Non mi e’ mai interessato prima la Fede e l’interrogarmi sul “Credere”. L’agnosticismo mi ripara dal danno immaginario dell’idea della santità come di un percorso riservato a pochi . Questo secondo me è’ il danno collaterale più grave di qualsiasi senti/mento religioso vissuto come cammino per “tendere” “elevarsi” a qualcosa che non si È’. Ogni esistenza non è’ straordinaria . No. Lo e’ il Mistero che si nasconde dietro. Il grigio di questi tempi deriva dall’aver posto una asticella esistenziale troppo in basso. Vivo, mi accontento, recinto i miei affetti , cerco di non far male , faccio quello che posso come posso….. Non è’ questo grigio la condizione peggiore ? Non ci si scopre forse in mezzo a questa tonalità ne di bianco e ne di nero già morti prima che la morte ci baci ? Non sei né caldo né freddo , sei tiepido , per questo ti vomiterò è’ scritto nell’ Apocalisse. Allora scopri che il Tempo che verrà è’ il tempo del Coraggio senza schermature narcisistiche di fede, politica , passioni , compensazioni Occidentali più o meno sane che assumono la forma di Armi di distrazione di massa . La mediocrità assopisce , il Credere infiamma, da corpo e anima all’esistenza umana. Far dilagare l’ incendio è’ il compito di un Io in conversione . Non un esercizio di sterile “idolatria ” ma convertire la vita dal basso , dalle azioni alle parole. È’ questa la grande rivoluzione dell’uomo “nuovo ” che cerca disperatamente di essere nuovamente partorito senza più genitorialita’ analitica ma spinto dal vero anelito della Libertà . Una libertà che assume forme Divine .
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”
Cosi dice Gesù nel vangelo di Luca
(Lc 12,49-53)
Bellissima riflessione Mirko pienamente centrata nel punto del nostro percorso in cui lavoriamo per riconoscere le nostre “schermature” e liberarcene, per dimenticare ciò che siamo e ciò in cui crediamo (direi dimenticare il nostro passato). Non è facile ma solo così si può rinascere! Un abbraccio Gabriella
Non mi è chiaro se è richiesta la condivisione di quanto emerge dall’esercizio di autoconoscimento per quelli che come me non partecipano fisicamente agli incontri. Nel dubbio scrivo.
In caso di “offesa” ricevuta
Situazione: vengo fraintesa e quindi accusata e respinta (la bambina accusata di una colpa che non ha commesso o di una cosa che non sapeva potesse essere ascrivibile alla categoria “colpa”, o sul lavoro per un eventuale errore oggettivo o un errore di comunicazione nelle relazioni con altri, la moglie cui viene attribuito un intendimento che proprio non corrisponde alla realtà né dei fatti né delle intenzioni)
Emozione: stupore (come è possibile che si possa pensare questo di me, come è possibile che non mi si conosca, non mi si creda), dolore (lacrime più o meno trattenute), ansia (come faccio a reintegrare la mia figura ai tuoi occhi)
Azione: spiego esattamente il come e il perché, insisto per essere ascoltata, non sempre ci riesco, se la cosa si ricompone rimane comunque una piccola cicatrice, se la cosa non si ricompone rimane una specie di piaga pronta all’occorrenza a riaprirsi.
Tutto questo mi pare si traduca, poi nella vita di tutti i giorni, in una sorta di indirizzo del mio atteggiamento di fondo che è, di solito, il “devo assolutamente fare di più e meglio”, con connesso senso di colpa perché a fare di più e meglio non sono capace.
Mi è capitata una cosa inusuale a ridosso di questo esercizio, ma non so se sia davvero direttamente ascrivibile all’esercizio, il fatto è che, in modo assolutamente spontaneo, per ben due volte, in occasioni e con persone assolutamente diverse, di fronte ad una loro richiesta che solo qualche giorno prima mi avrebbe trovato assolutamente accondiscendente, anche se intimamente scontenta, questa volta ho opposto un cortese rifiuto proponendo invece, subito, a mia volta, una possibile alternativa (credo di poter sintetizzare così). Ebbene ambedue le persone in questione hanno protestato perché improvvisamente mi trovavano “stranamente distaccata e lontana”. In altri tempi, mi sarei immediatamente data da fare per dimostrare in qualche modo che non era così, questa volta ho solo ribadito con assoluta tranquillità che no, non ero né distaccata né lontana avevo semplicemente una opinione diversa. Beh mi sembrava di vedere all’opera un’altra me stessa.
Voglio ancora dire un’ultima cosa che però non c’entra niente con tutto quanto scritto fin qui. Pensieri che mi attraversano la mente, non belli ed è per questo che voglio dirli. Sono davvero molto contenta di seguire questi incontri e ogni volta vedo che le mie aspettative crescono e con esse anche la paura che tutto ciò possa rivelarsi non vero, che si risolva solo in una montagna di tempo dedicata a se stessi. M sento una che gode di un privilegio che non si merita, che tutti noi ci concediamo tutte queste belle parole, tutte queste belle emozioni e forse si dovrebbe piantarla di viziarci in questi lussi, della serie “poche storie e datti da fare invece”
Un caro saluto.
Buon Natale
La conclusione della tua riflessione Maria è una perfetta fotografia di una tipologia di resistenza al lavoro di liberazione che stiamo facendo.
Probabilmente il diverso modo di rispondere che hai notato è un primo piccolo effetto di una maggiore integrità che permette di sentire meglio ciò che veramente desideriamo e di agire con più coerenza.
Abbiamo tante vecchie abitudini da smantellare , il lavoro sarà lungo e faticoso ma qualche risultato giunge presto.
Questo è il luogo giusto per condividere riflessioni , dubbi, esperienze ed esercizi ; solo così si può entrare in relazione con il gruppo e ad ogni condivisione ci si conosce meglio rendendo più profonda la relazione, quindi grazie .
BUON NATALE a tutti e che il 2015 sia luminosamente ricco di energie positive
Un abbraccio Ale
Grazie Alessandro.
Buon Natale a tutti
Maria
Mi presento…sono Raffaele e come tutti voi sono un ricercatore spirituale…è difficile trovare spazi dove poter condividere il nostro essere e questo percorso è utile anzitutto a ciò: gridare il nostro dolore interiore, comprenderlo, accoglierlo e “usarlo” per dare forma al nostro sé più autentico…un po’ per paura e un po’ per orgoglio tendo a non dire la mia ma sento che qui il mio bambino ferito può sentirsi compreso, accolto ed amato per quello che è e non per quello che fa o produce…nell’occasione auguro un sereno Natale a tutti voi e buona ricerca interiore…a presto Raffaele
Ciao Raffaele benvenuto tra noi. Ognuno trova il suo momento per lasciarsi un po andare. La cosa importante è aver fiducia in questo luogo di accoglienza in cui, come hai ben compreso, non si giudica ma si da’ ascolto e si consola.
La forza viene proprio dalla condivisione, in essa si comprende che non si è soli, ma uniti nella sofferenza cosi’ come nella gioia.
Quando vorrai puoi dire la tua e anche da dove scrivi.
Un sereno Natale anche a te e a tutti voi amici cari. Gabriella
Bravo, Raffaele, questa è la strada: esporsi, parlare, uscire dalla propria solitudine, scoprire con gioia che in realtà siamo in tanti a cercare qualcosa di diverso, e di più vero.
Resta in contatto. Ciao. Marco
Ho ascoltato i 2 esercizi che Gabriella ha guidato nella 2a parte dell’ultimo incontro: il primo con Daniela e poi con Guido. Ho condiviso solo la conclusione di Guido in quanto con riferimento alla costante ha detto ” è 1 delle forme (ricorrenti di stati e di reazioni). Non ho capito invece lo stato emotivo di Daniela che ho trovato, stando alle sue parole, piuttosto contraddittorio e poco chiaro. Perchè ha ammesso prima di avere avvertito stati di ” disorientata, offesa, impotente, frustrazione profonda, arrabbiata, sofferente”. Ma poi ( al punto: come ti sei comportata) ha detto che, di fronte all’offesa ” ha cercato di capire le dinamiche dell’altro, ha simulato indifferenza, non voleva contrastare l’altro per non creare un clima pesante”. Alla domanda di Gabriella se poi le ha lasciato una insofferenza, lei ha risposto: ” non mi lascio logorare; da qui uno capisce che lei è riuscita e riesce in situazione analoghe a elaborare quelle emozioni e stati negativi e non avvertirne di conseguenza il peso e la sofferenza. Si è comportata con un IO integrato? Oppure è solo un suo pensiero. E’ possibile questa trasformazione repentina degli stati iniziali negativi in uno stato avvertito da lei come pacificato, tranquillo? Daniela è obiettiva? La contraddizione si percepisce: non è forse che il problema della Daniela sta in quel ” non volere la lite, ” la lite non mi piace” ? ha affermato. Di questo esercizio io penso: perchè dovresti arrivare alla lite? Non si può dialogare e domandare all’altro ” perchè mi dici queste cose? ecc………? con tono pacato? Gesù in fase di processo, alla guardia che gli ha dato uno schiaffo non ha simulato indifferenza e passività ma ha domandato: Se non ho sbagliato perchè mi colpisci?”. Per finire, non so se questo mio intervento è ammesso e pertinente in questa fase meditativa oppure no; il fatto è che ascoltando quegli esercizi mi è venuto spontaneamente il bisogno di comunicare gli effetti che in me hanno lasciato. Forse per cercare maggiore e più completa consapevolezza nelle mie situazioni di insofferenza. Ma se questo complica starò zitta.
Cara Giovanna condividere il lavoro psicologico degli altri praticanti significa porsi in ascolto con occhi misericordiosi cercando di vedere nella fragilità e nella confusione dell’altro le proprie.
Questo percorso ci insegna a guardare dentro di noi ad imparare i nostri automatismi sbagliati, certo siamo aiutati in questo anche ascoltando le condivisioni dei compagni del gruppo; non è stato facile per Daniela, Diego (credo tu abbia confuso il nome con Guido) e gli altri compagni accettare di mettersi in gioco facendosi riprendere durante l’esercizio.
E’ naturale che in ognuno di noi le loro esternazioni abbiano destato un giudizio anche inconscio, siamo purtroppo abituati a questo senso critico nei confronti dell’altro, ma in questo luogo credo sia più utile comprendere le difficoltà che ci uniscono nel conoscere a fondo noi stessi.
E’ possibile che nei primi tempi durante l’esercizio non si riescano ad avvertire le emozioni profonde, la sofferenza provocata dall’altro, in quanto l’ego non ammette facilmente queste fragilità e le sa mascherare molto bene. Per questo il lavoro è lungo!
Così come anche è possibile che in quella situazione Daniela abbia agito nella sua integrità, spesso è bene non cercare la lite, anche Gesù a volte non ha reagito di fronte ai farisei e ha pensato bene di andare via.
Non dimentichiamo che noi lavoriamo sulla nostra parte egoica, malata, ma è pur sempre presente dentro di noi quella parte integra, che è solo soffocata e che possiamo, con il lavoro, aiutare ad emergere sempre di più.
Un abbraccio Gabriella
Allora, ieri, sono andato a messa. Il sacerdote tra le varie cose, ha parlato dell’ importanza fondamentale del silenzio, della preghiera nel silenzio come arma fondamentale del credente. Ora, finita la messa ho pensato di fare li la meditazione… Non c’ era silenzio, la vecchia sbiascica rumorosamente preghiere, la gente chiacchiera, le brave donne sono tutte belle amorevoli nei lono baci e abbracci, sia tra persone, sia tra persone e statue, gli uomini borbottano e il tutto crea un gran chiacchiericcio….ora che cosa penso: mi fate schifo tutti! Cazzo ma cosa state facendo? Ora in chiesa dopo la predica sul silenzio, se non ora quando? Perchè baciate le statue e vi abbracciate l’ un l’ altro e non fate un po’ di silenzio? Lo ha detto il prete, lo ha detto 10 minuti fa! Se non ora quando? Vorrei strillare a questa gente, ma poi penso a me e somiglio incredibilmente a loro, forse sono migliore? Forse sono solo un ipocrita? Io ho difficoltà a conciliare la mia tensione alla mia estrema debolezza….voi avvertite questo? Come fate? Come si esce da questo gioco tra orgoglio e senso di colpa, tra voler essere ed essere? E poi una bella sparata a questo bel mondo delle belle persone di chiesa, passando anche per ipocrita, sarebbe poi così sbagliato? Che devo fare di questo sdegno, di questo schifo che vedo negli altri e quindi in me?
