Ciao a tutti,
Vorrei condividere l’esercizio partendo dalle paure.
Ho molta paura di……. Dello scontro fisico e verbale, di non saper gestire la cosa, ho paura di cadere in questa lotta, di morire, ho paura della confusione, di morire annientato con le parti di me tutte staccate!!
Lettera di vera consolazione a questa parte ferita:
Non aver paura, non muori, io sono con te, osserva bene queste tue parti ferite, sanguinanti, prostrate a terra, calde, vive, respirano ma doloranti, quasi spasimanti, si indifese, sono sempre io, io e te, ci identifichiamo!
Si Signore, identificati con me, io e te insieme, ricostruiscimi come con il profeta Ezechiele, stai rimettendo vita a queste mie parti a terra divise, riconnettendole le une con le altre!
Claudio
Caro Claudio ho avuto il piacere di incontrarti personalmente e la prima impressione che ho avuto è stata di una persona schietta, genuina e molto profonda.
Non ho avuto difficoltà dunque nel riconoscere dalla lettera le attitudini interiori che sono già in te: una spiccata capacità di scendere nelle profondità e quindi di ascolto verso te stesso e verso gli altri, una grande umiltà e soprattutto una vera Fede che emerge in particolare nell’ultima parte del tuo scritto.
Quelle qualità spirituali che forse attendono di fiorire mi sembra siano il coraggio (“non avere paura”) e la fiducia.
Coraggio di essere se stessi e fiducia che per questo non si debba morire annientati.
Tutto ciò richiede certo un maggiore abbandono, so che non è facile ma sei sulla buona strada, in fondo si nota che aneli ad una integrità del tuo essere quando dici (“io e te ci identifichiamo”)!
Ti abbraccio Gabriella
Mi ha commosso quello che Claudio ci ha condiviso. Le tue parole sono veramente sacre. Quando possiamo sperimentare che l’uncia persona che può dividere le nostre sofferenze nella nostra carne è il Signore, allora abbiamo trovato la persona che cerchiamo che veramente sa la sofferenza che abbiamo sofferto — da dentro.
Grazie di nuovo a Vanna e Gabriella per questa lezione. Siete state veramente ispirate.
Mi è venuto in mente con più chaiarezza quello che Marco ci ha detto dell’importanze di conoscerne le scritture della fede che una abbraccia. Parlando di San Giovanni il Battista come io in conversione che prepara la strada per la figura mariana, mi sono resa conto che la storia dell’Esodo, che forma la psiche vera del Popolo di Dio, è la stessa Giovanni il Battista. Lui non fa altro che quello che Mosé ha già fatto. Anche Mosè non ha attraversato il Giordano, non è entrato in terra santa. La storia dell’Esodo è la storia di un popolo schiavo che viene liberato attraverso di un uomo che si è messo sulla strada di conversione, è di relazione con il suo Creatore. Questa storia si ripete tantissime volte nelle sacre scritture.
Perciò non è una sorpresa che Claudio si è identificato con Ezechiele. È necessario che troviamo un riferimento nelle sacre scritture per capire il pezzo della strada che percorriamo.
Ho trovato anch’io un legame con le scritture quando ho scritto la mia lettera:
È la primavera e il tempo del canto è tornato, la voce della tottora nella nostra campagna. Hai sempre sentito il suo canto e per sempre hai cercato chi lo suona. Le catene sono cadute uno per uno. Perciò c’è la speranza che quelle che rimangono cadranno presto. C’è qualcuno che ti aspetta. Appena che ti abbondoni completamente troverai quello che cerchi. Non mollarti. C’è qualcuno che è onnipotente. C’è qualcuno che sa tutto. Questi è il musicista che senti e cerchi. Quando tocca i tuoi limiti suona il suo canto. Lascia che questo canto ti accompagni affinché ti ricorda di Colui che cerchi.
Cara Bernadette, sono contenta di ritrovarti qui, in questo spazio, dopo che ci siamo conosciute all’incontro dove non è stato possibile parlarci come desideravi.
Il tuo riscontro ci dona davvero conforto e ci incoraggia a proseguire il nostro cammino di ricerca con fiducia e con la decisione, nuovamente rinnovata, di partecipare con gioia, come semplici collaboratori, per costruire, nella nostra realtà, il regno di vita nuova, il mistero di vita che Cristo ci invita a penetrare.
Nelle tue parole traspare tutta la profondità della tua ricerca interiore, il tuo vivo desiderio di una ricerca di senso che è sempre ben radicata nella storia della salvezza dell’uomo.
Capire il senso evolutivo della nostra storia e della storia di ogni uomo, è un dono di grande sapienza che conduce ad attraversare fiduciosamente tutta la nostra vita fatta di sofferenza e di disperazione.
Sei pienamente fiduciosa e determinata nel voler attraversare le acque del Giordano per lasciarti purificare da tutto ciò che ottenebra la tua vera natura pienamente umana e al contempo pienamente divina. Ora senti di voler lasciar cadere, di abbandonare, una ad una, ogni catena che ostacola l’incontro con Dio Padre fonte di vera vita.
Un passaggio che oggi stiamo affrontando con i nostri umili passi, dentro la nostra personalissima storia, dentro la nostra particolarissima ferita che è esperienza viva di separazione dalla relazione con il Padre fonte zampillante di infinito Amore.
E’ tempo di ricercare la voce amorevole che ci accoglie per ciò che siamo! Il canto di vera libertà e infinita leggerezza che ci intona con la Parola per realizzare gioiosamente Cristo in noi.
Dalla tua lettera possiamo individuare alcune qualità spirituali che sono già presenti in te, io individuo:
profonda fede,
desiderio di vera conoscenza ,
confidenza relazionale, abbandonata, libera, armoniosa.
La qualità da far fiorire è il coraggio per esprimere e donare liberamente, fiduciosamente, la bellezza, la profondità, la saggezza che abita il tuo cuore.
Il coraggio fiorisce scendendo gradualmente nelle aree dolenti della nostra ferita, possiamo agevolare la discesa nel nostro cuore accogliendo con delicatezza e gentilezza la voce della nostra bambina ferita, abbandoniamoci fiduciosamente, confidiamo in Chi ci accompagna dolcemente nella nostra discesa. Facciamola parlare questa bambina che si è tanto forzata, ora è tempo di liberare il suo grido di dolore, niente è rifiutato, tutto è ben accolto dalle mani sapienti del Padre della Vita che la sta attendendo da sempre per trasformare ogni sua parola in canto di gioia.
Cara Bernadette, ti invio con tutto il mio cuore tanti auguri per continuare fiduciosamente il cammino della tua liberazione interiore per manifestare in pienezza la tua vera identità in Cristo.
Se vuoi puoi comunicarci quali qualità spirituali riconosci in te e se ti ritrovi con quelle che ho indicato. Lavoreremo e ci confronteremo ancora nei prossimi incontri per approfondire e scoprire le qualità spirituali che attendono di venire alla luce della nostra consapevolezza.
Ti abbraccio. Vanna
Sì, perfino la più profonda delle paure, quella del morire, magari nel modo più orrendo, è stata sanata, purificata, dissolta, se in Lui fondiamo il nostro esistere e concepire, da Colui chè il nostro Capo. Dono di guarigione da supplicare istantemente.
Un abbraccio Fratelli.
Carissimi,
vorrei esprimere innanzitutto la mia gratitudine a Vanna e Gabriella. E’ vero quanto mi viene spesso ripetuto, che l’attrattiva del cristianesimo è vedere gente cambiata da questo, e non tanto ripetere discorsi (“ne abbiamo abbastanza dei discorsi” diceva già Peguy), ed ecco, insomma, quando lo vedi è uno spettacolo per il cuore. Uno spettacolo grande ed insieme piccolo, raccolto, intimo. E il cuore torna a sentire quel canto, che attraversa tutte le tue paure, tutta la “cacca” della quale a volte ti senti circondato…. quel canto che dice “quello che cerchi esiste, la tua ricerca avrà buon esito”, quel canto che è così bello ed insieme così “personale” che niente è più bello che ascoltarlo, quando lo si avverte.
Così volevo dire grazie, perché domenica ho risentito questo canto, questa attrattiva. Ho sempre bisogno di risentirla, anzi ne ho bisogno sempre di più… e di capire come cambia l’umanità delle persone: la presentazione di Vanna, così aperta e sincera, è stata un momento di grande umanità, ad esempio. Ma il “dono” di avere degli accompagnatori, tutti, che si fanno permeabili alla Parola, concretamente e umilmente, è davvero un grande dono, che si “gusta” via via.
Vorrei condividere di seguito quello che ho scritto nell’esercizio, la paura e la frase di risposta (che mi ha sollevato scrivendola, e ancora mi solleva quando la leggo). Grazie infinite, un grande abbraccio.
***
Ho molta paura che… Io non sia visibile per chi mi è intorno, che gli altri vengano preferiti perché più bravi di me, ho paura di scomparire, di non esserci… Di perdere la mia vita senza lasciare traccia…
Caro bambino, vieni qui tra le mie braccia. Ti voglio stringere a me, voglio consolarti io. Stai tra le mie braccia e non preoccuparti. Penso io a tutto, tu non scomparirai, ci sarò io a difenderti. Io ti amo e ti amo esattamente come sei, puoi rilassarti completamente in me. Ti difenderò davanti a tutti e tutto, non dovrai temere più nulla. Non stare più rigido, lasciati andare. Che paura puoi avere se ci sono io? Qui sul mio seno sei al sicuro, niente e nessuno potrà farti del male. Gioisci, piccolo bimbo. Rasserenati. Il dolore qui non arriva, lo fermo io. Qui c’è solo calore ed accoglienza. Sei completamente al sicuro, adesso. Io ti amo da morire.
Meno male che c’è LUI!
Caro Marco ti ringrazio sempre per il riconoscimento che dai a noi tutors, se riusciamo in tutta umiltà a dare un benchè minimo contributo al vostro itinerario spirituale, questo ci riempie di gioia e dà grande motivazione al nostro impegno.
Tutto è sempre un arricchimento anche per noi e soprattutto un pretesto per non mollare, per rimanere ancorati ad un luogo di salvezza. Certo dobbiamo anche procedere sulle nostre gambe dando sempre più forza ai progressi ed alle certezze acquisite, ma si sa siamo sempre un po’ fragili! Ed ecco quindi l’importanza del gruppo che si dà forza, che si sostiene, che lavora per trasmettere anche ad altri tale meravigliosa esperienza.
Vengo ora al tuo esercizio.
Direi che la tua lettera è di vera consolazione, in essa traspaiono alcune qualità che sento già in te, ad esempio la capacità di dare protezione, di accogliere, di amare profondamente.
Ciò che deve ancora fiorire sembra sia un vero abbandono (puoi rilassarti completamente in me….non stare più rigido) il coraggio (non dovrai temere più nulla…) e la fiducia che puoi essere te stesso senza per questo subire il giudizio altrui come una condanna, senza timore di scomparire.
Tu sei prezioso per ciò che sei in quanto figlio di un Dio che ama senza condizioni. (Meno male che c’è Lui dice il nostro Giovanni).
Puoi permetterti di vivere in spontaneità, senza nasconderti o bloccare le tue emozioni.
Ti auguro una buonanotte Gabriella
Ringrazio Giovanni per le sue parole di conforto. Ti abbraccio anch’io
Cara Gabriella,
grazie per quanto scrivi a commento del mio esercizio. Mi colpisce molto perché risuona in me con un indubbio accento di verità, così forte che non può essere equivocato.
Questo abbandono che giustamente individui come qualità ancora da “far fiorire” è al contempo qualcosa che desidero sempre più intensamente, e allo stesso tempo è qualcosa che temo e a cui resisto con tutte le forze. Ma alla mia obiezione “Possibile che l’Eterno possa amare così uno come me?” rispondono testardamente le circostanze, dove accadono delle cose che quasi mi costringono a dire che un Padre buono vigila e mi protegge. Anzi, mi ama.
Certi momenti, la mia resistenza ad abbandonarmi mi getta nello sconforto. Esattamente come la mia “misteriosa” fame, direi quasi compulsiva, di amore e attenzione costanti, di rassicurazione permanente…. Poi però vedo che Dio mi ha dato questa strada, e non mi ha chiesto proprio niente, nessuna prestazione, nessuno sforzo, nessuna eroica ascesi: mi ha chiesto – mi sta chiedendo – solo di fidarmi, perché Lui possa compiere la sua opera, perché io possa “darmi pace” nelle Sue braccia. Questo pensiero è un balsamo che placa la mia anima inquieta, e mi porta di nuovo a sorridere, dentro e fuori.
Un grande abbraccio!!!
Caro Marco mi sembra di rivedermi nelle tue emozioni contrastanti tra abbandono e fame compulsiva di riconoscomenti. Forse sono un pò più consapevole e serena nell’accettare quello che la vita mi da’, dopo tanti anni! Comunque siamo tutti in cammino e verso l’unica inevitabile direzione. Ti abbraccio
Caro Marco, le tue parole di gratitudine ci incoraggiano a proseguire con rinnovata fiducia il cammino di liberazione interiore. Crescere nella dimensione della nostra realizzazione significa partecipare pienamente alla vita per lasciarsi trasformare dal fuoco dell’Amore dove tutto viene trasmutato in forza donativa.
