53 thoughts on “Secondo incontro (9 Novembre)

  1. Allora una domanda: nella fase di “sorriso e abbandono” viene detto di accogliere i pensieri, ora, praticamente, questi pensieri li osservo? li studio in qualche modo? Come evito di generare una catena di pensieri? Così rischio di perdermi nelle varie associazioni. Lo “osservo” e lo accolgo subito, senza “starci a pensare”?

  2. Ciao Diego,
    bella domandina, grazie perchè questo è e resterà un punto cruciale in tutte le nostre pratiche quindi fare chiarezza aiuterà sicuramente tutti noi.
    Dopo aver posto l’attenzione alla postura passiamo al rilassamento, subito dopo spostiamo l’attenzione sul respiro che è accogliere sorridendo la vita e lasciar andare tutto ciò che non serve ( e quindi ostacola ) con fiducia, gustando l’effetto di una maggior profondità e capacità di accoglienza per meglio accogliere il prossimo inspiro.
    Detto così sembra semplice in realtà non siamo abituati a mollare il controllo della situazione quindi succede che i pensieri che si presentano sono molti, diversi e aggrovigliati tra loro, sembra che si autoalimentano e replicano.
    E’ prorio così!
    Ma noi lo sappiamo ed allora posto che NON DOBBIAMO AVERE FRETTA ma bensì vivere i vari passaggi con calma e godimento, siamo pronti ad accogliere i pensieri che arrivano, li vediamo e li riconosciamo, hanno quasi un diverso colore, portano con loro tutta una serie di sollecitazioni e noi lo sappiamo, siamo pronti per un bel sorriso e per riprenderci tutta l’energia vitale ( attenzione ) che ci stanno tentando di rubare.
    Lo accogliamo, e subito dopo averlo riconosciuto lo spegniamo, rinunciamo a lui lasciandolo andare nell’espiro, gli togliamo energia per farla tornare a noi disponibile.
    Le prime volte non sarà semplice ma vedrai che la costanza e la pazienza ti premieranno presto fermo restando che sarà sempre una battaglia nella quale la maggior pratica nell’uso delle armi è di grande aiuto.
    ATTENZIONE, la tentazione più frequente è mollare perchè non ci sembra utile continuare. SBAGLIATO! Così abbiamo perso, ci siamo arresi senza combattere e la conoscenza delle armi la si può fare solo utilizzandole quindi……… buona pratica.
    Un abbraccio Ale

    • bene, altra domanda: si parla di riconoscere i pensieri, ma molto spesso il pensiero è una sorta di dialogo tra una o addirittura (raramente) più voci che spesso tendono a darsi risposte tra di loro, ora, alcune volte riesco ad identificarle (spesso sono ipotetici dialoghi con persone dove faccio “il sapientone” o sono autocorrezioni, alla ricerca di non si sa bene quale perfezione) ma spesso sono difficili da identificare. Io cmq quando posso prendo accolgo e “scarico”. Che ne pensi? Altra domanda: è normale avere caldo? Il calore è in qualche modo legato al respiro? P.s capita anche che dopo un po’ che faccio meditazione (diciamo 10, 15, 20 minuti) la cosa diventi difficoltosa, quasi fastidiosa, io di solito in questo caso cerco di mandare avanti la cosa ancora un po’, poi fermo la meditazione, seguendo la regola “non forzare troppo”, che ne pensi?

  3. Provo anche io a condividere la mia breve esperienza degli esercizi di meditazione.
    Oltre i pensieri, una presenza che resta percepibile alla radice è quella dell’io egoico che, come scrivi tu Alessandro, vuole controllare la situazione sempre.
    Invece l’azione dello Spirito, cui desidereremmo progressivamente aprirci, è per sua natura imprevedibile.
    Forse ciò deriva dal timore di un cambiamento che ci mette in gioco troppo per i nostri gusti, e a cui talvolta si acconsente contro voglia (contro la propria volontà egoica, legata ad abitudini consolidate). Almeno questo accade a me.

    Ampliando il discorso, è chiaro il paradosso per cui una condizione di disagio, di crisi epocale e individuale (la crisi finale che Marco G. riprende citando Nietzsche) può favorire lo sconfinamento oltre la prigionia dell’ego, richiamandoci alla necessità della pratica meditativa.
    Una crisi che, se siamo qui, credo noi tutti avvertiamo, in vari modi, mantenendo comunque fiducia nella sua necessità all’interno di una dinamica evolutiva.

    p.s. nella serie tv True Detective (I serie, 8 episodi) mi sembra avvenga la stessa dinamica trasformativa nel personaggio di Rust Cohle. Questa è la scena finale min. 1.30 http://www.youtube.com/watch?v=L_QHB1SiBRs : condizione di morte dell’io egoico –> salto involontario a un altro livello di consapevolezza.
    Filippo

  4. Si Filippo la lotta contro noi stessi non è facile, i pensieri, l’io egoico che non molla, troppo incarnato in noi, troppo affezionato al passato che lo paralizza ma che comunque conosce. Meglio una vita ordinaria di sofferenza che un cambiamento ignoto che non si sa dove ci porta.

    E’ per questo che il lavoro è lungo e ci vuole fiducia e perseveranza. Noi non siamo abituati ai processi che richiedono un tempo lungo, vogliamo effetti immediati, ma comprendi che un tale tipo di cambiamento, il rovesciamento della nostra mente, del nostro modo di vedere la vita non può essere immediato.

