22 thoughts on “Quinto incontro (8 Gennaio)

  1. Mi riferisco al commento di Ettore F. subito prima del bel post di Damiana, tra quelli del Quarto incontro, poiché però il tema riguarda il Quinto incontro scrivo qui.
    Si, anche io sono stata molto colpita dalla risposta di Marco sull’assenza di perseveranza e il suo perché. “ Siamo una società di legami labili … le nostre esistenze sono precarizzate, siamo una società di precari schiavi … a meno che … la precarietà esistenziale può favorire la perseveranza spirituale. Pregare vuol dire essere precari … Siamo alla fine e all’inizio, non sarà più possibile nessuna perseveranza se non spirituale …”
    Illuminante. Bello. Un altro tassello alla teoria della svolta antropologica di cui Marco sempre ci dice.
    Rimane però il fatto che noi riusciamo ad ascoltare e anche comprendere queste belle parole, perché stiamo al caldo, abbiamo la possibilità di riunirci, ascoltare, riflettere, leggere, siamo probabilmente detentori di reddito mensile stabile o giù di lì, sicuramente siamo figli di pensieri di perseveranza e stabilità che se non erano in testa ai nostri genitori, permeavano ancora il mondo in cui si metteva piede uscendo di casa. Possiamo persino permetterci di concludere che sì la precarietà è una bella schifezza, ma se la leggi così e la vivi colà allora diventa l’inizio di una cosa Gloriosa. La domanda è “e come fa il giovane ( o anche meno giovane) precario che si barcamena tra un lavoretto e l’altro, ottundendo il suo senso di desolazione tra una chat, un gioco online e un acquisto compulsivo (quando va bene) a leggere la sua precarietà in modo rivoluzionario, se il più delle volte manco si rende conto che è immerso in un meccanismo socio-economico scientemente stritolante di carni e menti umane, nonché di terra aria e acqua?”
    Buona giornata
    Maria

    • Cara Maria,

      la tua domanda è decisamente importante, e può essere affrontata a molti livelli, nessuno dei quali può esaurire il lavoro della risposta. Proprio perché la risposta non è che… un lavoro, e non un concetto, io prendo solo una parte, una fettina dello spettro di risposte. Anzi non voglio sistematizzare, procedo in maniera frattale, un po’ per schizzi. Credo sia l’unico modo per lasciare aperte delle crepe, dove può fluire la luce, la verità che è essenzialmente non verbale, non dialettica.

      E mi pare che si possa intanto ritornare all’intensivo di Santa Marinella: è una crisi creativa, stiamo “congelando” la spinta che Cristo ha voluto dare al mondo. Inutile raccontarcela, non abbiamo ancora metabolizzato il crollo degli ideali degli anni settanta dello scorso millennio, l’ansia di cambiare il mondo non si è rialliacciata alla presa di corrente spirituale, potentissima, ma si è intorpidita e annaquata, è stata invasa dal “buon senso”, per cui è diventata rancida, puzzolente.

      “Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca.” dice la Bibbia.

      Che pensa un giovane, adesso? Che il mondo non cambia, è un universo stazionario (paradossalmente, l’unica teoria cosmologica chiaramente confutata, è quella che innerva e pervade il pensiero sociale: ci sarà da ragionare molto su questo) l’unica speranza è fuggire dove si sta meno peggio, se si può. Questo è ciò che gli è arrivato di tutti i nostri bei tentativi di portare i valori senza la Sorgente dei valori, ovvero valori dis-umani, desolatamente teorici, spaventosamente dis-incarnati. Se non c’è Dio, se non c’è un valore affettivo presente, che tiene a me, che mi ama ora, tutto si sfalda.

      Posso essere un inveterato peccatore, ma riposare sul fatto che Lui c’è. E riposo.
      Oppure sono un propugnatore di valori e “saggezza”, magari socialmente corretto (con assortite compensazioni private) e sono triste fino al midollo, con la “quieta disperazione” che cantavano i Pink Floyd negli anni settanta, uno che “la sera torna a casa con malesseri speciali” come dice Franco Battiato, proprio.

      Perché cito le canzoni? Perché è la creatività che abbiamo fermato, abbiamo tentato di abortire, e io tornerei proprio a quanto avvenne a Santa Marinella, che non va accantonato, ora, ma ripreso e rilavorato. Andrebbero rivisti, quei video. Marco ha toccato un punto fondamentale, attualissimo.

