
A volte siamo troppo pre-occupati e concentrati su cosa pensano gli altri di noi (o se si accorgono di noi) e questo ci impedisce di vedere la nostra parte divina, sovrana.
Ti consiglio a tale proposito di ascoltare la bellissima poesia di Marianne Williamson che Marco ha recitato domenica (si tratta dell’ottavo incontro che verrà pubblicato qui in settimana); in quel testo ci riconosciamo un pò tutti.
Un abbraccio grande Gabriella
Grazie Gabriella, il tuo sguardo mi incoraggia e mi aiuta a mettere a fuoco ciò che ancora preme e vuole nascere in me. É vero quello che dici, sono, a volte, troppo sensibile al pensiero altrui per parlare liberamente della mia parte arrabbiata che é invece rimasta scritta nel mio diario. Ti ringrazio del consiglio, ascolterò con particolare attenzione la poesia del prossimo incontro.
Un abbraccio
Patrizia
Carissimi, quì di seguito la poesia di Marianne Williamson letta da Marco all’Incontro di domenica 5 marzo.
“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è quella di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talenti, favoloso?
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi perché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi….
Siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi…. non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri…”
Cara Lea, le tue domande sono interessanti, ma penso che trovino la loro risposta lungo il nostro cammino. Noi utilizziamo abbastanza bene la ragione, e difficilmente troverai appelli alla pura esperienza personale. Noi ci riferiamo invece chiaramente, a partire dalla metà del secondo anno, alla Rivelazione di Cristo, e decidiamo di credere in quella Rivelazione, entro la quale Dio si è rivelato come Triunità: Padre, Figlio e Spirito: Una sola sostanza in tre persone. Entro questa rivelazione sperimentiamo nella fede lo stato dell’Io in Cristo, che è sostanziale e reale, non una suggestione individuale, ma un’esperienza iniziatica di una verità assoluta. Tutto ciò, però, come scrive molto bene Giovanna, noi lo crediamo e lo viviamo lungo un cammino di trasformazione della nostra soggettività. Il mutamento di stato, dall’io egocentrico (e dalla sua ragione), all’io cristocentrico (che ha la sua ragione) è continuo, ed è la precondizione della comprensione dei misteri, e cioè della stessa verità per come si rivela in pienezza in Cristo. In Cristo la verità ci si rivela proprio come incarnazione, storia, processo dinamico, storia comune, e non come concetto definibile una volta per tutte. Per il cristiano la verità è il processo della divinizzazione dell’Uomo, non uno schema posto fuori dalla storia. Il cristiano ha cioè una concezione dinamica e storica del darsi della verità. Ma nessun relativismo sorge da questa concezione (se viene bene intesa), in quanto il processo rivelativo è la verità stessa che si fa storia. Vedrai che se rileggerai con calma i nostri manuali, troverai molte risposte alle tue domande, e altre verranno nei prossimi anni. Ciao, e buon lavoro. Marco
Caro Marco, ti ringrazio molto per la risposta.
Faro’ sicuramente come dite, rileggero’ gli appunti e manuali e aspettero’ con pazienza che le risposte alle mie domande arrivino lungo il percorso.
Un abbraccio. Lea
CARISSIMI AMICI, RIESCO SOLO ORA A MANDARVI LA CONDIVISIONE DELL’ESERCIZIO DEL SESTO INCONTRO. Purtroppo non ho ancora fatto in tempo a sentire l’ottavo incontro, il settimo si però. ECCO L’ESERCIZIO:
1) Descrivi la situazione. Sono invitato ad un matrimonio con mia moglie (matrimonio civile – niente chiesa – comunque bella cerimonia). La cerimonia va bene, poi si passa alla cena, ed infine al “ballo”. Purtroppo già alle 10:00 di sera sono tutti i nostri amici e/o conoscenti invitati sono ubriachi (tranne gli sposi, mia moglie ed io). Io soffoco proprio in certi ambienti. Cercano di spingermi a bere all’eccesso (io reggo bene l’alcool, mi piacciono birra e vino, ma non vedo il motivo per esagerare) e sopratutto a ballare. Loro sono in grado di sciogliersi solamente dopo dosi massicce di alcool. Non ho nulla contro il ballo, anche se non sono portato e non piace molto (a me piace fare musica, non ballare), ma se dovessi farlo lo farei con mia moglie (ho avuto l’onore di fare un corso di ballo con lei prima del matrimonio, per poter aprire le danze il giorno della nostra festa),non certo con una distilleria ambulante che sbava da tutte le parti e che è in grado di parlare dei suoi problemi coniugali solo sotto i fumi dell’alcool. Perché è proprio questo che sta succedendo: visto che non vado a ballare, vengono a parlarmi, a cercare di convincermi, spiegandomi quanto sia buono lasciarsi andare, infatti cosi si superano per un po i problemi di coppia… e questa persona inizia ad elencarli e a dirmi che lui ed il marito sono in grado di sentirsi davvero vicini solo in queste situazioni….