    Hai citato True detective una serie che ho visto di recente e che ho amato moltissimo, in particolare Cohle uno dei due protagonisti. Si nota in essa una introspezione da parte dei personaggi come mai si era visto in una realtà cinematografica. Non è la prima fiction americana (vedi Lost) in cui trovo analogie al nostro lavoro ciò significa che, come dice Marco, qualcosa sta cambiando nelle coscienze e tanto vale provare a metterci in gioco.
    A presto Gabriella

  5. “Ai Tuoi Occhi mille anni sono come il giorno di ieri che è passato”…
    (salmo 89)
    Questa frase del salmista acquista incredibile forza e veridicità, di fonte alla lezione di Marco circa i nostri… “primi cento anni cosmici di creazione”…!
    Avevo le vertigini, in tutti i sensi! Cioè in bene e in male.
    O forse dovrei dire in male e in bene, secondo l’ordine cronologico di apparizione…
    Già, perché dopo lo spavento per la “situazione terminale” in cui ci troviamo, mi sono sentita incoraggiata a fare ciò che è in mio potere nel piccolo, a investire senza paura e senza indugio i talenti che Dio mi ha personalmente consegnato.
    A non aver paura di rischiare.
    A metterci in gioco, come dici tu, Gabriella.
    Ne vale proprio la pena!
    Ok, presa dalla foga ho dimenticato di presentarmi:
    ciao a tutti, sono una delle “sorelle telematiche” della stessa Comunità di Elisabetta e Agata, (che si sono già presentate).
    Comunitariamente abbiamo visto solo la prima parte di questo secondo incontro, ma sarebbe già sufficiente per meditare, meditare, meditare…
    Mi sembra di essere tornata in terza Liceo scientifico, quando muovevo i primi passi nella filosofia, materia del tutto nuova e sconosciuta… ma terribilmente affascinante! Anche qui ci viene data la possibilità di fermarci a “parlare di cose verissime”, come direbbe la nostra fondatrice Teresa di Gesù.
    Ne sono infinitamente grata a Marco.
    Avete presente la parabola dei cinque talenti di cui parla il Vangelo di domenica prossima? Non vi sembra che Marco sia come quel servo che ha ricevuto i cinque talenti e senza perdere tempo li impiega tutti, guadagnandone altri cinque? Dopo 15 anni questi talenti continuano a moltiplicarsi… che bello!
    Ops, ho l’impressione di essermi dilungata troppo. Chiedo scusa, la prossima volta sarò più breve. Intanto faccio una domanda: come mai nel libro-guida “darsi pace” si saltano alcune pagine per ritornarvi solo in seguito? Tanto valeva mettere quei capitoli direttamente nelle pagine seguenti… vuol dire che un motivo c’è! Penso a chi compra il libro “per caso”. Può leggerlo tranquillamente tutto di seguito senza andare avanti e indietro? (spero di essermi spiegata). Grazie in anticipo per la risposta. Un abbraccio a tutti voi, compagni di viaggio e guide più esperte.

  6. Cara Myriam che bello il richiamo ai talenti, per pura coincidenza proprio domenica scorsa il nuovo parroco della mia Parrocchia ha distribuito un volantino in cui si chiedeva alle persone di scrivere, chi voleva, quale era il proprio talento, in qualunque campo, per poterlo mettere al servizio della comunità. L’ho trovata una cosa bellissima!
    Non siamo tutti portati per ogni cosa, ma nel nostro piccolo (come dici tu) possiamo dare molto.
    In merito al manuale Darsi Pace esso è un testo da meditare, da “ruminare” dico io, come tutti i libri di Marco. Esso si articola in Passaggi e vedi che in ogni passaggio vi sono pagine dedicate alla lettura, alla meditazione, agli esercizi ed all’approfondimento per quel dato momento in cui il praticante si trova e pertanto è bene si tornare anche indietro….
    D’altra parte il nostro è un processo organico ed il manuale cerca di accompagnare la persona nel percorso, ma naturalmente non è sufficiente, da qui l’importanza dei gruppi e del dialogo.
    Spero di aver spiegato ed aver fugato la tua perplessità.
    Auguro anche a te un buon lavoro sono lieta di sentire tanto entusiasmo! Un abbraccio Gabriella

  7. Ciao a tutti, sono Laura dal Piemonte. Seguo in modalità telematica, sono alla prima esperienza con Darsi Pace che mi è stato proposto da una amica che stimo e ammiro molto.

    Ringrazio Marco per il tempo che ci dedica, mentre lo ascolto percepisco veramente come dietro ad ogni frase ci sia un cammino, una ricerca profonda di anni che ci viene regalata in questa forma di ‘essenza’. Ho quasi la sensazione di essere tornata al tempo dell’università, come se davanti ad una materia da apprendere avessi trovato qualcuno con degli appunti e dei riassunti eccezionali, lì pronto a regalarteli. Bellissimo!

    Di “Darsi pace” mi ha colpito il ‘si’ della parola Darsi. Vorrei imparare a darmi pace, a farla scaturire dall’interno, senza aspettare che arrivi dalle situazioni esterne, imparare a custodire questa pace interiore in mezzo alle varie ‘burrasche’ della vita.