In questi giorni che hanno preceduto il Natale ho preso il tempo necessario per rileggere il mio esercizio di autoconoscimento del terzo incontro, per ascoltare il quarto incontro e per fare nuovamente l’esercizio scorso prendendo a tema un’altra situazione.
A proposito: grazie Gabriella e Alessandro per il vostro mettervi in gioco! Siete stati bravi … Non so se era semplicemente una mia percezione di fronte a imprese importanti, ma mi sembrava di condividere con voi l’emozione della conduzione dell’incontro …
Vi condivido volentieri quanto emerso dall’esercizio la prima volta, ringraziando anche chi “in diretta” si è messo in gioco per facilitare noi telematici e farci prendere coraggio. Nell’ASCOLTO EMOTIVO è emersa dentro di me la rabbia nei confronti di una persona a cui avevo chiesto un favore urgente e da cui non avevo ottenuto risposta alcuna. Poi umiliazione, delusione. I pensieri che avevo in testa: si è dimenticato di me, non mi considera.
COME MI SONO COMPORTATA: dopo aver atteso risposte che non ci sono state, dopo aver mandato sms di sollecito e ricordo senza ottenere risposta, sono uscita piena di rabbia per adempiere alla situazione urgente piangendo. Al ritorno, alla sera, la persona in questione si è avvicinata dicendomi che ora poteva rispondere alla mia richiesta, essendo stata impegnata tutto il giorno. Le ho risposto che avevo già provveduto, che non faceva niente! (Ho svalutato la situazione, ho avuto una paura folle a dire a qs persona che la sua risposta era in ritardo, che ero arrabbiata con lei).
Ci sono delle COSTANTI nelle mie modalità: tendenzialmente, in situazione di stress mi ritiro e piango (il nodo alla gola emerge spontaneo). La rabbia fa capolino, ma è la paura che trovo dentro di me come emozione più profonda e vera: paura che l’altro mi scarichi, che se ne vada dalla relazione, paura di rimanere sola. Per questo ho risposto svalutando: non fa niente!
E’ una paura che mi accompagna da bambina e viene fuori in momenti di particolare stress emotivo.
La stessa costante è emersa nell’esercizio di autoconoscimento che ho fatto da sola.
Razionalmente non avrei da temere, ho diverse belle relazioni attorno, manifestazioni di affetto, di stima, di amicizie significative anche custodite nella lontananza. Eppure la paura di restare sola, emarginata, non considerata, scaricata è forte.
E’ come se avessi un contenitore di affetto, di carezza senza fondo, per cui riempi riempi, non arriva mai al bordo, non è mai “sazio”. Difficile mettere un coperchio di sotto per evitare dispersione!!!
Buon Natale a tutti gli amici e grazie di cuore.
dam
Tengo a precisare che Il fatto che ho commentato l’esercizio condotto con Daniela non significa che l’ho fatto con lo spirito esclusivamente giudicante; io stessa alla fine mi pare di aver detto che la cosa poteva essere utile per me nei miei esercizi di autoconoscimento più consapevole. Il mio errore è stato quello di non rivolgermi direttamente all’interessata, pensavo infatti che le mie osservazioni circa le sue risposte potevano aiutarla a ri-pensare, riflettere a quella situazione per trarne espressioni tradotte con maggiore lucidità e consapevolezza. Mi aspettavo infatti proprio da lei una risposta e non avevo considerato la difficoltà che hanno potuto percepire le persone riprese durante l’esercizio. Scusami Daniela se ti ho procurato fastidio.
Mi propongo di essere meno critica in futuro. Vedi io dovrò lavorare su questo mio atteggiamento troppo critico, dettato , io penso, da un ego tendenzialmente presuntuoso. Un saluto e un augurio di ri-nascita per tutti.
Tranquilla Giovanna non devi sentirti accusata, sicuramente non era tua intenzione giudicare, e scusami se ti ho dato la sensazione del rimprovero. Ho cercato solo di precisare un pò come dovrebbe essere il clima di ascolto di questo luogo in cui si svolge un lavoro molto molto delicato.
Al contempo credo sia meglio seguire i consigli di Marco, cioè ognuno del gruppo può intervenire anche rivolgendosi direttamente all’altro, ma possibilmente solo per esternare sentimenti di condivisione o di saluto. Per quanto riguarda la dinamica e la conduzione degli esercizi psicologici è bene lasciare gli interventi solo a Marco, a me e ad Alessandro.
Scusami cara spero che tu capisca!
Diego vorrei che piano piano tu potessi guardare intorno a te con occhi diversi; ma ci vuole tempo, sei un ragazzo molto sensibile e comprendo un pò della tua insofferenza, Anzi proseguendo per questo cammino l’insofferenza può aumentare, perchè non ci si ritrova più nei contesti ordinari. All’inizio sarà bene trovare degli spazi silenziosi per guardare nel proprio intimo, e non è detto che questi si trovino in Chiesa o almeno non negli orari della Santa Messa. Solo svuotando noi stessi, ritrovando la nostra pace, potremo poi tornare alla relazione con più slancio e pazienza.
Cara Damiana sapessi quanto mi ritrovo nelle parole che hai detto, non si è mai sazi dell’amore altrui! Hai condotto l’esercizio in modo chiaro e completo.
Ti servirà molto in seguito. Un abbraccio a tutti Gabriella
Caro Diego
ti ho letto e mi ci sono ritrovata anch’io, però fino a qualche anno fa. Anche io non sopportavo, entrando in chiesa prima e dopo la Messa, la formazione di piccoli gruppi che si lasciavano andare in chiacchiere, moine ecc. Poi ho capito, dopo esperienze di anni presso un monastero in particolare,, seguite da corsi di studi in scienze religiose che il “sacro” e la sacralità non sono solo di determinati spazi, es. come le chiese in quanto abitate dalla presenza di Dio. Queste concezioni sono legate ai vecchi catechismi secondo cui solo in chiesa troviamo Dio; ma sappiamo che il mistero dell’Incarnazione di Cristo deve aver indebolito se non proprio eliminato il dualismo tra sacro e profano. Sì perchè la confusione nasce proprio dalla mancanza di conoscenza. Le chiese sono per noi cristiani, fondamentali e importanti, in quanto ci permettono di radunarci per celebrare il mistero pasquale di Cristo. Dopodichè qualunque altro momento e altro luogo, come può essere la tua stanza, può acquistare una dimensione sacrale perchè tu, lì e in quel momento, incarnando lo Spirito di Cristo ti trovi raccolto con te in Dio in una disposizione di preghiera. Per concludere, ti ho ho voluto dire che quel silenzio che tu hai cercato in chiesa dopo la messa ha lo stesso valore e il medesimo senso religioso, se preferisci questa espressione, anche fuori dalla chiesa. Pensa che spesso proprio in chiesa si tengono concerti e manifestazioni varie di arte naturalmente classica e/o di ispirazione religiosa. Spero di averti chiarito un pò circa il tuo problema che è stato anche il mio per tanto tempo. Un saluto e buona pratica meditativa.
Dall’esercizio di autoconoscimento è emerso un episodio in cui ho notato una sfasatura tra ciò che sentivo e ciò che ho fatto. Durante una discussione, invece di esprimere il mio pensiero mi sono mantenuto distaccato, stando in silenzio, anche se interiormente sentivo di dover intervenire, e di contrastare ciò che veniva affermato dagli altri.
In quei momenti mi sentivo agitato e impotente, cercavo invano di trovare le parole giuste per esprimere ciò che sentivo. Volevo esprimere il mio pensiero, ma poi mi sono lasciato andare allo sconforto e ho desistito, pensando che in ogni caso le mie parole non sarebbero servite a nulla.
Mi sono mostrato silenzioso, distaccato, disinteressato, ho fatto finta di niente e mi sono chiuso totalmente in me stesso, alienandomi dalla realtà circostante. Mi sono estraniato dalla discussione, fingendo di fare altro.
E’ una modalità ricorrente con cui mi maschero, accade spesso ma soprattutto quando il tema della discussione implica una presa di posizione radicale (quale è il senso della vita, quale è la vocazione dell’uomo, ecc.).
Sento che se non mi mascherassi, e invece provassi a parlare, non verrei compreso, non riuscirei a esprimermi in modo convincente e quindi sarei discriminato. Temo di sentirmi diverso, di non essere benvoluto, di sentirmi escluso, di rimanere solo.
Ciao Filippo, il tuo esercizio è chiaro ed ha messo bene in luce una dinamica che ti è familiare, teniamola ben presente e proseguiamo nel cammino.
Il nostro sarà un lungo cammino sempre più in profondità ed impareremo a descrivere sempre meglio la nostra interiorità, trovare le parole più giuste ci aiuterà anche e soprattutto nelle nostre relazioni.
Sento …sento… come una leggera tensione al vedere subito arrivare delle risposte.
Siamo al primo esercizio di una lunga serie, tutti seguono un criterio di accompagnamento verso lo sviluppo di una migliore sensibilità che non tarderà a dare i suoi frutti ma, godiamoci l’andatura lenta che ci permette di apprezzare meglio il bello di quanto stiamo già vivendo.
Un abbraccio rallentante ed un buon 2015 Ale
Carissimi amici, mi sembra di entrare oggi per la prima volta davvero nel gruppo. Sono Angela dalla Sardegna. Vorrei potermi aprire con voi tutti che condividete questo percorso. Guardando il quarto incontro vi ho guardato negli occhi, almeno i pochi che hanno condiviso. Io non amo non conoscere le persone dal vivo. Sono una teatrante che ha fattto molti laboratori intensivi e residenziali e la bellezza dell’incontro, della scoperta dell’altro mi ha sempre entusiasmato. Le persone appena conosciute sono sempre bellissime ai miei occhi, ma dopo quando i rapporti diventano più profondi quella bellezza sfuma. sarà forse per questo che non riesco ad avere rapporti profondi. Conosco tante persone ma veramente poche sono quelle che contano per me ed è con loro che ho le reazioni più aggressive ma anche più intense. vorrei condividere con voi il mio primo esercizio di autoconoscimento. Non è stato facile rifletterci perchè le sensazioni erano confuse e perchè mi sono accorta di essere molto contorta nei miei comportamenti.
Primo esercizio
la situazione di stress mi ha fatto sentire, incapace, disadatta, ansiosa,delusa, scoperta arrabbiata
ho reagito accusando la persone che a sua detta aveva solo cercato di aiutarmi, ma non l’ho fatto in modo violento bensì in modo subdolo, facendola sentire in colpa e mostrandomi come una povera vittima (era una telefonata)
sì, il mostrarmi vittima delle circostanze e degli altri è un mio modo ricorrente di comportarmi. Voglio che gli altri si accorgano di me. Dentro di me subisco delle ingiustizie e gli altri se ne devono accorgere. Ma con gli estranei non attacco apertamente, fingo accondiscendenza,
non so bene di cosa ho paura se non mi mostro vittima forse di dovermi assumere la responsabilità di quello che mi succede.
Come vi ho detto sono confusa.
Grazie comunque a tutti
Cara Angela bene, il tuo modo di reagire nel complesso non è aggressivo in modo palese, anche se forse far sentire in colpa l’altro può essere una sorta di aggressione.
Lo comprendo bene perché spesso è il mio modo di agire, commuovendo cerco di ottenere l’attenzione. In fondo è come dici “voglio che gli altri si accorgano di me”.
La paura potrebbe essere quella di non essere considerata e amata!
È normale i primi tempi avere un po’ di confusione, non siamo abituati, non perdiamo molto tempo ad osservare noi stessi.
Colgo l’occasione per augurare a tutti un sereno anno 2015.
Con affetto Gabriella
Grazie a tutti per le profonde condivisioni!