      Ci sono stati, in ogni tempo, giovani senza una prospettiva e un soldo, che hanno realizzato opere che hanno pur cambiato il mondo, perché qualcosa in loro viveva. Etty era una ragazza che cantava la bellezza del cielo pieno di uccelli nel campo di concentramento, poco prima di essere ammazzata. Etty era in contatto con la Fonte, o meglio la lasciava parlare, si lasciava “fare”. E quindi era creativa.

      La creatività è sostanzialmente legata alla percezione di essere amati, secondo la mia esperienza. Se non sono amato mi congelo, mi blocco, mi perdo nella paura. Ma io voglio essere amato davvero, voglio una Presenza che mi ami non-stop sempre e comunque. Se arrivo a questo, se Lui arriva a me, allora la partita si riapre, sempre e comunque. Per chiunque.

      Dunque creatività, crisi, spiritualità, tutto si collega. Tutto è già collegato.

      Con ciò non voglio negare i fortissimi problemi economici e sociali. Dico solo che sono interconnessi alla malattia spirituale di questo tempo, e profondamente. Perciò il nostro lavoro è sempre e comunque “sociale” e “politico”: confidare davvero in Dio, ad esempio, lungi dall’essere un “oppiaceo” per il popolo, è un atto profondamente politico, perché cambia il rapporto con gli altri e innerva di una nuova energia l’assetto sociale.

      Invece noi abbiamo posto l’accento sulla nostra presunta “integrità”, e ci siamo rovinati. Abbiamo tentato di renderci presentabili, e abbiamo perso la radice, dove passava la linfa.

      Abbiamo bisogno di più peccatori fiduciosi, e di meno persone per bene che credono a delle idee, dunque (in fondo) non credono ad un emerito nulla. Allora inizierà a cambiare il mondo. E i giovani se ne accorgeranno. Per primi.

      Un abbraccio!

      Marco

  2. Cara Maria, ti ringrazio per il commento all’insegnamento antropologico di Marco che contiene pure una domanda che, in un certo senso, vedo rivolta a me. Non capisco come, quanto da me scritto sia finito fra quelli del quarto incontro; comunque, va bene lo stesso. Vorrei, però, cercare di risponderti anche se, sulla base di quanto da te affermato, la risposta stessa non è così facile e immediata perchè qui si ha che fare con fenomenologie antropologiche abbastanza complesse, in quanto investono diversi ambiti di vita delle persone: da quello riferibile al proprio specifico livello evolutivo psico-spirituale e relazionale a quello più strettamente inerente lo ‘status’ socio-economico della persona stessa. Dunque, le variabili in gioco sono troppe per poter dare una risposta veramente univoca. Cionondimeno, al di là di esse, si può affermare che, certamente, a riguardo, i giovani di oggi partono senz’altro svantaggiati rispetto alla nostra precedente generazione perchè purtroppo sottoposti a tali urgenze di vita imposte dai cambiamenti ‘globali’ in atto che, di certo, non consentono loro, salvo eccezioni, riflessioni ‘alte’ di questo tipo. E questo, purtroppo, personalmente mi addolora moltissimo. Al tempo stesso, però, ben vengano salutari prese di coscienza in merito a questo specifico tema, come a tanti altri, da parte di chi, in situazioni di vita più favorevoli, può però, e deve sentirsi responsabile di istruire, questi meno fortunati, condividendo con essi tali tematiche nella speranza che il buon ‘seme’ piantato nei loro cuori, porti frutti di consapevolezze nuove che li aiutino, anche e sopratutto, a dare senso e significato alle loro sofferenze. E’ anche questa una forma di evangelizzazione che, chi ha avuto la Grazia, poichè di questo si tratta, di saperne e di capirci un po’, e sottolineo un po’, di più, ha il dovere, quando se ne presenta l’occasione, di condividere. Un caro saluto, Ettore.

  3. Cari amici,

    forse mi sono perso un passaggio…quali sono i 10 stadi!? Marco parlava di 5 stadi della meditazione (ok, ci sono), ma quali sono i 5 stadi della contemplazione? Si parla della meditazione a p.159s. del manuale?