    In queste prime meditazioni ripeto soprattutto “Lascio andare il mio bisogno di controllo … cosa succede?” Dopo i primi momenti di paura e senso di vuoto come se mi mancasse la terra sotto i piedi, arriva il senso di leggerezza e di abbandono fiducioso. Emergono i miei reali bisogni che arrivano dal corpo libero finalmente dalle idee e dagli obblighi dell’io.

    Buona continuazione a tutti

  8. Ciao a tutti. Anch’io al primo anno. La mia situazione è diversa. Durante la meditazione non ho pensieri,non me ne vengono,godo del respiro profondo e della pace moderata che ne viene. Siccome non sono immacolato come si può spiegare questo? Buon lavoro a tutti! Claudio.

  9. Salve a tutti, sono anch’io al primo anno.

    Riguardo la meditazione registro un po’ di fatica iniziale, nel senso che mi viene molto più facile seguire una meditazione guidata, come nel corso degli incontri, e ne inizio anche a sentire i frutti (e sono deliziosi: capisco che il mio stato ordinario è proprio come dice Marco, è tutt’altro che in pace, anzi è piuttosto teso), tuttavia da solo fatico a convincermi e praticare con disciplina.

    Non so se è un pensiero solo mio, ma è tale la corrispondenza percepita nell’ascoltare Marco e leggere il testo, che mi viene fretta di percorrere la strada. Inizio a vedere con più chiarezza le mie ferite interiori, e avrei un grande desiderio di “sanarle” al più presto. Capisco che invece la pazienza e la costanza sono decisive. E immagino che l’aridità percepita in certi giorni non debba essere considerato come ostacolo.

    Del resto, la stessa necessità – più volte sottolineata – di un lavoro paziente e quotidiano mi testimoniano la serietà della proposta in maniera convincente (l’altro criterio, è la corrispondenza con il cuore). Per questo, nonostante le difficoltà, sono più che mai lieto di essere ‘salito a bordo’. E curioso di vedere il percorso illuminarsi piano piano…

    Auguri di buon lavoro a tutti!

    Marco

  10. Carissimi, di certo noi occidentali (o almeno parte di noi) non siamo stati mai iniziati alla meditazione di consapevolezza (percezione del corpo e del respiro), per noi è tutto nuovo pertanto va sperimentato piano piano senza pretese ma cogliendone ogni giorno l’effetto prodigioso.
    Capisco perfettamente il vuoto della perdita di controllo che racconta Laura, ancora oggi percepisco in me, se pur lievemente, una forza contraria che vuole convincermi che NON SI PUO’ MOLLARE…altrimenti crolla tutto.

    Caro Claudio, non si tratta di essere immacolato o meno, è possibile che non vengano immediati i pensieri, quelli superficiali, è possibile che all’inizio riesci davvero ad estraniarti…prova a sentire però se sei davvero rilassato nel corpo, spesso la mente è giocosa e ti illude che non dipendi da lei. Poi man mano che si procede e magari si arriva alla percezione del presente spesso proprio in quel momento può emergere qualcosa e ci sorprende veramente. Ma questo lo vedremo più in là. La meditazione è un’esperienza e per ora va bene così!

    Per ciò che riguarda la meditazione guidata, e così rispondo a Marco, è naturale che ci facilita un po’ il compito ed all’inizio in effetti può essere utile; ricordo che anch’io non potevo fare a meno della voce di Marco e facevo meditazione sempre con la traccia del CD di Perdonarsi. In seguito Marco stesso mi convinse che era meglio non dipendere dalla sua voce e ho provato. E’ solo questione di abitudine ora godo volentieri del silenzio o magari medito con un sottofondo musicale dolce.

    E ci vuole la disciplina sì! La meditazione sembra facile, e per alcuni versi lo è, quello che non è facile è decidere di farla e trovare il momento o la motivazione. Bisogna darle fiducia anche se non se ne vede subito il giovamento. L’aridità di certi giorni è inevitabile, non si lavora con la rimozione di ciò che non va in noi ma con il riconoscimento per sgretolarlo e questo ci porta anche un po’ di inquietudine, è normale.

    Un abbraccio nella speranza del dopo. Gabriella

    • Gabriella,
      grazie per la chiarezza di quest’ultimo pensiero sulla disciplina. La difficoltà che incontro è proprio nella disponibilità a trovare la motivazione e anche il tempo. Per ora è come se mi appagasse e mi rendesse tranquillo il riflettere sulle parole di Marco, ma sono consapevole che solo la ragione non mi porterà lontano. In questa prima fase, forse, devo riuscire a “disciplinare” i momenti di meditazione anche imponendomeli.
      Certamente rimane la speranza per il dopo e la vostra vicinanza.
      Giuseppe

  11. Ragazzi, e lo siamo tutti-e, se c’é una cosa che può aiutarci da subito questa é la meditazione.
    Impariamo da subito a dargli spazio perchè dopo una meditazione tutte le cose vengono meglio anche usare la ragione.
    Io sono un artigiano e potete immaginare cosa voleva dire per me fermarmi ed impegnare del tempo invece di produrre…….
    Ho dovuto riconoscere che non solo il tempo impegnato é compensato da lavori migliori e tempi ridotti per una maggior concentrazione ma si riducono anche gli errori.
    E’ necessario decidere e provare per una settimana, scegliere l’ora, il luogo adatto e l’accompagnamento il resto lo farà l’esperienza.
    Buona pratica a tutti. Ale

