Ciao a tutti. L’anno scorso ho seguito il corso per via telematica, quest’anno sono riuscita a partecipare fisicamente al primo incontro, per i prossimi so già che a qualcuno dovrò rinunciare, meno male che ci sono i video e gli audio scaricabili. Durante la prima annualità ho dovuto interrompere per una serie di problemi non legati al corso, ho ripreso tutto da capo nel periodo estivo, non so se sono proprio pronta per la seconda annualità, ho comunque deciso di iscrivermi e vedere che succede.
Provo a dire in sintesi quel che mi pare sia emerso fin qui distinguendo per punti.
ESERCIZI DI AUTOCONOSCIMENTO
A quanto pare sono una persona che si è resa disponibile a oltranza perché così si sentiva apprezzata amata e accolta o comunque non in pericolo. E’ una situazione che toglie libertà, ma conferisce una certa sicurezza nelle proprie forze che è “piacevole” fino a quando non avverti il dolore delle distorsioni che induce nella tua vita. In pratica quel che ho fatto è provare ad accontentare tutti, quelli a cui volevo bene perché così erano sereni, gli altri perché così mi lasciavano in pace. Questa credo che possa essere la conclusione del primo esercizio svolto a suo tempo. Quando poi, durante l’estate, l’ho ripetuto è venuta fuori anche un’altra cosa, ed è: Temo di essere una cattiva persona se non sono disponibile, mi sforzo di esserlo non solo perché così mi è richiesto ma perché non voglio essere come “loro”, chiamiamoli i “richiedenti”. Ossia: temo di essere una cattiva persona se metto il mio sentire davanti al loro chiedere, come appunto fanno i “richiedenti”, a prescindere dal contenuto del mio sentire e dal contenuto del loro chiedere. Faccio di tutto per soddisfare la richiesta e mi arrabatto in qualche modo per tener vivo il mio sentire, ogni tanto mi salvo (mi faccio “viva”) con una improvvisa e brusca virata (che stupisce in primo luogo me), ma nella sostanza non modifico il corso delle cose, mi adatto.
Che ci ho fatto coi miei talenti? Niente, io non so nemmeno quali siano i miei talenti.
Cosa ho da donare io? E che cavolo ne so.
Mi pare di aver spazzato per una vita una stanza dove gente entrava e usciva senza ch’io sapessi né il come né il perché, e tutte le volte che mi è parso invece di essere parte del gioco si è trattato solo di un mio grande e doloroso fraintendimento. Sono un pannello per freccette, sto li appesa, chi entra lancia simpaticamente i suoi dardi così si calma un po’, un sacco da boxe gli dai un colpetto e quello subito si riposiziona per riceverne un altro. I sogni giovanili di “impegno per la difesa e la rivolta degli sfruttati della terra”, si sono risolti in uno sterile continuo ed estenuante lavoro per sostenere i singoli egoismi di coloro che passano in questa stanza da cui, non si capisce perché, io non riesco ad uscire. Alla fine “preferisco” darmi da fare e star sola appena possibile.
Come mi sentivo di fronte ad una “aggressione”? Mi sentivo sola, impreparata, intimorita e a volte arrabbiata, in ogni caso silente.
Cosa dicevo tra me e me? Lasciami stare, lasciami respirare, non vorrei essere nata.
Cosa facevo: silenzio, mi metto a disposizione, e cerco disperatamente di mantenere un angolo, un tempo, anche piccolissimo, per non aver a che fare con nessuno, per essere assolutamente sola.
L’ordine a cui rispondo quando mi viene da dire “Lasciami respirare”? Eccolo: “Piantala e datti da fare”
E anche adesso, proprio ora, tutta questa attenzione ai miei sentimenti per una parte (piccola) mi fa piacere e per una parte mi infastidisce molto, moltissimo, alla fine sono cose normali, capita a tutti, anzi capita di peggio, perciò su su poche lagne e datti da fare piuttosto!
MEDITAZIONI
Le mie meditazioni sono affollate di pensieri “oggi devo fare questo e quello, poi devo dire … ma allora se faccio così forse è meglio …” che continuamente mando via e all’istante ritornano. In mezzo, a volte, qualche labile attimo di pace. Nessuna immagine o sensazione meravigliosa come pur mi è capitato all’inizio. Perché?
‘Mantenere l’attitudine del principiante’, forse questo è da fare. Quando pensi di conoscere le cose o pensi di volerle acchiappare per “conoscenza” ti perdi la possibile nuova scoperta, ben che vada conservi la scoperta precedente, ma la nuova la perdi. Non sei più così bambino, non sei più capace di abbandonarti al gioco e di essere libero. La conoscenza blocca l’esperienza, sarà per questo che non riesco più a provare sentimenti di stupore?
Diversi anni fa ho cominciato a ridurre all’essenziale le cose dei miei giorni, eliminando il di più, sia negli spazi che nei tempi. È un processo lungo. Svuotare, sgombrare non è così semplice, nemmeno se lo si vuole fortemente, la spazzatura si riforma di continuo, esattamente come accade ai pensieri che scorrono e si aggrovigliano in testa durante la meditazione. Questo riaffacciarsi veloce e continuo di microcose è una trappola, ma contemporaneamente anche la mia difesa da me stessa, credo. L’ho già detto, il “se faccio i compiti che devo mi lasciano stare” è diventato un “ho da fare” quindi io ‘mi’ lascio stare e posso evitare di pensare che non sto vivendo. Non so, forse è così e forse no, ho la spiacevole sensazione di non riuscire ad andare in fondo. Non sono affatto sicura di quel che vado dicendo.
Cosa provo a vedere così fagocitato il mio tempo? Dipende, se voglio bene a chi se lo mangia provo dolore tristezza, se non gli voglio tutto ‘sto bene forse prevale la rabbia e verso di me ho rabbia.
Altro:
Una sola volta mi è capitato, alla fine di una pratica meditativa, di pensare che sono sola e non devo avere paura. Questo pensiero spontaneo mi ha enormemente stupito perché non mi pare proprio che la solitudine sia e sia mai stata un problema per me. E allora da dove usciva? stai a vedere che mi sentivo/sento tremendamente sola e non lo sapevo/so?