Ecco anche il mio esercizio di autoconoscimento
Situazione: pranzo con i miei genitori e con i miei zii, mia figlia Anna ( 3 anni) in genere abbastanza tranquilla di fronte ad un mio no inizia una bella scenata teatrale e va avanti a piangere e scalciare per dieci minuti
Come mi sono sentita ? Senso di fallimento, di impotenza, sento che perdo il controllo della situazione. Viene ferita la mia immagine di ‘brava madre’ di fronte ad altri e la voglio recuperare in fretta, sento l’ansia ed il desiderio che lei mi ascolti. Emozioni: delusione, paura del giudizio degli altri, rabbia
Cosa ho fatto o detto? Cerco di restare calma, di parlare ad Anna , di prenderla in braccio, ma non ottengo i risultati sperati e quindi man mano cresce il subbuglio dentro di me finchè varco la soglia … e mi arrabbio, alzo la voce, mi lamento, mi alzo di scatto con lei in braccio per portarla via dalla stanza
Questa modalità reattiva in me è ricorrente? Sì molte volte in situazioni anche diverse cerco di reggere, ma poi sento proprio questa soglia, questo punto dove non reggo più ed esplodo, divento aggressiva, alzo la voce, sento forte il desiderio di aggredire e nello stesso tempo di voler fuggire
Vorrei ancora condividere il modo in cui si è conclusa la situazione che ho descritto, perchè per me è stato un grande dono. Proprio in mezzo alla mia reazione di rabbia, urla e lamentela mentre mi alzo e voglio uscire dalla stanza mio zio mi ferma, senza dire una parola, mi prende il viso tra la mani e mi da un bacio in fronte. La mia rabbia si è immediatamente sciolta e mi sono calmata. E’ proprio vero dietro la rabbia c’era la paura di non essere vista, non essere amata. Appena è arrivato quel bacio, la rabbia non mi è più servita e se ne è andata via, sciolta, liquefatta.
Auguro a tutti un buon inizio d’anno 2015, che ci porti la pace vera, quella che stiamo cercando con questo bel cammino insieme
Grazie gabriella e grazie a voi tutti per condividere lr vostre emozioni. Buon anno a tutti pieno di pace e consapevolezze. Auguri
Ciao a tutti e ancora “Buon Natale”!
sono Bruno (da Milano); volevo innanzi tutto dire che la scelta di seguire questa avventura di “Darsi pace” mi è sorta subito dopo aver ascoltato Marco in una trasmissione di Uomini e Profeti. Ho cercato in internet per capire meglio di che si trattava, per non sbagliarmi ;-)) ; ho ascoltato dunque in youtube alcuni suoi interventi, conferenze o discussioni (es. con Galimberti) e ho apprezzato la lucidità, l’equilibrio e la profondità, unità e chiarezza di visione. In passato ho percorso qualche via all’interiorità, in modo un po’ “fai da te”, ma con qualche risultato; ora è superfluo raccontarlo. Ricordo però gli anni delle “sinusoidi emotive” tra esaltazioni e depressioni repentine che in certi momenti mi prostravano per la loro oscillazione tanto ripetuta e intensa. Non riuscivo a fare condivisione; anche se potevano essere momenti di “guarigione”. Ma ogni frutto ha i suoi tempi di maturazione … i miei son lenti 😉 Quello che mi ha spinto qui è stato constatare la mia consonanza rispetto a quello che ho ascoltato; inoltre il bisogno di “fare armonia” dentro e fuori di me. Sento giusto il metodo di procedere insieme con il livello emotivo, culturale, “politico” e spirituale. Ho riconosciuto che quel che intuivo non era solo una mia idea poco strutturata, ma che c’è chi ha fatto questo percorso con grande esperienza culturale e consapevolezza spirituale e quindi può aiutare (Marco). Seconda cosa importante per me è cercare una forma di vera condivisione, anche se ho resistenze…
Ho fatto l’esercizio del terzo incontro; ma non mi è venuto un grande episodio, piuttosto un piccolo momento di recentissima contrarietà. Tuttavia vi ho riconosciuto certe mie modalità caratteriali. Situazione: appuntamento per cena con amici decennali; arrivo puntuale, aspettando leggo; ma aspetto al freddo per 5, 10, 15 minuti, allora mi spazientisco. Mi piacerebbe andarmene a casa in segno di rifiuto, considerando il loro ritardo un segno di poco riguardo per me; il ritardo rende immorali 😉 inveisco mentalmente; però mi sento ridicolmente melodrammatico… Allora prima telefono. “Arriviamo a piedi, parlando abbiamo perso tempo…” Non mi piace la risposta, ma sbolle la mia stizza. Mi pare sensato aver fatto come ho fatto. Riconosco che “la modalità di fuga” (chiusura e rifiuto) in passato virulenta, si è stemperata. C’è forse altro: evitare una discussione a viso aperto, quindi è una mediazione per “timore”? Ma la cosa in sé non è davvero molto importante. Forse ero io a sentirmi importante (troppo?) …L’acqua interna non è ancora tutta trasparente. Però è meno torbida di decenni fa 😉
Ho seguito il quarto incontro guidato da Alessandro e Gabriella che ho trovato molto amichevoli e accoglienti (anche nelle loro risposte sul sito). Pure la condivisione di Daniela, Diego, Isabella e Mirko è stata importante per capire meglio le somiglianze o differenze emotive mie rispetto alle loro. Ma sono evidenti gli elementi che tornano costanti in tutti e che ci consentono di provare empatia.
Quando una lettura o un incontro mi aiuta a vedere meglio la realtà, rammento una grande emozione provata moltissimi anni fa nel vedere in tv “Anna dei miracoli” (con Proclemer e Piccolo). Non avevo ben capito perché mi emozionasse tanto; ma poi lo capii. Quella storia parla di me, la bambina cieca, sorda, muta è “l’anima”, sono “io”. Uso gesti, riconosco cose, ho imparato a pappagallo a fare quel che mi si è insegnato a fare a scopo utilitario-ordinario, ma non avevo davvero capito cosa significhi comunicare, avere un pensiero, un cuore vivo e la divina libertà di esprimerlo. Il lavoro di una vita è forse questo “aprire i sensi” del cuore. Qui, io credo, stiamo aiutandoci a fare questo. Dunque grazie a tutti e un grande augurio di Buon Anno!
Bruno
ciao a tutti … semplicemente volevo augurarvi un buon anno! Il Signore in questi nuovi giorni ancora tutti da vivere ci doni momenti di gioia, ci doni la serenità e la pace che cerchiamo, amici con cui condividere il cammino e di cui poterci fidare, un luogo dove sentirci a casa, il pane degli affetti, di condizioni di vita umane, un anelito che va oltre le nostre certezze umane e la nostra capacità razionale di conoscenza.
Buon cammino a ciascuno perchè quanto domandiamo in questo nuovo anno chiede anche il nostro contributo di disponibilità a lasciarci “lavorare”.
dam
Il tuo racconto Laura mostra chiaramente quanto può emergere in ognuno di noi durante un momento difficile: paralisi, voglia di scappare, voglia di urlare, disperazione.
Ed è incredibile notare che basta un gesto delicato di affetto da parte di chi ci vuol bene per alleviare o annullare tutto il disagio.
Caro Bruno è stato piacevole leggere il tuo intervento, quando si è in ricerca da tanto tempo si comincia pian piano a notare in propri cambiamenti in meglio, se pur con alti e bassi. La tua consapevolezza è evidente e ti sarà sempre più di aiuto nel tempo.
Gli episodi o le situazioni da cui partono gli esercizi possono essere anche fatti apparentemente futili, che però causano stati d’animo sofferenti o comunque un malessere e quindi diventano materia per lavorare.
Buon cammino anche a te!
Gabriella
Cara Gabriella grazie della tua risposta e dell’augurio…
Aggiungo che, rileggendo gli interventi, mi sorprendo di leggere vissuti personali tanto espliciti e confidenziali, che solitamente si avrebbe ritegno a raccontare a sconosciuti, perché evidenziano le nostre debolezze. E’ un capovolgimento importante del solito atteggiamento di superiorità che ci maschera. Mi sembra un atto di grande apertura e fiducia (in noi stessi e in chi legge). Mi viene un sorriso di ringraziamento rivolto a tutti per questa fiducia!
Ora mi rivolgo in particolare ai nuovi telematici di Milano, che ho trovato nell’elenco inviatoci. In città siamo almeno in quattro (primo anno), poi ci sono però anche altri iscritti che abitano non troppo lontano dalla città. A qualcuno interessa conoscerci di persona?? poi si vedrà se si sviluppa anche una frequentazione… Se qualcuno vuole lasci un segno così scambiamo le email.
Ciao, grazie e Buona Epifania a tutti !
Bruno
Eccoci nel 2015 carissimi-e , devo riconoscere che è molto piacevole e costruttivo far parte di questo gruppo impegnato nella ricerca della verità.
Damiana, Bruno, Angela, Laura grazie per le vostre condivisioni e riflessioni che arricchiscono il nostro patrimonio di umanità nel quale lavoreremo scendendo sempre un po’ più in profondità.
Come dicevamo questo è solo il primo esercizio, il bello deve ancora venire ma con voi sarà sicuramente più bello.
Vorrei evidenziare la pubblicazione dell’ elenco dei soci praticanti
poichè lo ritengo un valido strumento di incremento delle relazioni interne. Se vorreste incontrare altri praticanti fisicamente o anche via videoconferenza o videochiamata potete scorrere l’elenco e verificare la fattibilità della cosa dopodichè con l’aiuto del proprio responsabile regionale si può realizzare il contatto e far crescere le opportunità per tutti vicini e lontani.
Pensateci è una buona opportunità, un abbraccio Ale
Buongiorno e Buon Anno a tutti!
In questi giorni, particolarmente intensi di lavoro e impegni comunitari, ho cercato di ritagliare uno spazio per visitare la pagina e leggere le condivisioni con regolarità e benché non abbia ringraziato sul momento ho portato nel cuore le vostre parole che mi hanno aiutato e mi aiutano a capire meglio me stessa. Mi ha fatto molto bene, in particolare, leggere i pensieri di Damiana, Gabriella e Bruno, in molti di essi mi sono ritrovata. J. Vanier dice che in noi c’è un mondo di tenebra e un abisso di tenerezza…..
Con il cammino intrapreso con voi sto imparando a prendermi seriamente sul serio. Sto imparando a darmi spazio. Ad abbracciarmi nel mio grido profondo; e sento, con sempre crescente consapevolezza, che chiede semplicemente spazio per vivere riconosciuto, ascoltato (prima di tutto da me stessa) pacificato, riversato. Chiede di essere ciò che è: Amore.
Ringrazio Alessandro e Gabriella per la conduzione di quest’ultimo incontro, per gli argomenti trattati…, per la gentilezza, l’ascolto, la chiarezza con i quali vengono accolti gli interventi dei partecipati; ne traggo molto beneficio.
Sto constatando l’efficacia della pratica meditativa e dell’esercizio di autoconoscimento. Per me è un bisogno, ormai, una necessità fondamentale iniziare la giornata con questo metodo d’incontro con me stessa…con Dio. Ho notato che sono più (abitualmente) serena e gioiosa nello svolgere i lavori. Sono meno scostante nell’umore. Sto imparando a ridere anche di me stessa quando in altre circostanze mi sarei sgomentata… E nel vivere relazioni in situazioni di stress, sto iniziando (provando) ad usare nuovi modi di risposta ( ovviamente so che c’è un sacco di cammino da fare), a dire ciò che sento e penso con calma anziché reagire con una fuga, isolamento, aggressività…
Avrei voluto dirvi un altro pensiero ma il tempo…Devo andare…
Grazie di tutto!
Felice Anno (Inizio) insieme…
Un sorriso vostra,
Agata
Ricambio il sorriso Agata e a proposito di questo….sai anch’io ho imparato a ridere in alcune situazioni anche di me stessa. Una presa in giro benevola, con la tenerezza di chi è consapevole della propria fragilità. Mi sento così bene quando rido!
A proposito ricordate che la consapevolezza di per sè non è mai giudicante, è solo un’attenzione volta ad aiutare a ritrovare la giusta via.
A presto Gabriella
Grazie carissima Gabriella! Ripetendo l’esercizio, all’interrogativo (che si trova sul testo “darsi pace”) : Cosa potrebbe succedere se non mi mascherassi, se reagissi spontaneamente? Di cosa ho veramente paura? E’ emersa in me una risposta che mi ha sorpreso visto che l’episodio al quale mi riferivo per l’esercizio sembrava lontano da questa mia paura (sperimentata in infinite circostanze della mia vita). Ho paura di perdere il controllo, di essere violenta, aggressiva all’ inverosimile verso l’interlocutore o che mi facciano del male (di essere violata, abusata). Ho anche paura di perdere la mia identità.