  12. Ciao a tutti. Sono angela dalla sardegna.Ho iniziato da poco non ho ancora il manuale ma mi sono ascoltata gli incontri. Il libro mi arrivera a giorni. Ieri ho provato a meditare e sebbene fossi in casa con mio figlio chr faceva rumore e il mio compagno con la tv ho avvertito una sensazione fisica piacevole.Una corrente di energia che mi ha attraversato il corpo. Non credo di essere riuscita ad abbandonarmi avvertivo ancora delle tensioni ma oggi mi sembra di essere meglio disposta verso il mondo. Anche a voi succede lo stesso? Buona giornata

  13. Carissimi nuovi e vecchi amici, benvenute/i tutte/i!
    Ho notato che in circa 20 giorni ci sono già state più di 800 visite in questo sito riservato, è un buon segno di partecipazione. Spero che si intensifichi, in quanto questo canale telematico è un ulteriore strumento di lavoro, se lo usiamo bene.
    Ci serve a mantenere il filo tra un incontro e l’altro, e a conoscerci, condividendo gli stessi interrogativi, e le stesse speranze.
    Vi ringrazio sempre tutti dell’ascolto intenso e affettuoso, e vi auguro un viaggio entusiasmante.
    Marco Guzzi

  14. Ciao a tutti,
    seguo il corso “telematico” non sono quindi con voi negli incontri, appena potrò conto però di partecipare almeno a qualcuno dei prossimi.
    Penso di dover rispondere alla domanda posta nel secondo incontro, intendo il “perché siete qui”. Bene sono qui per caso, forse. E’ qualche anno che cercavo qualcosa che mi parlasse una lingua nuova e antica insieme (mi dispiace ma non so dirlo meglio, dovete accontentarvi) poi un giorno in una trasmissione di radio3 ho sentito un intervento di tale Marco Guzzi, l’ho cercato in rete, “interessante” mi sono detta, e ho lasciato lì la cosa che, invece, da sola e con una certa insistenza , mi è tornata in mente. Così ho deciso di provare superando il “non ho tempo”, “ma dove vado che sono vecchia ormai”, “ma varrà la pena poi?”.
    Ho visto che qualcuno di voi riprendeva il discorso dei talenti, ecco quel che mi spinge è che non so assolutamente come si possa fare a far fruttare i propri talenti e, ancor più grave, a scoprire quali essi siano.
    Ho eseguito l’esercizio, no credo che il termine esatto sia meditazione. La piacevole sorpresa è stata di ordine fisico (volo basso): con mio grande stupore, nelle ore successive, ho scoperto di non avere più nemmeno l’ombra dei doloretti che mi accompagnano costantemente tra spalla e collo. Una gradevolissima sensazione di aria tra le vertebre. Ciononostante non ho ripetuto con la costanza necessaria e desiderata nei giorni successivi la meditazione, mi è difficile trovare il tempo, ma ci riuscirò, credo. Vorrei riuscirci però senza impormi anche questa cosa in mezzo a tutte le altre, voglio farle spazio intorno, crearle la stessa aria di cui per un po’ hanno goduto le mie vertebre.
    Avrei qualche domanda (sempre terra terra):
    -ma posso appoggiarla la schiena alla spalliera? Ho provato sia appoggiandomi che non, nel primo caso mi pare di riuscire meglio ad abbandonare me stessa, nel senso quasi scordarmi che esisto (pur rimanendo assolutamente consapevole di dove io sia e di cosa accada intorno) ed essere solo quel respiro che entra ed esce.
    -nel momento dell’espiro, quando l’aria è finita, a me quasi dispiace, vorrei durasse di più, mi verrebbe da incamerare un po’ d’aria, solo un poco per prolungare l’espiro, si può? oppure vorrei rimaner lì un po’ di più ed essere capace di una qualche apnea più lunga. Buffa questa cosa di desiderare di non aver necessità di respirare, visto che anche l’inspirare è gradevole
    -sempre espirando lascio andare la testa in giù, ciondoloni (cosa decisamente antiestetica), credo si realizzi una specie di stiramento del collo ma senza nessuno sforzo, è corretto o devo mantenere una più sobria posizione un po’ più eretta?
    infine, mi faccio guidare sempre dalla bella voce di Marco Guzzi, non ci riesco ancora a fare da sola, mi sembra difficile, ci proverò.
    Scusatemi, troppo lungo questo messaggio. Vi ringrazio tutti per la pazienza.

  15. Cari ragazzi e ragazze (alla faccia dell età), siamo giovani nello spirito; voi non avete idea di quanto bene mi faccia sentirvi tutti, ne avevo tanto bisogno. Scusate il mio sfogo! Veramente buon lavoro a tutti. Claudio panificatore in Padova!

  16. Ciao,
    chissà che buon pane sforni Claudio, se lo impasti con lo stesso entusiasmo che hai qui sarà sicuramente ottimo e migliorerà con il tempo quindi un giorno spero proprio di gustarlo.