Non possiamo trattenere questo fuoco bruciante, non è possibile contenere la gioia di una trasformazione concretamente ricevuta! Non possiamo trattenere il “respiro” della Vita ne possiamo vivere in una condizione di apnea pena la morte certa.
Questo incontro è stato un’esperienza molto significativa per me e sono contenta di aver dato quel poco che sono , in semplicità, libertà e tanta gioia.
Ti sono grata per la tua attenta partecipazione e per saper donare a tutti noi il tuo entusiasmo, il tuo stupore, la tua bellezza interiore che traspare ogni volta dalle tue profonde condivisioni.
Ti abbraccio con l’augurio di proseguire con gioia e leggerezza il cammino verso la piena realizzazione della tua vita.
Grazie di cuore. Vanna
Ciao a tutti,
ecco la mia lettera di consolazione:
Cara Elisabettina, ti affanni tanto per essere BRAVA, per essere stimata, riconosciuta, apprezzata perchè sei convinta di non valere un cazzo di nulla. E’ a questa convinzione errata che rivolgo il mio sguardo benevolo.
Non è vero che non vali niente, che non sei interessante, non è vero perchè hai un cuore caldo quando parli del Vangelo, sei “appassionata” e questo interessa aldilà dell’eloquenza del discorso.
Piccola mia, non temere, il Seme è potente, Lui agirà nei cuori, non temere. Tu sei amata per ciò che sei, non perchè fai la brava bambina.
Shalom a tutti voi,
ELisabetta
Cara Elisabetta, ben ritrovata!
Credo che le parole che hai ascoltato ti abbiano donato davvero conforto. Hai saputo ascoltare la parte della tua bambina ferita perché non valorizzata e non riconosciuta nel suo valore autentico dandoti la reale possibilità di ascoltare la parte più evoluta che sa accogliere benevolmente, oltre ogni misura .
Non so se hai cercato e riconosciuto le qualità spirituali che ti appartengono e che sono pronte a manifestarsi con tutta la potenza della luce della tua fede in Dio. Ti invito a rileggere ogni parola e a sottolineare quelle che puoi riconoscere nella loro essenzialità.
Quelle che intravedo io sono:
Accoglienza amorevole
Benevolenza
Generosità
Passione nel trasmettere la verità della vita.
La qualità da incrementare è la fiducia in te stessa (.. “aldilà dell’eloquenza” ) e il coraggio (.. “non temere”) che puoi coltivare approfondendo l’esperienza dello stato intimo e veritiero dell’io in relazione per lasciarti fecondare dal “Seme” di nuova vita che attende la sua piena manifestazione.
Buona continuazione!
Un caro saluto. Vanna
Cari tutti,
non ho letto ancora tutti i vostri messaggi, lo farò di sicuro, lo faccio sempre, solo che non ho avuto tempo fin qui, e ora mi preme condividere la mia “lettera” prima del prossimo incontro, domenica è così terribilmente vicina e io continuo a non riuscire a ficcare in un solo giorno le cose che debbo/voglio fare.
Allora eccola qui:
Tu vuoi essere dimenticata, dici. E poi dici pure che vorresti essere compresa, vorresti sentirti dire “sono contento che tu faccia ciò che credi”. Ebbene rinuncia, non succederà. Fallo tu invece. Riempi la tua giornata di ciò che senti importante, comincia dalla prima cosa fattibile e non pensare che tanto non è niente di che, comincia e basta, non misurare. Ricordati di quel giorno che hai sentito che Dio era tuo padre, che non avevi altri lacci al mondo che non attraversassero prima il tuo speciale legame col Padre Eterno. Dimenticati di te. Sii il tuo respiro, sii il cielo che guardi, sii il bene che cerchi. Dimentica te stessa, muoviti con l’aria. Se cadi ricomincia, e ricomincia di nuovo. Non disperare se non hai trovato il “come”. Il come si trova solo continuando e continuando, sempre e comunque.
Finito. Non ho scritto altro. Vi abbraccio e ringrazio, in particolare chi ci segue/guida in questo percorso e ha la pazienza di commentare.
Maria
Ciao!
Oggi ho avuto modo di seguire, o meglio partecipare, a questo incontro e benché stanca morta non posso chiudere il PC senza prima ringraziare di cuore Gabriella e Vanna per ogni parola: mi avete donato un incontro consolante dal principio alla fine.
Ancora non sono pronta per condividere ciò che mi sta attraversando da un po’ di mesi, ma vorrei ringraziare per l’esercizio che avete presentato e che mi ha dato di esprimere e sciogliere e iniziare a sciogliere altri blocchi. E sono immensamente grata per ogni commento. In ognuno di essi trovo parti di me, e vi ritrovo in me! E’ davvero misterioso e affascinante il legame che ci unisce l’uno all’altro… Siamo così diversi e intimamente così simili! Siamo realmente fratelli!
Un abbraccio e serena notte a tutti!
Agata
Cara Maria intanto desideravo dirti che sono stata contenta di vederti, la tua partecipazione sia fisica che telematica ti sarà sicuramente di grande aiuto.
Eccomi all’ esercizio.
Perdonami ma non riesco a percepire nella prima parte della tua lettera parole di vera consolazione.
Capita sai che a volte invece di alleviare ci vogliamo spronare perché è grande la sofferenza di vedere una parte di noi in quello stato.
Gli imperativi che scrivi …….rinuncia…..comincia e basta….dimenticati di te…non fanno bene a quella bambina ferita che chiede solo di essere capita, amata, coccolata. Bada comprendo ciò che dici sono cose vere, ma forse “lei” vuole parole più tenere e che comunque si intravedono poi nella parte finale…… Sii il tuo respiro, sii il cielo che guardi, sii il bene che cerchi.
Allora penso che le tue qualità spirituali già vive e manifeste in te siano la Fede e la perseveranza.
Quelle che cercano di fiorire e di cui hai tanto bisogno direi sono la tenerezza, la capacità di relazioni autentiche, la fiducia nella vita e nel prossimo, la chiarezza di cosa sia davvero importante, l’abbandono (muoviti con l’aria).
Carissima se vuoi puoi dirmi cosa provi nel leggere le mie parole e se c’è altro che mi è sfuggito.
Ti abbraccio Gabriella
Cara Agata sono lieta di sentire che ci segui con affetto. Quando vuoi siamo qui.
Un caro abbraccio Gabriella
Grazie, Gabriella perché mi aspettate… grazie dell’amore che ho sentito nelle tue parole.
Ok…!
Dall’esercizio è emersa la paura della mia impotenza rispetto alla sofferenza e morte mia e delle persone che amo. Paura dell’annientamento, del nulla…
Anche paura di lasciare andare i miei genitori (la situazione cui faccio riferimento all’inizio dell’esercizio riguarda le loro condizioni di salute e la mia vocazione al Carmelo…), di separarmi da loro per sempre. Così come ho paura di prendere il largo…di andare per la mia strada….
Nella lettera (che sintetizzo) ho scritto: cara Agata è la vita che fa il suo corso e che si compie…sempre… Tu, Agata sei pronta per andare, per prendere il largo. Guardati: sei serena nonostante il dolore che provi… E ti vedo sovrana, bella mentre li lasci andare e ti lasci andare per le vostre strade. Vieni a me. Guardami. Sei qui. Sei qui adesso. Qui in questa stanza, in questa sedia, con questa penna in mano, con queste tue lacrime. Sei qui, adesso!
Lasciali andare e ci sarai sempre e sarai capace di affrontare tutto al momento giusto. Fidati. Fidati di te stessa! Non sei sola. C’è Dio con te.
unabbraccio
Ho scordato di dire questo: carissimo Claudio, ti ringrazio per come ti consegni nei commenti, per averci parlato di tua figlia… Ora lei è nel cuore di tutti noi. Sto pregando perché il Signore le ottenga la fortezza e gioia di vivere e senta tutto l’amore di cui è circondata.
Inoltre, le tue parole, come quelle degli altri papà che hanno scritto nel 5° incontro (che ricchezza!), mi stanno facendo riflettere sul ruolo del padre nella famiglia. Di quanto il padre abbia ancora da dire e dare in seno ad essa: dello spazio vitale che è chiamato a riscoprire e custodire per garantirne la crescita e la saldezza…
un sorriso e buona giornata a tutti!
Agata
Cara Gabriella grazie. Debbo dire grazie anche perché la risposta mi rimette in discussione, mi ero appena acquietata e vengo energicamente scossa. Ed è cosa buona, ne sono sicura, anche se non comodissima.
E’ spesso così con le tue/vostre risposte, anche nei due anni precedenti è accaduto, alcune mi risuonano ancora dentro, nel senso che sono ancora al lavoro.
Beh si, adesso che lo dici mi accorgo che non si può definire consolatoria questa specie di lista di “comandi” che ho tirato giù, eppure – mi sono ritrovata a pensare – è sicuramente più tenera del modo con cui ero, per esempio, invitata a superare gli ostacoli e i problemi da piccola, chissà come sono stata e sono io adesso nei confronti degli altri, mi pare di essere stata molto consolatoria in alcuni casi, pure troppo, in altri per niente, anzi decisamente rude, anche se mai ostile, e improvvisamente mi dispiace.
Le qualità manifeste, dici Fede (oh si spero proprio di si, anche se non è per niente liscia la cosa) e perseveranza. Perseveranza, si penso si possa dire che io sia una persona perseverante persino ai limiti dell’ottuso (come il mulo bendato intorno alla macina) o del cocciuto. Tocca starci attenti con la perseveranza non è detto che sia sempre una buona cosa.
Dici poi che ho bisogno di “tenerezza” – bello, e pensare che io mi sento assolutamente capace di farne a meno. “Capacità di relazioni autentiche” – si certo come no, ma i due o molteplici estremi della relazione devono essere e riconoscersi reciprocamente autentici, di solito appena avverto una qualche forzatura chiudo e mi ritraggo, recentissimamente qualcosa sta cambiando, ma forse è presto per dirlo, non mi ritraggo subito aspetto, prima chiarisco con tutta la gentilezza di cui sono capace (e oramai abbiamo capito, ahimè, che non deve essere molta) esattamente il mio pensiero e vedo quel che succede.
In ogni caso le occasioni di “relazione” sono davvero rare per il tipo di vita che faccio. Dici anche che ho bisogno di “fiducia nella vita e nel prossimo”, no qui non mi riconosco, penso addirittura di essere ed essere stata estremamente fiduciosa nella vita e nel prossimo, tanto da acchiappare qualche bel pugno in faccia e, dopo un primo barcollamento, cercare comunque una strada che non demolisse chi o cosa del pugno era l’artefice. Aggiungo che anche il fatto che io mi sia iscritta a Darsi Pace, e soprattutto che il terzo anno io sia ancora qui, è indice di “fiducia nella vita e nel prossimo”. Considera che “voi” siete mille miglia lontani dalla realtà in cui io sono cresciuta e da quella in cui sono vissuta. Diversi, tra quelli che conosco, vi classificherebbero come poveri pazzi, esaltati o illusi.
Ecco, vedi? dico “voi” e non “noi” e non perché non vorrei essere con voi, ma semplicemente perché non mi pare che ci sia un “noi” davvero, ciononostante ho fiducia che possa esserci, per tornare alla fiducia nel prossimo.
Una vera comunità non la vedo, ci sono delle persone, più o meno in confidenza che sono più o meno interessate allo stesso tema e che hanno incredibilmente lo stesso tipo di problemi.
C’è appassionata e comune partecipazione? direi di no, quel che vedo è una appassionata e individuale partecipazione. Tanti individui bisognosi ma tutti troppo controllati, diffidenti, paurosi di accogliere e lasciarsi accogliere. Sono troppo rude?
Infine dici “ho bisogno di chiarezza su cosa sia importante”. Si. Anche se a pensarci ora mi pare di aver ben chiaro cosa sia importante, ho invece un disperato bisogno di capire come si possa incarnare (altrimenti detto realizzare, concretizzare) nella mia vita.
E l’abbandono. Oh si vorrei tanto essere capace di abbandonarmi esattamente come si abbandona un bambino nella braccia della mamma.
Bacio
Maria
Agata giorni fa al funerale della mamma, un mio amico tra le lacrime ha letto un brano che mi ha colpito per la bellezza e la verità che racchiudeva.
L’ho trovato e te lo riporto perché penso ti sia di conforto nel momento delicato che vivi con i tuoi genitori.
I Figli di Kahlil Gibran
I figli non sono i vostri figli.
Essi sono i figli e le figlie della vita che brama sé stessa.
Vengono per mezzo di voi ma non da voi,
e benché essi siano con voi comunque non vi appartengono.
Potrete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro pensieri.
Potrete ospitare i loro corpi ma non le loro anime,
perché le loro anime abitano la casa del domani che voi non potrete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi.
La vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
L ’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.”
E’ naturale Agata che tu segua le tue aspirazioni e scelga come vivere la tua vita.
Senza rammarico, sono sicura che hai dato e ancora dai molto ai tuoi genitori.
Dalla lettera che hai scritto si nota quanto sentimento sai esprimere e una fede solida.
Hai solo bisogno di far fiorire il coraggio, (abbandonando tante paure), il rispetto verso te stessa adempiendo alla tua vocazione, la libertà, la fiducia.