Ciao,
Agata
Carissimi Vi descrivo il mio esercizio. Giovanna mi ha detto che puo` essere uitile per me e per gli altri. Scusate gli errori, non sono italiana.
LA DESCRIZIONE DELLA SCENA. Caminando nella folla sul marciapiede, un uomo mi ha spinto con il gomito facendo cosi lo spazio per la sua bambina.
LE MIE EMOZIONI: Agressivita`, rabbia, antipatia, irritazione, impotenza
COME MI SONO COMPORTATA? Sono scapata al piu` lontano possibile da quest` uomo. Non ho detto nulla, con rabbia dentro..
SE QUESTA E LA FORMA CONSUETA DELLA MIA REAZIONE? Dipende dalla situazione ho pero` la tendenza che nel conflitto: rompo, scappo, mi chiudo, isolo con rabbbia dentro. In altre situazioni mi difendo agressivamente, in modo speciale, quando sono accusata ingiustamente.
QUALE PAURA STA DIETRO QUESTO COMPORTAMENTO? La paura di rifiuto, di non avere il diritto di esistere, e di esistere cosi come sono, di essere non importante.
La mia reazione e` come tale, quando avevo 5 anni. Sono stata castigata senza pieta`dalla mia madre- ingiustamente. Ricordo che ho reagito con grande pianto, rabbia, dolore, e con la totale chiusura nel mio mondo interiore. Da questo momento ho imparato a isolarmi nelle difficolta`. Era il momento di rottura della relazione con la mia madre. La sensibilita` al rifiuto proviene anche dalla mia piu` profonda ferita. Sono stata 5 figlia e mia madre non ha voluto la gravidanza fino alla fine (me lo ha detto il mio padre). Il problema della mia esistenza era ancora dopo la mia nascita. Lei pensava di darmi in adozione. Questo ricordo anch`io.
Riconosco nelle mie reazioni gli automatismi, le reazioni alla ferita della mia infanzia. Le situazioni conflittuali vivo come l`atacco alla mia esistenza, come l`odio indirizzato alla mia persona. Lavoro sulla mia ferita da 30 anni. Molto e` cambiato, pero` il ritorno alle emozioni ferite e` sempre per me doloroso. Maristella
Mi chiamo sr. M. Dolores. Volevo condividere il mio esercizio.
1. Cosa e` sucesso? Entrando in cappella ho abbasato il riscaldamento, perche` mi faceva caldo. Una sorella mi ha fatto l`osservazione, perche` lo faccio? Perche` a lei fa freddo.
2. Come mi sono sentita in quell momento? Mi sono sentita colpevole, rifiutata, non acettata, senza valore negli occhi di lei. Dentro di me c`era la rabbia e l`agressivita`, la tensione.
3. Come ho reagito? Giustificavo me stessa ad ogni costo, mostrando che io ho ragione, che sono senza colpa.
4. Costanti della reazione. Nel conflitto mi sento colpevole e mi difendo a volte con rabbia, mi giustifico, mostrando la mia ragione e che colpevole e l`altro. Mi capita di agredire con le parole.
5. Di che cosa ho paura? Ho paura di essere colpevole, di essere senza valore, di non essere all`altezza delle esigenze degli altri, di non essere acettata.
Penso che le mie paure vengo dallo stile di educazione che ho ricevuto. Dovevo arrivare alle aspettative ed esigenze dei miei genitori. Non facevo vedere la mia debolezza, negativita`, la mia rabbia per non essere rifiutata, per non perdere il loro amore. Dovevo essere sempre brava. Adesso ad ogni osservazione mi crolla il mondo, e mi difendo con agressivita` colpevolizzando altro.
Benvenute Maristella e Dolores, vi stavamo aspettando, il viaggio senza di voi sarebbe stato più povero.
Ogni condivisione arricchisce tutti e scarica un po’ della tensione personale.
Siete bravissime a scrivere in italiano e le condivisioni sono chiare, ben fatte e quindi utili al nostro lavoro.
Maristella, magari ciò che sto per dirti per te non sarà nuovo, visto che lavori su questo da tanto tempo, ma è il nostro metodo di lavoro; quella bimba che non si è sentita accolta come naturalmente desiderava a sofferto molto e per resistere ha dovuto mettere in atto delle strategie di difesa che piano piano conosceremo meglio.
Adesso quello che dobbiamo fare è fargli sentire tutto il nostro affetto, ora possiamo dargli ascolto, coccolarla e con l’aiuto del Signore della Vita e di tutti noi vedrai che arriveranno presto effetti positivi.
Noi sappiamo che i nostri genitori non sono responsabili ma vittime a loro volta e cerchiamo solamente di liberarci dagli effetti delle antiche e recenti ferite.
Il cammino sarà lungo a volte doloroso ma anche affascinante e liberante, buon lavoro.
Dolores, le nostre condivisioni hanno un aspetto immediatamente positivo che è il vedere come quello che ritenevamo essere solo un nostro problema in realtà è un problema di tanta ma proprio tanta gente.
Tu giustamente fai riferimento alla educazione ricevuta e vedrai , più avanti, quanto hanno influito i nostri primi anni di vita.
Scaricare le responsabilità all’esterno è il tipico atteggiamento dello stato egoico ( io ego-centrato ) che molto spesso abitiamo.
Il nostro lavoro ci accompagnerà nell’apprendere un diverso modo di vedere le cose, noi stiamo imparando a guardare al nostro interno ( io in conversione ) e già solo questo con l’aiuto della meditazione quotidiana faciliterà un diverso modo di reagire alle sollecitazioni esterne; aumenta la conoscenza di noi e aumenta la sensibilità verso le ferite degli altri.
Buon cammino Ale
Vorrei fare un accordo con tutti voi sul metodo d’uso del nostro blog.
Come avrete notato ci sono 2 possibilità di intervento:
Rispondi, che trovate sotto ad ogni commento ;
Commento all’articolo che trovate a fondo pagina.
Suggerirei di utilizzare solamente il Commento poichè l’altro sposta lo scritto sotto lo spazio a cui rispondete e si perde l’ordine generale,
Sarebbe molto meglio procedere nell’ordine cronologico naturale.
Con l’occasione prego Bruno di riformulare il suo invito poiche’ temo possa essere sfuggito a qualcuno e visto che invece lo ritengo molto stimolante sarebbe un peccato lasciarlo in archivio.
Per il futuro mi raccomando rispondiamo solamente in ” Commento all’articolo “.
Grazie Ale
Ciao Ale, grazie,
dopo aver postato il messaggio ho pensato che fosse meglio fare come mi suggerisci tu ;-).
Dunque ripubblico il mio invito rivolto in particolare ai nuovi telematici di Milano (primo anno), che ho trovato nell’elenco inviatoci. In città siamo almeno in quattro, poi ci sono però anche altri iscritti che abitano non troppo lontano dalla città. A qualcuno di voi interessa conoscerci di persona?? poi si vedrà se si sviluppa anche una frequentazione… Se qualcuno vuole lasci un segno così scambiamo le email.
Ciao, grazie e ancora Buona Epifania a tutti !
Bruno
Ho compreso di avere uno spirito diciamo periferico nella mia anima che è lo spirito della coscienza che io nella mia vita pochissime volte ho ascoltato ma la sua vocina garbata e gentile mi ha accompagnato veramente per tutta la vita!
Considero aver compreso questo per me stupefacente.
È come uno spirito che aleggia sulla mia anima ma non è parte integrante di essa.
Ho deciso di dare”un corpo”a questo spirito
perché viva in me.
Insomma ci devo lavorare!
Buon anno e soprattutto buon cammino a tutti.
Claudio.
Caro Claudio concordo una delle scoperte davvero “stupefacenti” di questo cammino è capire che dentro di noi c’è una parte integra, gioiosa, relazionale che aspetta solo di essere liberata. Tu l’hai definita spirito periferico della coscienza e va bene così. Per far emergere questo spirito noi lavoriamo sulla parte distorta che chiamiamo ego-centrata, per curarla e guarirla affinché diventi un tutt’uno con il nostro essere divino.
Buon Epifania a tutti con l’augurio di essere sempre più consapevoli dei doni che ogni giorno riceviamo.
Gabriella
A proposito di quanto proposto da Bruno, vorrei consigliare chi è interessato al contatto di rivolgersi direttamente alla nostra responsabile regionale pe la Lombardia, Giuliana alla seguente mail: loir.gava35@gmail.com
In tal modo eventuali numeri di telefono o mail rimarranno a discrezione di poche persone.
Gabriella
Salve a tutti, mi chiamo Giuseppe e scrivo dalla Sicilia (Monreale). Ho rimandato più volte il momento della presentazione, per diversi motivi, ma adesso sento di voler iniziare questo cammino mettendomi in contatto con voi nell’unico modo al momento possibile, essendo “telematico”. Quindi mi farò vivo cercando di mettere da parte le remore caratteriali che mi frenano e quella pigrizia che ad esse così facilmente si confonde, sostituisce, mescola.
Da dove inizio? Le motivazioni: la necessità di trovare uno sbocco a una ricerca che a questo punto della mia vita, ho 29 anni, era a un punto morto, specie di pratica, oltre che di direzione. Il lavoro solitario è, soprattutto nei primi passi, una illusione poco, molto poco pia. Cercavo quindi un gruppo reale e una guida stimabile (la ritengo necessaria), diviso tra letture diverse sebbene credo coerenti nella genuinità dell’intenzione. Intendo la ricerca non come un hobby, ma come necessità vitale, reale, che non ammette alternative perché è sopravvivenza. Una volta scoperto che ogni doppio fondo ne riserva un terzo (e così via, il pozzo è profondo) si può raggiungere un punto in cui concepisci un possibilità di un non ritorno, e quindi che è necessario risalire per respirare. Questo genere di esperienze può aiutare perché apre gli occhi (a momenti, perché anche il sonno è profondo) il tempo giusto per vedere che il problema è più vasto, è “di sistema”: è il problema del senso.
Il mio primo contatto con Marco Guzzi è avvenuto come per molti tramite le conferenze su youtube, dal nichilismo a Campana. Da lì la ricerca e quel nome, “Darsi Pace”, che lì per lì mi respingeva in quanto consolante, lo ammetto. Ma ci vuole molta superbia e stupidità per non ammettere che forse questa formula racchiude quello che serve e che nel profondo desideriamo tutti, pace, almeno un po’. Ad ogni modo credo di aver intuito che questo darsi pace comporta un notevole “darsi guerra”. Spero di non essere frainteso: intendo dire che lo sviluppo di una Volontà e di un’abitudine alla pratica sono un lavoro duro che amorevolmente ma con forza tremenda si deve far convergere per abbattere i “si” e l’abitudine meccanica, e la gravità del peso che inevitabilmente ci spinge verso il basso.
Scusate la prolissità, e grazie a tutti voi, i vostri esercizi, le vostre condivisioni, i vostri commenti sono utilissimi ed è bello vedere persone così diverse unite nella voglia di trasformarsi con necessità e passione, con urgenza. A breve vorrei condividere il mio primo esercizio. Buon anno a tutti e a presto!
Caro Giuseppe benvenuto.
Che bella presentazione, sei riuscito ha trasmettere molto bene la tua motivazione e siamo lieti di averti con noi.
Dalle parole utilizzate si percepisce che stai lavorando concretamente e come vedi bene le difficoltà sono all’ordine dell’ora.
Sfruttiamole, impariamo a farne motivo di osservazione e studio.
Conoscere DarsiPace a 29 anni è una bella opportunità, auguri e speriamo di incontrarci presto.
Un abbraccio, Ale
Mi sono sentita esclusa e rifiutata, quando recentemente una persona che conosco ha organizzato una cena a casa sua, con altre persone che anch’io conosco, all’ultimo momento mi ha detto se volevo andarci e che non mi aveva detto niente perchè era un gruppetto di amiche trentenne, e io ho 53 anni…..
Altre volte non c’è stato questa limitante. Ho detto che non potevo andarci.