    Maria da dove ci segui?
    La pratica della meditazione vedrai che piano piano si chiarirà in tutti i suoi passaggi ma cerchiamo di restare fedeli alle indicazioni che ci aiutano sulla via della liberazione.
    La prima cosa da cui liberarci è la voglia di forzare, se stai più comoda poggia pure la schiena o usa un cuscino, è importante la concentrazione ed il vero rilassamento.
    Al respiro lasciamo il suo naturale ritmo e godiamoci la pausa intermedia fino in fondo, nell’espiro non perdiamo la posizione verticale solo aumentiamo il rilassamento lasciando andare tutto ciò che ostacola la pratica: doloretti, pensieri, ansie, impegni futuri, rumori di fondo, tensioni inutili e altro che distoglie energie ed attenzione alla realtà del momento che stiamo vivendo.
    E’ bene inizialmente seguire la voce guida arriverà il momento che ci sentiremo di poter fare in autonomia e sarà un’altra bella esperienza ma ognuno ha i suoi tempi quindi senza fretta ma cerchiamo la continuità perchè è essenziale.
    Un abbraccio Ale

    • Grazie Alessandro, seguirò le indicazioni.
      Abito a Roma, ciononostante in questo periodo non mi è possibile raggiungervi agli incontri.
      Buon pomeriggio
      Maria

  17. Ciao a tutti.
    Dopo qualche mese di esitazioni e dubbi, mi sono lasciato trascinare da quella parte di me che era rimasta affascinata dal pensiero di ri-nascimento spirituale di Marco. Mi sono iscritto Mercoledì, ho seguito i primi due incontri telematici e ora sento di aver fatto la cosa giusta, una sottile gioia si fa strada dentro di me.
    Vi saluto tutti
    Un abbraccio
    Paolo

  18. Ciao Paolo partecipare a questo percorso è un’opportunità, sono sicura che anche tu ne avrai sollievo. Il lavoro va preso con la curiosità e l’entusiasmo del principiante quasi come un gioco, una dolce cura per stare meglio.
    Nessuna imposizione o doverismo come giustamente dice Maria. Buon lavoro e a presto

  19. Buongiorno a tutti,
    mi chiamo Elisa, abito a Foligno, in provincia di Perugia, e sto ri-frequentando il Triennio di Base, ripartendo dal primo anno.
    Cercherò di partecipare fisicamente il più possibile, ma non esiterò a sfruttare l’elemento telematico quando necessario.
    Vorrei ringraziare oltre a Marco e Paola, anche Alessandro e Gabriella che ci assistono da vicino!
    Buon laboratorio Darsi Pace… a presto.
    Elisa

  20. Bentornata Elisa, il nostro lavoro è un continuo ricominciamento perché siamo portati a dimenticare quello che ci serve dippiù affannati nel fare tante cose di cui spesso potremmo fare anche a meno.
    Oggi abbiamo avuto il nostro terzo incontro con il primo esercizio di autoconoscimento che prestissimo sarà qui disponibile e così potremo condividere anche su questo.
    A presto, un abbraccio Ale

  21. Ciao a tutti.
    Grazie per quanto avete scritto … Voglio condividervi anche io qualcosa di questo cammino …
    La domanda di Marco sul “perchè sono qui” è arrivata giusta giusta mentre sto preparando un percorso di formazione per giovani che desiderano fare un’esperienza missionaria. Chi ha organizzato il percorso, a me ha chiesto di approfondire il tema delle motivazioni. TOMBOLA! Non sarei onesta con me e con i ragazzi se chiedessi loro le motivazioni e io stessa glissassi sul rispondere a questo interrogativo.
    La proposta di vivere questa esperienza mi è stata fatta da una persona cara e risale almeno a due anni fa, ma ho sempre declinato l’offerta. Non per disinteresse, ma … Da una parte mi sentivo ingrata nel rifiutare e non adeguata (la brava bambina non può dire no!). Dall’altra parte non ero pronta o forse, non avevo voglia di mettermi in gioco. Eppure so che se parto, poi faccio sul serio. Capita spesso così!
    Comunque, le scuse pseudo-vere erano in parte oggettive: mentre avrei avuto 1000 motivi validi per cominciare questo cammino gli anni scorsi, nella precedente situazione, allo stesso tempo la routine quotidiana rendeva difficile fermarsi e trovare il tempo per essere fedeli alla scelta.
    L’occasione del trasferimento di comunità a Palermo, la possibilità di un servizio non retribuito e dunque un po’ più sganciato dai ritmi lavorativi di un dipendente, quella voce dentro di me che non mi ha dato tregua sul fatto di cominciare questo itinerario, il percorso di studi passato che mi ha fatto sperimentare sulla pelle l’importanza di guardarsi dentro, di leggersi e leggere attorno, che ha cercato di integrare l’attenzione all’umano con un cammino di fede … tutto questo e forse anche la scelta, negli ultimi anni, di prendere come compagni di viaggio due testi di Marco e dedicare del tempo nella settimana di esercizi spirituali per le esercitazioni e gli approfondimenti … insomma, tutto mi ha portato ad accogliere l’invito e ad esserne contenta.
    Mi capita spesso di cominciare le cose giuste al momento giusto (un libro tenuto magari tanto tempo nella scrivania, una telefonata da fare ma impegnativa, prendere una decisione rimandata da tempo … accettare l’invito di una persona che stimo e iscrivermi a Darsi Pace)
    Grazie perchè ci siete anche voi!
    Un abbraccio…
    srdam

  22. Ho aperto il cofanetto della mia interiorita’ dove vi ho trovato tanta rabbia perché qualcuno ha toccato il bambino impaurito e ferito che è dentro di me e ogni qual volta qualcuno tocca questo bambino si scatena violenta una rabbia di difesa,una rabbia “montante” che mette in atto tutte le mie difese. Ho provato ad accogliere dentro di me il bambino e la rabbia insieme…per un po’,poi il cofanetto si è richiuso ed è rimasto tutto dentro.