Vocalizzazioni
Dell’esercizio delle vocalizzazioni mi ha stupito il tono della mia voce, nel senso che mi usciva un suono che andava per conto suo e che ho provato subito, alla fine della pratica, a descrivere. Questo è quel che ho scritto: U dolente, O stupita, A corta rispetto alla intenzioni, E interrotta a tratti, I poco squillante.
Non ho più ripetuto l’esercizio, senza un perché.
COSA E’ CAMBIATO
Cosa è cambiato concretamente con il corso Darsi Pace fin qui?
È cambiata la scala di priorità nella mia organizzazione quotidiana delle attività, mi sono fatta guidare dalla domanda “ok, ok hai una lista di cose tutte necessarie tutte imprescindibili tutte non delegabili e troppe, non riesci a farle tutte e poi ti arrabbi con te stessa. Bene hai ragione le devi fare tutte, nessuno lo nega. Ma dimmi, per quale di queste sicuramente non hai la sensazione a fine giornata di aver buttato il tuo tempo? Bene, allora comincia il tuo giorno con queste”. È cosi che la pratica meditativa è passata tra le cose che sicuramente faccio al mattino, prima di uscire. Un bel salto.
Poi ovviamente non riesco a fare tutte le cose che mi propongo, ma invece di irritarmi molto mi sono irritata un po’ e mi sono detta “rassegnati per dire qualche si devi per forza dire una serie di no”
PAURA
Tutto qui, non mi pare per ora di aver altro da riferire. Tranne che di una paura.
Mi riferisco a questo corso. Ho una grande paura che sia tutta una fregatura, temo di svegliarmi un giorno e scoprire di aver acchiappato l’ennesima ‘sola’ (come dicono a Roma) e già me li vedo lì, tutti quelli che partecipano (Marco Guzzi in testa) e quelli che non partecipano (una folla), ad additarmi sghignazzanti perché sono l’unica che, incapace di vedere la realtà, ci aveva proprio creduto.
Buona domenica a tutti
Maria
Ciao Maria… ti ho letta e riletta perché in molto di quanto scrivi io… mi ci ritrovo. Avrei potuto scriverlo io tranquillamente. Tranne quando scrivi della tua paura.
Non so se tutto questo sia una fregatura, ma negli anni, ho cercato talmente tanto un aiuto alla mia preghiera solitaria (il più delle volte), che quando ho iniziato quest’avventura, ho ritrovato tutto quanto cercavo. Non ho paura di una fregatura eventuale. Cerco invece di attingere il più possibile, per quanto mi è possibile, per ricevere del bene e per donare del bene, nel miglior modo possibile. Io vivo il qui e ora. Con un occhio al futuro e un’altro al passato. Nel qui e ora ci metto il cuore.
Ave Maria,
quando domenica ti sei presentata sono stato veramente felice di stringerti la mano, pensavo ad una telematica a distanza e quando mi hai detto che vivi a Roma ho capito che eri speciale.
Questa tua condivisione lo conferma, hai aspettato un po ma finalmente ora sei veramente e pienamente con noi……
Dici un sacco di cose interessanti ( per la verità anche in modo un po caotico perché hai aspettato troppo ed ora sono tante e tutte assieme ) che andrebbero ordinate e approfondite ma non preoccuparti il tempo non ci manca, importante è iniziare e possibilmente non fermarsi più.
Sembra chiaro che la tua principale ingiunzione sia non esistere, non essere te stessa e così sin da bambina ti sei data da fare per soddisfare il prossimo annullandoti, crescendo ti sei accorta della rabbia che cresceva dentro di te ma il senso di colpa non ti lascia alternativa fino al punto di farti sentire egoista al solo pensiero di poterti ritrovare.
BENVENUTA tra noi, il luogo è giusto e sei sulla buona strada, i prossimi incontri saranno proprio sulle paure quindi……
Per i talenti il cammino è ancora lungo ma ci arriveremo intanto prova a goderti meglio la tua meditazione; è un tempo tutto tuo che ti dedichi per imparare a lasciar andare ciò che ti disturba dalle contratture fisiche ai pensieri infiltranti, mettiti comoda, con una musica dolce o con il cd di Marco, magari un incenso e sappi che non sei sola perché ci siamo tutti noi che come te siamo in cammino verso la Verità.
Sappi però sin da ora che probabilmente quando il pannello per le freccette farà sciopero o il pungiball non sarà più disponibile chi era abituato ad usarli si farà sentire e chiederà spiegazioni a riguardo.
Il nostro lavoro ci aiuta a scendere in profondità ed a trovare le parole per descrivere quello che vediamo ma dobbiamo allenarci ….. quindi da ora non perdere occasione per condividere le tue emozioni, sensazioni, riflessioni, osservazioni.
Ricordati che questo è un luogo protetto che svolge la sua funzione solo se si partecipa attivamente.
Un abbraccio Ale
Mi sento di unirmi ad Alessandro per ringraziarti Maria di aver condiviso con naturalezza il tuo bagaglio emotivo che probabilmente da anni celavi nel profondo. Hai avuto coraggio e comunque già questo sfogo può far parte della cura.
Questo infatti è un luogo per curarsi, per liberare la nostra parte gioiosa amante della vita, il nostro io relazionale che non ha paura di sé né degli altri, però non si può aver fretta!
Tutto nei suoi tempi, l’importante è vedere uno spiraglio di cambiamento e tu l’hai visto e ti consiglio di gustarlo profondamente come una piccola conquista, come un dolcetto inaspettato. Il lavoro è lungo ma non dà fregature credimi ci vuole solo fiducia e tanta pazienza. Un abbraccio Gabriella
Un saluto e un “bentornata” a te Maria Grazia grazie per il tuo contributo, spero di vederti fisicamente a qualche incontro!
Grazie, Gabri… sicuramente ci vedremo. Conto anche su quegli incontri speciali, extra. Questa volta ho dovuto rinunciare a causa dell’influenza. A presto. Un sbbraccio anche ad Alesssndto e, naturalmente, a Maria.
Maria Grazia, Alessandro e Gabriella grazie. Vi ringrazio molto.
Buona giornata
Maria
Ciao a tutti,
colgo l’occasione per augurarvi un buon inzio della seconda annualità.
Seguo in via telematica al 100%, l’unica volta che ho partecipato fisicamente ai gruppi è stato durante il week end svoltosi a Santa Marinella, che si è rivelato importantissimo per le persone conosciute e per la condivisione delle esperienze.