Le mie emozioni sono state all’inizio di rabbia e poi di tristezza, delusione, non tanto per il fatto di non essere invitata, ma dalla motivazione………………
Non mi e’ mai interessato prima la Fede e l’interrogarmi sul “Credere”. L’agnosticismo mi ripara dal danno immaginario dell’idea della santità come di un percorso riservato a pochi . Questo secondo me è’ il danno collaterale più grave di qualsiasi senti/mento religioso vissuto come cammino per “tendere” “elevarsi” a qualcosa che non si È’. Ogni esistenza non è’ straordinaria . No. Lo e’ il Mistero che si nasconde dietro. Il grigio di questi tempi deriva dall’aver posto una asticella esistenziale troppo in basso. Vivo, mi accontento, recinto i miei affetti , cerco di non far male , faccio quello che posso come posso….. Non è’ questo grigio la condizione peggiore ? Non ci si scopre forse in mezzo a questa tonalità ne di bianco e ne di nero già morti prima che la morte ci baci ? Non sei né caldo né freddo , sei tiepido , per questo ti vomiterò è’ scritto nell’ Apocalisse. Allora scopri che il Tempo che verrà è’ il tempo del Coraggio senza schermature narcisistiche di fede, politica , passioni , compensazioni Occidentali più o meno sane che assumono la forma di Armi di distrazione di massa . La mediocrità assopisce , il Credere infiamma, da corpo e anima all’esistenza umana. Far dilagare l’ incendio è’ il compito di un Io in conversione . Non un esercizio di sterile “idolatria ” ma convertire la vita dal basso , dalle azioni alle parole. È’ questa la grande rivoluzione dell’uomo “nuovo ” che cerca disperatamente di essere nuovamente partorito senza più genitorialita’ analitica ma spinto dal vero anelito della Libertà . Una libertà che assume forme Divine .
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”
Cosi dice Gesù nel vangelo di Luca
(Lc 12,49-53)
Bellissima riflessione Mirko pienamente centrata nel punto del nostro percorso in cui lavoriamo per riconoscere le nostre “schermature” e liberarcene, per dimenticare ciò che siamo e ciò in cui crediamo (direi dimenticare il nostro passato). Non è facile ma solo così si può rinascere! Un abbraccio Gabriella
Non mi è chiaro se è richiesta la condivisione di quanto emerge dall’esercizio di autoconoscimento per quelli che come me non partecipano fisicamente agli incontri. Nel dubbio scrivo.
In caso di “offesa” ricevuta
Situazione: vengo fraintesa e quindi accusata e respinta (la bambina accusata di una colpa che non ha commesso o di una cosa che non sapeva potesse essere ascrivibile alla categoria “colpa”, o sul lavoro per un eventuale errore oggettivo o un errore di comunicazione nelle relazioni con altri, la moglie cui viene attribuito un intendimento che proprio non corrisponde alla realtà né dei fatti né delle intenzioni)
Emozione: stupore (come è possibile che si possa pensare questo di me, come è possibile che non mi si conosca, non mi si creda), dolore (lacrime più o meno trattenute), ansia (come faccio a reintegrare la mia figura ai tuoi occhi)
Azione: spiego esattamente il come e il perché, insisto per essere ascoltata, non sempre ci riesco, se la cosa si ricompone rimane comunque una piccola cicatrice, se la cosa non si ricompone rimane una specie di piaga pronta all’occorrenza a riaprirsi.
Tutto questo mi pare si traduca, poi nella vita di tutti i giorni, in una sorta di indirizzo del mio atteggiamento di fondo che è, di solito, il “devo assolutamente fare di più e meglio”, con connesso senso di colpa perché a fare di più e meglio non sono capace.
Mi è capitata una cosa inusuale a ridosso di questo esercizio, ma non so se sia davvero direttamente ascrivibile all’esercizio, il fatto è che, in modo assolutamente spontaneo, per ben due volte, in occasioni e con persone assolutamente diverse, di fronte ad una loro richiesta che solo qualche giorno prima mi avrebbe trovato assolutamente accondiscendente, anche se intimamente scontenta, questa volta ho opposto un cortese rifiuto proponendo invece, subito, a mia volta, una possibile alternativa (credo di poter sintetizzare così). Ebbene ambedue le persone in questione hanno protestato perché improvvisamente mi trovavano “stranamente distaccata e lontana”. In altri tempi, mi sarei immediatamente data da fare per dimostrare in qualche modo che non era così, questa volta ho solo ribadito con assoluta tranquillità che no, non ero né distaccata né lontana avevo semplicemente una opinione diversa. Beh mi sembrava di vedere all’opera un’altra me stessa.
Voglio ancora dire un’ultima cosa che però non c’entra niente con tutto quanto scritto fin qui. Pensieri che mi attraversano la mente, non belli ed è per questo che voglio dirli. Sono davvero molto contenta di seguire questi incontri e ogni volta vedo che le mie aspettative crescono e con esse anche la paura che tutto ciò possa rivelarsi non vero, che si risolva solo in una montagna di tempo dedicata a se stessi. M sento una che gode di un privilegio che non si merita, che tutti noi ci concediamo tutte queste belle parole, tutte queste belle emozioni e forse si dovrebbe piantarla di viziarci in questi lussi, della serie “poche storie e datti da fare invece”
Un caro saluto.
Buon Natale
La conclusione della tua riflessione Maria è una perfetta fotografia di una tipologia di resistenza al lavoro di liberazione che stiamo facendo.
Probabilmente il diverso modo di rispondere che hai notato è un primo piccolo effetto di una maggiore integrità che permette di sentire meglio ciò che veramente desideriamo e di agire con più coerenza.
Abbiamo tante vecchie abitudini da smantellare , il lavoro sarà lungo e faticoso ma qualche risultato giunge presto.
Questo è il luogo giusto per condividere riflessioni , dubbi, esperienze ed esercizi ; solo così si può entrare in relazione con il gruppo e ad ogni condivisione ci si conosce meglio rendendo più profonda la relazione, quindi grazie .
BUON NATALE a tutti e che il 2015 sia luminosamente ricco di energie positive
Un abbraccio Ale
Grazie Alessandro.
Buon Natale a tutti
Maria
Mi presento…sono Raffaele e come tutti voi sono un ricercatore spirituale…è difficile trovare spazi dove poter condividere il nostro essere e questo percorso è utile anzitutto a ciò: gridare il nostro dolore interiore, comprenderlo, accoglierlo e “usarlo” per dare forma al nostro sé più autentico…un po’ per paura e un po’ per orgoglio tendo a non dire la mia ma sento che qui il mio bambino ferito può sentirsi compreso, accolto ed amato per quello che è e non per quello che fa o produce…nell’occasione auguro un sereno Natale a tutti voi e buona ricerca interiore…a presto Raffaele
Ciao Raffaele benvenuto tra noi. Ognuno trova il suo momento per lasciarsi un po andare. La cosa importante è aver fiducia in questo luogo di accoglienza in cui, come hai ben compreso, non si giudica ma si da’ ascolto e si consola.
La forza viene proprio dalla condivisione, in essa si comprende che non si è soli, ma uniti nella sofferenza cosi’ come nella gioia.
Quando vorrai puoi dire la tua e anche da dove scrivi.
Un sereno Natale anche a te e a tutti voi amici cari. Gabriella
Bravo, Raffaele, questa è la strada: esporsi, parlare, uscire dalla propria solitudine, scoprire con gioia che in realtà siamo in tanti a cercare qualcosa di diverso, e di più vero.
Resta in contatto. Ciao. Marco
Ho ascoltato i 2 esercizi che Gabriella ha guidato nella 2a parte dell’ultimo incontro: il primo con Daniela e poi con Guido. Ho condiviso solo la conclusione di Guido in quanto con riferimento alla costante ha detto ” è 1 delle forme (ricorrenti di stati e di reazioni). Non ho capito invece lo stato emotivo di Daniela che ho trovato, stando alle sue parole, piuttosto contraddittorio e poco chiaro. Perchè ha ammesso prima di avere avvertito stati di ” disorientata, offesa, impotente, frustrazione profonda, arrabbiata, sofferente”. Ma poi ( al punto: come ti sei comportata) ha detto che, di fronte all’offesa ” ha cercato di capire le dinamiche dell’altro, ha simulato indifferenza, non voleva contrastare l’altro per non creare un clima pesante”. Alla domanda di Gabriella se poi le ha lasciato una insofferenza, lei ha risposto: ” non mi lascio logorare; da qui uno capisce che lei è riuscita e riesce in situazione analoghe a elaborare quelle emozioni e stati negativi e non avvertirne di conseguenza il peso e la sofferenza. Si è comportata con un IO integrato? Oppure è solo un suo pensiero. E’ possibile questa trasformazione repentina degli stati iniziali negativi in uno stato avvertito da lei come pacificato, tranquillo? Daniela è obiettiva? La contraddizione si percepisce: non è forse che il problema della Daniela sta in quel ” non volere la lite, ” la lite non mi piace” ? ha affermato. Di questo esercizio io penso: perchè dovresti arrivare alla lite? Non si può dialogare e domandare all’altro ” perchè mi dici queste cose? ecc………? con tono pacato? Gesù in fase di processo, alla guardia che gli ha dato uno schiaffo non ha simulato indifferenza e passività ma ha domandato: Se non ho sbagliato perchè mi colpisci?”. Per finire, non so se questo mio intervento è ammesso e pertinente in questa fase meditativa oppure no; il fatto è che ascoltando quegli esercizi mi è venuto spontaneamente il bisogno di comunicare gli effetti che in me hanno lasciato. Forse per cercare maggiore e più completa consapevolezza nelle mie situazioni di insofferenza. Ma se questo complica starò zitta.
Cara Giovanna condividere il lavoro psicologico degli altri praticanti significa porsi in ascolto con occhi misericordiosi cercando di vedere nella fragilità e nella confusione dell’altro le proprie.
Questo percorso ci insegna a guardare dentro di noi ad imparare i nostri automatismi sbagliati, certo siamo aiutati in questo anche ascoltando le condivisioni dei compagni del gruppo; non è stato facile per Daniela, Diego (credo tu abbia confuso il nome con Guido) e gli altri compagni accettare di mettersi in gioco facendosi riprendere durante l’esercizio.
E’ naturale che in ognuno di noi le loro esternazioni abbiano destato un giudizio anche inconscio, siamo purtroppo abituati a questo senso critico nei confronti dell’altro, ma in questo luogo credo sia più utile comprendere le difficoltà che ci uniscono nel conoscere a fondo noi stessi.
E’ possibile che nei primi tempi durante l’esercizio non si riescano ad avvertire le emozioni profonde, la sofferenza provocata dall’altro, in quanto l’ego non ammette facilmente queste fragilità e le sa mascherare molto bene. Per questo il lavoro è lungo!
Così come anche è possibile che in quella situazione Daniela abbia agito nella sua integrità, spesso è bene non cercare la lite, anche Gesù a volte non ha reagito di fronte ai farisei e ha pensato bene di andare via.
Non dimentichiamo che noi lavoriamo sulla nostra parte egoica, malata, ma è pur sempre presente dentro di noi quella parte integra, che è solo soffocata e che possiamo, con il lavoro, aiutare ad emergere sempre di più.
Un abbraccio Gabriella
Allora, ieri, sono andato a messa. Il sacerdote tra le varie cose, ha parlato dell’ importanza fondamentale del silenzio, della preghiera nel silenzio come arma fondamentale del credente. Ora, finita la messa ho pensato di fare li la meditazione… Non c’ era silenzio, la vecchia sbiascica rumorosamente preghiere, la gente chiacchiera, le brave donne sono tutte belle amorevoli nei lono baci e abbracci, sia tra persone, sia tra persone e statue, gli uomini borbottano e il tutto crea un gran chiacchiericcio….ora che cosa penso: mi fate schifo tutti! Cazzo ma cosa state facendo? Ora in chiesa dopo la predica sul silenzio, se non ora quando? Perchè baciate le statue e vi abbracciate l’ un l’ altro e non fate un po’ di silenzio? Lo ha detto il prete, lo ha detto 10 minuti fa! Se non ora quando? Vorrei strillare a questa gente, ma poi penso a me e somiglio incredibilmente a loro, forse sono migliore? Forse sono solo un ipocrita? Io ho difficoltà a conciliare la mia tensione alla mia estrema debolezza….voi avvertite questo? Come fate? Come si esce da questo gioco tra orgoglio e senso di colpa, tra voler essere ed essere? E poi una bella sparata a questo bel mondo delle belle persone di chiesa, passando anche per ipocrita, sarebbe poi così sbagliato? Che devo fare di questo sdegno, di questo schifo che vedo negli altri e quindi in me?