Carissima so che ti incontrerai con Vanna questo fine settimana sicuramente ti aiuterà anche lei a chiarire meglio le tue qualità bloccate.
Ti abbraccio Gabriella
Maria sono lieta perché hai compreso la dinamica ed il senso di questi esercizi. Certo a volte c’è in noi accompagnatori il timore di ferire, ma Marco ci ha insegnato che dobbiamo scuotere l’anima intorpidita nel profondo.
Ho letto la tua risposta ultima tutta d’un fiato e ho pensato subito….ma è un miracolo! Io penso sia davvero un miracolo che qualcuno si legga dentro in tal modo riconoscendo i propri blocchi ma anche le potenzialità che sente di avere già.
Ti rendi conto cara di quanto è difficile e inusuale? E se per fare questo bisogna essere pazzi ben venga (Marco si è sempre considerato un pò pazzo).
Ma poi siamo sicuri che lo siamo noi (e noi siamo tutti tutors e praticanti) e non quelli che vivono nell’ordinarieta’ riempiendosi magari di tranquillanti e antidepressivi ( quanti ne conosco)?
La realtà invece è che spesso mi accorgo, parlando di Darsi Pace, che l’orecchio dell’altro si tende perché c’è una grande voglia di qualcos’altro, di una luce, di una via d’uscita!
Ma poi ci vuole appunto un pò di fiducia nel credere che qualcos’altro sia possibile.
E non tutti si sentono di uscire dalla gabbia.
Per quanto riguarda i gruppi di praticanti ed il tuo comprensibile sfogo (e non sei la sola) forse si coltivano aspettative diverse da questo percorso. Noi accogliamo, ascoltiamo e diamo gli strumenti per liberare le coscienze ma non vogliamo ne possiamo essere una comunità. Bisogna considerare che chi partecipa al momento è carico di problemi sulle spalle come macigni, è ancora confuso e pur sentendo una certa solidarietà è occupato a risolvere i propri conflitti non tanto a caricarsi di quelli altrui. Inoltre e soprattutto il senso del lavoro e la meta è sviluppare il nostro io missionario che alla fine non rimarrà nel gruppo ma uscirà e andrà per il mondo per liberarlo!
Forse è un’ambizione esagerata? Sarà ma ci si prova.
Un caro saluto affettuoso.
Per incarnare ci vuole tempo ma ci arriverai!
Cara Gabriella non posso far altro che dirti grazie.
Spero di poter essere presente domani, ancora non ne ho la certezza.
Ti abbraccio
Maria
Cari tutti,
Anche se un po’ ritardo, volevo condividere anch’io l’esercizio, che mi e’ piaciuto davvero tanto e mi ha fatto un gran bene.
La paura e’ : di rimanere sola, di essere abbandonata.
La lettera: “Cara Lea, non avere paura. Tu non sei sola. Avrai sempre Dio accanto a te, con te, in te. In realta’ siamo tutti “soli”: e’ un illusione pensare che gli altri siano li per te. Ognuno arranca in questa vita per sopravvivere.. nessuno ha abbastanza da darsi a se’, figurati se ha in sovrappiu’ da dare agli altri. Ma la verita’ ti dico e’ questa: Tu sola puoi darti tutto quell’amore di cui hai bisogno.
E allora Lea, io te lo dico dal cuore, ti voglio tanto bene, ti amo tanto e non ti lascero’ mai sola. Vieni qui. Fatti abbracciare, lasciati andare nelle mie braccia, perche io sono qui per proteggerti. E finche’ sarai nelle mie braccia, nulla di male potra’ mai accaderti.
Quindi non te la prendere con le tue amiche, che sono disperate d’amore proprio come te, se non di piu. Piuttosto, datti tutto l’amore di cui hai bisogno, e se ne avrai una goccia in piu, estendi il tuo amore anche a loro.”
La mia interpretazione di questa lettera (ma per favore sentitevi liberi di completarla) e’ che la qualita’ spirituale che vuole emergere in me e’ quella di accogliere e di dare amore, iniziando da me stessa e poi agli altri.
Possibile sbocco futuro/missione: prendermi cura di coloro che non si sentono amati, di coloro che sono esclusi, di coloro che nessuno vuole amare. Dargli la forza e l’incoraggimento a trovare l’amore dentro loro stessi.
Fra un paio di mesi diventero’ mamma… e’ la prima buona occasione di mettere in pratica quello che ho scritto: far sentire mio figlio veramente amato.
Un caro saluto a tutti da Colonia, e un ringraziamento a Gabriella e Vanna per il prezioso incontro.
Lea
Carissima Lea, grazie di questa condivisione: è sempre una gioia leggere chi partecipa dall’estero!
E non preoccuparti, in questo luogo non ci sono ritardi: si è sempre nel presente, si condivide quello che è presente in noi in questo momento.
La lettera ti ha davvero consolata: ‘mi ha fatto un gran bene’ hai scritto.
Hai subito rassicurata la tua parte ferita: “Non avere paura, tu non sei sola” perché Dio (che è l’Amore), è in te.
Le hai detto che non deve cercare fuori quello che è già dentro di lei. E ti sei fatta tramite di questo amore abbracciandola, comunicandole tutto il tuo amore, rassicurandola che mai sarà lasciata sola, che sarà protetta se rimarrà in questo abbraccio.
Le hai fatto comprendere la dura realtà della vita: siamo tutti ‘soli’.
Direi però che questa è la realtà come la vede l’ego: un’illusione. Nello stato di separazione, di ferita, effettivamente siamo tutti ‘soli’, in preda all’angoscia, disperati, perché mancanti dell’amore di cui abbiamo bisogno per vivere.
Nello stato di integrità siamo tutti ‘Soli’ (il plurale di Sole), perché l’Amore divino risplende in noi.
Tu hai cercato di riportare la tua parte ferita alla Fonte, di riconnetterla alla Vita che è sempre presente e zampillante dentro di lei.
Questo esercizio richiedeva un duplice ascolto: della parte ferita, dolente, e della parte spirituale. Mi pare che tu sia riuscita bene a mettere in relazione queste due parti di te, a dire parole bene-dicenti.
Individuo queste qualità spirituali già presenti: accoglienza, amorevolezza, empatia, tenerezza, saggezza.
La qualità che preme per emergere per la tua piena realizzazione umana è quella in parte ancora bloccata dalla tua ferita, (qualità che tu stessa hai individuato): dare amore, irradiare questo amore, prendersi cura di chi vive l’esclusione, la marginalità a tutti i livelli, far rinascere alla vita, alla speranza, dando amore: quello che stai già vivendo nella tua carne con la maternità.
Nella nostra ferita c’è anche il nostro dono, il nostro carisma, la nostra specifica missione: quello che siamo venuti a donare in questo mondo.
Tanti affettuosi auguri. Ti accompagniamo con affetto in questi ultimi mesi di gravidanza. Dacci notizie della nascita del tuo bimbo.
Un grande grande abbraccio. Giovanna
Cara Giovanna,
Grazie mille di cuore per la tua saggia risposta e per le dolci parole. Non posso immaginare un intepretazione migliore. La sento mia. Grazie! E grazie anche degli auguri.
Vi terro’ sicuramenti aggiornati,
Un abbraccio
Lea
Il coraggio: una volta da bambina, chiesi a mio padre se secondo lui fossi coraggiosa, mi rispose con un convinto e pronto sì; ma io gli dissi: “ come posso essere coraggiosa se ho paura?”. Allora mi rispose che essere coraggiosi non significava non avere paura ma affrontare la paura. Gli risposi: “ se è così, io sono coraggiosa!”
E anche ora, come anche tu cara Gabriella mi hai aiutato a vedere (mai avrei pensato dalla mia lettera di consolazione al coraggio) sono chiamata ad ascoltare profondamente e amorevolmente la mia paura, a riconoscerla e chiamarla per nome… ad attraversarla… ad essere coraggiosa in questo passaggio.
Sì ho bisogno anche di rispettare me stessa adempiendo la mia vocazione. Effettivamente in questi 14 anni in monastero ho vissuto costantemente periodi dolorosi a causa delle pressioni familiari per farmi lasciare la vita consacrata. Ho vissuto dando sempre priorità a loro e ai loro bisogni…e se non volevo dare priorità me la chiedevano con telefonate estenuanti…
Anche oggi, quando arrivano loro telefonate, penso sempre che sia per qualche altro problema o difficoltà e non per sapere per es. come sto.
Poi il messaggio (implicito ed esplicito) che mi è spesso arrivato: “la tua scelta cara Agata è un atto di puro egoismo visto che avresti potuto servire Dio in mille altri modi”. Ma come tentare di spiegare una vocazione come la mia. Dove esiste solo gratuità e amore da parte di Dio? Fino a 25 anni ho vissuto senza Dio, tra università e discoteche…Non credevo nella Chiesa, non credevo nella Messa, l’Ostia era pane e basta. Poi, Lui 11 febbraio 1996 proprio davanti all’Ostia consacrata, mi ha guardata…un’istante di eternità che ha stravolto la mia vita. Quando l’Arciere direziona la sua freccia egli ha in mente un progetto preciso. Io mi sono limitata a mettere il mio sguardo in quello di Gesù e questo mi ha portato qui. E Lui la direzione. Tutta la mia sofferenza di questi mesi mi sta radicando profondamente nelle mie scelte…Ma il mio terrore è a volte che fattori esterni e gravi possano strapparmi la vocazione, la vita. Di non avere scelta. E ora sto intravedendo come il rispetto nella mia identità di essere umano, di consacrata parte da me. Sono io che ho bisogno di rispettarmi, di darmi il diritto di esistere e seguire il mio corso.
Il confronto con Vanna è stato importante. A lei ho letto la lettera per esteso e abbiamo individuato altre qualità spirituali e io ho compreso che ho anche il diritto di soffrire, sì, il DIRITTO DI SOFFRIRE (finalmente!) di NON ESSERE FORTE. Mi sono sempre controllata, e messa ai margini di me stessa per gli altri… e desidero davvero imparare ad abbandonarmi, ad amarmi e allo stesso tempo vivere questo con gentilezza, senza forzature.
Grazie per Gibran, che amo moltissimo!
Invio il file così come è, è dall’11 che tento di inviarlo…Ma il desiderio di controllarlo e correggere mi ha fatto rinviare. Basta.
Un abbraccio.
Cara Agata stai lavorando nel profondo con la giusta determinazione e consapevolezza. A volte è proprio dalla sofferenza che si rinasce a miglior vita.
Sono lieta che hai avuto anche l’opportunità di condividere fisicamente con Vanna; il lavoro guardandosi negli occhi e dialogando è sicuramente più efficacie.
Quanto aspetta di fiorire dalla tua anima! Vedrai piano piano con l’aiuto dello Spirito troverai la serenità e la vera pace.
Irradierai dentro e fuori di te la luce di saggezza che già possiedi senza dover a tutti costi sopportare sulle spalle macigni e pesi inutili (puoi non essere forte)…..”il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” dice il Signore, non resta che affidarci a Lui.
Un caro saluto Gabriella
Grazie, Gabriella, per come mi ascolti!
Ti auguro una luminosa, bella giornata!
A presto!
Agata
Carissime, grazie per il vostro lavoro e la bella lezione e meditazione che avete proposto domenica.
Voglio condividere la mia lettera, e mi piace ricevere un feedback o una dritta su come la percepite nell’economia del mio prendermi cura.
Il tema era sul rapporto tra riflessioni obrimandi che propongo nel mio lavoro a qualche mio paziente, e il verificare che poi spesso non vengano apprezzate o che non si dia valore maggiore a queste mie iniziative di offrire loro spunti, commenti, resoconti del lavoro fatto, come se tali contributi aggiuntivi che vanno anche al di là della seduta canonica siano magari un po’ ” a buon prezzo”, un qualcosa a cui non si da il giusto valore come dono da parte mia, o condivisione di un mio pensiero che vado meglio chiarendo per essi, o anche a volte mi è capitato di non ricevere risposta ad un post inviato ad una ex cliente ed ora mia amica alla quale offrivo una analisi circa un fatto importante accaduto a lei e che mi aveva coinvolto in qualche modo. Per cui era per me importante dirle qualcosa.
Fa così:
“Mio caro, tu sei stato onesto e hai fatto ciò che hai potuto, e sapevi fare. E quando ti sei esposto sentivi di poter voler bene a questa persona/e, malgrado il risultato apparente, e tu non sei neanche quali reali effetti può aver lasciato in lei/ loro, nè quanto può essere stato importante il tuo contributo.
I tempi tuoi non sono i suoi/loro, e magari ci vuole tempo perché le cose si chiariscano e diventino più facili.
Per cui, dovresti tranquillizzarti e aspettare. In ogni caso riflettere sulla delicatezza degli argomenti e della sofferenza umana che si cela nella/ e persone, e non far mancare mai la tua presenza, più che il tuo fare.”
Ecco, questo è quanto. E grazie fa ora.
Saluti. Michele G.
Caro Michele, grazie per la tua fiducia e per aver deciso di voler condividere il tuo esercizio con tutti noi.
Come ti sei sentito subito dopo aver scritto la tua lettera di consolazione? Come ti senti rileggendola, ascoltando le parole che hai espresso ? Intravedi le qualità spirituali che sono già presenti in te?