    Gabriella, Alessandro,voglio fare seriamente questo cammino senza nessun autocompiacimento egoistico. Ciò che dico può rispondere al vero o sono solo fantasie?

  23. Caro Claudio, vedrai presto quanto serio è il lavoro che facciamo ( sei nel posto giusto) ed è così per tutti, quando si tocca il bambino-a impaurito e ferito che é in noi si possono scatenare delle reazioni anche esagerate ma noi impareremo a dialogare con quel bambino-a, lo accoglieremo, ascolteremo, cureremo e accompagneremo in una crescita che per tanto tempo ci siamo negati.
    Dobbiamo solo avere pazienza e tanta ma tanta umiltà il resto vedrai che piano piano si realizzerà.
    Nel frattempo i cofanetti restano chiusi.

    Caro Diego, fai bene a non forzare la meditazione é un regalo che ci facciamo e se non é piacevole qualcosa non quadra. Iniziarla con delle aspettative è il modo peggiore, accogliamo piuttosto ciò che ci arriva ed impariamo a scegliere il meglio.
    I pensieri sono così subdoli da risultare fascinosi, accattivanti, sorprendenti ma sempre distrazioni sono.
    Noi stiamo imparando a spostare la concentrazione dove desideriamo quindi accolgo , osservo, riconosco e mollo , abbandono, rinuncio subito non gli do’ ascolto altrimenti sto sprecando una buona occasione per sperimentare finalmente una maggiore quiete interiore.
    Ovviamente le cose migliorano con la pratica, senza fretta, siamo stati per tanti anni in balia dei pensieri ora che le cose stanno iniziando a cambiare cerchiamo di goderci anche i piccoli miglioramenti.
    Un abbraccio Ale

  24. Caro Claudio il termine “cofanetto” mi piace perché indica un contenitore per cose preziose da preservare ad occhi indiscreti. E allora è arrivato il momento che tu ne cambi il contenuto, con il nostro aiuto sì, ma soprattutto con la tua buona volontà, fiducia e determinazione che è ciò che stai dimostrando.

    La rabbia sicuramente non è in grado di difendere quel bambino ferito, lo renderà ancora più impaurito e tu lo sai bene, quindi abbandonati di più, l’inizio è senz’altro faticoso ma è bene prendere questo lavoro serenamente gustandone la novità, la sorpresa ed il sollievo se pur minimo che ne possiamo trarre.
    A presto Gabriella

  25. Scrivo perché sono disorientata, mi perdonerete se quel che dico non è utile a nessuno e riguarda solo queste mie prime prove (sono una dei telematici). Sono riuscita per ora a ricavare uno spazio piccolo ma quotidiano alla pratica meditativa. Le volte successive alla prima sono andate meno bene, mi sembra di essere, come dire, un po’ meno disponibile e subito dopo capita di frequente che mi investa un senso di tristezza che fatico a governare. Tutto qui. Durante l’esercizio non mi vengono pensieri, a volte immagini di persone che non turbano più di tanto, mi pare, la pratica. Avevo inizialmente intravisto un vago senso di “possibilità”, non saprei come descriverlo, che mi sembra adesso impossibile da recuperare.
    Grazie. Saluto tutti.
    Maria

  26. Maria! che bel nome che hai, benvenuta, la pratica meditativa è solo uno dei tre livelli nei quali saremo impegnati per il futuro.
    Il livello culturale con la lettura meditata dei testi suggeriti ed il livello psicologico con gli esercizi di autoconoscimento e le utilissime condivisioni vedrai che muoveranno la nostra sostanza come non mai.
    Le prime esperienze di meditazione servono a capire come é meglio proseguire ma bisogna lasciare ogni pretesa di risultato, accogliamo l’inspiro sorridendo e verticalizzando e nell’espiro lasciamo andare tensioni, aspettative, immagini per fare il vuoto , silenzioso e quieto dove potremo fare altre esperienze.
    Con pazienza, umiltà e perseveranza ci accogliamo così come siamo.
    Un abbraccio Ale

      • Ho sentito la necessità di scrivere di nuovo per comunicare la mia difficoltá a procedere soprattutto con la meditazione. Scorrendo le varie lettere mi sono così resa conto che potevo tranquillamente fare un copia-incolla di quanto scritto da Maria. La scorsa settimana ho avuto un momento difficile e confesso che mi ha preso la tentazione di mollare. So che questo è nell’ordine delle cose, come ha detto Marco nel primo incontro, però ciò che non sapevo è quanto fosse doloroso….. Vorrei aprire questo cofanetto ma proprio non ci riesco, che fare?