Grazie Maria per aver raccontato la tua esperienza. Leggendo le tue parole, ho avuto modo di riflettere su me stessa e sulla domanda posta da Marco proprio durante il primo incontro dell’11 ottobre: “Come mi sento oggi riguardo al percorso dei gruppi?” Rispetto allo scorso anno, posso dire di essere più consapevole delle mie distorsioni, dei mie blocchi, ma sono ancora dominata dalle ingiunzioni “non esistere, non crescere, non riuscire, non avere succeso in ciò che fai, non muoverti, non fare niente”, ho paura del fallimento e dell’insuccesso e per questo reagisco con evitamento ed autosabotaggio.
I pensieri si affollano e riaffiorano di continuo nella mente, sembra che riconoscendoli riesca ad ordinarli, mi illudo di controllarli, invece essi continuano a dominare le mie azioni e a rafforzare ancora di più le abitudini.
Inizio questa seconda annualità con curiosità, con voglia di scavare ancora più infondo a me stessa, con sete di conoscenza e voglia di agire concretamente per contraddire con i fatti i miei pensieri, ma mi accorgo che nello stesso istante in cui scrivo queste parole affiora in me dinuovo la paura di sbagliare.
Non voglio né illudermi, né scoraggiarmi…per ora mi osservo e provo ad accettarmi, a sorridere e lasciare andare, ma ho tanta voglia di cambiare!
Grazie a tutti.
Dani
Hai ragione Ale., ho ascoltato e riascoltato il primo incontro e ho compreso la necessità di restare sul pezzo e continuare a lavorarlo con umiltà senza tante pretese.
Solo una cosa:
Sento forte il desiderioe la necessità di una sempre più profonda e reale comunione spirituale almeno tra noi telematici per vivere al meglio questa straordinaria novità!
A presto
Claudio.
Cara Dani liberarsi dal dominio delle ingiunzioni non è certo facile. Ma già riconoscerle e accoglierle come stai imparando a fare è un bel passo avanti. Il nostro vissuto incarnato ormai da decenni pian piano si andrà a sciogliere ma il lavoro è lungo e richiede tanta pazienza.
Come dice Marco prendiamolo come un gioco, pur lavorando sulla nostra sofferenza, si può sorridere alla nostra fragilità gustando quel lieve senso di leggerezza che si avverte ad ogni piccolo progresso.
Senza tante pretese……come suggerisce Claudio che saluto con affetto. Spero di vederti, caro Claudio, ad uno dei prossimi incontri, nel frattempo siamo comunque vicini spiritualmente certo, come penso sia il desiderio di ognuno di noi. Un abbraccio Gabriella
ciao a tutti e ben trovati! sono sr. Grazia e porto in cuore già da qualche giorno la memoria viva e sonora delle parole di Marco per la ripresa del nostro cammino di DP. Abitualmente, io sono una telematica, ma spero di poter intervenire anche a Roma di persona quando ne avrò possibilità. Non volevo mancare però a quell’interrogativo sul punto di partenza che ci poneva Marco all’inizio dell’incontro e così condividere un po’ con voi come posso. Vi scrivo da Siena, mia nuova sede di comunità e di missione, presso la cappella universitaria di San Vigilio. Il mio punto di partenza riguardo all’esperienza di DP all’inizio del secondo anno è molto simile a quello che trovo sul volto e nell’interazione con le matricole che si iscrivono all’università: un certo desiderio di novità, la certezza di aver fatto un passo importante uscendo da casa, grandi sogni per il futuro (spesso infranti già nelle aspettative dall’incontro smaliziato con chi è più avanti e si scontra con la fatica di realizzarli e tende ad abbassare la guardia della ricerca), uno sguardo ancora un po’ smarrito nel mettere insieme le nuove realtà di vita in cui si trova. Mi sento parte del cammino di DP con la sua proposta di novità che condivido, pur nella fatica di ‘stare al chiodo’ con la meditazione, che sperimento essere comunque uno spazio privilegiato che sostanzia il cammino stesso. Ho fatto un passo importante, dunque, e lo percepisco proprio nella consapevolezza di essere al secondo anno, anche se ne sperimento la contraddizione di essere una praticante inconstante. Per fortuna rispetto alle matricole universitarie che incontro, ho la gioia di conoscere e interagire con membri di DP che non riducono i miei sogni, ma li confermano con la loro testimonianza in campo, come la mia consorella Chiara, che ha iniziato il primo biennio di approfondimento, ognuno di voi in cammino, i nostri tutor Alessandro e Gabriella, che saluto con tanto affetto e stima e, soprattutto, Marco, che avrò la gioia e l’onore di incontrare a Siena venerdì prossimo al convegno sul dolore, a cui mi sono iscritta fondamentalmente per rivedere e ascoltare lui…ma non glielo diciamo perché voglio fargli una sorpresa…ciao Marco! Per ora un bacio virtuale, poi te lo dò di persona…voglio ringraziarti riguardo a quello che hai detto nel tuo primo insegnamento per noi del secondo anno circa la perdita del senso del senso. E’ stato come un ceffone per me, uno svegliarino che mi serviva (ma guarda un po!), che mi ha tirato fuori dal mio ‘ottundimento’ post trasferimento a Siena da Roma, ma più in profondità, mi ha parlato di tutte quelle mie verità che faccio fatica ancora a chiamare per nome e che il mio nuovo servizio con gli universitari, mi fa sentire urgente da prendere in mano nel mio processo di liberazione interiore, per poter essere veramente di supporto a chi vive un’età d’oro nella ricerca del senso della sua vita. Il cammino di consapevolezza delle ingiunzioni che mi accompagnano si fa dunque più serrato, ma lo vivo per la prima volta con questa prospettiva di V/vita che si va aprendo in me, per me e a vantaggio di altri che, come me brancolano cercando come ‘darsi pace’. Uniti in cordata, sosteniamoci anche nella preghiera e sapendo che ognuno ce la sta mettendo tutta ad accoglierci, ad accogliersi. Buon cammino a tutti, a presto. Sr. Grazia
Ciao Sr. Grazia,
è rincuorante sapere che molte matricole universitarie ( il nostro futuro ) potranno contare sull’aiuto tuo e di Sr. Chiara ( per favore dalle un bacio da parte mia ) perchè quello può essere un tempo propizio; ai giovani la voglia di rischiare non manca e neppure di approfondire la conoscenza se sono lì.