Da ciò che esprimi nella lettera io percepisco che in te sono presenti:
Onestà ( .. tu sei stato onesto)
Sincerità (.. ti sei esposto)
Benevolenza (.. senti di voler bene)
Accoglienza del proprio limite, la propria parzialità ( .. hai fatto ciò che hai potuto.. )
Accoglienza dei tempi dell’altro ( ..ci vuole tempo perché le cose si chiariscano..)
Generosità.
Ora, caro Michele, ti inviterei a tornare in contatto con ciò che ti ha ferito, a porti dalla parte del bambino offeso, impaurito, non riconosciuto nel suo giusto valore, non apprezzato nelle sue iniziative, non riconosciuto nel valore del dono dei suoi contributi aggiuntivi , non apprezzato nella sua capacità di donare gratuitamente. Concediti di ascoltarlo giustamente, ora puoi farlo parlare, ora puoi far esprimere tutti i suoi bisogni, quelli più esistenziali, può esprimere i desideri profondi del suo cuore.
Questo ulteriore lavoro di ascolto curato ti aiuterà a far emergere tutte le tue qualità spirituali presenti e a individuare quelle che attendono di essere incrementate.
Dalla lettera le qualità da incrementare credo siano la pazienza, per attendere con naturalezza i tempi della piena fioritura delle tue capacità;
l’abbandono, per lasciare andare ogni pretesa verso te stesso ed esprimere con libertà e fluidità tutta la tua capacità di donare incondizionatamente;
la fiducia in te stesso per esprimere pienamente tutto il valore della tua persona che non fa mancare la sua presenza delicata, rispettosa della sofferenza che sa riconoscere in ogni persona.
Spero di averti dato un piccolo aiuto e se vorrai facci sapere qual è la tua risonanza.
Un caro saluto e un abbraccio. Vanna
Cara Vanna, grazie per l’interesse e la tua risposta.
In effetti colgo giusto il tuo invito a far sì che in me ci sia la pazienza ma soprattutto la certezza che donare non guarda a ciò che deve ritornare come vantaggio, nè a che effetto si debba compiere nell’altro, perché poi noi seminiamo ma è Dio che fa crescere, no?
Per il resto mi sembra che proprio nel non attaccarmi agli avvenimenti o accadimenti posso forse assecondare meglio l’ascolto di ciò che mi muove da dentro nella mia iniziativa, quando mi assesto su uno stato di ” voglia di bene” che mi risuona, e per cui mi va di fare un dono o un gesto di cura per l’altro. È questo è per me un sè spirituale che non cerca il tornaconto ma solo la possibilità che si esprima come percepisce in che direzione può andare l’iniziativa, il suggerimento o il confronto possibile nellottica di un procedere comune con gli altri nella possibilità di amare/si.
Ciò non sento che è un dovere, ma solo un esigenza di esternare e farmi vivo e presente affianco all’altro.
Poi per i bisogni più profondi, beh, certo, ci sarebbe la voglia di poter fare di più, e trascorrere ancora meglio e con gioia più piena questa mia epoca della vita che ha superato i 50 e fa i conti, ma senza esagerare, con l’anelito di voler realizzare sempre più cose utili sua per me, che per il mondo se non proprio per il Regno fortemente.
Un abbraccio. Saluti. Michele.
Ciao a tutti!
Carissime Giovanna Vanna e Gabriella grazie per le conduzioni e gli illuminanti interventi sul blog. Le vostre voci mi danno intenso ristoro e pace.
Prima di condividere la lettera faccio un accenno all’esercizio sulla rabbia, l’ultimo del secondo anno, che ho ripetuto tante volte senza però riuscire a individuare una figura adatta ad esprimere la mia rabbia (ahimé sostanzialmente narcisistica) che mi abita e che raramente esplode in modo evidente, piuttosto trapela sotto forma di qualcos’altro più subdolo, come l’invidia o la tristezza. Recentemente, prendendo spunto da un sogno, che in passato era ricorrente, ho provato a visualizzare questa rabbia in una cagnolona bianca con la quale ho un forte legame affettivo, lei però per difendermi non esita a mordere e allora: come posso lasciare che mi accompagni in una passeggiata in montagna senza guinzaglio e museruola correndo il rischio che aggredisca qualcuno? Tale è lo stato della mia rabbia conservata in capaci serbatoi Interiori che so che ci sono ma non so nè come sono fatti nè dove trovarli.
Riporto ora la lettera di consolazione.
Cara Lidia, ora ci sono: finalmente! Ti aiuto, non ti lascerò più.
Sei angosciata hai il cuore stretto in una morsa hai paura di te stessa e di essere te stessa: vedi il tuo limite ti fa orrore e non vuoi credere che quella è proprio la tua vera vita.
Certamente è molto doloroso accettare quel limite, ma se non lo fai rimani una nana che ha bisogno di coprirsi di oggetti per rendersi visibile.
Dammi la mano, attraversa questa sofferenza! non sei sola, siamo insieme ora. Stai piangendo ora e gli umori del pianto scorrono, inumidiscono il tuo viso e la mia mano che lo accarezza. Come in una nascita. Non c’è nascita senza liquidi, Lidia, perché la vita passa attraverso i fluidi, allora se l’umano in noi si accartoccia, si ostruisce e rinsecchisce bisogna che si ripeta l’umido miracolo della nascita. Ecco allora accettarti come sei e il dolore che ti provoca ha la forma di un nascere. È il momento critico della rottura delle acque e del passaggio stretto e del primo respiro, dove la morte non è lontana dalla vita.
Lidia! Ascolta la mia voce che ti chiama fuori, fidati di me, lasciati afferrare.
Brava! sei stata bravissima ce l’hai fatta. Sei sana e salva, fuori dalla stretta, in un luogo largo e spazioso dove la vita è libera.
Un caro saluto e abbraccio. Lidia
Ciao a tutti, scusate il ritardo ma primo ho avuto qualche difficoltà con esercizio , secondo non pensavo fosse così ravvicinato il settimo incontro. Provo a esprimere in modo sintetico quanto vissuto prima di concentrarmi sul settimo incontro..
Per quanto riguarda la difficoltà dell’esercizio è che la prima volta che l’ho fatto nella lettera non sono uscite parole di consolazione bensì rabbia e rancore contro il mio bambino ferito , sulla falsa riga della lettera dell’esercizio sull’ombra negli ultimi incontri del secondo anno ( in cui pero’ la rabbia espressa era nei contronti dell’interlocutore). Dopo aver lasciato sedimentare il tutto e aver ripetuto l’ ascolto dell’incontro sono riuscito a esprimere qualcosa di positivo che cerco di sintetizzare brevemente..
“..rimani Marco in questo calore, in questa consolazione, non scappare , non temere che sia ingiusta o immeritata …è per te .. accoglila, fatti accarezzare, fatti accostare.., accogli questa dolce carezza, sentila su di te, sul tuo capo, … senti l’affetto che ti dona perché sei tu, così come sei, senza maschere, senza meriti guadagnati con sforzi e fatica…questa mano non ti schiaccia, non ti ferisce, solo lenisce le tue ferite, ti consola, ascolta.. accoglila, goditela, gustala, accettala.. te lo meriti dopo tanta sofferenza e solitudine…non è questo che hai sempre aspettato?”
L’immagine che è emersa con chiarezza è che mi son visto come un cucciolo , un coniglietto che è talmente abituato a non ricevere coccole che interpreta la mano che lo vuole accarezzare come una minaccia per cui si accuccia tremebondo con le orecchie basse… e mi son ricordato che diverse volte nella mia vita ho avuto la netta sensazione di arrestarmi e fuggire terrorizzato di fronte a situazioni o contesti che suscitavano in me moti di intensa felicià e gioia.. come se si celasse sotto l’apparenza della consolazione un pericolo ben più grande, una minaccia..quindi tanto più si è aperti a ricevere qualcosa di piacevole tanto più si rischia perché più vulnerabili.. Penso inoltre che in questo si concretizzi uno dei principali difficoltà nel fare la pratica meditativa: quando scorgo finalmente un principio di pace consolazione serenità anziché attrarmi mi metto sulla difesa, tentenno, resisto , temporeggio, rimando ….
Per concludere devo riconoscere che è stato una piacevole sorpresa sentirmi rivolgere parole di consolazione e conforto.. un balsamo per le ferite.. scoprire che dentro di me non c’è solo fatica tensione “pianto e stridore di denti” ma anche qualcosa di dolce piacevole delle energie positive , delle risorse inaspettate ..nascita di una nuova speranza , e il desiderio di contattare ancora queste parti preziose e nascoste
Grazie per l’ascolto e la pazienza .
A presto Marco
Caro Marco, non scusarti, in questo luogo non si è mai in ritardo ma sempre nel presente, nel qui e ora dell’esperienza.
L’esercizio presenta in effetti una difficoltà, far incontrare parti che forse non si sono mai incontrate: il bambino ferito con il Sé cristico.
Il tuo bambino ferito ha conosciuto più l’Accusatore (che l’ha raggelato nella paura e chiuso nella difesa) che il Consolatore.
Nel primo esercizio che hai fatto mi pare sia emersa proprio questa parte! Ma un ascolto maggiore ti ha permesso di sentire dentro di te un’altra Presenza, un’altra Voce: amorevole, piena di tenerezza, capace di sentire il dolore del piccolo Marco, e di vederlo com’è, terrorizzato e solo.
Lo hai visualizzato bene nel coniglietto che si accuccia, si chiude subito a riccio quando vede avvicinarsi una mano: perché è sempre una mano che punisce, ferisce, una mano che schiaccia.
Sei riuscito a vederlo il piccolo Marco, a tirarlo fuori dal suo nascondiglio e gli hai parlato con grande affetto: lo hai invitato a non temere, a lasciarsi avvicinare per essere accarezzato; gli hai detto che è amato per se stesso, proprio perché è lui, così com’è, non perché buono, bravo, obbediente, e quindi meritevole.
Ascoltando queste parole il piccolo Marco può cominciare a comprendere che non è più necessario forzarsi, sforzarsi, negare se stesso per ricevere amore; che può cominciare a fidarsi, essere se stesso, esprimersi in libertà: allora la barriera di ghiaccio creata dalla paura comincerà a sciogliersi, la Vita a fluire e il corpo a distendersi.
Caro Marco, c’è ancora tanta paura nel piccolo Marco, non sa se può fidarsi: teme di essere ancora mortalmente ferito, non accettato, tradito, abbandonato: un dolore insopportabile! Per questo fugge terrorizzato da situazioni di gioia, di rilassamento, che sente mettono in pericolo le sue difese, lo rendono vulnerabile.
Continua a scrivergli, rassicurandolo che non lo lascerai più solo, che gli sarai sempre vicino, lo ascolterai nei suoi bisogni, sarai sempre dalla sua parte, lo proteggerai. Così acquisterà sempre più fiducia di essere amato e forza e coraggio di esprimersi in libertà.
Nella tua lettera ho individuato queste qualità spirituali: Accoglienza, Empatia, Tenerezza, Consolazione. Le qualità che aspettano di fiorire sono: fiducia, confidenza, intimità, libertà di espressione, coraggio.
Se continuerai a consolare e incoraggiare il piccolo Marco, farai fiorire le qualità oggi in parte bloccate e le qualità già presenti potranno esprimersi in tutta la loro potenza.
Dimmi se quanto ho scritto trova qualche risonanza in te.
Un abbraccio pieno di tenerezza al piccolo Marco. Giovanna
Grazie Giovanna, è commovente sentirsi leggere dentro e mettere in luce aspetti propri di cui si intuiva appena appena la possibile presenza e che tanto più potessero essere percepiti dagli altri. Grazie per l’ accompagnamento e l’incoraggiamento ; è sorprendente che a dispetto della distanza vi senta molto vicini e ormai “di casa” .Ciò mi carica di energia e gioia a proseguire sempre più questo cammino dentro se stessi che da senso e pienezza all’esistenza.
Grazie
Marco
Carissima Lidia sono lieta di leggere il tuo intervento era tanto che non sentivo la tua “voce”. E che dire…delle volte è davvero difficile tirare fuori la rabbia, darle un volto soprattutto se magari si è mite di carattere.
Ma piano piano ecco che l’amato e dolce cagnolino esce allo scoperto pronto a mordicchiare chi non gli sta a genio o dà fastidio alla sua padrona. Molto bene!
Sei riuscita a percepire un cambiamento salendo su per la montagna?
Magari il tuo protettivo cucciolo ha mollato un pò la presa e riesce a non vedere più la continua minaccia che lo circonda! Lì è il lavoro umile, paziente, infinito.
Passando alla tua lettera di consolazione la trovo bellissima.
Mi sembra che emergano chiare le qualità che già possiedi e cioè accoglienza e tenerezza, presenza amorevole.
Hai difficoltà a far fiorire la qualità di esprimere te stessa liberamente, l’abbandono fiducioso, ma soprattutto l’autostima.
Le parole “accettarti come sei” le cambierei in “amarti come sei”. Prova a volgere lo sguardo e a vedere che sei “sovrana” come ci vuole il Padre in quanto suoi figli.
Fai spazio ogni giorno alla brava levatrice che con tutto l’amore riesce a far nascere la Lidia vera la Lidia in Cristo.
Sì ascolta cara la voce che è dentro di te!