  27. Cara Marinella comprendo lo sconforto dei primi passi, un po’ come un bimbo che comincia a muoversi sulle proprie gambine, è sorpreso e contento, ma subito dopo cade e si dispera. Bisogna rialzarsi e riprendere a camminare!
    Vorrei chiedere a Maria di riflettere sulla sua tristezza di osservarla. Perché sei triste Maria? Lo sguardo interiore può aiutare a sciogliere a far fluire gli stati emotivi rendendoli più tenui.
    Ricordate le parole di Marco al primo incontro? Il lavoro richiede pazienza, umiltà, perseveranza e coraggio! Ma i risultati arriveranno credetemi. Un caro saluto Gabriella

  28. Un caro benvenuto a Damiana e vorrei dirle che è vero la vita spesso ci offre delle opportunità ma noi abbiamo il più delle volte gli occhi bendati e non le cogliamo. L’importante è che alla fine prendiamo la decisione. ..perché tutto dipende da noi. Buon inizio!

  29. Carissimi, benvenuti tutte/i in questo luogo di ricerca e di ascolto.
    Introdurci in una qualunque pratica presenta alcune difficoltà, per alcune persone maggiori, per altre minori.
    E’ un po’ come per l’apprendimento di una lingua.
    E’ necessario, per rinforzarci, limitarci al passo odierno, a ciò che dobbiamo fare oggi: una piccola pratica, siamo agli inizi.
    Pretendere troppo e scoraggiarsi presto sono due atteggiamenti complementari.
    Ogni bravo montanaro contempla la vetta, ma insieme si concentra sul prossimo passo, e così procede, con calma determinazione.
    E ogni nuovo passo custodisce un piccolo o grande dono, statene certi!
    Un saluto affettuoso. Marco

  30. rinunciare alle piccole guerre quotidiane, non con la resa ma con la consapevolezza che chi chiamiamo nemico è solo qualcuno da comprendere e accogliere…è questo il mio buon proposito di oggi…buona pratica a tutti!

  31. Che bel pensiero Angela mi capita davvero di vedere l’altro con occhi diversi da un tempo. Non sempre ci riesco certo, ma è aumentata molto la sensibilità in tal senso e questo mi aiuta tantissimo!

    • questo mi riempie di gioia perchè nulla insegna e dà fiducia più dell’esempio di chi ha già intrapreso il cammino. Grazie

  32. Stamattina lavorando ho sentito una “rabbia montante sempre più” nei confronti di una persona cara per una vecchia storia mai risolta.
    Mi sono detto: non posso lasciarmi coinvolgere anche oggi e condizionare tutta la mia giornata e “la mia anima” da questa rabbia e ho provato così lavorando a”sorridere e lasciare andare” ad ogni respiro. Questo mi ha aiutato veramente a lasciare andare e la rabbia certamente non ha condizionato la mia giornata. Da riprovare!
    Ciao a tutti!

    • Ringrazio Claudio per aver condiviso le fatiche ed i successi in merito alla rabbia.
      Anche io sento dentro di me questo bambino ferito che oscilla tra il nascondimento, l’evasione, la chiusura di sè e la rabbia, l’aggredire, l’attaccare.
      E’ veramente difficile tenere a bada questa parte, imparare a gestirla. E’ di grande conforto non sentirsi soli in questo cammino e poter condividere. Grazie!

  33. Aggiungo anche io qualcosa che mi capita dopo aver scaricato e ascoltato i file del terzo incontro, ed è l’esame quasi costante (e spontaneo) per ognuna delle cose che mi capitano di quanto siano discosti tra loro i momenti del sentire-pensare-dire-fare. Molto interessante. Conoscersi non è cosa semplice come può apparire a prima vista, né districarsi poi quando poi cominci a capirci qualcosa (forse).
    Un caro saluto a tutti

  34. Ciao,
    ben fatto Claudio, concediamoci finalmente un cambiamento a nostro favore!!!
    In fondo prendere distanza dalla rabbia è possibile . . . . . ma se ce ne accorgiamo, se la sentiamo arrivare, se la riconosciamo da lontano.
    Per questo lavoriamo.

    La nostra condizione abituale Maria è molto spesso di scissione (sentiamo una cosa ma ne diciamo un’altra mentre facciamo altro ancora pensando a chissa’ cosa) , guardarci dentro ci insegnerà molto e avremo a disposizione degli strumenti per capire e fare qualcosa di sicuramente utile.

    Un abbraccio Ale

  35. penso che non vi sia arrivato il mio commento inviato due volte. questa è una verifica. attendo una risposta tramite e-mail.
    Saluti
    Giovanna

  36. Cara Giovanna i tuoi invii sono andati male ma questa volta ce l’hai fatta quindi forza riprova ancora.

  37. Ciao a tutti,
    seguo il corso telematico ,sono pugliese ,ma conto di partecipare di persona a qualche incontro soprattutto perché ho tanta voglia di conoscervi .
    Ho ritrovato Marco ,che ascoltavo con tanto interesse molti anni fa ad una trasmissione radiofonica”Dentro la sera”, l’ho ritrovato, per caso, lo scorso anno alla trasmissione” Uomini e Profeti” ;era il mese di dicembre e per me è stato il più bel dono di Natale.!!Ho studiato tutte le sue conferenze ,ho confermato il mio apprezzamento per il suo parlare così ricco di partecipazione, per la sua passione e profondità di pensiero.
    Spero di seguire con “pazienza” e “perseveranza” il corso ;mi auguro di ottenere il risultato sperato: liberare le mie emozioni atrofizzate e sepolte dalle tante difficili esperienze della vita
    Ringrazio Marco per questa splendida opportunità e saluto tutti
    Tina