    Caro Marco, una paio di osservazioni e una domanda.

    1. una storia del sadismo della Chiesa esiste già, in 10 volumi: Karlheinz Deschner, Kriminalgeschichte des Christentums (storia criminale della chiesa). Non so se è stata tradotta in italiano.

    2. Una riflessione sull’ermeneutica. Tu dici che non esiste il mondo, ma solo il linguaggio che ce lo manifesta. Ok, questo ce lo ha insegnato Heidegger. Altri poi hanno però sviluppato il discorso in un’altra direzione, una direzione “costruttivista”, e mi sembra che tu vada proprio in quella direzione. Ma questa posizione del tutto costruttivista,mi sembra abbastanza assurda, sopratutto nelle sue conseguenze. Allora ad es. hanno ragione i fautori della teoria gender: tutto è cultura, possiamo cambiare coordinate culturali come ci pare, inventare il nostro gioco linguistico e fare quello che vogliamo, non esiste verità, non esiste il Bene, non esiste nulla, tutto è un mero gioco linguistico, del quale possiamo cambiare le regole a nostro piacimento.
    Io credo invece che si possa affermare che il linguaggio stesso nasce nell’uomo come risposta alla “pressione” che il mondo (e Dio con le sue opere e la sua rivelazione) opera sull’uomo. Quando l’uomo soffre, ad esempio, grida. Certo, questo grido primordiale, fonte del linguaggio, può essere articolato in vari modi a seconda delle culture, ma grido rimane, perché l’impatto col mondo, ad es., è sempre doloroso (se si pensa ad es. ad un bimbo che esce dalla pancia della madre). Lo stesso si potrebbe dire per le categorie fondamentali dell’umano, tipo l’amore (ovviamente inteso come amore primordiale e non come qualcosa di “sdolcinato”, amore grazie al quale ad esempio gli uomini si relazionano tra loro da sempre, cercano un partner, fanno figli e vi si relazionano, stringono amicizie…)

    Tu sei un sostenitore del costruttivismo? Se si (oppure se no, che il discorso mi interessa lo stesso ;-P ), cosa pensi della teoria gender?

    Ciao Emanuele

    • Carissimo Emanuele, i cinque stadi della contemplazione sono quelli della Preghiera dei Figli di Dio, che segue la fase meditativa e si articola in cinque strofe che contemplano i grandi misteri della nostra fede. Sono descritti in ‘Yoga e preghiera cristiana’ pag 133-137. Le pagine 121-137 del libro sono anche trai i Materiali (barra in alto) sotto il nome: Meditazione e Preghiera cristiana.

      1° strofa: Invocazione del nome di Gesù. L’atto libero di fede mi fa entrare nella fede del Figlio, che mi rivela chi è l’Assoluto e chi sono Io: un Io in relazione con un TU.

      Signore Gesù,
      Vero Dio, vero uomo,
      Vero Dio – Padre,
      Vero uomo – Figlio,
      Nell’unità di un solo Spirito,
      Tu sei la mia Nuova Umanità,
      Ti prego, salvami!

      2° strofa: Incarnazione. La nomina del nome di Gesù mi fa sperimentare il mistero dell’incarnazione: con la sua potenza scendo nella mia storia e gli chiedo di togliere il mio peccato dal mondo.

      Per la potenza della tua Incarnazione,
      Estendi adesso in me la pace del tuo Regno,
      Scendi negli abissi della mia carne,
      Togli il mio peccato dal mondo.

      3° strofa: Battesimo. Mistero di morte e resurrezione, di perdono e guarigione. Scendo con Cristo nel mio peccato, fino al mio punto di scissione e sperimento la mia morte al peccato e la mia resurrezione in Cristo. Senza più scissioni faccio esperienza della mia perfetta integrità: sono nuova creatura.

      In comunione con il tuo corpo, Gesù,
      Morto adesso alla morte e al peccato,
      Con te risorto adesso
      Nella pienezza di vita dello Spirito,
      Io ricevo il perfetto perdono di tutte le mie colpe,
      La perfetta guarigione di tutte le mie malattie,
      La mia perfetta integrità, e sono uno.

      4° strofa: Figlio di Dio. Nella ritrovata integrità mi lascio illuminare dallo Spirito che giorno dopo giorno mi rivela il mistero della mia figliolanza divina in Cristo: chi sono nella mia più compiuta identità.