Ti sono vicina con tanto affetto
Gabriella
Ciao a tutti,
Vorrei condividere l’esercizio partendo dalle paure.
Ho molta paura di……. Dello scontro fisico e verbale, di non saper gestire la cosa, ho paura di cadere in questa lotta, di morire, ho paura della confusione, di morire annientato con le parti di me tutte staccate!!
Lettera di vera consolazione a questa parte ferita:
Non aver paura, non muori, io sono con te, osserva bene queste tue parti ferite, sanguinanti, prostrate a terra, calde, vive, respirano ma doloranti, quasi spasimanti, si indifese, sono sempre io, io e te, ci identifichiamo!
Si Signore, identificati con me, io e te insieme, ricostruiscimi come con il profeta Ezechiele, stai rimettendo vita a queste mie parti a terra divise, riconnettendole le une con le altre!
Claudio
Caro Claudio ho avuto il piacere di incontrarti personalmente e la prima impressione che ho avuto è stata di una persona schietta, genuina e molto profonda.
Non ho avuto difficoltà dunque nel riconoscere dalla lettera le attitudini interiori che sono già in te: una spiccata capacità di scendere nelle profondità e quindi di ascolto verso te stesso e verso gli altri, una grande umiltà e soprattutto una vera Fede che emerge in particolare nell’ultima parte del tuo scritto.
Quelle qualità spirituali che forse attendono di fiorire mi sembra siano il coraggio (“non avere paura”) e la fiducia.
Coraggio di essere se stessi e fiducia che per questo non si debba morire annientati.
Tutto ciò richiede certo un maggiore abbandono, so che non è facile ma sei sulla buona strada, in fondo si nota che aneli ad una integrità del tuo essere quando dici (“io e te ci identifichiamo”)!
Ti abbraccio Gabriella
Mi ha commosso quello che Claudio ci ha condiviso. Le tue parole sono veramente sacre. Quando possiamo sperimentare che l’uncia persona che può dividere le nostre sofferenze nella nostra carne è il Signore, allora abbiamo trovato la persona che cerchiamo che veramente sa la sofferenza che abbiamo sofferto — da dentro.
Grazie di nuovo a Vanna e Gabriella per questa lezione. Siete state veramente ispirate.
Mi è venuto in mente con più chaiarezza quello che Marco ci ha detto dell’importanze di conoscerne le scritture della fede che una abbraccia. Parlando di San Giovanni il Battista come io in conversione che prepara la strada per la figura mariana, mi sono resa conto che la storia dell’Esodo, che forma la psiche vera del Popolo di Dio, è la stessa Giovanni il Battista. Lui non fa altro che quello che Mosé ha già fatto. Anche Mosè non ha attraversato il Giordano, non è entrato in terra santa. La storia dell’Esodo è la storia di un popolo schiavo che viene liberato attraverso di un uomo che si è messo sulla strada di conversione, è di relazione con il suo Creatore. Questa storia si ripete tantissime volte nelle sacre scritture.
Perciò non è una sorpresa che Claudio si è identificato con Ezechiele. È necessario che troviamo un riferimento nelle sacre scritture per capire il pezzo della strada che percorriamo.
Ho trovato anch’io un legame con le scritture quando ho scritto la mia lettera:
È la primavera e il tempo del canto è tornato, la voce della tottora nella nostra campagna. Hai sempre sentito il suo canto e per sempre hai cercato chi lo suona. Le catene sono cadute uno per uno. Perciò c’è la speranza che quelle che rimangono cadranno presto. C’è qualcuno che ti aspetta. Appena che ti abbondoni completamente troverai quello che cerchi. Non mollarti. C’è qualcuno che è onnipotente. C’è qualcuno che sa tutto. Questi è il musicista che senti e cerchi. Quando tocca i tuoi limiti suona il suo canto. Lascia che questo canto ti accompagni affinché ti ricorda di Colui che cerchi.
Cara Bernadette, sono contenta di ritrovarti qui, in questo spazio, dopo che ci siamo conosciute all’incontro dove non è stato possibile parlarci come desideravi.
Il tuo riscontro ci dona davvero conforto e ci incoraggia a proseguire il nostro cammino di ricerca con fiducia e con la decisione, nuovamente rinnovata, di partecipare con gioia, come semplici collaboratori, per costruire, nella nostra realtà, il regno di vita nuova, il mistero di vita che Cristo ci invita a penetrare.
Nelle tue parole traspare tutta la profondità della tua ricerca interiore, il tuo vivo desiderio di una ricerca di senso che è sempre ben radicata nella storia della salvezza dell’uomo.
Capire il senso evolutivo della nostra storia e della storia di ogni uomo, è un dono di grande sapienza che conduce ad attraversare fiduciosamente tutta la nostra vita fatta di sofferenza e di disperazione.
Sei pienamente fiduciosa e determinata nel voler attraversare le acque del Giordano per lasciarti purificare da tutto ciò che ottenebra la tua vera natura pienamente umana e al contempo pienamente divina. Ora senti di voler lasciar cadere, di abbandonare, una ad una, ogni catena che ostacola l’incontro con Dio Padre fonte di vera vita.
Un passaggio che oggi stiamo affrontando con i nostri umili passi, dentro la nostra personalissima storia, dentro la nostra particolarissima ferita che è esperienza viva di separazione dalla relazione con il Padre fonte zampillante di infinito Amore.
E’ tempo di ricercare la voce amorevole che ci accoglie per ciò che siamo! Il canto di vera libertà e infinita leggerezza che ci intona con la Parola per realizzare gioiosamente Cristo in noi.
Dalla tua lettera possiamo individuare alcune qualità spirituali che sono già presenti in te, io individuo:
profonda fede,
desiderio di vera conoscenza ,
confidenza relazionale, abbandonata, libera, armoniosa.
La qualità da far fiorire è il coraggio per esprimere e donare liberamente, fiduciosamente, la bellezza, la profondità, la saggezza che abita il tuo cuore.
Il coraggio fiorisce scendendo gradualmente nelle aree dolenti della nostra ferita, possiamo agevolare la discesa nel nostro cuore accogliendo con delicatezza e gentilezza la voce della nostra bambina ferita, abbandoniamoci fiduciosamente, confidiamo in Chi ci accompagna dolcemente nella nostra discesa. Facciamola parlare questa bambina che si è tanto forzata, ora è tempo di liberare il suo grido di dolore, niente è rifiutato, tutto è ben accolto dalle mani sapienti del Padre della Vita che la sta attendendo da sempre per trasformare ogni sua parola in canto di gioia.
Cara Bernadette, ti invio con tutto il mio cuore tanti auguri per continuare fiduciosamente il cammino della tua liberazione interiore per manifestare in pienezza la tua vera identità in Cristo.
Se vuoi puoi comunicarci quali qualità spirituali riconosci in te e se ti ritrovi con quelle che ho indicato. Lavoreremo e ci confronteremo ancora nei prossimi incontri per approfondire e scoprire le qualità spirituali che attendono di venire alla luce della nostra consapevolezza.
Ti abbraccio. Vanna
Sì, perfino la più profonda delle paure, quella del morire, magari nel modo più orrendo, è stata sanata, purificata, dissolta, se in Lui fondiamo il nostro esistere e concepire, da Colui chè il nostro Capo. Dono di guarigione da supplicare istantemente.
Un abbraccio Fratelli.
Carissimi,
vorrei esprimere innanzitutto la mia gratitudine a Vanna e Gabriella. E’ vero quanto mi viene spesso ripetuto, che l’attrattiva del cristianesimo è vedere gente cambiata da questo, e non tanto ripetere discorsi (“ne abbiamo abbastanza dei discorsi” diceva già Peguy), ed ecco, insomma, quando lo vedi è uno spettacolo per il cuore. Uno spettacolo grande ed insieme piccolo, raccolto, intimo. E il cuore torna a sentire quel canto, che attraversa tutte le tue paure, tutta la “cacca” della quale a volte ti senti circondato…. quel canto che dice “quello che cerchi esiste, la tua ricerca avrà buon esito”, quel canto che è così bello ed insieme così “personale” che niente è più bello che ascoltarlo, quando lo si avverte.
Così volevo dire grazie, perché domenica ho risentito questo canto, questa attrattiva. Ho sempre bisogno di risentirla, anzi ne ho bisogno sempre di più… e di capire come cambia l’umanità delle persone: la presentazione di Vanna, così aperta e sincera, è stata un momento di grande umanità, ad esempio. Ma il “dono” di avere degli accompagnatori, tutti, che si fanno permeabili alla Parola, concretamente e umilmente, è davvero un grande dono, che si “gusta” via via.
Vorrei condividere di seguito quello che ho scritto nell’esercizio, la paura e la frase di risposta (che mi ha sollevato scrivendola, e ancora mi solleva quando la leggo). Grazie infinite, un grande abbraccio.
***
Ho molta paura che… Io non sia visibile per chi mi è intorno, che gli altri vengano preferiti perché più bravi di me, ho paura di scomparire, di non esserci… Di perdere la mia vita senza lasciare traccia…
Caro bambino, vieni qui tra le mie braccia. Ti voglio stringere a me, voglio consolarti io. Stai tra le mie braccia e non preoccuparti. Penso io a tutto, tu non scomparirai, ci sarò io a difenderti. Io ti amo e ti amo esattamente come sei, puoi rilassarti completamente in me. Ti difenderò davanti a tutti e tutto, non dovrai temere più nulla. Non stare più rigido, lasciati andare. Che paura puoi avere se ci sono io? Qui sul mio seno sei al sicuro, niente e nessuno potrà farti del male. Gioisci, piccolo bimbo. Rasserenati. Il dolore qui non arriva, lo fermo io. Qui c’è solo calore ed accoglienza. Sei completamente al sicuro, adesso. Io ti amo da morire.
Meno male che c’è LUI!
Caro Marco ti ringrazio sempre per il riconoscimento che dai a noi tutors, se riusciamo in tutta umiltà a dare un benchè minimo contributo al vostro itinerario spirituale, questo ci riempie di gioia e dà grande motivazione al nostro impegno.
Tutto è sempre un arricchimento anche per noi e soprattutto un pretesto per non mollare, per rimanere ancorati ad un luogo di salvezza. Certo dobbiamo anche procedere sulle nostre gambe dando sempre più forza ai progressi ed alle certezze acquisite, ma si sa siamo sempre un po’ fragili! Ed ecco quindi l’importanza del gruppo che si dà forza, che si sostiene, che lavora per trasmettere anche ad altri tale meravigliosa esperienza.
Vengo ora al tuo esercizio.
Direi che la tua lettera è di vera consolazione, in essa traspaiono alcune qualità che sento già in te, ad esempio la capacità di dare protezione, di accogliere, di amare profondamente.
Ciò che deve ancora fiorire sembra sia un vero abbandono (puoi rilassarti completamente in me….non stare più rigido) il coraggio (non dovrai temere più nulla…) e la fiducia che puoi essere te stesso senza per questo subire il giudizio altrui come una condanna, senza timore di scomparire.
Tu sei prezioso per ciò che sei in quanto figlio di un Dio che ama senza condizioni. (Meno male che c’è Lui dice il nostro Giovanni).
Puoi permetterti di vivere in spontaneità, senza nasconderti o bloccare le tue emozioni.
Ti auguro una buonanotte Gabriella
Ringrazio Giovanni per le sue parole di conforto. Ti abbraccio anch’io
Cara Gabriella,
grazie per quanto scrivi a commento del mio esercizio. Mi colpisce molto perché risuona in me con un indubbio accento di verità, così forte che non può essere equivocato.
Questo abbandono che giustamente individui come qualità ancora da “far fiorire” è al contempo qualcosa che desidero sempre più intensamente, e allo stesso tempo è qualcosa che temo e a cui resisto con tutte le forze. Ma alla mia obiezione “Possibile che l’Eterno possa amare così uno come me?” rispondono testardamente le circostanze, dove accadono delle cose che quasi mi costringono a dire che un Padre buono vigila e mi protegge. Anzi, mi ama.
Certi momenti, la mia resistenza ad abbandonarmi mi getta nello sconforto. Esattamente come la mia “misteriosa” fame, direi quasi compulsiva, di amore e attenzione costanti, di rassicurazione permanente…. Poi però vedo che Dio mi ha dato questa strada, e non mi ha chiesto proprio niente, nessuna prestazione, nessuno sforzo, nessuna eroica ascesi: mi ha chiesto – mi sta chiedendo – solo di fidarmi, perché Lui possa compiere la sua opera, perché io possa “darmi pace” nelle Sue braccia. Questo pensiero è un balsamo che placa la mia anima inquieta, e mi porta di nuovo a sorridere, dentro e fuori.
Un grande abbraccio!!!
Caro Marco mi sembra di rivedermi nelle tue emozioni contrastanti tra abbandono e fame compulsiva di riconoscomenti. Forse sono un pò più consapevole e serena nell’accettare quello che la vita mi da’, dopo tanti anni! Comunque siamo tutti in cammino e verso l’unica inevitabile direzione. Ti abbraccio
Caro Marco, le tue parole di gratitudine ci incoraggiano a proseguire con rinnovata fiducia il cammino di liberazione interiore. Crescere nella dimensione della nostra realizzazione significa partecipare pienamente alla vita per lasciarsi trasformare dal fuoco dell’Amore dove tutto viene trasmutato in forza donativa.