Sono certo che farete un gran bel lavoro e pregheremo per questo tutti assieme.
Auguri e teneteci informati.
Ale
Ciao amici tutti e ben ritrovati. Buon secondo anno!
In questo periodo siamo alle prese con la partenza di diverse attività pastorali e mi ritaglio e mi regalo questa sera un po’ di tempo per condividervi qualcosa che mi frulla in testa da un po’, dopo aver partecipato al primo incontro … da telematica.
Una settimana fa ero nel giardino della casa dove facciamo attività educative con i ragazzi della borgata dove abitiamo e stavo spazzando il cortile dalle foglie, fango, rifiuti che affollavano l’ambiente e lo rendevano molto squallido, soprattutto dopo i problemi di piogge torrenziali dei giorni scorsi, per preparare tutto per l’apertura del doposcuola. Ero sola, le mie sorelle non c’erano e il lavoro era grande e scoraggiante. E spazzando mi sono venute in mente le parole di Marco sul “SENSO”, sul trovare il senso del senso. Quante volte ciò che mi guida è un “devo”, magari suggerito dalle voci bugiarde dentro di me, dalle false attese che mi fanno indossare maschere, o abitudini acquisite e che si perpetuano senza aggiornamenti.
Mi piace leggere così quel passo di Vangelo che racconta di due sorelle e dell’invito di Gesù a casa loro: mentre Maria si siede ai piedi del Maestro per ascoltare la sua Parola, Marta si arrabbia e si agita, accusando la sorella di starsene lì tranquilla, mentre c’è tutto da fare. E Gesù rimprovera Marta non perché fa, ma perché il suo fare è disperso, agitato, non ha un centro unificatore, dunque non ha un senso che dà senso a ciò che sta facendo.
Solo il senso del senso è risposta creativa alla situazione, anche la più assurda.
Mi veniva in mente, proprio spazzando con la ramazza, il cortometraggio della Pixar “la luna”, dove un gesto banale, ripetitivo e apparentemente assurdo trova una risposta creativa, un senso.
E se può avere senso spazzare un cortile quando la notte stessa sarebbe scesa ancora tant’acqua, con il vento forte che avrebbe riempito di nuovo il cortile di foglie secche e bagnate, … Allora ogni nostro gesto, orientato al senso che vogliamo dare alla nostra esistenza, ha senso. (scusate il bisticcio di parole!), riduce lo smarrimento, avvia un processo, contribuisce alla costruzione della nuova umanità.
Grazie di cuore Marco, per gli spunti; grazie Gabriella e Alessandro per il vostro condividere con noi il cammino … E buona gestazione del “senso” a ciascuno.
dam
Che bello potervi ritrovare e leggere, assaporare le parole scritte, sapere che dietro c’è tanto lavoro di ognuno, grazie
In questi giorni spesso risuonano in me le parole ascoltate in questo primo incontro ” Impariamo a vivere in un altro modo …” Sento che questa è la strada, che la pratica mi placa, mi guida, veramente mi fa vivere in un altro modo, gustando i momenti, sentendo i gesti del mio corpo mentre si muove.
Finalmente quando faccio qualcosa sono tutta lì, corpo, mente e spirito insieme e non il corpo che va come un automa mentre la mente vaga da qualche altra parte nei programmi futuri o persa in qualche suo ragionamento ripetitivo che mi annienta e mi toglie le energie
Certo sono attimi, poi mi perdo, ma cogliere, assaporare questi attimi per me è già tanto e cresce in me il desiderio di custodire quella sensazione piacevole che mi regala un grande senso di liberazione e di leggerezza
Certo devo ancora fare i conti, soprattutto nella pratica, con quella parte che pretende di rimanere separata e ascoltandola sembra voler distruggere quella sensazione di pace che ho appena descritto. Mi sembra proprio di vederla lì, con il suo ghigno pronta ad insinuare il dubbio che non sia possibile vivere così. E’ una parte molto arrabbiata che non vuole veramente mollare e lasciare andare, è una parte che non vuole stare bene, vuole continuare ad essere arrabbiata (perchè pensa di averne tutte le ragioni), continuare a crogiolarsi nel suo male convincendomi che è l’unica via
Grazie Darsi Pace, grazie a tutti voi perchè ora ho uno strumento per mettere un po’ a tacere quella parte ferita e lasciar vivere ed emergere il nuovo nascente in me
Che bel pensiero Damiana sulla ricerca di senso. Vedi è proprio questo che succede quando ci si incammina seriamente per un percorso spirituale che è iniziatico come il nostro. Si cambia la visione delle cose e tutto cambia.
Cercavo di spiegarlo proprio a mio figlio qualche giorno fa, la maggior parte dei doveri in realtà non sono insostenibili se ne cogliamo l’aspetto positivo (il senso appunto) che esiste in ogni cosa.
Così come anche te, cara Laura, cominci a riconoscere che la vita può avere il senso che le diamo e quindi si può “vivere in un altro modo, gustando i momenti,……..”.
E’ importante acquisire quella serenità che ci aiuta anche ad accogliere “quella parte molto arrabbiata” che, ricordati, ha bisogno di essere accolta e curata con tanta tanta tenerezza!
Buon ricominciamento, vi abbraccio Gabriella
Ciao a tutti, anch’io sono contento di riniziare il percorso DP insieme a voi. Avrei una domanda ai formatori. Da quando abbiamo fatto la meditazione “cantando le vocali”, quando medito faccio sempre questa , perchè mi aiuta molto a rilassarmi, ad abbandonare i pensieri e a trovarmi nelllo stato di presenza. La domanda sarebbe questa: ci sono delle situazioni precise nelle quali meditare cantando e nelle quali invece conviene meditare senza canto? O posso scegliere io ad libitum?