  38. Salve, sono riuscita a collegarmi. Solo un piccolo pensiero di condivisione, La comunicazione telematica certamente è fredda, ha il vantaggio però che si può riascoltare più volte e portarla da un livello superficiale di ascolto a quello più vicino a colui che “qualcosa” intende trasmettere, per dare senso e valore ad ogni parola pronunciata. Pertanto rimando domande e commenti riguardo a questo lavoro che ritengo molto interessante ma che devo ancora interiorizzare; penso comunque sia un processo molto lungo, intendo dire riferita alla mia interiorità. Una cosa però posso dire: mi dà la possibilità di “farmi compagnia” e a mio vantaggio, rispetto alle tante attività in cui non è raro che faccia spesso da padrona l’accidia e il non-senso di un fare solo riempitivo. Un saluto Giovanna

  39. Cara Giovanna il telematico ha i suoi inconvenienti, io però penso che anche l’evoluzione tecnologica possiamo vederla nello Spirito. E quindi, in questo caso, pensa che bella opportunità è quella di condividere, pur stando lontani, i nostri pensieri, dubbi, difficoltà uniti nel nobile intento di una ricerca interiore!
    Auguro anche a te un buon cammino, senza pensare a quanto esso possa essere lungo, ma godendo passo passo le meravigliose scoperte di questa esperienza! Un caro saluto Gabriella

  40. Salve a tutti. Sono Grazia di Roma e partecipo solo in forma telematica, perché, pur vivendo a Roma, la distanza è notevole: non guido e i mezzi pubblici, di domenica, sono alquanto inaffidabili. Inoltre, lavorando lontano dalla zona di residenza, trascorro molto tempo proprio sui mezzi pubblici. E questi sono diventati, da tre anni a questa parte, il mio Nazareth, il luogo in cui vivo una bella fetta di quotidianità. Soprattutto all’inizio, questa ‘tanta strada’ fisica da percorrere, mi pesava. Poi ho cominciato a valorizzare il tempo ascoltando musica: soprattutto brani di Taizé, scaricati in mp3, sul cellulare. E mi sono ritrovata a… meditare. O meglio: a tentare di meditare. Quando ho iniziato questo percorso (sono al primo anno, ovviamente!) ho scoperto quanto fosse utile la forma telematica. Se non ci fosse stata, forse avrei dovuto aspettare di andare in pensione, per poter partecipare. O peggio, non avrei mai potuto partecipare…
    Poter scaricare l’audio degli incontri con Marco, mi permette di ascoltare e arricchire i lunghi tempi in movimento fisico. Ma, com’è ovvio, un limite c’è: non potendo assumere una posizione comoda, non potendomi assicurare un lasso di tempo ‘tranquillo’… la partecipazione non è stata sempre fruttuosa. Fino ad ora.
    Ed ecco di nuovo la comodità della registrazione: posso riascoltare tutti gli incontri, con la dovuta calma, e mettere a fuoco i momenti salienti per praticare con più tecnica, anche, e con sistematicità.
    Ho postato qui questo mio intervento proprio perché, dopo ‘l’intensivo’ a Santa Marinella, sto ricominciando tutto dal primo incontro.
    Quest’anno le vacanze estive saranno davvero… vacanze, perché mi concedo un ‘intensivo’ spalmato in tre mesi. Grazia

    ps. Non ho tre mesi di vacanza, è il lavoro che è meno intenso!

  41. pps. Tra intensivo, intenso e co, ho fatto un bisticcio di parole, proprio qui dove le parole hanno un peso importante.

  42. Cara Maria Grazia adesso però ci devi dire qual’è il tuo lavoro perchè la curiosità che hai acceso va placata……
    Hai ragione , il periodo estivo grazie alla tecnologia può essere molto fruttuoso; rivedere gli incontri, tornare sugli esercizi e dare più continuità alla pratica meditativa sarà di grande aiuto anche e sopratutto in vista del 2° anno.
    Ci aspetta un anno di grande intensità e importanza, un anno critico per molti che illuminerà tutto il resto del percorso.
    Un abbraccio Ale

  43. Caro Alessandro, sono insegnante di Religione in una scuola elementare di Roma ‘centro’ (dove per me ‘centro’ sta per zona San Pietro e vicinanze…). Lo sono per vocazione e ho sempre detto che non avrei mai potuto insegnare un’altra materia. Ma come sai le scuole, con un po’ di fortuna (solo per motivi di vicinanza eh?) possono cambiare, lo stato no: io sono consacrata in un istituto secolare, la Fraternità Jesus Caritas, di Charles de Foucauld, chiamato anche l’eremita del Sahara. Lui ha puntato tutto su meditazione e adorazione… e io ci sto provando, prima da sola e con le mie pochissime sorelle italiane, ora con questo percorso, che, confesso, sento moltissimo MIO. Percorso che ho sempre cercato e finalmente trovato. Ecco: più approfondisco e più mi piace, fino al punto che mi frulla qualcosa nel cervello, da attivare, più in là, nella scuola…. Soprattutto dopo una certa mail ricevuto da Paola, credo. Ne parleremo in seguito. Intanto sono concentrata sull’incontro di Canepina. Lo desidero davvero. Un abbraccio e aprestissimo su altri… incontro!

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