In questi giorni che hanno preceduto il Natale ho preso il tempo necessario per rileggere il mio esercizio di autoconoscimento del terzo incontro, per ascoltare il quarto incontro e per fare nuovamente l’esercizio scorso prendendo a tema un’altra situazione.
A proposito: grazie Gabriella e Alessandro per il vostro mettervi in gioco! Siete stati bravi … Non so se era semplicemente una mia percezione di fronte a imprese importanti, ma mi sembrava di condividere con voi l’emozione della conduzione dell’incontro …
Vi condivido volentieri quanto emerso dall’esercizio la prima volta, ringraziando anche chi “in diretta” si è messo in gioco per facilitare noi telematici e farci prendere coraggio. Nell’ASCOLTO EMOTIVO è emersa dentro di me la rabbia nei confronti di una persona a cui avevo chiesto un favore urgente e da cui non avevo ottenuto risposta alcuna. Poi umiliazione, delusione. I pensieri che avevo in testa: si è dimenticato di me, non mi considera.
COME MI SONO COMPORTATA: dopo aver atteso risposte che non ci sono state, dopo aver mandato sms di sollecito e ricordo senza ottenere risposta, sono uscita piena di rabbia per adempiere alla situazione urgente piangendo. Al ritorno, alla sera, la persona in questione si è avvicinata dicendomi che ora poteva rispondere alla mia richiesta, essendo stata impegnata tutto il giorno. Le ho risposto che avevo già provveduto, che non faceva niente! (Ho svalutato la situazione, ho avuto una paura folle a dire a qs persona che la sua risposta era in ritardo, che ero arrabbiata con lei).
Ci sono delle COSTANTI nelle mie modalità: tendenzialmente, in situazione di stress mi ritiro e piango (il nodo alla gola emerge spontaneo). La rabbia fa capolino, ma è la paura che trovo dentro di me come emozione più profonda e vera: paura che l’altro mi scarichi, che se ne vada dalla relazione, paura di rimanere sola. Per questo ho risposto svalutando: non fa niente!
E’ una paura che mi accompagna da bambina e viene fuori in momenti di particolare stress emotivo.
La stessa costante è emersa nell’esercizio di autoconoscimento che ho fatto da sola.
Razionalmente non avrei da temere, ho diverse belle relazioni attorno, manifestazioni di affetto, di stima, di amicizie significative anche custodite nella lontananza. Eppure la paura di restare sola, emarginata, non considerata, scaricata è forte.
E’ come se avessi un contenitore di affetto, di carezza senza fondo, per cui riempi riempi, non arriva mai al bordo, non è mai “sazio”. Difficile mettere un coperchio di sotto per evitare dispersione!!!
Buon Natale a tutti gli amici e grazie di cuore.
dam
Tengo a precisare che Il fatto che ho commentato l’esercizio condotto con Daniela non significa che l’ho fatto con lo spirito esclusivamente giudicante; io stessa alla fine mi pare di aver detto che la cosa poteva essere utile per me nei miei esercizi di autoconoscimento più consapevole. Il mio errore è stato quello di non rivolgermi direttamente all’interessata, pensavo infatti che le mie osservazioni circa le sue risposte potevano aiutarla a ri-pensare, riflettere a quella situazione per trarne espressioni tradotte con maggiore lucidità e consapevolezza. Mi aspettavo infatti proprio da lei una risposta e non avevo considerato la difficoltà che hanno potuto percepire le persone riprese durante l’esercizio. Scusami Daniela se ti ho procurato fastidio.
Mi propongo di essere meno critica in futuro. Vedi io dovrò lavorare su questo mio atteggiamento troppo critico, dettato , io penso, da un ego tendenzialmente presuntuoso. Un saluto e un augurio di ri-nascita per tutti.
Tranquilla Giovanna non devi sentirti accusata, sicuramente non era tua intenzione giudicare, e scusami se ti ho dato la sensazione del rimprovero. Ho cercato solo di precisare un pò come dovrebbe essere il clima di ascolto di questo luogo in cui si svolge un lavoro molto molto delicato.
Al contempo credo sia meglio seguire i consigli di Marco, cioè ognuno del gruppo può intervenire anche rivolgendosi direttamente all’altro, ma possibilmente solo per esternare sentimenti di condivisione o di saluto. Per quanto riguarda la dinamica e la conduzione degli esercizi psicologici è bene lasciare gli interventi solo a Marco, a me e ad Alessandro.
Scusami cara spero che tu capisca!
Diego vorrei che piano piano tu potessi guardare intorno a te con occhi diversi; ma ci vuole tempo, sei un ragazzo molto sensibile e comprendo un pò della tua insofferenza, Anzi proseguendo per questo cammino l’insofferenza può aumentare, perchè non ci si ritrova più nei contesti ordinari. All’inizio sarà bene trovare degli spazi silenziosi per guardare nel proprio intimo, e non è detto che questi si trovino in Chiesa o almeno non negli orari della Santa Messa. Solo svuotando noi stessi, ritrovando la nostra pace, potremo poi tornare alla relazione con più slancio e pazienza.
Cara Damiana sapessi quanto mi ritrovo nelle parole che hai detto, non si è mai sazi dell’amore altrui! Hai condotto l’esercizio in modo chiaro e completo.
Ti servirà molto in seguito. Un abbraccio a tutti Gabriella
Caro Diego
ti ho letto e mi ci sono ritrovata anch’io, però fino a qualche anno fa. Anche io non sopportavo, entrando in chiesa prima e dopo la Messa, la formazione di piccoli gruppi che si lasciavano andare in chiacchiere, moine ecc. Poi ho capito, dopo esperienze di anni presso un monastero in particolare,, seguite da corsi di studi in scienze religiose che il “sacro” e la sacralità non sono solo di determinati spazi, es. come le chiese in quanto abitate dalla presenza di Dio. Queste concezioni sono legate ai vecchi catechismi secondo cui solo in chiesa troviamo Dio; ma sappiamo che il mistero dell’Incarnazione di Cristo deve aver indebolito se non proprio eliminato il dualismo tra sacro e profano. Sì perchè la confusione nasce proprio dalla mancanza di conoscenza. Le chiese sono per noi cristiani, fondamentali e importanti, in quanto ci permettono di radunarci per celebrare il mistero pasquale di Cristo. Dopodichè qualunque altro momento e altro luogo, come può essere la tua stanza, può acquistare una dimensione sacrale perchè tu, lì e in quel momento, incarnando lo Spirito di Cristo ti trovi raccolto con te in Dio in una disposizione di preghiera. Per concludere, ti ho ho voluto dire che quel silenzio che tu hai cercato in chiesa dopo la messa ha lo stesso valore e il medesimo senso religioso, se preferisci questa espressione, anche fuori dalla chiesa. Pensa che spesso proprio in chiesa si tengono concerti e manifestazioni varie di arte naturalmente classica e/o di ispirazione religiosa. Spero di averti chiarito un pò circa il tuo problema che è stato anche il mio per tanto tempo. Un saluto e buona pratica meditativa.
Dall’esercizio di autoconoscimento è emerso un episodio in cui ho notato una sfasatura tra ciò che sentivo e ciò che ho fatto. Durante una discussione, invece di esprimere il mio pensiero mi sono mantenuto distaccato, stando in silenzio, anche se interiormente sentivo di dover intervenire, e di contrastare ciò che veniva affermato dagli altri.
In quei momenti mi sentivo agitato e impotente, cercavo invano di trovare le parole giuste per esprimere ciò che sentivo. Volevo esprimere il mio pensiero, ma poi mi sono lasciato andare allo sconforto e ho desistito, pensando che in ogni caso le mie parole non sarebbero servite a nulla.
Mi sono mostrato silenzioso, distaccato, disinteressato, ho fatto finta di niente e mi sono chiuso totalmente in me stesso, alienandomi dalla realtà circostante. Mi sono estraniato dalla discussione, fingendo di fare altro.
E’ una modalità ricorrente con cui mi maschero, accade spesso ma soprattutto quando il tema della discussione implica una presa di posizione radicale (quale è il senso della vita, quale è la vocazione dell’uomo, ecc.).
Sento che se non mi mascherassi, e invece provassi a parlare, non verrei compreso, non riuscirei a esprimermi in modo convincente e quindi sarei discriminato. Temo di sentirmi diverso, di non essere benvoluto, di sentirmi escluso, di rimanere solo.
Ciao Filippo, il tuo esercizio è chiaro ed ha messo bene in luce una dinamica che ti è familiare, teniamola ben presente e proseguiamo nel cammino.
Il nostro sarà un lungo cammino sempre più in profondità ed impareremo a descrivere sempre meglio la nostra interiorità, trovare le parole più giuste ci aiuterà anche e soprattutto nelle nostre relazioni.
Sento …sento… come una leggera tensione al vedere subito arrivare delle risposte.
Siamo al primo esercizio di una lunga serie, tutti seguono un criterio di accompagnamento verso lo sviluppo di una migliore sensibilità che non tarderà a dare i suoi frutti ma, godiamoci l’andatura lenta che ci permette di apprezzare meglio il bello di quanto stiamo già vivendo.
Un abbraccio rallentante ed un buon 2015 Ale
Carissimi amici, mi sembra di entrare oggi per la prima volta davvero nel gruppo. Sono Angela dalla Sardegna. Vorrei potermi aprire con voi tutti che condividete questo percorso. Guardando il quarto incontro vi ho guardato negli occhi, almeno i pochi che hanno condiviso. Io non amo non conoscere le persone dal vivo. Sono una teatrante che ha fattto molti laboratori intensivi e residenziali e la bellezza dell’incontro, della scoperta dell’altro mi ha sempre entusiasmato. Le persone appena conosciute sono sempre bellissime ai miei occhi, ma dopo quando i rapporti diventano più profondi quella bellezza sfuma. sarà forse per questo che non riesco ad avere rapporti profondi. Conosco tante persone ma veramente poche sono quelle che contano per me ed è con loro che ho le reazioni più aggressive ma anche più intense. vorrei condividere con voi il mio primo esercizio di autoconoscimento. Non è stato facile rifletterci perchè le sensazioni erano confuse e perchè mi sono accorta di essere molto contorta nei miei comportamenti.
Primo esercizio
la situazione di stress mi ha fatto sentire, incapace, disadatta, ansiosa,delusa, scoperta arrabbiata
ho reagito accusando la persone che a sua detta aveva solo cercato di aiutarmi, ma non l’ho fatto in modo violento bensì in modo subdolo, facendola sentire in colpa e mostrandomi come una povera vittima (era una telefonata)
sì, il mostrarmi vittima delle circostanze e degli altri è un mio modo ricorrente di comportarmi. Voglio che gli altri si accorgano di me. Dentro di me subisco delle ingiustizie e gli altri se ne devono accorgere. Ma con gli estranei non attacco apertamente, fingo accondiscendenza,
non so bene di cosa ho paura se non mi mostro vittima forse di dovermi assumere la responsabilità di quello che mi succede.
Come vi ho detto sono confusa.
Grazie comunque a tutti
Cara Angela bene, il tuo modo di reagire nel complesso non è aggressivo in modo palese, anche se forse far sentire in colpa l’altro può essere una sorta di aggressione.
Lo comprendo bene perché spesso è il mio modo di agire, commuovendo cerco di ottenere l’attenzione. In fondo è come dici “voglio che gli altri si accorgano di me”.
La paura potrebbe essere quella di non essere considerata e amata!
È normale i primi tempi avere un po’ di confusione, non siamo abituati, non perdiamo molto tempo ad osservare noi stessi.
Colgo l’occasione per augurare a tutti un sereno anno 2015.
Con affetto Gabriella
Grazie a tutti per le profonde condivisioni!