Ciao Emanuele
Caro Emanuele, quella vocalizzazione può essere fatta quando vuoi, e inserita nella fase che precede la qualificazione dell’inspirazione come sorrido e dell’esp. come mi abbandono. Può divenire cioè una forma accentuata di rilassamento e scioglimento emotivo, per entrare negli stati più avanzati in modo più pieno. E’ importante cioè non perdere il filo dei 5 stadi della pratica, anche se vi apportiamo qualche variazione. Un abbraccio. Marco
Ciao a tutti. L’anno scorso ho seguito il corso per via telematica, quest’anno sono riuscita a partecipare fisicamente al primo incontro, per i prossimi so già che a qualcuno dovrò rinunciare, meno male che ci sono i video e gli audio scaricabili. Durante la prima annualità ho dovuto interrompere per una serie di problemi non legati al corso, ho ripreso tutto da capo nel periodo estivo, non so se sono proprio pronta per la seconda annualità, ho comunque deciso di iscrivermi e vedere che succede.
Provo a dire in sintesi quel che mi pare sia emerso fin qui distinguendo per punti.
ESERCIZI DI AUTOCONOSCIMENTO
A quanto pare sono una persona che si è resa disponibile a oltranza perché così si sentiva apprezzata amata e accolta o comunque non in pericolo. E’ una situazione che toglie libertà, ma conferisce una certa sicurezza nelle proprie forze che è “piacevole” fino a quando non avverti il dolore delle distorsioni che induce nella tua vita. In pratica quel che ho fatto è provare ad accontentare tutti, quelli a cui volevo bene perché così erano sereni, gli altri perché così mi lasciavano in pace. Questa credo che possa essere la conclusione del primo esercizio svolto a suo tempo. Quando poi, durante l’estate, l’ho ripetuto è venuta fuori anche un’altra cosa, ed è: Temo di essere una cattiva persona se non sono disponibile, mi sforzo di esserlo non solo perché così mi è richiesto ma perché non voglio essere come “loro”, chiamiamoli i “richiedenti”. Ossia: temo di essere una cattiva persona se metto il mio sentire davanti al loro chiedere, come appunto fanno i “richiedenti”, a prescindere dal contenuto del mio sentire e dal contenuto del loro chiedere. Faccio di tutto per soddisfare la richiesta e mi arrabatto in qualche modo per tener vivo il mio sentire, ogni tanto mi salvo (mi faccio “viva”) con una improvvisa e brusca virata (che stupisce in primo luogo me), ma nella sostanza non modifico il corso delle cose, mi adatto.
Che ci ho fatto coi miei talenti? Niente, io non so nemmeno quali siano i miei talenti.
Cosa ho da donare io? E che cavolo ne so.
Mi pare di aver spazzato per una vita una stanza dove gente entrava e usciva senza ch’io sapessi né il come né il perché, e tutte le volte che mi è parso invece di essere parte del gioco si è trattato solo di un mio grande e doloroso fraintendimento. Sono un pannello per freccette, sto li appesa, chi entra lancia simpaticamente i suoi dardi così si calma un po’, un sacco da boxe gli dai un colpetto e quello subito si riposiziona per riceverne un altro. I sogni giovanili di “impegno per la difesa e la rivolta degli sfruttati della terra”, si sono risolti in uno sterile continuo ed estenuante lavoro per sostenere i singoli egoismi di coloro che passano in questa stanza da cui, non si capisce perché, io non riesco ad uscire. Alla fine “preferisco” darmi da fare e star sola appena possibile.
Come mi sentivo di fronte ad una “aggressione”? Mi sentivo sola, impreparata, intimorita e a volte arrabbiata, in ogni caso silente.
Cosa dicevo tra me e me? Lasciami stare, lasciami respirare, non vorrei essere nata.
Cosa facevo: silenzio, mi metto a disposizione, e cerco disperatamente di mantenere un angolo, un tempo, anche piccolissimo, per non aver a che fare con nessuno, per essere assolutamente sola.
L’ordine a cui rispondo quando mi viene da dire “Lasciami respirare”? Eccolo: “Piantala e datti da fare”
E anche adesso, proprio ora, tutta questa attenzione ai miei sentimenti per una parte (piccola) mi fa piacere e per una parte mi infastidisce molto, moltissimo, alla fine sono cose normali, capita a tutti, anzi capita di peggio, perciò su su poche lagne e datti da fare piuttosto!
MEDITAZIONI
Le mie meditazioni sono affollate di pensieri “oggi devo fare questo e quello, poi devo dire … ma allora se faccio così forse è meglio …” che continuamente mando via e all’istante ritornano. In mezzo, a volte, qualche labile attimo di pace. Nessuna immagine o sensazione meravigliosa come pur mi è capitato all’inizio. Perché?
‘Mantenere l’attitudine del principiante’, forse questo è da fare. Quando pensi di conoscere le cose o pensi di volerle acchiappare per “conoscenza” ti perdi la possibile nuova scoperta, ben che vada conservi la scoperta precedente, ma la nuova la perdi. Non sei più così bambino, non sei più capace di abbandonarti al gioco e di essere libero. La conoscenza blocca l’esperienza, sarà per questo che non riesco più a provare sentimenti di stupore?
Diversi anni fa ho cominciato a ridurre all’essenziale le cose dei miei giorni, eliminando il di più, sia negli spazi che nei tempi. È un processo lungo. Svuotare, sgombrare non è così semplice, nemmeno se lo si vuole fortemente, la spazzatura si riforma di continuo, esattamente come accade ai pensieri che scorrono e si aggrovigliano in testa durante la meditazione. Questo riaffacciarsi veloce e continuo di microcose è una trappola, ma contemporaneamente anche la mia difesa da me stessa, credo. L’ho già detto, il “se faccio i compiti che devo mi lasciano stare” è diventato un “ho da fare” quindi io ‘mi’ lascio stare e posso evitare di pensare che non sto vivendo. Non so, forse è così e forse no, ho la spiacevole sensazione di non riuscire ad andare in fondo. Non sono affatto sicura di quel che vado dicendo.
Cosa provo a vedere così fagocitato il mio tempo? Dipende, se voglio bene a chi se lo mangia provo dolore tristezza, se non gli voglio tutto ‘sto bene forse prevale la rabbia e verso di me ho rabbia.
Altro:
Una sola volta mi è capitato, alla fine di una pratica meditativa, di pensare che sono sola e non devo avere paura. Questo pensiero spontaneo mi ha enormemente stupito perché non mi pare proprio che la solitudine sia e sia mai stata un problema per me. E allora da dove usciva? stai a vedere che mi sentivo/sento tremendamente sola e non lo sapevo/so?