      Io in te, Signore, e tu in me, per sempre.
      Io in te, Signore, sono me stesso:
      Figlio nel Figlio, figlio del Padre.

      5° strofa: La vita trinitaria. In comunione con il Figlio, principio della mia nuova umanità, mi rivolgo direttamente al Padre per chiedergli il suo Spirito che mi cristifica ogni giorno di più, e fa di me un agente messianico, inviato nel mondo per guarire, liberare, illuminare, consolare. Approfondisco così ogni giorno il senso della mia missione e del mio servizio.

      Padre Eterno Amore,
      Manda il tuo Spirito di guarigione profonda, e di santità,
      Manda il tuo Spirito di luce e di sapienza,
      Manda il tuo Spirito d’amore.
      Fa’ di me uno strumento gioioso e fiducioso della tua grazia.
      Fa’ che io possa portare guarigione
      E illuminazione a tutti.
      Così la nostra gioia sarà piena.
      Amen.

      Un grande abbraccio. Giovanna

  4. Marco ed Ettore,
    ho letto con estremo interesse ciò che dite, e riletto. Comprendo bene, penso. Concordo pure. Avrei da dire qualcosa che però rimane ancora troppo confusa, non prende una forma comunicabile, almeno per ora. Così non scrivo nulla e mi tengo il rovello. Stamane a Messa il sacerdote nel suo commento ha iniziato (e anche chiuso) con la domanda “perché segui Gesù? e come realizzi questa sequela? ti sporchi le mani?”
    Vi abbraccio
    Buona giornata a tutti
    Maria

  5. … mi accorgo solo ora di aver tradotto male: “Kriminalgeschichte des Christentums” si traduce “storia dei crimini della cristianità”…

  6. Cara Giovanna, leggo solo ora la tua risposta sui 5 stadi della contemplazione. Grazie mille per la risposta. La preghiera dei figli di Dio la prego spesso dopo la meditazione, non avevo capito che era di questo che si parlava.

    Grazie tante.

    Emanuele

  7. Cari amici, il commento di Marco C. alla lettera di Maria (che ringrazio molto) mi ha veramente colto sul vivo, sulla carne. Nella mia carne c’è anche da un po’ di tempo questa domanda:
    Cosa spinge una ragazzina di 13 anni a rifiutare il cibo e ammalarsi di anoressia (mia figlia)??
    Conoscendo mia figlia vi ho trovato una risposta nelle tue parole Marco C. che ho incarnato io stesso nel bene e nel male (e quindi ne porto le responsabilità ) mentre mia figlia le ha solo subite (data la sua giovane età ).

    La risposta è un lavoro tu dici, una connessione con la fonte, abbiamo bisogno di più peccatori fiduciosi che di tante belle teorie…. e i giovani se ne accorgeranno…per primi!!!
    Si!! È la mia speranza al di là di tutti gli aiuti terapeutici!
    Vi chiedo un aiuto spirituale amici!
    Grazie
    Claudio.

    • Carissimo Claudio, in questa tua domanda che brucia nella carne c’è la profondità del dolore umano da dove si può innalzare il grido: Dal profondo a te grido o Signore!

      Con tutto il cuore ti sono vicina. Sentiti sostenuto dall’affetto e dalla preghiera di tutti noi.
      Un grande, grande abbraccio. Giovanna

  8. Caro Claudio, hai tutto il mio pensiero. Se ne esce, sappilo, Certo.
    Si attraversa tutto il dolore e se ne esce, tua figlia non è sola.
    Ti abbraccio
    Maria

  9. Carissimi tutti innanzitutto vi ringrazio! Ho gustato davvero lo scambio di commenti fra voi…. senza voler interferire. Ho pensato, come ha anche indicato Ettore, che il nostro lavoro o meglio un percorso di ricerca spirituale serio come questo ci porta inevitabilmente a cambiare il modo di comunicare e relazionarci.
    La profondità delle vostre riflessioni così come le parole di consolazione l’uno per l’altro  ne sono un esempio.
    Detto questo, partendo dalle parole di Marco G. commentate egregiamente anche da Marco C. e ben sintetizzate da Maria, mi sento solo di dire che la difficoltà che spesso si incontra ad esempio nel percorso spirituale è proprio riconoscere e distaccarsi da tutto ciò che nella nostra esistenza ha bloccato l’anelito creativo impedendo anche il fluire della vita.
    A volte proprio dando priorità a ciò che ci sembrava importante per vivere tranquilli ci siamo ritrovati comunque “schiavi”.
    Rovesciare lo sguardo della mente è fondamentale ancor più se fatto in gioventù.
    Da qui la nostra gioia nell’osservare quanti giovani si stanno avvicinando ai nostri gruppi.