Non possiamo trattenere questo fuoco bruciante, non è possibile contenere la gioia di una trasformazione concretamente ricevuta! Non possiamo trattenere il “respiro” della Vita ne possiamo vivere in una condizione di apnea pena la morte certa.
Questo incontro è stato un’esperienza molto significativa per me e sono contenta di aver dato quel poco che sono , in semplicità, libertà e tanta gioia.
Ti sono grata per la tua attenta partecipazione e per saper donare a tutti noi il tuo entusiasmo, il tuo stupore, la tua bellezza interiore che traspare ogni volta dalle tue profonde condivisioni.
Ti abbraccio con l’augurio di proseguire con gioia e leggerezza il cammino verso la piena realizzazione della tua vita.
Grazie di cuore. Vanna
Ciao a tutti,
ecco la mia lettera di consolazione:
Cara Elisabettina, ti affanni tanto per essere BRAVA, per essere stimata, riconosciuta, apprezzata perchè sei convinta di non valere un cazzo di nulla. E’ a questa convinzione errata che rivolgo il mio sguardo benevolo.
Non è vero che non vali niente, che non sei interessante, non è vero perchè hai un cuore caldo quando parli del Vangelo, sei “appassionata” e questo interessa aldilà dell’eloquenza del discorso.
Piccola mia, non temere, il Seme è potente, Lui agirà nei cuori, non temere. Tu sei amata per ciò che sei, non perchè fai la brava bambina.
Shalom a tutti voi,
ELisabetta
Cara Elisabetta, ben ritrovata!
Credo che le parole che hai ascoltato ti abbiano donato davvero conforto. Hai saputo ascoltare la parte della tua bambina ferita perché non valorizzata e non riconosciuta nel suo valore autentico dandoti la reale possibilità di ascoltare la parte più evoluta che sa accogliere benevolmente, oltre ogni misura .
Non so se hai cercato e riconosciuto le qualità spirituali che ti appartengono e che sono pronte a manifestarsi con tutta la potenza della luce della tua fede in Dio. Ti invito a rileggere ogni parola e a sottolineare quelle che puoi riconoscere nella loro essenzialità.
Quelle che intravedo io sono:
Accoglienza amorevole
Benevolenza
Generosità
Passione nel trasmettere la verità della vita.
La qualità da incrementare è la fiducia in te stessa (.. “aldilà dell’eloquenza” ) e il coraggio (.. “non temere”) che puoi coltivare approfondendo l’esperienza dello stato intimo e veritiero dell’io in relazione per lasciarti fecondare dal “Seme” di nuova vita che attende la sua piena manifestazione.
Buona continuazione!
Un caro saluto. Vanna
Cari tutti,
non ho letto ancora tutti i vostri messaggi, lo farò di sicuro, lo faccio sempre, solo che non ho avuto tempo fin qui, e ora mi preme condividere la mia “lettera” prima del prossimo incontro, domenica è così terribilmente vicina e io continuo a non riuscire a ficcare in un solo giorno le cose che debbo/voglio fare.
Allora eccola qui:
Tu vuoi essere dimenticata, dici. E poi dici pure che vorresti essere compresa, vorresti sentirti dire “sono contento che tu faccia ciò che credi”. Ebbene rinuncia, non succederà. Fallo tu invece. Riempi la tua giornata di ciò che senti importante, comincia dalla prima cosa fattibile e non pensare che tanto non è niente di che, comincia e basta, non misurare. Ricordati di quel giorno che hai sentito che Dio era tuo padre, che non avevi altri lacci al mondo che non attraversassero prima il tuo speciale legame col Padre Eterno. Dimenticati di te. Sii il tuo respiro, sii il cielo che guardi, sii il bene che cerchi. Dimentica te stessa, muoviti con l’aria. Se cadi ricomincia, e ricomincia di nuovo. Non disperare se non hai trovato il “come”. Il come si trova solo continuando e continuando, sempre e comunque.
Finito. Non ho scritto altro. Vi abbraccio e ringrazio, in particolare chi ci segue/guida in questo percorso e ha la pazienza di commentare.
Maria
Ciao!
Oggi ho avuto modo di seguire, o meglio partecipare, a questo incontro e benché stanca morta non posso chiudere il PC senza prima ringraziare di cuore Gabriella e Vanna per ogni parola: mi avete donato un incontro consolante dal principio alla fine.
Ancora non sono pronta per condividere ciò che mi sta attraversando da un po’ di mesi, ma vorrei ringraziare per l’esercizio che avete presentato e che mi ha dato di esprimere e sciogliere e iniziare a sciogliere altri blocchi. E sono immensamente grata per ogni commento. In ognuno di essi trovo parti di me, e vi ritrovo in me! E’ davvero misterioso e affascinante il legame che ci unisce l’uno all’altro… Siamo così diversi e intimamente così simili! Siamo realmente fratelli!
Un abbraccio e serena notte a tutti!
Agata
Cara Maria intanto desideravo dirti che sono stata contenta di vederti, la tua partecipazione sia fisica che telematica ti sarà sicuramente di grande aiuto.
Eccomi all’ esercizio.
Perdonami ma non riesco a percepire nella prima parte della tua lettera parole di vera consolazione.
Capita sai che a volte invece di alleviare ci vogliamo spronare perché è grande la sofferenza di vedere una parte di noi in quello stato.
Gli imperativi che scrivi …….rinuncia…..comincia e basta….dimenticati di te…non fanno bene a quella bambina ferita che chiede solo di essere capita, amata, coccolata. Bada comprendo ciò che dici sono cose vere, ma forse “lei” vuole parole più tenere e che comunque si intravedono poi nella parte finale…… Sii il tuo respiro, sii il cielo che guardi, sii il bene che cerchi.
Allora penso che le tue qualità spirituali già vive e manifeste in te siano la Fede e la perseveranza.
Quelle che cercano di fiorire e di cui hai tanto bisogno direi sono la tenerezza, la capacità di relazioni autentiche, la fiducia nella vita e nel prossimo, la chiarezza di cosa sia davvero importante, l’abbandono (muoviti con l’aria).
Carissima se vuoi puoi dirmi cosa provi nel leggere le mie parole e se c’è altro che mi è sfuggito.
Ti abbraccio Gabriella
Cara Agata sono lieta di sentire che ci segui con affetto. Quando vuoi siamo qui.
Un caro abbraccio Gabriella
Grazie, Gabriella perché mi aspettate… grazie dell’amore che ho sentito nelle tue parole.
Ok…!
Dall’esercizio è emersa la paura della mia impotenza rispetto alla sofferenza e morte mia e delle persone che amo. Paura dell’annientamento, del nulla…
Anche paura di lasciare andare i miei genitori (la situazione cui faccio riferimento all’inizio dell’esercizio riguarda le loro condizioni di salute e la mia vocazione al Carmelo…), di separarmi da loro per sempre. Così come ho paura di prendere il largo…di andare per la mia strada….
Nella lettera (che sintetizzo) ho scritto: cara Agata è la vita che fa il suo corso e che si compie…sempre… Tu, Agata sei pronta per andare, per prendere il largo. Guardati: sei serena nonostante il dolore che provi… E ti vedo sovrana, bella mentre li lasci andare e ti lasci andare per le vostre strade. Vieni a me. Guardami. Sei qui. Sei qui adesso. Qui in questa stanza, in questa sedia, con questa penna in mano, con queste tue lacrime. Sei qui, adesso!
Lasciali andare e ci sarai sempre e sarai capace di affrontare tutto al momento giusto. Fidati. Fidati di te stessa! Non sei sola. C’è Dio con te.
unabbraccio
Ho scordato di dire questo: carissimo Claudio, ti ringrazio per come ti consegni nei commenti, per averci parlato di tua figlia… Ora lei è nel cuore di tutti noi. Sto pregando perché il Signore le ottenga la fortezza e gioia di vivere e senta tutto l’amore di cui è circondata.
Inoltre, le tue parole, come quelle degli altri papà che hanno scritto nel 5° incontro (che ricchezza!), mi stanno facendo riflettere sul ruolo del padre nella famiglia. Di quanto il padre abbia ancora da dire e dare in seno ad essa: dello spazio vitale che è chiamato a riscoprire e custodire per garantirne la crescita e la saldezza…
un sorriso e buona giornata a tutti!
Agata
Cara Gabriella grazie. Debbo dire grazie anche perché la risposta mi rimette in discussione, mi ero appena acquietata e vengo energicamente scossa. Ed è cosa buona, ne sono sicura, anche se non comodissima.
E’ spesso così con le tue/vostre risposte, anche nei due anni precedenti è accaduto, alcune mi risuonano ancora dentro, nel senso che sono ancora al lavoro.
Beh si, adesso che lo dici mi accorgo che non si può definire consolatoria questa specie di lista di “comandi” che ho tirato giù, eppure – mi sono ritrovata a pensare – è sicuramente più tenera del modo con cui ero, per esempio, invitata a superare gli ostacoli e i problemi da piccola, chissà come sono stata e sono io adesso nei confronti degli altri, mi pare di essere stata molto consolatoria in alcuni casi, pure troppo, in altri per niente, anzi decisamente rude, anche se mai ostile, e improvvisamente mi dispiace.
Le qualità manifeste, dici Fede (oh si spero proprio di si, anche se non è per niente liscia la cosa) e perseveranza. Perseveranza, si penso si possa dire che io sia una persona perseverante persino ai limiti dell’ottuso (come il mulo bendato intorno alla macina) o del cocciuto. Tocca starci attenti con la perseveranza non è detto che sia sempre una buona cosa.
Dici poi che ho bisogno di “tenerezza” – bello, e pensare che io mi sento assolutamente capace di farne a meno. “Capacità di relazioni autentiche” – si certo come no, ma i due o molteplici estremi della relazione devono essere e riconoscersi reciprocamente autentici, di solito appena avverto una qualche forzatura chiudo e mi ritraggo, recentissimamente qualcosa sta cambiando, ma forse è presto per dirlo, non mi ritraggo subito aspetto, prima chiarisco con tutta la gentilezza di cui sono capace (e oramai abbiamo capito, ahimè, che non deve essere molta) esattamente il mio pensiero e vedo quel che succede.
In ogni caso le occasioni di “relazione” sono davvero rare per il tipo di vita che faccio. Dici anche che ho bisogno di “fiducia nella vita e nel prossimo”, no qui non mi riconosco, penso addirittura di essere ed essere stata estremamente fiduciosa nella vita e nel prossimo, tanto da acchiappare qualche bel pugno in faccia e, dopo un primo barcollamento, cercare comunque una strada che non demolisse chi o cosa del pugno era l’artefice. Aggiungo che anche il fatto che io mi sia iscritta a Darsi Pace, e soprattutto che il terzo anno io sia ancora qui, è indice di “fiducia nella vita e nel prossimo”. Considera che “voi” siete mille miglia lontani dalla realtà in cui io sono cresciuta e da quella in cui sono vissuta. Diversi, tra quelli che conosco, vi classificherebbero come poveri pazzi, esaltati o illusi.
Ecco, vedi? dico “voi” e non “noi” e non perché non vorrei essere con voi, ma semplicemente perché non mi pare che ci sia un “noi” davvero, ciononostante ho fiducia che possa esserci, per tornare alla fiducia nel prossimo.
Una vera comunità non la vedo, ci sono delle persone, più o meno in confidenza che sono più o meno interessate allo stesso tema e che hanno incredibilmente lo stesso tipo di problemi.
C’è appassionata e comune partecipazione? direi di no, quel che vedo è una appassionata e individuale partecipazione. Tanti individui bisognosi ma tutti troppo controllati, diffidenti, paurosi di accogliere e lasciarsi accogliere. Sono troppo rude?
Infine dici “ho bisogno di chiarezza su cosa sia importante”. Si. Anche se a pensarci ora mi pare di aver ben chiaro cosa sia importante, ho invece un disperato bisogno di capire come si possa incarnare (altrimenti detto realizzare, concretizzare) nella mia vita.
E l’abbandono. Oh si vorrei tanto essere capace di abbandonarmi esattamente come si abbandona un bambino nella braccia della mamma.
Bacio
Maria
Agata giorni fa al funerale della mamma, un mio amico tra le lacrime ha letto un brano che mi ha colpito per la bellezza e la verità che racchiudeva.
L’ho trovato e te lo riporto perché penso ti sia di conforto nel momento delicato che vivi con i tuoi genitori.
I Figli di Kahlil Gibran
I figli non sono i vostri figli.
Essi sono i figli e le figlie della vita che brama sé stessa.
Vengono per mezzo di voi ma non da voi,
e benché essi siano con voi comunque non vi appartengono.
Potrete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro pensieri.
Potrete ospitare i loro corpi ma non le loro anime,
perché le loro anime abitano la casa del domani che voi non potrete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi.
La vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
L ’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.”
E’ naturale Agata che tu segua le tue aspirazioni e scelga come vivere la tua vita.
Senza rammarico, sono sicura che hai dato e ancora dai molto ai tuoi genitori.
Dalla lettera che hai scritto si nota quanto sentimento sai esprimere e una fede solida.
Hai solo bisogno di far fiorire il coraggio, (abbandonando tante paure), il rispetto verso te stessa adempiendo alla tua vocazione, la libertà, la fiducia.