Mia moglie, del tutto sobria, sta ballando (la sposa è una sua amica) da sola, perché a lei non piace ballare in coppia, visto che anche lei non sa farlo, e a me la cosa sta bene, visto che a me appunto non piace ballare.
2) Io sono molto arrabbiato perché non mi sento rispettato nella mia libertà, non mi va di ballare, non mi va di bere in eccesso, non ho grandi problemi di intesa con mia moglie e non ho bisogno di dosi massicce di alcool per parlarne. Sono disposto a parlarne seriamente, anche con queste persone, ma in un contesto costruttivo, non per vomitare, una volta l’anno, tutto quello che non sopporto della mia vita e basta.
Al di là del caso singolo, queste situazioni mi riportano a quando ero adolescente: a me è sempre interessato interrogarmi sul mistero delle cose, dell’essere, di Dio, andare al fondo delle relazioni umane… e non fare bagordi. Mi manca proprio l’aria in certi ambienti, e per questo sono spesso stato messo da parte e considerato una persona molto “pesante” (il che è vero, me ne rendo conto). Ma questo non sarebbe la fine del mondo, se non fosse che poi i miei “amici” e/o compagni di scuola sempre venivano e cercavano di convincermi ad abbassarmi al loro livello, a bere, a fare lo scemo, ottendendo però magri risultati.
3) Ho molta paura che/di dover sopportare questo lezzo tutta la sera (anzi no, ne ho la certezza), di perdere ore preziose della mia breve vita (perché anche 100 anni sono pochi per interrogarsi sul mistero delle cose). Per fortuna poi anche mia moglie capisce la situazione, e dopo un’oretta ce ne andiamo, anche perché abbiamo i bimbi piccoli a casa e dobbiamo dare il cambio alla baby sitter.
4) lettera di consolazione (PREMETTO CHE LA SCRIVO AL SINGOLO EMANUELE SOFFERENTE, OVVIAMENTE NON POTREBBE ANDAR NECESSARIAMENTE BENE PER ALTRE PERSONE NELLA STESSA SITUAZIONE).
“Caro Emanuele, stai tranquillo, il nostro tempo è redento. Certo, la situazione è pesante, ma fra qualche ora sarà passata. Tu ricordati sempre che non sei migliore di queste persone (conosci bene i tuoi peccati), ma hai ricevuto molte grazie nella tua vita, spirituali e materiali, relazioni umane autentiche, luce per la tua storia….. Tu puoi godere di esse sempre (quando ti trovi nello stato di grazia, quando sei in famiglia, quando studi,…), mentre loro non possono goderne neanche per un minuto. Non hanno luce per la loro storia, non hanno gioia vera nel Signore, sono nelle tenebre, soffrono. Guarda, tu sei lì come un testimone, gli testimoni la loro sofferenza, la loro insignificanza, è per questo che non ti ignorano, che non possono sopportare che tu non faccia il deficente come loro. Ma non importa, abbi pazienza, prega per loro, porta su di te i loro peccati e le loro sofferenze, cosi come Cristo ha portato i tuoi peccati e le tue sofferenze. Avrai tempo domani e per tutta la vita per godere di tutti i doni che ti ha fatto il Signore, se a Lui piacerà continuare a tenere la Sua mano sul tuo capo. Coraggio! Anzi, sai che ti dico? Perché non vieni domani sera a casa mia, stiamo insieme, ci mangiamo una pizza e parliamo un po’?
Ti mando un abbraccio e… reggiti sempre forte, che il carro del signore, la merkabà, va sempre veloce come il vento!! “
Dimenticavo: 5) Le qualità spirituali che vedo: lo “studio”, l’intimità con Cristo, la pazienza, l’empatia
Caro Emanuele, grazie per la tua preziosa presenza e per il dono della tua condivisione che ci offre la possibilità di arricchirci in uno scambio autentico e profondo.