    Caro Claudio mi addolora davvero apprendere quanto accade nella tua famiglia, avendo figli so cosa significa sentirsi impotenti di fronte alle loro fragilità e problematiche.
    Ma non aiuta addossarsi la colpa di tutto ciò che accade a loro, noi facciamo il possibile con amore ma anche con i nostri limiti di esseri umani.
    Ti sono vicina con affetto e nella preghiera.
    Un abbraccio Gabriella

  10. Caro Claudio,
    Apprendo della tua paura di padre per tua figlia tredicenne. L’età in cui si manifestano dei disagi adolescenziali che se affrontati con persone competenti, si risolvono, ma se non curati possono anche complicarsi. Conosco anch’io quel senso di colpa con il quale ti vai interrogando con dolore e ti fanno sentire impotente. Certo è un problema che investe tutta la famiglia, ma col senso di colpa si finisce sempre con il trasmettere le nostre paure ai figli, che invece vanno aiutati con opportuni aiuti di psicoterapia specializzata, in questo caso , per il disagio alimentare.
    Non so di che regione sei, conosco solo servizi validi disponibili a Milano, come il Consultorio gratuito per adolescenti e genitori , della Cooperativa sociale il Minotauro, fondato dal prof.Gustavo Pietropolli Charmet . Telefonando al 02/49523714 dal lunedi al venerdi dalle ore 9 alle ore 13 si può fare richiesta per una consultazione. Oppure inviando email a consultorio.gratuito@minotauro.it .
    Il consultorio offre sostegno anche ai genitori aiutandoli a stabilire con i figli in difficoltà comportamenti sereni , distaccati, fiduciosi e produttivi. Ovviamente aiutano anche i genitori ad affrontare eventuali loro problematiche personali. Ma fondamentale per me, per trovare l’equilibrio più adeguato per sostenere anni di silenzi con mia figlia, è stato e ancora lo è, l’aiuto che ricevo di Darsi Pace che va diritto all’essenziale della cura della nostra ferita personale , che solo se curata anche con un personale lavoro spirituale, di apertura alla fede, ci permette di trovare la pace , la serenità , la fiducia che fa bene riscontrare in noi, dai nostri figli.
    E’ così che sono riuscito ad alleggerire la mia anima in questi anni, rovesciando lo sguardo della propria mente, come anche Gabriella , anche lei pensando ai suoi figli, nella sua risposta, ci ricorda.
    Caro Claudio stai sereno che i nostri figli, dopo averci ben spaventato, sanno anche cavarsela…ma con l’aiuto valido di un adulto competente, che spesso noi genitori non siamo mai. Ma intanto che cerchiamo di impararlo, affidiamo con fiducia i nostri figli anche a chi può aiutarli ….per non finire in mani sbagliate , chiedi al Minotauro che opera dal 1985 facendo grandi cose per i nostri figli, come Darsi Pace, lo può fare anche per noi, loro padri. Non dunque Darsi Pace, buono solo per i giovani !
    Un forte abbraccio a te e un pensiero solidale a tutti i nuovi padri , chiamati a sostenere la svolta antropologica che passa anche attraverso le attuali generazioni ,di questo tempo storico.
    ivano