Vocalizzazioni
Dell’esercizio delle vocalizzazioni mi ha stupito il tono della mia voce, nel senso che mi usciva un suono che andava per conto suo e che ho provato subito, alla fine della pratica, a descrivere. Questo è quel che ho scritto: U dolente, O stupita, A corta rispetto alla intenzioni, E interrotta a tratti, I poco squillante.
Non ho più ripetuto l’esercizio, senza un perché.
COSA E’ CAMBIATO
Cosa è cambiato concretamente con il corso Darsi Pace fin qui?
È cambiata la scala di priorità nella mia organizzazione quotidiana delle attività, mi sono fatta guidare dalla domanda “ok, ok hai una lista di cose tutte necessarie tutte imprescindibili tutte non delegabili e troppe, non riesci a farle tutte e poi ti arrabbi con te stessa. Bene hai ragione le devi fare tutte, nessuno lo nega. Ma dimmi, per quale di queste sicuramente non hai la sensazione a fine giornata di aver buttato il tuo tempo? Bene, allora comincia il tuo giorno con queste”. È cosi che la pratica meditativa è passata tra le cose che sicuramente faccio al mattino, prima di uscire. Un bel salto.
Poi ovviamente non riesco a fare tutte le cose che mi propongo, ma invece di irritarmi molto mi sono irritata un po’ e mi sono detta “rassegnati per dire qualche si devi per forza dire una serie di no”
PAURA
Tutto qui, non mi pare per ora di aver altro da riferire. Tranne che di una paura.
Mi riferisco a questo corso. Ho una grande paura che sia tutta una fregatura, temo di svegliarmi un giorno e scoprire di aver acchiappato l’ennesima ‘sola’ (come dicono a Roma) e già me li vedo lì, tutti quelli che partecipano (Marco Guzzi in testa) e quelli che non partecipano (una folla), ad additarmi sghignazzanti perché sono l’unica che, incapace di vedere la realtà, ci aveva proprio creduto.
Buona domenica a tutti
Maria
Ciao Maria… ti ho letta e riletta perché in molto di quanto scrivi io… mi ci ritrovo. Avrei potuto scriverlo io tranquillamente. Tranne quando scrivi della tua paura.
Non so se tutto questo sia una fregatura, ma negli anni, ho cercato talmente tanto un aiuto alla mia preghiera solitaria (il più delle volte), che quando ho iniziato quest’avventura, ho ritrovato tutto quanto cercavo. Non ho paura di una fregatura eventuale. Cerco invece di attingere il più possibile, per quanto mi è possibile, per ricevere del bene e per donare del bene, nel miglior modo possibile. Io vivo il qui e ora. Con un occhio al futuro e un’altro al passato. Nel qui e ora ci metto il cuore.
Ave Maria,
quando domenica ti sei presentata sono stato veramente felice di stringerti la mano, pensavo ad una telematica a distanza e quando mi hai detto che vivi a Roma ho capito che eri speciale.
Questa tua condivisione lo conferma, hai aspettato un po ma finalmente ora sei veramente e pienamente con noi……
Dici un sacco di cose interessanti ( per la verità anche in modo un po caotico perché hai aspettato troppo ed ora sono tante e tutte assieme ) che andrebbero ordinate e approfondite ma non preoccuparti il tempo non ci manca, importante è iniziare e possibilmente non fermarsi più.
Sembra chiaro che la tua principale ingiunzione sia non esistere, non essere te stessa e così sin da bambina ti sei data da fare per soddisfare il prossimo annullandoti, crescendo ti sei accorta della rabbia che cresceva dentro di te ma il senso di colpa non ti lascia alternativa fino al punto di farti sentire egoista al solo pensiero di poterti ritrovare.
BENVENUTA tra noi, il luogo è giusto e sei sulla buona strada, i prossimi incontri saranno proprio sulle paure quindi……
Per i talenti il cammino è ancora lungo ma ci arriveremo intanto prova a goderti meglio la tua meditazione; è un tempo tutto tuo che ti dedichi per imparare a lasciar andare ciò che ti disturba dalle contratture fisiche ai pensieri infiltranti, mettiti comoda, con una musica dolce o con il cd di Marco, magari un incenso e sappi che non sei sola perché ci siamo tutti noi che come te siamo in cammino verso la Verità.
Sappi però sin da ora che probabilmente quando il pannello per le freccette farà sciopero o il pungiball non sarà più disponibile chi era abituato ad usarli si farà sentire e chiederà spiegazioni a riguardo.
Il nostro lavoro ci aiuta a scendere in profondità ed a trovare le parole per descrivere quello che vediamo ma dobbiamo allenarci ….. quindi da ora non perdere occasione per condividere le tue emozioni, sensazioni, riflessioni, osservazioni.
Ricordati che questo è un luogo protetto che svolge la sua funzione solo se si partecipa attivamente.
Un abbraccio Ale
Mi sento di unirmi ad Alessandro per ringraziarti Maria di aver condiviso con naturalezza il tuo bagaglio emotivo che probabilmente da anni celavi nel profondo. Hai avuto coraggio e comunque già questo sfogo può far parte della cura.
Questo infatti è un luogo per curarsi, per liberare la nostra parte gioiosa amante della vita, il nostro io relazionale che non ha paura di sé né degli altri, però non si può aver fretta!
Tutto nei suoi tempi, l’importante è vedere uno spiraglio di cambiamento e tu l’hai visto e ti consiglio di gustarlo profondamente come una piccola conquista, come un dolcetto inaspettato. Il lavoro è lungo ma non dà fregature credimi ci vuole solo fiducia e tanta pazienza. Un abbraccio Gabriella
Un saluto e un “bentornata” a te Maria Grazia grazie per il tuo contributo, spero di vederti fisicamente a qualche incontro!
Grazie, Gabri… sicuramente ci vedremo. Conto anche su quegli incontri speciali, extra. Questa volta ho dovuto rinunciare a causa dell’influenza. A presto. Un sbbraccio anche ad Alesssndto e, naturalmente, a Maria.
Maria Grazia, Alessandro e Gabriella grazie. Vi ringrazio molto.
Buona giornata
Maria
Ciao a tutti,
colgo l’occasione per augurarvi un buon inzio della seconda annualità.
Seguo in via telematica al 100%, l’unica volta che ho partecipato fisicamente ai gruppi è stato durante il week end svoltosi a Santa Marinella, che si è rivelato importantissimo per le persone conosciute e per la condivisione delle esperienze.