Carissima so che ti incontrerai con Vanna questo fine settimana sicuramente ti aiuterà anche lei a chiarire meglio le tue qualità bloccate.
Ti abbraccio Gabriella
Maria sono lieta perché hai compreso la dinamica ed il senso di questi esercizi. Certo a volte c’è in noi accompagnatori il timore di ferire, ma Marco ci ha insegnato che dobbiamo scuotere l’anima intorpidita nel profondo.
Ho letto la tua risposta ultima tutta d’un fiato e ho pensato subito….ma è un miracolo! Io penso sia davvero un miracolo che qualcuno si legga dentro in tal modo riconoscendo i propri blocchi ma anche le potenzialità che sente di avere già.
Ti rendi conto cara di quanto è difficile e inusuale? E se per fare questo bisogna essere pazzi ben venga (Marco si è sempre considerato un pò pazzo).
Ma poi siamo sicuri che lo siamo noi (e noi siamo tutti tutors e praticanti) e non quelli che vivono nell’ordinarieta’ riempiendosi magari di tranquillanti e antidepressivi ( quanti ne conosco)?
La realtà invece è che spesso mi accorgo, parlando di Darsi Pace, che l’orecchio dell’altro si tende perché c’è una grande voglia di qualcos’altro, di una luce, di una via d’uscita!
Ma poi ci vuole appunto un pò di fiducia nel credere che qualcos’altro sia possibile.
E non tutti si sentono di uscire dalla gabbia.
Per quanto riguarda i gruppi di praticanti ed il tuo comprensibile sfogo (e non sei la sola) forse si coltivano aspettative diverse da questo percorso. Noi accogliamo, ascoltiamo e diamo gli strumenti per liberare le coscienze ma non vogliamo ne possiamo essere una comunità. Bisogna considerare che chi partecipa al momento è carico di problemi sulle spalle come macigni, è ancora confuso e pur sentendo una certa solidarietà è occupato a risolvere i propri conflitti non tanto a caricarsi di quelli altrui. Inoltre e soprattutto il senso del lavoro e la meta è sviluppare il nostro io missionario che alla fine non rimarrà nel gruppo ma uscirà e andrà per il mondo per liberarlo!
Forse è un’ambizione esagerata? Sarà ma ci si prova.
Un caro saluto affettuoso.
Per incarnare ci vuole tempo ma ci arriverai!
Cara Gabriella non posso far altro che dirti grazie.
Spero di poter essere presente domani, ancora non ne ho la certezza.
Ti abbraccio
Maria
Cari tutti,
Anche se un po’ ritardo, volevo condividere anch’io l’esercizio, che mi e’ piaciuto davvero tanto e mi ha fatto un gran bene.
La paura e’ : di rimanere sola, di essere abbandonata.
La lettera: “Cara Lea, non avere paura. Tu non sei sola. Avrai sempre Dio accanto a te, con te, in te. In realta’ siamo tutti “soli”: e’ un illusione pensare che gli altri siano li per te. Ognuno arranca in questa vita per sopravvivere.. nessuno ha abbastanza da darsi a se’, figurati se ha in sovrappiu’ da dare agli altri. Ma la verita’ ti dico e’ questa: Tu sola puoi darti tutto quell’amore di cui hai bisogno.
E allora Lea, io te lo dico dal cuore, ti voglio tanto bene, ti amo tanto e non ti lascero’ mai sola. Vieni qui. Fatti abbracciare, lasciati andare nelle mie braccia, perche io sono qui per proteggerti. E finche’ sarai nelle mie braccia, nulla di male potra’ mai accaderti.
Quindi non te la prendere con le tue amiche, che sono disperate d’amore proprio come te, se non di piu. Piuttosto, datti tutto l’amore di cui hai bisogno, e se ne avrai una goccia in piu, estendi il tuo amore anche a loro.”
La mia interpretazione di questa lettera (ma per favore sentitevi liberi di completarla) e’ che la qualita’ spirituale che vuole emergere in me e’ quella di accogliere e di dare amore, iniziando da me stessa e poi agli altri.
Possibile sbocco futuro/missione: prendermi cura di coloro che non si sentono amati, di coloro che sono esclusi, di coloro che nessuno vuole amare. Dargli la forza e l’incoraggimento a trovare l’amore dentro loro stessi.
Fra un paio di mesi diventero’ mamma… e’ la prima buona occasione di mettere in pratica quello che ho scritto: far sentire mio figlio veramente amato.
Un caro saluto a tutti da Colonia, e un ringraziamento a Gabriella e Vanna per il prezioso incontro.
Lea
Carissima Lea, grazie di questa condivisione: è sempre una gioia leggere chi partecipa dall’estero!
E non preoccuparti, in questo luogo non ci sono ritardi: si è sempre nel presente, si condivide quello che è presente in noi in questo momento.
La lettera ti ha davvero consolata: ‘mi ha fatto un gran bene’ hai scritto.
Hai subito rassicurata la tua parte ferita: “Non avere paura, tu non sei sola” perché Dio (che è l’Amore), è in te.
Le hai detto che non deve cercare fuori quello che è già dentro di lei. E ti sei fatta tramite di questo amore abbracciandola, comunicandole tutto il tuo amore, rassicurandola che mai sarà lasciata sola, che sarà protetta se rimarrà in questo abbraccio.
Le hai fatto comprendere la dura realtà della vita: siamo tutti ‘soli’.
Direi però che questa è la realtà come la vede l’ego: un’illusione. Nello stato di separazione, di ferita, effettivamente siamo tutti ‘soli’, in preda all’angoscia, disperati, perché mancanti dell’amore di cui abbiamo bisogno per vivere.
Nello stato di integrità siamo tutti ‘Soli’ (il plurale di Sole), perché l’Amore divino risplende in noi.
Tu hai cercato di riportare la tua parte ferita alla Fonte, di riconnetterla alla Vita che è sempre presente e zampillante dentro di lei.
Questo esercizio richiedeva un duplice ascolto: della parte ferita, dolente, e della parte spirituale. Mi pare che tu sia riuscita bene a mettere in relazione queste due parti di te, a dire parole bene-dicenti.
Individuo queste qualità spirituali già presenti: accoglienza, amorevolezza, empatia, tenerezza, saggezza.
La qualità che preme per emergere per la tua piena realizzazione umana è quella in parte ancora bloccata dalla tua ferita, (qualità che tu stessa hai individuato): dare amore, irradiare questo amore, prendersi cura di chi vive l’esclusione, la marginalità a tutti i livelli, far rinascere alla vita, alla speranza, dando amore: quello che stai già vivendo nella tua carne con la maternità.
Nella nostra ferita c’è anche il nostro dono, il nostro carisma, la nostra specifica missione: quello che siamo venuti a donare in questo mondo.
Tanti affettuosi auguri. Ti accompagniamo con affetto in questi ultimi mesi di gravidanza. Dacci notizie della nascita del tuo bimbo.
Un grande grande abbraccio. Giovanna
Cara Giovanna,
Grazie mille di cuore per la tua saggia risposta e per le dolci parole. Non posso immaginare un intepretazione migliore. La sento mia. Grazie! E grazie anche degli auguri.
Vi terro’ sicuramenti aggiornati,
Un abbraccio
Lea
Il coraggio: una volta da bambina, chiesi a mio padre se secondo lui fossi coraggiosa, mi rispose con un convinto e pronto sì; ma io gli dissi: “ come posso essere coraggiosa se ho paura?”. Allora mi rispose che essere coraggiosi non significava non avere paura ma affrontare la paura. Gli risposi: “ se è così, io sono coraggiosa!”
E anche ora, come anche tu cara Gabriella mi hai aiutato a vedere (mai avrei pensato dalla mia lettera di consolazione al coraggio) sono chiamata ad ascoltare profondamente e amorevolmente la mia paura, a riconoscerla e chiamarla per nome… ad attraversarla… ad essere coraggiosa in questo passaggio.
Sì ho bisogno anche di rispettare me stessa adempiendo la mia vocazione. Effettivamente in questi 14 anni in monastero ho vissuto costantemente periodi dolorosi a causa delle pressioni familiari per farmi lasciare la vita consacrata. Ho vissuto dando sempre priorità a loro e ai loro bisogni…e se non volevo dare priorità me la chiedevano con telefonate estenuanti…
Anche oggi, quando arrivano loro telefonate, penso sempre che sia per qualche altro problema o difficoltà e non per sapere per es. come sto.
Poi il messaggio (implicito ed esplicito) che mi è spesso arrivato: “la tua scelta cara Agata è un atto di puro egoismo visto che avresti potuto servire Dio in mille altri modi”. Ma come tentare di spiegare una vocazione come la mia. Dove esiste solo gratuità e amore da parte di Dio? Fino a 25 anni ho vissuto senza Dio, tra università e discoteche…Non credevo nella Chiesa, non credevo nella Messa, l’Ostia era pane e basta. Poi, Lui 11 febbraio 1996 proprio davanti all’Ostia consacrata, mi ha guardata…un’istante di eternità che ha stravolto la mia vita. Quando l’Arciere direziona la sua freccia egli ha in mente un progetto preciso. Io mi sono limitata a mettere il mio sguardo in quello di Gesù e questo mi ha portato qui. E Lui la direzione. Tutta la mia sofferenza di questi mesi mi sta radicando profondamente nelle mie scelte…Ma il mio terrore è a volte che fattori esterni e gravi possano strapparmi la vocazione, la vita. Di non avere scelta. E ora sto intravedendo come il rispetto nella mia identità di essere umano, di consacrata parte da me. Sono io che ho bisogno di rispettarmi, di darmi il diritto di esistere e seguire il mio corso.
Il confronto con Vanna è stato importante. A lei ho letto la lettera per esteso e abbiamo individuato altre qualità spirituali e io ho compreso che ho anche il diritto di soffrire, sì, il DIRITTO DI SOFFRIRE (finalmente!) di NON ESSERE FORTE. Mi sono sempre controllata, e messa ai margini di me stessa per gli altri… e desidero davvero imparare ad abbandonarmi, ad amarmi e allo stesso tempo vivere questo con gentilezza, senza forzature.
Grazie per Gibran, che amo moltissimo!
Invio il file così come è, è dall’11 che tento di inviarlo…Ma il desiderio di controllarlo e correggere mi ha fatto rinviare. Basta.
Un abbraccio.
Cara Agata stai lavorando nel profondo con la giusta determinazione e consapevolezza. A volte è proprio dalla sofferenza che si rinasce a miglior vita.
Sono lieta che hai avuto anche l’opportunità di condividere fisicamente con Vanna; il lavoro guardandosi negli occhi e dialogando è sicuramente più efficacie.
Quanto aspetta di fiorire dalla tua anima! Vedrai piano piano con l’aiuto dello Spirito troverai la serenità e la vera pace.
Irradierai dentro e fuori di te la luce di saggezza che già possiedi senza dover a tutti costi sopportare sulle spalle macigni e pesi inutili (puoi non essere forte)…..”il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero” dice il Signore, non resta che affidarci a Lui.
Un caro saluto Gabriella
Grazie, Gabriella, per come mi ascolti!
Ti auguro una luminosa, bella giornata!
A presto!
Agata
Carissime, grazie per il vostro lavoro e la bella lezione e meditazione che avete proposto domenica.
Voglio condividere la mia lettera, e mi piace ricevere un feedback o una dritta su come la percepite nell’economia del mio prendermi cura.
Il tema era sul rapporto tra riflessioni obrimandi che propongo nel mio lavoro a qualche mio paziente, e il verificare che poi spesso non vengano apprezzate o che non si dia valore maggiore a queste mie iniziative di offrire loro spunti, commenti, resoconti del lavoro fatto, come se tali contributi aggiuntivi che vanno anche al di là della seduta canonica siano magari un po’ ” a buon prezzo”, un qualcosa a cui non si da il giusto valore come dono da parte mia, o condivisione di un mio pensiero che vado meglio chiarendo per essi, o anche a volte mi è capitato di non ricevere risposta ad un post inviato ad una ex cliente ed ora mia amica alla quale offrivo una analisi circa un fatto importante accaduto a lei e che mi aveva coinvolto in qualche modo. Per cui era per me importante dirle qualcosa.
Fa così:
“Mio caro, tu sei stato onesto e hai fatto ciò che hai potuto, e sapevi fare. E quando ti sei esposto sentivi di poter voler bene a questa persona/e, malgrado il risultato apparente, e tu non sei neanche quali reali effetti può aver lasciato in lei/ loro, nè quanto può essere stato importante il tuo contributo.
I tempi tuoi non sono i suoi/loro, e magari ci vuole tempo perché le cose si chiariscano e diventino più facili.
Per cui, dovresti tranquillizzarti e aspettare. In ogni caso riflettere sulla delicatezza degli argomenti e della sofferenza umana che si cela nella/ e persone, e non far mancare mai la tua presenza, più che il tuo fare.”
Ecco, questo è quanto. E grazie fa ora.
Saluti. Michele G.
Caro Michele, grazie per la tua fiducia e per aver deciso di voler condividere il tuo esercizio con tutti noi.
Come ti sei sentito subito dopo aver scritto la tua lettera di consolazione? Come ti senti rileggendola, ascoltando le parole che hai espresso ? Intravedi le qualità spirituali che sono già presenti in te?