  11. Cara Gabriella, ti ringrazio per la tua risposta che, anche se molto sinteticamente, fa capire bene a quali difficoltà si vada incontro in questo percorso di progressiva trasformazione interiore (semplicemente la totale rimessa in discussione di sè stessi!) unica possibilità, tuttavia, che ci è data in un mondo che, a sua volta, sta subendo una trasformazione ‘epocale’, però soltanto esteriore e che per questo, assume tutti i connotati di una ‘liquidazione’ che ben spiega tutte le ‘precarietà che stiamo vivendo (Zyg. Bauman docet). E questo fa problema, lo ripeto, sopratutto ai giovani ma anche a chi, come me e penso anche altri, che non lo è più ma che ha vissuto in pieno la ‘transizione critica’ da un certo tipo di vita che dava abbastanza sicurezze di vita e certezze per il futuro ad un’altro che ti spoglia e priva di tutto questo. Con l’ambigua aggravante che la consapevolezza di tali dinamiche ti da: nel senso di una grande sofferenza personale per quanto sta accadendo nel mondo seppure compensata in parte, appunto da questa stessa che te ne indica il senso e il significato e che, alla fine, fa tutt’uno con la tua dinamica di cambiamento interiore che produce sì molta sofferenza anche se un po’ temperata da una coscienza più allargata. Ma debbo essere sintetico perchè, certo, non può essere detto tutto. La sofferenza, per quante siano le ‘maturazioni’ e/o consapevolezze acquisite, (che non bastano mai, perchè essa è sempre più forte) non risparmia proprio nessuno e qui, caro Claudio, se può un poco consolarti, sappi che sei in buona compagnia e posso benissimo comprendere quello che provi perchè anch’io, e ti prego di credermi sulla parola, senza che scenda in particolari, ho gravissimi problemi in famiglia. La Croce: la Croce è il luogo, l’unico, dove si ri-compone la nostra scissione fondamentale e le contraddizioni che ne derivano e di cui siamo portatori, quasi sempre inconsapevoli. Per quanto noi fattivamente ci adopereremo a cercare di risolvere problemi, in questo caso familiari, apparentemente insolubili, si proceda pure ma con la chiara consapevolezza di essere soltanto strumenti, per una semplice verità, molto difficile però, da far capire al nostro orgoglioso ‘efficientismo’: siamo ‘servi inutili’. Il Crocifisso ci farà Grazia. Ettore.

  12. Ciao a tutti, mi faccio coraggio e scrivo .

    Vorrei raccontare della mia esperienza sulla precarietà.
    Quando Marco ha detto questa parola all ‘incontro ho iniziato a dirmi …ma io questa parola l ho vissuta, ma non ricordavo come.

    Poi ho ricordato e appena tornata a casa ho preso il mio quaderno dove scrivo le meditazioni.
    Questo è ciò che ho scritto il 22/11/16

    Sono una precaria affettiva questo è ciò che ho sentito nel pianto disperato, in questa parola l imparare a vivere nel qui ed ora accogliendo il momento l attimo e lasciarlo andare senza costruire quel dopo fatto di pensieri pronti a sabotare il presente togliendo vitalità al corpo che cade in uno stato d inerzia senza forma, come una palla in attesa che qualcuno o qualcosa la calci per ritornare alla sua forza.

    Questo è stato solo l inizio perché poi mi si è presentata la precarietà della vita e se quella affettiva era dolorosa, sentire quella della vita è stato un precipitare a picco e senza volerlo .

    L ho vista , l ho sentita nel grido che mi lacerava dentro questa precarietà della vita, è forte quanto la vita stessa e per questo che dobbiamo viverla attimo per attimo accettando e lasciando ogni giorno quei pezzi di noi che vogliono controllarla.

    Dopo mi sono sentita cullata e dal quel giorno qualcosa in me è cambiato un pezzo di me se ne andato in cambio ho la sensazione di aver ricevuto un distacco dai miei drammi affettivi.

    Scrivo ancora…
    ” Ho passato due giorni in silenzio a mantenere vivo il qui ed ora non facile la mia mente vaga ma dentro una voce mi ripete ” qui ed ora” è questa la via per uscire fuori dalla precarietà della vita?
    Chissà se ne sono fuori da quella affettiva ?
    Ora sento di si, non creo il pensiero non si crea e se accenna svanisce.
    Ecco sono su di me mi sembra di girare a vuoto, ma questo vuoto si svuota di un pieno….attendo la nuova informazione di Luce e Verità integra si completi ”

    Non tutto riesco a sintetizzare nelle parole, sono momenti così intimi pieni di lampi , tuoni, nuvole e pioggia che quando torna il sole mi dico questo temporale è passato e ringrazio.