Grazie Maria per aver raccontato la tua esperienza. Leggendo le tue parole, ho avuto modo di riflettere su me stessa e sulla domanda posta da Marco proprio durante il primo incontro dell’11 ottobre: “Come mi sento oggi riguardo al percorso dei gruppi?” Rispetto allo scorso anno, posso dire di essere più consapevole delle mie distorsioni, dei mie blocchi, ma sono ancora dominata dalle ingiunzioni “non esistere, non crescere, non riuscire, non avere succeso in ciò che fai, non muoverti, non fare niente”, ho paura del fallimento e dell’insuccesso e per questo reagisco con evitamento ed autosabotaggio.
I pensieri si affollano e riaffiorano di continuo nella mente, sembra che riconoscendoli riesca ad ordinarli, mi illudo di controllarli, invece essi continuano a dominare le mie azioni e a rafforzare ancora di più le abitudini.
Inizio questa seconda annualità con curiosità, con voglia di scavare ancora più infondo a me stessa, con sete di conoscenza e voglia di agire concretamente per contraddire con i fatti i miei pensieri, ma mi accorgo che nello stesso istante in cui scrivo queste parole affiora in me dinuovo la paura di sbagliare.
Non voglio né illudermi, né scoraggiarmi…per ora mi osservo e provo ad accettarmi, a sorridere e lasciare andare, ma ho tanta voglia di cambiare!
Grazie a tutti.
Dani
Hai ragione Ale., ho ascoltato e riascoltato il primo incontro e ho compreso la necessità di restare sul pezzo e continuare a lavorarlo con umiltà senza tante pretese.
Solo una cosa:
Sento forte il desiderioe la necessità di una sempre più profonda e reale comunione spirituale almeno tra noi telematici per vivere al meglio questa straordinaria novità!
A presto
Claudio.
Cara Dani liberarsi dal dominio delle ingiunzioni non è certo facile. Ma già riconoscerle e accoglierle come stai imparando a fare è un bel passo avanti. Il nostro vissuto incarnato ormai da decenni pian piano si andrà a sciogliere ma il lavoro è lungo e richiede tanta pazienza.
Come dice Marco prendiamolo come un gioco, pur lavorando sulla nostra sofferenza, si può sorridere alla nostra fragilità gustando quel lieve senso di leggerezza che si avverte ad ogni piccolo progresso.
Senza tante pretese……come suggerisce Claudio che saluto con affetto. Spero di vederti, caro Claudio, ad uno dei prossimi incontri, nel frattempo siamo comunque vicini spiritualmente certo, come penso sia il desiderio di ognuno di noi. Un abbraccio Gabriella
ciao a tutti e ben trovati! sono sr. Grazia e porto in cuore già da qualche giorno la memoria viva e sonora delle parole di Marco per la ripresa del nostro cammino di DP. Abitualmente, io sono una telematica, ma spero di poter intervenire anche a Roma di persona quando ne avrò possibilità. Non volevo mancare però a quell’interrogativo sul punto di partenza che ci poneva Marco all’inizio dell’incontro e così condividere un po’ con voi come posso. Vi scrivo da Siena, mia nuova sede di comunità e di missione, presso la cappella universitaria di San Vigilio. Il mio punto di partenza riguardo all’esperienza di DP all’inizio del secondo anno è molto simile a quello che trovo sul volto e nell’interazione con le matricole che si iscrivono all’università: un certo desiderio di novità, la certezza di aver fatto un passo importante uscendo da casa, grandi sogni per il futuro (spesso infranti già nelle aspettative dall’incontro smaliziato con chi è più avanti e si scontra con la fatica di realizzarli e tende ad abbassare la guardia della ricerca), uno sguardo ancora un po’ smarrito nel mettere insieme le nuove realtà di vita in cui si trova. Mi sento parte del cammino di DP con la sua proposta di novità che condivido, pur nella fatica di ‘stare al chiodo’ con la meditazione, che sperimento essere comunque uno spazio privilegiato che sostanzia il cammino stesso. Ho fatto un passo importante, dunque, e lo percepisco proprio nella consapevolezza di essere al secondo anno, anche se ne sperimento la contraddizione di essere una praticante inconstante. Per fortuna rispetto alle matricole universitarie che incontro, ho la gioia di conoscere e interagire con membri di DP che non riducono i miei sogni, ma li confermano con la loro testimonianza in campo, come la mia consorella Chiara, che ha iniziato il primo biennio di approfondimento, ognuno di voi in cammino, i nostri tutor Alessandro e Gabriella, che saluto con tanto affetto e stima e, soprattutto, Marco, che avrò la gioia e l’onore di incontrare a Siena venerdì prossimo al convegno sul dolore, a cui mi sono iscritta fondamentalmente per rivedere e ascoltare lui…ma non glielo diciamo perché voglio fargli una sorpresa…ciao Marco! Per ora un bacio virtuale, poi te lo dò di persona…voglio ringraziarti riguardo a quello che hai detto nel tuo primo insegnamento per noi del secondo anno circa la perdita del senso del senso. E’ stato come un ceffone per me, uno svegliarino che mi serviva (ma guarda un po!), che mi ha tirato fuori dal mio ‘ottundimento’ post trasferimento a Siena da Roma, ma più in profondità, mi ha parlato di tutte quelle mie verità che faccio fatica ancora a chiamare per nome e che il mio nuovo servizio con gli universitari, mi fa sentire urgente da prendere in mano nel mio processo di liberazione interiore, per poter essere veramente di supporto a chi vive un’età d’oro nella ricerca del senso della sua vita. Il cammino di consapevolezza delle ingiunzioni che mi accompagnano si fa dunque più serrato, ma lo vivo per la prima volta con questa prospettiva di V/vita che si va aprendo in me, per me e a vantaggio di altri che, come me brancolano cercando come ‘darsi pace’. Uniti in cordata, sosteniamoci anche nella preghiera e sapendo che ognuno ce la sta mettendo tutta ad accoglierci, ad accogliersi. Buon cammino a tutti, a presto. Sr. Grazia
Ciao Sr. Grazia,
è rincuorante sapere che molte matricole universitarie ( il nostro futuro ) potranno contare sull’aiuto tuo e di Sr. Chiara ( per favore dalle un bacio da parte mia ) perchè quello può essere un tempo propizio; ai giovani la voglia di rischiare non manca e neppure di approfondire la conoscenza se sono lì.