La lettera che abbiamo scritto in questo esercizio è finalizzata a consolare la nostra personalissima parte offesa, ferita, impaurita e arrabbiata, va benissimo che le parole siano indirizzate a noi stessi per portare comprensione, luce, calore e vicinanza al nostro cuore profondamente triste e addolorato.
Le parole di consolazione che hai espresso sgorgano dalla parte più evoluta di te, ora , se vuoi, prova a tornare ad ascoltare la parte del tuo bambino impaurito, offeso, ferito e umiliato, che si sente molto solo, che è arrabbiato perché non rispettato, limitato nella sua piena libertà espressiva.
Nella tua lettera di consolazione scrivi: “Tu ricordati sempre che non sei migliore di queste persone..” forse questa frase non è proprio consolante per quel bambino offeso, ferito che si sente tanto distante dai suoi simili e quindi tanto solo.
Concediti l’ ascolto, in uno stato di quiete, ora puoi dar voce a tutto ciò che opprime e grava il tuo cuore, senza censure, senza giudizio, ascolta i desideri profondi del tuo cuore, i bisogni più essenziali. Prova a parlare in forma diretta a questo bambino e donagli tutte le parole che desidera ascoltare per ricevere consolazione. Noi ci ascoltiamo , finalmente, per davvero , per dare voce a tutte le parti profondamente tristi ,addolorate, disperate, che attendono di essere consolate dalla sapienza del nostro vero Io in Cristo, capace di sostenerci e di farci gustare la tranquillità, il giusto riposo: “vieni a mangiare una pizza così parliamo un po’..” con parole liberanti, leggere e “veloci come il vento .. “
Oltre le qualità che già ti riconosci io intravedo anche :
Fede,
Desiderio di conoscenza della vera Sapienza,
Coraggio nel fare discernimento,
Fortezza,
Affidabilità,
Serietà,
Generosità.
Alcune qualità spirituali da far fiorire per esprimere pienamente la tua bellezza interiore credo siano:
la speranza, per poter vivere gioiosamente in comunione con gli altri;
l’abbandono fiducioso, per vivere senza dover portare sulle spalle il peso delle loro sofferenze;
la tenerezza, per accogliere benevolmente le fragilità delle nostre umanità ferite e plasmare i nostri blocchi interiori;
la pazienza, per attendere fiduciosamente i tempi del compimento;
La libertà, per esprimere la profondità del tuo pensiero sapiente con leggerezza e gioia interiore.
Doni già presenti in te e che ora attendono la piena realizzazione per portare a compimento la missione che ti è stata affidata dallo Spirito di Amore e trasmettere ai tuoi amici la “parola ” di salvezza, di vera speranza in questo tempo redento.
Ti abbraccio con gli auguri per la piena manifestazione di tutto ciò che arde nel tuo cuore. Vanna
Cara Vanna. Grazie per il tuo commento. Un abbraccio anche a te.
Emanuele
Cara Lea sono Mauro. Ritorno sul tuo intervento perché simpatizzo con te e capisco la tua difficoltà perché anche la mia. Credo che anche per me valga la risposta che ti ha dato Marco. Tuttavia, Se ti può essere d’aiuto vorrei proporti o scambiare con te, a braccio, alcune idee e riflessioni e con tutti gli altri, ovviamente. La prima è una citazione di Kafka che dice: “è difficile parlare della verità, perché, sebbene ce ne sia una sola, e” vivente, e ha quindi a un volto che cambia con la vita”. Definizione mirabile che io sento (ecco l’esperienza) molto vera. Quando Marco dice che in Cristo “la verità si rivela come incarnazione, storia, eccetera” io lo interpreto “(correggimi Marco se sbaglio) che in Cristo la verità Si rivela come energia vitale, creativa dinamica che eccede la ragione come senso ultimo e infinito della ragione stessa. Ecco secondo me un’interpretazione del senso di militanza. Ho trovato anche molto utile la lettura del diario di Etty Hillesum, del suo concetto di Dio come, anche qui si tratta di un’intuizione, una realtà che ad un certo punto della storia appare e che non si oppone al male, ma di cui si fa carico e che può crescere nella storia dell’uomo. Una realtà quella di Dio, fragile che può crescere e che va protetta. Ciao
Caro Mauro, Ti ringrazio tantissimo per questo tuo intervento! In qualche modo mi aiuta sapere che non sono l’unica ad affrontare queste difficiolta’. Grazie per aver condiviso la citazione di Kafka, e’ molto bella, e nel mio leggerla per la prima volta, la sento anche io vera. Ci “meditero” su.