    Con affetto
    Antonella*

  13. Caro Claudio, ti sono accanto, come genitore comprendo il dolore e la profonda preoccupazione verso un figlio, rimango vicina e ti porto nel luogo della mia preghiera.
    Possiamo solamente cercare e ricercare la Parola di vera consolazione, giorno dopo giorno, abbandonandoci sempre un po’ di più nelle mani sananti dello Spirito di Cristo.
    Procediamo con coraggio dentro gli scossoni inevitabili della vita,
    caro Claudio, la fiducia nel cammino che stai percorrendo con tenacia e tanta perseveranza è un aiuto concreto, la vera guarigione che invochi in te è dono che ricevi e stanne certo si estende in chi vive insieme a te.
    Un abbraccio ampio. Vanna

  14. Grazie di cuore cara Antonella, la profondità delle tue parole, sgorgate da una concreta esperienza interiore, subito ci aiutano a sintonizzarci su un frequenza fresca e luminosa.
    Le parole trovano altro significato, la mente si illimpidisce se davvero ci predisponiamo nel compiere il graduale e rinnovato gesto interiore di vero abbandono. La precarietà vissuta in una postura interiore salda e flessibile si trasforma plastica mente in un volano di vita nuova.
    Un abbraccio grato. Vanna

  15. Caro Emanuele, il tema che proponi è molto complesso.
    Posso solo dire in questa sede che Heidegger ci insegna che il linguaggio è creativo, ma l’uomo non è padrone o autore di questo dire creativo, l’uomo si omo-loga al Logos, lo ascolta e parla in ascolto, e proprio così crea.
    La creazione cioè non è arbitraria, e se diventa arbitraria (a causa della caduta dis-ob-audiente) diventa distruttiva, come spesso purtroppo constatiamo.
    Di conseguenza io non credo affatto che l’uomo possa autonomamente creare la natura, ma che l’atto creativo umano sia sempre una pro-creazione: l’uomo crea cioè in quanto è Figlio, generato dal Padre, in ascolto del Padre, in ob-audienza del suo Pensiero. Ciao. Marco

  16. Grazie per la risposta, Marco. Il problema è che un fautore del Gender, mettiamo caso, o della bomba atomica, potrebbero dire di ascoltare il logos e che il loro agire è frutto di questo ascolto: il gender rende “libero”, la bomba atomica viene usata “a fin di bene” (e di ” buoni motivi” per giustificare un massacro se ne trovano a pacchi). Quello che mi manca, in questo impostazione di pensiero (come nella fenomenologia in generale) è un metodo “di verifica” che impedisca il poter affermare tutto e il contrario di tutto (per es: per Lévinas l’altro è ORIGINARIAMENTE espressione del volto di Dio, mentre per Sartre l’altro è ORIGINARIAMENTE l’inferno). Manca un “principio di individuazione” del male e della menzogna. O sbaglio? Per te in che consiste questo “principio di individuazione”?

  17. Caro Emanuele, per me questo principio sta nella Parola, nella Tradizione, e nella Comunità. Cionondimeno il pericolo che esponi sussiste, e ognuno deve assumersi la responsabilità del rischio dell’interpretazione. Ciao. Marco

  18. Cari amici vi ringrazio per la vicinanza. Mia figlia Angela è seguita dal centro disturbi alimentari dell’ospedale di Padova. È in buone mani ed è iniziato un percorso di cura psicologico che riguarda lei ma anche io e mia moglie.
    Vi ringrazio tutti!
    Claudio

  19. Diverso tempo fa mi è capitato di vedere un video su TED (“Ted” è un sito, realizzato da una fondazione non-profit, che diffonde interventi innovativi di studiosi impegnati in diverse discipline), mi è sembrato interessante. A suo tempo ho pensato “mi piacerebbe dirlo al gruppo DP”, poi ho lasciato perdere. Mi torna in mente però, così cedo alla tentazione e vi segnalo il link https://www.ted.com/talks/jill_bolte_taylor_s_powerful_stroke_of_insight?language=it
    Il titolo è “ Il mio ictus ideale” , chi parla è una biologa americana e si occupa di neuroanatomia.
    Se poi ho sbagliato e non è il caso di condividere con voi questo genere di cose, ditemelo e non lo farò mai più.
    Buon pomeriggio
    Maria

I commenti sono chiusi.