Da ciò che esprimi nella lettera io percepisco che in te sono presenti:
Onestà ( .. tu sei stato onesto)
Sincerità (.. ti sei esposto)
Benevolenza (.. senti di voler bene)
Accoglienza del proprio limite, la propria parzialità ( .. hai fatto ciò che hai potuto.. )
Accoglienza dei tempi dell’altro ( ..ci vuole tempo perché le cose si chiariscano..)
Generosità.
Ora, caro Michele, ti inviterei a tornare in contatto con ciò che ti ha ferito, a porti dalla parte del bambino offeso, impaurito, non riconosciuto nel suo giusto valore, non apprezzato nelle sue iniziative, non riconosciuto nel valore del dono dei suoi contributi aggiuntivi , non apprezzato nella sua capacità di donare gratuitamente. Concediti di ascoltarlo giustamente, ora puoi farlo parlare, ora puoi far esprimere tutti i suoi bisogni, quelli più esistenziali, può esprimere i desideri profondi del suo cuore.
Questo ulteriore lavoro di ascolto curato ti aiuterà a far emergere tutte le tue qualità spirituali presenti e a individuare quelle che attendono di essere incrementate.
Dalla lettera le qualità da incrementare credo siano la pazienza, per attendere con naturalezza i tempi della piena fioritura delle tue capacità;
l’abbandono, per lasciare andare ogni pretesa verso te stesso ed esprimere con libertà e fluidità tutta la tua capacità di donare incondizionatamente;
la fiducia in te stesso per esprimere pienamente tutto il valore della tua persona che non fa mancare la sua presenza delicata, rispettosa della sofferenza che sa riconoscere in ogni persona.
Spero di averti dato un piccolo aiuto e se vorrai facci sapere qual è la tua risonanza.
Un caro saluto e un abbraccio. Vanna
Cara Vanna, grazie per l’interesse e la tua risposta.
In effetti colgo giusto il tuo invito a far sì che in me ci sia la pazienza ma soprattutto la certezza che donare non guarda a ciò che deve ritornare come vantaggio, nè a che effetto si debba compiere nell’altro, perché poi noi seminiamo ma è Dio che fa crescere, no?
Per il resto mi sembra che proprio nel non attaccarmi agli avvenimenti o accadimenti posso forse assecondare meglio l’ascolto di ciò che mi muove da dentro nella mia iniziativa, quando mi assesto su uno stato di ” voglia di bene” che mi risuona, e per cui mi va di fare un dono o un gesto di cura per l’altro. È questo è per me un sè spirituale che non cerca il tornaconto ma solo la possibilità che si esprima come percepisce in che direzione può andare l’iniziativa, il suggerimento o il confronto possibile nellottica di un procedere comune con gli altri nella possibilità di amare/si.
Ciò non sento che è un dovere, ma solo un esigenza di esternare e farmi vivo e presente affianco all’altro.
Poi per i bisogni più profondi, beh, certo, ci sarebbe la voglia di poter fare di più, e trascorrere ancora meglio e con gioia più piena questa mia epoca della vita che ha superato i 50 e fa i conti, ma senza esagerare, con l’anelito di voler realizzare sempre più cose utili sua per me, che per il mondo se non proprio per il Regno fortemente.
Un abbraccio. Saluti. Michele.
Ciao a tutti!
Carissime Giovanna Vanna e Gabriella grazie per le conduzioni e gli illuminanti interventi sul blog. Le vostre voci mi danno intenso ristoro e pace.
Prima di condividere la lettera faccio un accenno all’esercizio sulla rabbia, l’ultimo del secondo anno, che ho ripetuto tante volte senza però riuscire a individuare una figura adatta ad esprimere la mia rabbia (ahimé sostanzialmente narcisistica) che mi abita e che raramente esplode in modo evidente, piuttosto trapela sotto forma di qualcos’altro più subdolo, come l’invidia o la tristezza. Recentemente, prendendo spunto da un sogno, che in passato era ricorrente, ho provato a visualizzare questa rabbia in una cagnolona bianca con la quale ho un forte legame affettivo, lei però per difendermi non esita a mordere e allora: come posso lasciare che mi accompagni in una passeggiata in montagna senza guinzaglio e museruola correndo il rischio che aggredisca qualcuno? Tale è lo stato della mia rabbia conservata in capaci serbatoi Interiori che so che ci sono ma non so nè come sono fatti nè dove trovarli.
Riporto ora la lettera di consolazione.
Cara Lidia, ora ci sono: finalmente! Ti aiuto, non ti lascerò più.
Sei angosciata hai il cuore stretto in una morsa hai paura di te stessa e di essere te stessa: vedi il tuo limite ti fa orrore e non vuoi credere che quella è proprio la tua vera vita.
Certamente è molto doloroso accettare quel limite, ma se non lo fai rimani una nana che ha bisogno di coprirsi di oggetti per rendersi visibile.
Dammi la mano, attraversa questa sofferenza! non sei sola, siamo insieme ora. Stai piangendo ora e gli umori del pianto scorrono, inumidiscono il tuo viso e la mia mano che lo accarezza. Come in una nascita. Non c’è nascita senza liquidi, Lidia, perché la vita passa attraverso i fluidi, allora se l’umano in noi si accartoccia, si ostruisce e rinsecchisce bisogna che si ripeta l’umido miracolo della nascita. Ecco allora accettarti come sei e il dolore che ti provoca ha la forma di un nascere. È il momento critico della rottura delle acque e del passaggio stretto e del primo respiro, dove la morte non è lontana dalla vita.
Lidia! Ascolta la mia voce che ti chiama fuori, fidati di me, lasciati afferrare.
Brava! sei stata bravissima ce l’hai fatta. Sei sana e salva, fuori dalla stretta, in un luogo largo e spazioso dove la vita è libera.
Un caro saluto e abbraccio. Lidia
Ciao a tutti, scusate il ritardo ma primo ho avuto qualche difficoltà con esercizio , secondo non pensavo fosse così ravvicinato il settimo incontro. Provo a esprimere in modo sintetico quanto vissuto prima di concentrarmi sul settimo incontro..
Per quanto riguarda la difficoltà dell’esercizio è che la prima volta che l’ho fatto nella lettera non sono uscite parole di consolazione bensì rabbia e rancore contro il mio bambino ferito , sulla falsa riga della lettera dell’esercizio sull’ombra negli ultimi incontri del secondo anno ( in cui pero’ la rabbia espressa era nei contronti dell’interlocutore). Dopo aver lasciato sedimentare il tutto e aver ripetuto l’ ascolto dell’incontro sono riuscito a esprimere qualcosa di positivo che cerco di sintetizzare brevemente..
“..rimani Marco in questo calore, in questa consolazione, non scappare , non temere che sia ingiusta o immeritata …è per te .. accoglila, fatti accarezzare, fatti accostare.., accogli questa dolce carezza, sentila su di te, sul tuo capo, … senti l’affetto che ti dona perché sei tu, così come sei, senza maschere, senza meriti guadagnati con sforzi e fatica…questa mano non ti schiaccia, non ti ferisce, solo lenisce le tue ferite, ti consola, ascolta.. accoglila, goditela, gustala, accettala.. te lo meriti dopo tanta sofferenza e solitudine…non è questo che hai sempre aspettato?”
L’immagine che è emersa con chiarezza è che mi son visto come un cucciolo , un coniglietto che è talmente abituato a non ricevere coccole che interpreta la mano che lo vuole accarezzare come una minaccia per cui si accuccia tremebondo con le orecchie basse… e mi son ricordato che diverse volte nella mia vita ho avuto la netta sensazione di arrestarmi e fuggire terrorizzato di fronte a situazioni o contesti che suscitavano in me moti di intensa felicià e gioia.. come se si celasse sotto l’apparenza della consolazione un pericolo ben più grande, una minaccia..quindi tanto più si è aperti a ricevere qualcosa di piacevole tanto più si rischia perché più vulnerabili.. Penso inoltre che in questo si concretizzi uno dei principali difficoltà nel fare la pratica meditativa: quando scorgo finalmente un principio di pace consolazione serenità anziché attrarmi mi metto sulla difesa, tentenno, resisto , temporeggio, rimando ….
Per concludere devo riconoscere che è stato una piacevole sorpresa sentirmi rivolgere parole di consolazione e conforto.. un balsamo per le ferite.. scoprire che dentro di me non c’è solo fatica tensione “pianto e stridore di denti” ma anche qualcosa di dolce piacevole delle energie positive , delle risorse inaspettate ..nascita di una nuova speranza , e il desiderio di contattare ancora queste parti preziose e nascoste
Grazie per l’ascolto e la pazienza .
A presto Marco
Caro Marco, non scusarti, in questo luogo non si è mai in ritardo ma sempre nel presente, nel qui e ora dell’esperienza.
L’esercizio presenta in effetti una difficoltà, far incontrare parti che forse non si sono mai incontrate: il bambino ferito con il Sé cristico.
Il tuo bambino ferito ha conosciuto più l’Accusatore (che l’ha raggelato nella paura e chiuso nella difesa) che il Consolatore.
Nel primo esercizio che hai fatto mi pare sia emersa proprio questa parte! Ma un ascolto maggiore ti ha permesso di sentire dentro di te un’altra Presenza, un’altra Voce: amorevole, piena di tenerezza, capace di sentire il dolore del piccolo Marco, e di vederlo com’è, terrorizzato e solo.
Lo hai visualizzato bene nel coniglietto che si accuccia, si chiude subito a riccio quando vede avvicinarsi una mano: perché è sempre una mano che punisce, ferisce, una mano che schiaccia.
Sei riuscito a vederlo il piccolo Marco, a tirarlo fuori dal suo nascondiglio e gli hai parlato con grande affetto: lo hai invitato a non temere, a lasciarsi avvicinare per essere accarezzato; gli hai detto che è amato per se stesso, proprio perché è lui, così com’è, non perché buono, bravo, obbediente, e quindi meritevole.
Ascoltando queste parole il piccolo Marco può cominciare a comprendere che non è più necessario forzarsi, sforzarsi, negare se stesso per ricevere amore; che può cominciare a fidarsi, essere se stesso, esprimersi in libertà: allora la barriera di ghiaccio creata dalla paura comincerà a sciogliersi, la Vita a fluire e il corpo a distendersi.
Caro Marco, c’è ancora tanta paura nel piccolo Marco, non sa se può fidarsi: teme di essere ancora mortalmente ferito, non accettato, tradito, abbandonato: un dolore insopportabile! Per questo fugge terrorizzato da situazioni di gioia, di rilassamento, che sente mettono in pericolo le sue difese, lo rendono vulnerabile.
Continua a scrivergli, rassicurandolo che non lo lascerai più solo, che gli sarai sempre vicino, lo ascolterai nei suoi bisogni, sarai sempre dalla sua parte, lo proteggerai. Così acquisterà sempre più fiducia di essere amato e forza e coraggio di esprimersi in libertà.
Nella tua lettera ho individuato queste qualità spirituali: Accoglienza, Empatia, Tenerezza, Consolazione. Le qualità che aspettano di fiorire sono: fiducia, confidenza, intimità, libertà di espressione, coraggio.
Se continuerai a consolare e incoraggiare il piccolo Marco, farai fiorire le qualità oggi in parte bloccate e le qualità già presenti potranno esprimersi in tutta la loro potenza.
Dimmi se quanto ho scritto trova qualche risonanza in te.
Un abbraccio pieno di tenerezza al piccolo Marco. Giovanna
Grazie Giovanna, è commovente sentirsi leggere dentro e mettere in luce aspetti propri di cui si intuiva appena appena la possibile presenza e che tanto più potessero essere percepiti dagli altri. Grazie per l’ accompagnamento e l’incoraggiamento ; è sorprendente che a dispetto della distanza vi senta molto vicini e ormai “di casa” .Ciò mi carica di energia e gioia a proseguire sempre più questo cammino dentro se stessi che da senso e pienezza all’esistenza.
Grazie
Marco
Carissima Lidia sono lieta di leggere il tuo intervento era tanto che non sentivo la tua “voce”. E che dire…delle volte è davvero difficile tirare fuori la rabbia, darle un volto soprattutto se magari si è mite di carattere.
Ma piano piano ecco che l’amato e dolce cagnolino esce allo scoperto pronto a mordicchiare chi non gli sta a genio o dà fastidio alla sua padrona. Molto bene!
Sei riuscita a percepire un cambiamento salendo su per la montagna?
Magari il tuo protettivo cucciolo ha mollato un pò la presa e riesce a non vedere più la continua minaccia che lo circonda! Lì è il lavoro umile, paziente, infinito.
Passando alla tua lettera di consolazione la trovo bellissima.
Mi sembra che emergano chiare le qualità che già possiedi e cioè accoglienza e tenerezza, presenza amorevole.
Hai difficoltà a far fiorire la qualità di esprimere te stessa liberamente, l’abbandono fiducioso, ma soprattutto l’autostima.
Le parole “accettarti come sei” le cambierei in “amarti come sei”. Prova a volgere lo sguardo e a vedere che sei “sovrana” come ci vuole il Padre in quanto suoi figli.
Fai spazio ogni giorno alla brava levatrice che con tutto l’amore riesce a far nascere la Lidia vera la Lidia in Cristo.
Sì ascolta cara la voce che è dentro di te!
Ti sono vicina con tanto affetto
Gabriella