Per quanto riguarda Etty Hillesum, hai tirato fuori un altra mia difficolta’! 🙂 Ho letto recentemente il suo diario, e mi sembra di ricordare che Marco la citi come una dei suoi tre principali maestri (insieme ad Heidegger e Nietzche) . Non voglio assolutamente negare la grandiosita’ di tale donna, che sprizzava amore in una situazione cosi drammatica. E’ un diario bellissimo, davvero un “balsamo per molte ferite”. Pero’, anche li, ho avuto l’impressione che si trattasse molto di “emozioni” ed “esperienze personali”. Per carita’, emozioni ed esperienze personali sicuramente autentiche e molto nobili, e di natura Spirituale, pero’ non necessariamente indicative del fatto che Etty avesse raggiunto la Verita’ (premesso che questa si possa raggiungere, il che forse non e’ cosi, forse non si puo possedere la Verita’). Mi permetto anche di buttare li l’ipotesi (visto che nei gruppi si e’ detto varie volte che non si dovrebbere prendere niente per scontato), che spero non scandalizzi troppo, che vivere un esperienza forte e drammatica come quella dei campi di concentramente possa su certe persone esaltare un certo tipo di “esperienza spirituale”.. Lo dico perche mi sembra di aver avuto simili esperienze (e tutte raccolte in un diario) nei miei vari viaggi da volontaria in Africa.. Non voglio certo paragonare il campo di concentramento al lavoro di volontario in Africa, l’unica cosa che voglio dire e’ che stare ina una situazione cosi forte dove la sofferenza umana ti tocca da cosi vicino, possa indurre certe rivelazioni, stati, emozioni (non so come descrivere) come quelle scritte da Etty. E quindi anche in quel caso , la mia ragione non e’ stata molto appagata. Forse avrei trovato piu convincente se un tale diario fosse stato scritto per un periodo molto protratto di tempo e da un persona che viva una vita “normale”…ovvero non una situazione forte come quella del campo di concentramento, ma invece una situazione “banale” con il mutuo da pagare, i figli da mantenere, il capo di lavoro insopportabile ecc.. Lo stesso diario scritto da una persona che vive la vita banale di tutti i giorni sarebbe per me piu indicativo di una persona che abbia raggiunto la Verita, o che cmq sia vicina ad essa.
Pero volevo aggiungere riguardo al mio intervento precedente, che Giovanna e Marco avevano proprio ragione: il fatto di non riuscire piu a carpire il messaggio del 7 incontro era legato ad un cambiamento di stato.. ovvero essermi spostata ad uno stato egoico. Quando ieri ho riletto di nuovo gli appunti del settimo incontro (ed ero in un stato mentale diverso), gli appunti mi hanno iniziato a “parlare” di nuovo, ad avere senso.. ed infatti ho trovato di nuovo le risposte ad alcune delle domande! Diro di piu: ho trovato nel mio diario elaborazioni degli appunti del settimo incontro, dimostranti che avevo davvero fatto mio il messaggio.
Cosa ne concludo finora? Mi riecheggiano le parole di Marco in uno dei suoi fantastici discorsi: “la conoscenza non si possiede” .. e forse quindi nemmeno la Verita’ …
Un abbraccio e grazie ancora per aver contribuito questo discorso! Lea
scusate se scrivo senza accenti e apostrofi: non ho imparato ancora ad usare questo computer.