Ecco anche il mio esercizio di autoconoscimento
Situazione: pranzo con i miei genitori e con i miei zii, mia figlia Anna ( 3 anni) in genere abbastanza tranquilla di fronte ad un mio no inizia una bella scenata teatrale e va avanti a piangere e scalciare per dieci minuti
Come mi sono sentita ? Senso di fallimento, di impotenza, sento che perdo il controllo della situazione. Viene ferita la mia immagine di ‘brava madre’ di fronte ad altri e la voglio recuperare in fretta, sento l’ansia ed il desiderio che lei mi ascolti. Emozioni: delusione, paura del giudizio degli altri, rabbia
Cosa ho fatto o detto? Cerco di restare calma, di parlare ad Anna , di prenderla in braccio, ma non ottengo i risultati sperati e quindi man mano cresce il subbuglio dentro di me finchè varco la soglia … e mi arrabbio, alzo la voce, mi lamento, mi alzo di scatto con lei in braccio per portarla via dalla stanza
Questa modalità reattiva in me è ricorrente? Sì molte volte in situazioni anche diverse cerco di reggere, ma poi sento proprio questa soglia, questo punto dove non reggo più ed esplodo, divento aggressiva, alzo la voce, sento forte il desiderio di aggredire e nello stesso tempo di voler fuggire
Vorrei ancora condividere il modo in cui si è conclusa la situazione che ho descritto, perchè per me è stato un grande dono. Proprio in mezzo alla mia reazione di rabbia, urla e lamentela mentre mi alzo e voglio uscire dalla stanza mio zio mi ferma, senza dire una parola, mi prende il viso tra la mani e mi da un bacio in fronte. La mia rabbia si è immediatamente sciolta e mi sono calmata. E’ proprio vero dietro la rabbia c’era la paura di non essere vista, non essere amata. Appena è arrivato quel bacio, la rabbia non mi è più servita e se ne è andata via, sciolta, liquefatta.
Auguro a tutti un buon inizio d’anno 2015, che ci porti la pace vera, quella che stiamo cercando con questo bel cammino insieme
Grazie gabriella e grazie a voi tutti per condividere lr vostre emozioni. Buon anno a tutti pieno di pace e consapevolezze. Auguri
Ciao a tutti e ancora “Buon Natale”!
sono Bruno (da Milano); volevo innanzi tutto dire che la scelta di seguire questa avventura di “Darsi pace” mi è sorta subito dopo aver ascoltato Marco in una trasmissione di Uomini e Profeti. Ho cercato in internet per capire meglio di che si trattava, per non sbagliarmi ;-)) ; ho ascoltato dunque in youtube alcuni suoi interventi, conferenze o discussioni (es. con Galimberti) e ho apprezzato la lucidità, l’equilibrio e la profondità, unità e chiarezza di visione. In passato ho percorso qualche via all’interiorità, in modo un po’ “fai da te”, ma con qualche risultato; ora è superfluo raccontarlo. Ricordo però gli anni delle “sinusoidi emotive” tra esaltazioni e depressioni repentine che in certi momenti mi prostravano per la loro oscillazione tanto ripetuta e intensa. Non riuscivo a fare condivisione; anche se potevano essere momenti di “guarigione”. Ma ogni frutto ha i suoi tempi di maturazione … i miei son lenti 😉 Quello che mi ha spinto qui è stato constatare la mia consonanza rispetto a quello che ho ascoltato; inoltre il bisogno di “fare armonia” dentro e fuori di me. Sento giusto il metodo di procedere insieme con il livello emotivo, culturale, “politico” e spirituale. Ho riconosciuto che quel che intuivo non era solo una mia idea poco strutturata, ma che c’è chi ha fatto questo percorso con grande esperienza culturale e consapevolezza spirituale e quindi può aiutare (Marco). Seconda cosa importante per me è cercare una forma di vera condivisione, anche se ho resistenze…
Ho fatto l’esercizio del terzo incontro; ma non mi è venuto un grande episodio, piuttosto un piccolo momento di recentissima contrarietà. Tuttavia vi ho riconosciuto certe mie modalità caratteriali. Situazione: appuntamento per cena con amici decennali; arrivo puntuale, aspettando leggo; ma aspetto al freddo per 5, 10, 15 minuti, allora mi spazientisco. Mi piacerebbe andarmene a casa in segno di rifiuto, considerando il loro ritardo un segno di poco riguardo per me; il ritardo rende immorali 😉 inveisco mentalmente; però mi sento ridicolmente melodrammatico… Allora prima telefono. “Arriviamo a piedi, parlando abbiamo perso tempo…” Non mi piace la risposta, ma sbolle la mia stizza. Mi pare sensato aver fatto come ho fatto. Riconosco che “la modalità di fuga” (chiusura e rifiuto) in passato virulenta, si è stemperata. C’è forse altro: evitare una discussione a viso aperto, quindi è una mediazione per “timore”? Ma la cosa in sé non è davvero molto importante. Forse ero io a sentirmi importante (troppo?) …L’acqua interna non è ancora tutta trasparente. Però è meno torbida di decenni fa 😉
Ho seguito il quarto incontro guidato da Alessandro e Gabriella che ho trovato molto amichevoli e accoglienti (anche nelle loro risposte sul sito). Pure la condivisione di Daniela, Diego, Isabella e Mirko è stata importante per capire meglio le somiglianze o differenze emotive mie rispetto alle loro. Ma sono evidenti gli elementi che tornano costanti in tutti e che ci consentono di provare empatia.
Quando una lettura o un incontro mi aiuta a vedere meglio la realtà, rammento una grande emozione provata moltissimi anni fa nel vedere in tv “Anna dei miracoli” (con Proclemer e Piccolo). Non avevo ben capito perché mi emozionasse tanto; ma poi lo capii. Quella storia parla di me, la bambina cieca, sorda, muta è “l’anima”, sono “io”. Uso gesti, riconosco cose, ho imparato a pappagallo a fare quel che mi si è insegnato a fare a scopo utilitario-ordinario, ma non avevo davvero capito cosa significhi comunicare, avere un pensiero, un cuore vivo e la divina libertà di esprimerlo. Il lavoro di una vita è forse questo “aprire i sensi” del cuore. Qui, io credo, stiamo aiutandoci a fare questo. Dunque grazie a tutti e un grande augurio di Buon Anno!
Bruno
ciao a tutti … semplicemente volevo augurarvi un buon anno! Il Signore in questi nuovi giorni ancora tutti da vivere ci doni momenti di gioia, ci doni la serenità e la pace che cerchiamo, amici con cui condividere il cammino e di cui poterci fidare, un luogo dove sentirci a casa, il pane degli affetti, di condizioni di vita umane, un anelito che va oltre le nostre certezze umane e la nostra capacità razionale di conoscenza.
Buon cammino a ciascuno perchè quanto domandiamo in questo nuovo anno chiede anche il nostro contributo di disponibilità a lasciarci “lavorare”.
dam
Il tuo racconto Laura mostra chiaramente quanto può emergere in ognuno di noi durante un momento difficile: paralisi, voglia di scappare, voglia di urlare, disperazione.
Ed è incredibile notare che basta un gesto delicato di affetto da parte di chi ci vuol bene per alleviare o annullare tutto il disagio.
Caro Bruno è stato piacevole leggere il tuo intervento, quando si è in ricerca da tanto tempo si comincia pian piano a notare in propri cambiamenti in meglio, se pur con alti e bassi. La tua consapevolezza è evidente e ti sarà sempre più di aiuto nel tempo.
Gli episodi o le situazioni da cui partono gli esercizi possono essere anche fatti apparentemente futili, che però causano stati d’animo sofferenti o comunque un malessere e quindi diventano materia per lavorare.
Buon cammino anche a te!
Gabriella
Cara Gabriella grazie della tua risposta e dell’augurio…
Aggiungo che, rileggendo gli interventi, mi sorprendo di leggere vissuti personali tanto espliciti e confidenziali, che solitamente si avrebbe ritegno a raccontare a sconosciuti, perché evidenziano le nostre debolezze. E’ un capovolgimento importante del solito atteggiamento di superiorità che ci maschera. Mi sembra un atto di grande apertura e fiducia (in noi stessi e in chi legge). Mi viene un sorriso di ringraziamento rivolto a tutti per questa fiducia!
Ora mi rivolgo in particolare ai nuovi telematici di Milano, che ho trovato nell’elenco inviatoci. In città siamo almeno in quattro (primo anno), poi ci sono però anche altri iscritti che abitano non troppo lontano dalla città. A qualcuno interessa conoscerci di persona?? poi si vedrà se si sviluppa anche una frequentazione… Se qualcuno vuole lasci un segno così scambiamo le email.
Ciao, grazie e Buona Epifania a tutti !
Bruno
Eccoci nel 2015 carissimi-e , devo riconoscere che è molto piacevole e costruttivo far parte di questo gruppo impegnato nella ricerca della verità.
Damiana, Bruno, Angela, Laura grazie per le vostre condivisioni e riflessioni che arricchiscono il nostro patrimonio di umanità nel quale lavoreremo scendendo sempre un po’ più in profondità.
Come dicevamo questo è solo il primo esercizio, il bello deve ancora venire ma con voi sarà sicuramente più bello.
Vorrei evidenziare la pubblicazione dell’ elenco dei soci praticanti
poichè lo ritengo un valido strumento di incremento delle relazioni interne. Se vorreste incontrare altri praticanti fisicamente o anche via videoconferenza o videochiamata potete scorrere l’elenco e verificare la fattibilità della cosa dopodichè con l’aiuto del proprio responsabile regionale si può realizzare il contatto e far crescere le opportunità per tutti vicini e lontani.
Pensateci è una buona opportunità, un abbraccio Ale
Buongiorno e Buon Anno a tutti!
In questi giorni, particolarmente intensi di lavoro e impegni comunitari, ho cercato di ritagliare uno spazio per visitare la pagina e leggere le condivisioni con regolarità e benché non abbia ringraziato sul momento ho portato nel cuore le vostre parole che mi hanno aiutato e mi aiutano a capire meglio me stessa. Mi ha fatto molto bene, in particolare, leggere i pensieri di Damiana, Gabriella e Bruno, in molti di essi mi sono ritrovata. J. Vanier dice che in noi c’è un mondo di tenebra e un abisso di tenerezza…..
Con il cammino intrapreso con voi sto imparando a prendermi seriamente sul serio. Sto imparando a darmi spazio. Ad abbracciarmi nel mio grido profondo; e sento, con sempre crescente consapevolezza, che chiede semplicemente spazio per vivere riconosciuto, ascoltato (prima di tutto da me stessa) pacificato, riversato. Chiede di essere ciò che è: Amore.
Ringrazio Alessandro e Gabriella per la conduzione di quest’ultimo incontro, per gli argomenti trattati…, per la gentilezza, l’ascolto, la chiarezza con i quali vengono accolti gli interventi dei partecipati; ne traggo molto beneficio.
Sto constatando l’efficacia della pratica meditativa e dell’esercizio di autoconoscimento. Per me è un bisogno, ormai, una necessità fondamentale iniziare la giornata con questo metodo d’incontro con me stessa…con Dio. Ho notato che sono più (abitualmente) serena e gioiosa nello svolgere i lavori. Sono meno scostante nell’umore. Sto imparando a ridere anche di me stessa quando in altre circostanze mi sarei sgomentata… E nel vivere relazioni in situazioni di stress, sto iniziando (provando) ad usare nuovi modi di risposta ( ovviamente so che c’è un sacco di cammino da fare), a dire ciò che sento e penso con calma anziché reagire con una fuga, isolamento, aggressività…
Avrei voluto dirvi un altro pensiero ma il tempo…Devo andare…
Grazie di tutto!
Felice Anno (Inizio) insieme…
Un sorriso vostra,
Agata
Ricambio il sorriso Agata e a proposito di questo….sai anch’io ho imparato a ridere in alcune situazioni anche di me stessa. Una presa in giro benevola, con la tenerezza di chi è consapevole della propria fragilità. Mi sento così bene quando rido!
A proposito ricordate che la consapevolezza di per sè non è mai giudicante, è solo un’attenzione volta ad aiutare a ritrovare la giusta via.
A presto Gabriella
Grazie carissima Gabriella! Ripetendo l’esercizio, all’interrogativo (che si trova sul testo “darsi pace”) : Cosa potrebbe succedere se non mi mascherassi, se reagissi spontaneamente? Di cosa ho veramente paura? E’ emersa in me una risposta che mi ha sorpreso visto che l’episodio al quale mi riferivo per l’esercizio sembrava lontano da questa mia paura (sperimentata in infinite circostanze della mia vita). Ho paura di perdere il controllo, di essere violenta, aggressiva all’ inverosimile verso l’interlocutore o che mi facciano del male (di essere violata, abusata). Ho anche paura di perdere la mia identità.