Sono certo che farete un gran bel lavoro e pregheremo per questo tutti assieme.
Auguri e teneteci informati.
Ale
Ciao amici tutti e ben ritrovati. Buon secondo anno!
In questo periodo siamo alle prese con la partenza di diverse attività pastorali e mi ritaglio e mi regalo questa sera un po’ di tempo per condividervi qualcosa che mi frulla in testa da un po’, dopo aver partecipato al primo incontro … da telematica.
Una settimana fa ero nel giardino della casa dove facciamo attività educative con i ragazzi della borgata dove abitiamo e stavo spazzando il cortile dalle foglie, fango, rifiuti che affollavano l’ambiente e lo rendevano molto squallido, soprattutto dopo i problemi di piogge torrenziali dei giorni scorsi, per preparare tutto per l’apertura del doposcuola. Ero sola, le mie sorelle non c’erano e il lavoro era grande e scoraggiante. E spazzando mi sono venute in mente le parole di Marco sul “SENSO”, sul trovare il senso del senso. Quante volte ciò che mi guida è un “devo”, magari suggerito dalle voci bugiarde dentro di me, dalle false attese che mi fanno indossare maschere, o abitudini acquisite e che si perpetuano senza aggiornamenti.
Mi piace leggere così quel passo di Vangelo che racconta di due sorelle e dell’invito di Gesù a casa loro: mentre Maria si siede ai piedi del Maestro per ascoltare la sua Parola, Marta si arrabbia e si agita, accusando la sorella di starsene lì tranquilla, mentre c’è tutto da fare. E Gesù rimprovera Marta non perché fa, ma perché il suo fare è disperso, agitato, non ha un centro unificatore, dunque non ha un senso che dà senso a ciò che sta facendo.
Solo il senso del senso è risposta creativa alla situazione, anche la più assurda.
Mi veniva in mente, proprio spazzando con la ramazza, il cortometraggio della Pixar “la luna”, dove un gesto banale, ripetitivo e apparentemente assurdo trova una risposta creativa, un senso.
E se può avere senso spazzare un cortile quando la notte stessa sarebbe scesa ancora tant’acqua, con il vento forte che avrebbe riempito di nuovo il cortile di foglie secche e bagnate, … Allora ogni nostro gesto, orientato al senso che vogliamo dare alla nostra esistenza, ha senso. (scusate il bisticcio di parole!), riduce lo smarrimento, avvia un processo, contribuisce alla costruzione della nuova umanità.
Grazie di cuore Marco, per gli spunti; grazie Gabriella e Alessandro per il vostro condividere con noi il cammino … E buona gestazione del “senso” a ciascuno.
dam
Che bello potervi ritrovare e leggere, assaporare le parole scritte, sapere che dietro c’è tanto lavoro di ognuno, grazie
In questi giorni spesso risuonano in me le parole ascoltate in questo primo incontro ” Impariamo a vivere in un altro modo …” Sento che questa è la strada, che la pratica mi placa, mi guida, veramente mi fa vivere in un altro modo, gustando i momenti, sentendo i gesti del mio corpo mentre si muove.
Finalmente quando faccio qualcosa sono tutta lì, corpo, mente e spirito insieme e non il corpo che va come un automa mentre la mente vaga da qualche altra parte nei programmi futuri o persa in qualche suo ragionamento ripetitivo che mi annienta e mi toglie le energie
Certo sono attimi, poi mi perdo, ma cogliere, assaporare questi attimi per me è già tanto e cresce in me il desiderio di custodire quella sensazione piacevole che mi regala un grande senso di liberazione e di leggerezza
Certo devo ancora fare i conti, soprattutto nella pratica, con quella parte che pretende di rimanere separata e ascoltandola sembra voler distruggere quella sensazione di pace che ho appena descritto. Mi sembra proprio di vederla lì, con il suo ghigno pronta ad insinuare il dubbio che non sia possibile vivere così. E’ una parte molto arrabbiata che non vuole veramente mollare e lasciare andare, è una parte che non vuole stare bene, vuole continuare ad essere arrabbiata (perchè pensa di averne tutte le ragioni), continuare a crogiolarsi nel suo male convincendomi che è l’unica via
Grazie Darsi Pace, grazie a tutti voi perchè ora ho uno strumento per mettere un po’ a tacere quella parte ferita e lasciar vivere ed emergere il nuovo nascente in me
Che bel pensiero Damiana sulla ricerca di senso. Vedi è proprio questo che succede quando ci si incammina seriamente per un percorso spirituale che è iniziatico come il nostro. Si cambia la visione delle cose e tutto cambia.
Cercavo di spiegarlo proprio a mio figlio qualche giorno fa, la maggior parte dei doveri in realtà non sono insostenibili se ne cogliamo l’aspetto positivo (il senso appunto) che esiste in ogni cosa.
Così come anche te, cara Laura, cominci a riconoscere che la vita può avere il senso che le diamo e quindi si può “vivere in un altro modo, gustando i momenti,……..”.
E’ importante acquisire quella serenità che ci aiuta anche ad accogliere “quella parte molto arrabbiata” che, ricordati, ha bisogno di essere accolta e curata con tanta tanta tenerezza!
Buon ricominciamento, vi abbraccio Gabriella
Ciao a tutti, anch’io sono contento di riniziare il percorso DP insieme a voi. Avrei una domanda ai formatori. Da quando abbiamo fatto la meditazione “cantando le vocali”, quando medito faccio sempre questa , perchè mi aiuta molto a rilassarmi, ad abbandonare i pensieri e a trovarmi nelllo stato di presenza. La domanda sarebbe questa: ci sono delle situazioni precise nelle quali meditare cantando e nelle quali invece conviene meditare senza canto? O posso scegliere io ad libitum?
Ciao Emanuele
Caro Emanuele, quella vocalizzazione può essere fatta quando vuoi, e inserita nella fase che precede la qualificazione dell’inspirazione come sorrido e dell’esp. come mi abbandono. Può divenire cioè una forma accentuata di rilassamento e scioglimento emotivo, per entrare negli stati più avanzati in modo più pieno. E’ importante cioè non perdere il filo dei 5 stadi della pratica, anche se vi apportiamo qualche variazione. Un abbraccio. Marco