immagino una folla in cammmino ed io e te, magari un po indietro, un po dentro e un po fuori, che ci teniamo su l un con l altro, ma insieme agli altri. Ognuno come puo, appunto. Tu dici; d accordo, in situazioni limite uno coglie misticamente il vero, attinge l essenziale o come vuoi chiamarlo, la verita, la fa sua, ecco ce l ha. I problemi per lui sono finiti; ha conosciuto e quindi possiede la chiave della salvezza, non teme piu la morte, in definitiva. Ma noi “gente delle strade”, non possiediamo nessun viatico che ci accompagni nel deserto della vita di ogni giorno. Beata Etty allora?? Sarebbe paradossale e non credo che tu intenda questo. E tuttavia, cerchi, mi sembra, tu come io, come tutti, in fondo, una sicurezza che ci garantisca che cadremo in piedi, su un terreno solido, se facciamo il salto nella vita, nella liberta dell esistenza. Come dice Marco (e non solo lui) e come voler imparare a nuotare senza buttarsi in piscina. Cerchiamo una garanzia. Ma, allora, siamo sempre all interno del principio di ragion sufficiente. La richiesta di una ragione sufficiente e cio che ci fa morire, che ci impedisce di vivere perche e espressione della paura della morte con tutte le diverse declinazioni che a questo sentimento possono riconoscersi. D altra parte, e indubbio che situazioni limite accelerino il processo o ci aprono gli occhi, ma non credo che per questo siano meno ragionevoli (piu emozionali come dici tu). Non trovi che Etty sua invece di una razionalita e coerenza estrema? altro che emozioni o “va dove ti porta il cuore”. Ripeto, il pensiero inteso nella sua razionalita piu estrema eccede ogni senso dato, si proietta oltre ogni verita data. Mi ricordo una frase di Norberto Bobbio dei tempi dell universita;”non ha senso porsi il problema del senso”, logico no?
Sono in vena stasera e non smetterei di scrivere ma e meglio che smetta. Buona notte a te, Lea, e a tutti. e scusate la confusione didee. Ciao ciao, Mauro
A, scusate, un ultoima cosa. Personalmente l idea del vuoto, del nulla mi fa flippare. Forse, penso, sara per quello che la lettura di autori cd atei, spesso, non sempre, mi da allegria. Non e che sia perche il dio che si ritira (tzin -tzum) e quello che lascia il posto alla vita? Ciao Marco;-))
Grazie Mauro per gli spunti che mi hai dato, ci riflettero’ sicuramente…!
HO UNA DOMANDA SULLA RICONCILIAZIONE, tema quaresimale che sta molto a cuore a Papa Francesco, il quale non ha esitato, nel bel mezzo della piazza di S.Pietro , ad ascoltare la confessione di un giovane, semplicemente seduto su di una sedia , accanto alla sua. Mi chiedo se la CONDIVISIONE volontaria della letterina di consolazione, del 7° incontro , con Marco confessore del giovane, abbia avuto o meno valore di sacramento come quella del papa. Rischiando una scomunica, a me pare che abbiano lo stesso valore, differendo solo per la forma pastorale e pedagogica, più tradizionale quella del papa, più moderna quella di Marco, ma entrambe nello stesso Spirito della Misericordia e dall’aiuto e della cura della nostre anime, per renderle più consapevoli della loro santità , già presente in noi, ma dormiente , impaurita, sfiduciata.
E per essere più chiaro, l’una può sostituire l’altra ? Oppure bisogna sempre passare per la mediazione del clero, per fare una buona confessione ? Spesso mi sono confessato con mia moglie , sposi davanti a Cristo …perchè avrei dovuto raccontare ad un prete cose che per spiegargliele avrei dovuto condividere con lui un pezzo della mia vita ?
A parte questo mio bisogno di chiarezza…..questo settimo incontro mi ha risvegliato ad una migliore lucidità mentale, circa la fede in Cristo e il suo valore antropologico e universale….straordinario sapere che lo Spirito di Cristo, il suo pensiero divino, opera dentro le nostre vite e la storia umana, anche se noi siamo distratti…ma assumendone consapevolezza, scopro una gioia che prima non c’èra. A tutti, un abbraccio.
ivano
Caro Ivano, cerco di dare una risposta alla tua domanda con semplicità e secondo l’ esperienza del cammino che stiamo percorrendo nel lavoro trasformativo del metodo di “ darsi pace”.
Nell’esperienza della pratica di autoconoscimento psicologico, integrata con la pratica meditativa e contemplativa della preghiera dei “figli di Dio”e con lo studio della fase storica che stiamo attraversando, facciamo reale esperienza di una via che ci conduce alla consapevolezza che ordinariamente ci percepiamo separati dalla relazione con lo Spirito di Amore che ci ha generati come figli.
Con la reiterata realizzazione dei passaggi degli stati dell’io: dall’io egocentrato all’io in conversione, dall’io in conversione all’io in relazione, nello stato della fede con l’aiuto dello Spirito, possiamo vivere concretamente l’esperienza interiore della riconciliazione come stato dell’essere che è unità.