Ciao,
Agata
Carissimi Vi descrivo il mio esercizio. Giovanna mi ha detto che puo` essere uitile per me e per gli altri. Scusate gli errori, non sono italiana.
LA DESCRIZIONE DELLA SCENA. Caminando nella folla sul marciapiede, un uomo mi ha spinto con il gomito facendo cosi lo spazio per la sua bambina.
LE MIE EMOZIONI: Agressivita`, rabbia, antipatia, irritazione, impotenza
COME MI SONO COMPORTATA? Sono scapata al piu` lontano possibile da quest` uomo. Non ho detto nulla, con rabbia dentro..
SE QUESTA E LA FORMA CONSUETA DELLA MIA REAZIONE? Dipende dalla situazione ho pero` la tendenza che nel conflitto: rompo, scappo, mi chiudo, isolo con rabbbia dentro. In altre situazioni mi difendo agressivamente, in modo speciale, quando sono accusata ingiustamente.
QUALE PAURA STA DIETRO QUESTO COMPORTAMENTO? La paura di rifiuto, di non avere il diritto di esistere, e di esistere cosi come sono, di essere non importante.
La mia reazione e` come tale, quando avevo 5 anni. Sono stata castigata senza pieta`dalla mia madre- ingiustamente. Ricordo che ho reagito con grande pianto, rabbia, dolore, e con la totale chiusura nel mio mondo interiore. Da questo momento ho imparato a isolarmi nelle difficolta`. Era il momento di rottura della relazione con la mia madre. La sensibilita` al rifiuto proviene anche dalla mia piu` profonda ferita. Sono stata 5 figlia e mia madre non ha voluto la gravidanza fino alla fine (me lo ha detto il mio padre). Il problema della mia esistenza era ancora dopo la mia nascita. Lei pensava di darmi in adozione. Questo ricordo anch`io.
Riconosco nelle mie reazioni gli automatismi, le reazioni alla ferita della mia infanzia. Le situazioni conflittuali vivo come l`atacco alla mia esistenza, come l`odio indirizzato alla mia persona. Lavoro sulla mia ferita da 30 anni. Molto e` cambiato, pero` il ritorno alle emozioni ferite e` sempre per me doloroso. Maristella
Mi chiamo sr. M. Dolores. Volevo condividere il mio esercizio.
1. Cosa e` sucesso? Entrando in cappella ho abbasato il riscaldamento, perche` mi faceva caldo. Una sorella mi ha fatto l`osservazione, perche` lo faccio? Perche` a lei fa freddo.
2. Come mi sono sentita in quell momento? Mi sono sentita colpevole, rifiutata, non acettata, senza valore negli occhi di lei. Dentro di me c`era la rabbia e l`agressivita`, la tensione.
3. Come ho reagito? Giustificavo me stessa ad ogni costo, mostrando che io ho ragione, che sono senza colpa.
4. Costanti della reazione. Nel conflitto mi sento colpevole e mi difendo a volte con rabbia, mi giustifico, mostrando la mia ragione e che colpevole e l`altro. Mi capita di agredire con le parole.
5. Di che cosa ho paura? Ho paura di essere colpevole, di essere senza valore, di non essere all`altezza delle esigenze degli altri, di non essere acettata.
Penso che le mie paure vengo dallo stile di educazione che ho ricevuto. Dovevo arrivare alle aspettative ed esigenze dei miei genitori. Non facevo vedere la mia debolezza, negativita`, la mia rabbia per non essere rifiutata, per non perdere il loro amore. Dovevo essere sempre brava. Adesso ad ogni osservazione mi crolla il mondo, e mi difendo con agressivita` colpevolizzando altro.
Benvenute Maristella e Dolores, vi stavamo aspettando, il viaggio senza di voi sarebbe stato più povero.
Ogni condivisione arricchisce tutti e scarica un po’ della tensione personale.
Siete bravissime a scrivere in italiano e le condivisioni sono chiare, ben fatte e quindi utili al nostro lavoro.
Maristella, magari ciò che sto per dirti per te non sarà nuovo, visto che lavori su questo da tanto tempo, ma è il nostro metodo di lavoro; quella bimba che non si è sentita accolta come naturalmente desiderava a sofferto molto e per resistere ha dovuto mettere in atto delle strategie di difesa che piano piano conosceremo meglio.
Adesso quello che dobbiamo fare è fargli sentire tutto il nostro affetto, ora possiamo dargli ascolto, coccolarla e con l’aiuto del Signore della Vita e di tutti noi vedrai che arriveranno presto effetti positivi.
Noi sappiamo che i nostri genitori non sono responsabili ma vittime a loro volta e cerchiamo solamente di liberarci dagli effetti delle antiche e recenti ferite.
Il cammino sarà lungo a volte doloroso ma anche affascinante e liberante, buon lavoro.
Dolores, le nostre condivisioni hanno un aspetto immediatamente positivo che è il vedere come quello che ritenevamo essere solo un nostro problema in realtà è un problema di tanta ma proprio tanta gente.
Tu giustamente fai riferimento alla educazione ricevuta e vedrai , più avanti, quanto hanno influito i nostri primi anni di vita.
Scaricare le responsabilità all’esterno è il tipico atteggiamento dello stato egoico ( io ego-centrato ) che molto spesso abitiamo.
Il nostro lavoro ci accompagnerà nell’apprendere un diverso modo di vedere le cose, noi stiamo imparando a guardare al nostro interno ( io in conversione ) e già solo questo con l’aiuto della meditazione quotidiana faciliterà un diverso modo di reagire alle sollecitazioni esterne; aumenta la conoscenza di noi e aumenta la sensibilità verso le ferite degli altri.
Buon cammino Ale
Vorrei fare un accordo con tutti voi sul metodo d’uso del nostro blog.
Come avrete notato ci sono 2 possibilità di intervento:
Rispondi, che trovate sotto ad ogni commento ;
Commento all’articolo che trovate a fondo pagina.
Suggerirei di utilizzare solamente il Commento poichè l’altro sposta lo scritto sotto lo spazio a cui rispondete e si perde l’ordine generale,
Sarebbe molto meglio procedere nell’ordine cronologico naturale.
Con l’occasione prego Bruno di riformulare il suo invito poiche’ temo possa essere sfuggito a qualcuno e visto che invece lo ritengo molto stimolante sarebbe un peccato lasciarlo in archivio.
Per il futuro mi raccomando rispondiamo solamente in ” Commento all’articolo “.
Grazie Ale
Ciao Ale, grazie,
dopo aver postato il messaggio ho pensato che fosse meglio fare come mi suggerisci tu ;-).
Dunque ripubblico il mio invito rivolto in particolare ai nuovi telematici di Milano (primo anno), che ho trovato nell’elenco inviatoci. In città siamo almeno in quattro, poi ci sono però anche altri iscritti che abitano non troppo lontano dalla città. A qualcuno di voi interessa conoscerci di persona?? poi si vedrà se si sviluppa anche una frequentazione… Se qualcuno vuole lasci un segno così scambiamo le email.
Ciao, grazie e ancora Buona Epifania a tutti !
Bruno
Ho compreso di avere uno spirito diciamo periferico nella mia anima che è lo spirito della coscienza che io nella mia vita pochissime volte ho ascoltato ma la sua vocina garbata e gentile mi ha accompagnato veramente per tutta la vita!
Considero aver compreso questo per me stupefacente.
È come uno spirito che aleggia sulla mia anima ma non è parte integrante di essa.
Ho deciso di dare”un corpo”a questo spirito
perché viva in me.
Insomma ci devo lavorare!
Buon anno e soprattutto buon cammino a tutti.
Claudio.
Caro Claudio concordo una delle scoperte davvero “stupefacenti” di questo cammino è capire che dentro di noi c’è una parte integra, gioiosa, relazionale che aspetta solo di essere liberata. Tu l’hai definita spirito periferico della coscienza e va bene così. Per far emergere questo spirito noi lavoriamo sulla parte distorta che chiamiamo ego-centrata, per curarla e guarirla affinché diventi un tutt’uno con il nostro essere divino.
Buon Epifania a tutti con l’augurio di essere sempre più consapevoli dei doni che ogni giorno riceviamo.
Gabriella
A proposito di quanto proposto da Bruno, vorrei consigliare chi è interessato al contatto di rivolgersi direttamente alla nostra responsabile regionale pe la Lombardia, Giuliana alla seguente mail: loir.gava35@gmail.com
In tal modo eventuali numeri di telefono o mail rimarranno a discrezione di poche persone.
Gabriella
Salve a tutti, mi chiamo Giuseppe e scrivo dalla Sicilia (Monreale). Ho rimandato più volte il momento della presentazione, per diversi motivi, ma adesso sento di voler iniziare questo cammino mettendomi in contatto con voi nell’unico modo al momento possibile, essendo “telematico”. Quindi mi farò vivo cercando di mettere da parte le remore caratteriali che mi frenano e quella pigrizia che ad esse così facilmente si confonde, sostituisce, mescola.
Da dove inizio? Le motivazioni: la necessità di trovare uno sbocco a una ricerca che a questo punto della mia vita, ho 29 anni, era a un punto morto, specie di pratica, oltre che di direzione. Il lavoro solitario è, soprattutto nei primi passi, una illusione poco, molto poco pia. Cercavo quindi un gruppo reale e una guida stimabile (la ritengo necessaria), diviso tra letture diverse sebbene credo coerenti nella genuinità dell’intenzione. Intendo la ricerca non come un hobby, ma come necessità vitale, reale, che non ammette alternative perché è sopravvivenza. Una volta scoperto che ogni doppio fondo ne riserva un terzo (e così via, il pozzo è profondo) si può raggiungere un punto in cui concepisci un possibilità di un non ritorno, e quindi che è necessario risalire per respirare. Questo genere di esperienze può aiutare perché apre gli occhi (a momenti, perché anche il sonno è profondo) il tempo giusto per vedere che il problema è più vasto, è “di sistema”: è il problema del senso.
Il mio primo contatto con Marco Guzzi è avvenuto come per molti tramite le conferenze su youtube, dal nichilismo a Campana. Da lì la ricerca e quel nome, “Darsi Pace”, che lì per lì mi respingeva in quanto consolante, lo ammetto. Ma ci vuole molta superbia e stupidità per non ammettere che forse questa formula racchiude quello che serve e che nel profondo desideriamo tutti, pace, almeno un po’. Ad ogni modo credo di aver intuito che questo darsi pace comporta un notevole “darsi guerra”. Spero di non essere frainteso: intendo dire che lo sviluppo di una Volontà e di un’abitudine alla pratica sono un lavoro duro che amorevolmente ma con forza tremenda si deve far convergere per abbattere i “si” e l’abitudine meccanica, e la gravità del peso che inevitabilmente ci spinge verso il basso.
Scusate la prolissità, e grazie a tutti voi, i vostri esercizi, le vostre condivisioni, i vostri commenti sono utilissimi ed è bello vedere persone così diverse unite nella voglia di trasformarsi con necessità e passione, con urgenza. A breve vorrei condividere il mio primo esercizio. Buon anno a tutti e a presto!
Caro Giuseppe benvenuto.
Che bella presentazione, sei riuscito ha trasmettere molto bene la tua motivazione e siamo lieti di averti con noi.
Dalle parole utilizzate si percepisce che stai lavorando concretamente e come vedi bene le difficoltà sono all’ordine dell’ora.
Sfruttiamole, impariamo a farne motivo di osservazione e studio.
Conoscere DarsiPace a 29 anni è una bella opportunità, auguri e speriamo di incontrarci presto.
Un abbraccio, Ale
Mi sono sentita esclusa e rifiutata, quando recentemente una persona che conosco ha organizzato una cena a casa sua, con altre persone che anch’io conosco, all’ultimo momento mi ha detto se volevo andarci e che non mi aveva detto niente perchè era un gruppetto di amiche trentenne, e io ho 53 anni…..
Altre volte non c’è stato questa limitante. Ho detto che non potevo andarci.
Le mie emozioni sono state all’inizio di rabbia e poi di tristezza, delusione, non tanto per il fatto di non essere invitata, ma dalla motivazione………………