Nella “preghiera dei figli di Dio” noi invochiamo lo Spirito di Amore perché scenda nella profondità della nostra carne, che ci liberi dal male, che ci doni la perfetta guarigione, il perfetto perdono, la perfetta integrità per essere nell’Essere una cosa sola.
Cogliamo sempre più consapevolmente che la separazione è condizione disperante della nostra mancanza di essere nell’ Essere una cosa sola. Stiamo comprendendo che l a separazione è la condizione che nel linguaggio ordinario chiamiamo peccato.
Tuttavia l’esperienza interiore della tutta unità che viviamo nella nostra pratica quotidiana non sostituisce il sacramento della riconciliazione.
Il sacramento ci aiuta a comprendere che l’atto umilissimo di riconoscimento delle nostre ferite e poi la condivisione che facciamo davanti a persone estranee alla nostra quotidianità ha la medesima valenza del nostro umile gesto di andare davanti ad un confessore per predisporci a ricevere il dono sanante dello Spirito Santo che ci libera da tutte le visioni distorte prodotte dal nostro ego. Invochiamo l’assoluzione dello Spirito perché ci doni la liquidazione dei nostri blocchi interiori.
Anche il contenuto della nostra confessione sarà espressione della nostra esperienza interiore , realtà di chi semplicemente sta imparando a sondare la profondità dei propri inferi perché sta comprendendo una concreta possibilità di guarigione profonda.
Decidere di riconciliarsi attraverso il “ sacramento della confessione” è un atto libero e volontario dipende come sempre dalla scelta personale. La via del ritorno in fondo è una via da percorrere infinitamente e illimitatamente per lasciarci illuminare e sanare dallo Spirito della Vita.
Spero di aver, in parte, risposto alla tua domanda . Un caro saluto. Vanna
Grazie Vanna per la tua gentile risposta che sento anche faticosa. Verifico che si tratta ancora di un terreno sul quale bisogna muoversi con molta prudenza , come del resto papa Francesco testimonia recandosi in confessionale egli stesso, Del resto non mi sento quell’adoratore in spirito e verità che Cristo preannuncia alla samaritana, che va oltre la religione del tempio. Anche se il nostro scopo è proprio il far crescere in noi questa maturità spirituale che ci liberi anche da ogni atto di culto doveristico a cui siamo stati educati con le minacce infernali , oggi però, non più di moda.
Non mi aspetto clamorose affermazioni di libertà del credente da parte del Magistero che evoca ancora a sè l’efficacia della sua mediazione tra Dio e il suo popolo come al tempo di Mosè. Basti il Vangelo per riconoscersi con la propria libertà spirituale. Con la incarnazione di Cristo, e l’esplosione della soggettività con l’Io autonomo e secolarizzato, dovrebbe essere il tempo degli adoratori di Dio in spirito e Verità, dunque liberi difronte al Padre, attraverso il Figlio e nello stesso Spirito. Ma è anche vero che la Prudenza della Chiesa tende a responsabilizzarci perchè questa piena libertà di discernimento del credente , non sia frutto di un ego supponente, ma invece di una relazione con lo Spirito di Cristo e la Grazia divina, pienamente consapevole e in noi sperimentata e come vissuta nella preghiera del Figlio , accessibile dalla meditazione quando ci fa precari.
Per non subire in modo egoico, le raccomandazioni di confessarsi almeno a Pasqua da parte dei parroci , bisogna trovare in noi la nostra fonte vera e autentica della nostra libertà. Spiace però riscontrare nelle parrocchie la mancanza di un confronto più libero e aperto su temi di coscienza che si liquidano con il richiamo alla tradizione …per paura o peggio per non disturbare ciò che rimane del potere clericale. E’ tempo di umiltà, sempre, certamente, ma anche di un po’ di coraggio per” liberare lo Spirito che teniamo ingabbiato dentro di Noi ” , come piace ricordare a papa Francesco…non mi resta che imitarlo ….cercherò un prete che mi confessi …sperando di trovarne uno che mi dica : confessiamoci insieme, nel nome di Cristo ! E questo sarebbe un bellissimo segno della efficacia della Grazia divina, esempio di fraternità condivisa, non più atto di potere, rituale e magico, ma strumento di cura reciproca . . Per tutt iresta sempre la medicina della Misericordia che ci rende misericordiosi , quando ci riconosciamo davvero risanati da chiunque sia, perchè nel nome di Cristo che ci fa tutti, preti e laici, figli del Padre.
Un carissimo abbraccio
ivano