Richiesta ai formatori: si potrebbe avere la poesia che Marco legge alla fine della prima parte dell’ottavo incontro? Il testo, le coordinate bibliografiche precise…
Ciao Emanuele
Caro Emanuele, il testo della poesia l’ho pubblicato ieri come commento al 7 Incontro. Giovanna
Accidenti Marco, questa terza annualitaª mi sembra molto diversa da quella di due anni fa. Scrivo solo due pensieri di getto solo per dirti che questo e la scorso incontro hanno creato dentro di me un certo entusiasmo e stavo per scrivere appunto qualche riflessione sulla relazione tra fede e politica per dirla in soldoni. Mi fa molto piacere che in quest incontro tu l abbia esplicitato molto chiaramente. Sto cercando di mettere in ordine le idee e poi vi scrivo due righe.
Bello, la cosa mi interessa. Ciao Marco e ciao a tutti voi. Mauro
ancora due paroline. Ci sono molte parole/concetti nei due ultimi incontri che trovo che generino, o risvegliano, in me un certo “fervore” come: vuoto, nulla, senza-fondamento, abisso ecc. Oggi aggiungo anche “militante”.
Si da il caso che la settimana scorsa ho appena finito di leggere il libro di A. Badieu su San Paolo (Ed. Cronopio) come esempio di militanza intesa, se ho capito bene, come, “incarnazione” di un processo di verità che, necessariamente, per essere verità, da un lato non può avere nessun fondamento se non quello di un’auto-attesatazione (“lo spirito stesso attesta al proprio spirito…”) e, dall’altro, non comunica, ma dichiara nello stesso tempo in cui la crea o la crea dichirandola, questa verità. Ecco la militanza, come elemento stesso di questo processo di verità. Cioè, correggetemi se sbaglio, la verità non esite come oggetto definito che va solo compreso e, magari, comunicato, ma va creata, si dice appunto, fare verità. La militanza è quindi parte essenziale del fare verità. Cercherò di spiegarmi meglio prossimamente. (se ci riesco). Ancora un saluto affettuoso a tutti. mauro
Carissimi, Ivano sta continuando il suo prezioso lavoro di trascrizione degli Incontri. Tra i Materiali (barra in alto) trovate la trascrizione dei primi 3 Incontri di quest’anno. Un grazie di cuore ad Ivano. Giovanna
Caro Mauro in attesa di un possibile riscontro da parte di Marco volevo comunque ringraziarti per l’intervento. Molto bello riflettere sui termini che sembrano scontati ma non lo sono affatto.
Pensare alla militanza come parte essenziale per “fare verità” è poi sorprendente in un lavoro spirituale ma assolutamente necessario. In effetti se per raggiungere il nostro io-integro abbiamo parlato di “insurrezione” dell’anima, noi siamo i militanti di questa insurrezione. Ed il nemico contro cui combattere è tutto ciò che si contrappone tra l’ego e la nostra nuova umanità, quindi una battaglia (non violenta naturalmente) da condurre dentro e fuori di noi.
La militanza implica anche la “fedeltà” che si acuisce man mano che noi crediamo e poniamo fiducia nel nostro lavoro. Come sempre con umiltà e perseveranza.
Un caro saluto Gabriella
Grazie di cuore ad Isabella per questa condivisone così difficile e sincera…bellissimo incontro.
Grazie a te Daria, vedo che comprendi bene la “fatica” : )
una coccola come la tua aiuta a farci coraggio reciprocamente,
allora ricambio con un abbraccio!
i*
Salve a tutti!
Mi scuso innanzitutto per la mia scarsa partecipazione in questo spazio comune, che riconosco essere importantissimo. Purtroppo ero rimasto un po’ indietro, ma adesso ho colmato la distanza, eccomi, mi sono riallineato.
Devo dire che questi ultimi incontri sono stati molto forti: mi causano clamorose aperture e ostinate resistenze. C’è che lascia sempre perplessi e sconcertati il nesso tra la parola e il potere creativo che è a lei connesso. Quali miracoli (per così dire) mi aspetto dalla mia parola che ancora balbetta, nel migliore dei casi? E cosa sarà, è, possibile creare con una voce più forte? Quali leggi di morte è possibile infrangere? O forse il potere creativo concesso all’uomo attraverso la parola deve accordarsi sempre con le leggi della vita stessa, e quindi procedere secondo i suoi tempi, le sue discontinuità, la sua espressione anche organica, i suoi limiti. Non so. Sperimenteremo iniziaticamente, ma devo anche accogliere la mia parte razionale (nel senso del principio della logica classica): se la ignoro, lei torna a bussare dalla finestra.
Mi viene da pensare a Pietro, che riusciva a camminare sulle acque fintanto che aveva fede (guardava Cristo?). Cade in acqua nel momento in cui non ha fede, forse distoglie lo sguardo. Ci penso spesso. Visto che non camminerò mai sull’acqua, mi chiedo in quale sfera della cosiddetta realtà si applica il mio potere creativo. Forse nel campo delle relazioni e della sfera emotiva. Lì sì che posso sperimentare un cambiamento alla mia portata. Posso resuscitarmi e resuscitare, uccidermi e uccidere, dare conforto, colorare gli eventi miei e altrui, modificandone sensibilmente l’esperienza.
Scusate le divagazioni, ci tenevo comunque a condividerle con voi, tra di noi.
Anche se con ritardo vi posto infine la mia lettera, ringraziando tutti coloro che si sono messi in gioco qui e durante gli incontri fisici: le vostre testimonianze sono sempre preziose. Eccola (tralascio l’evento scatenante; la mia parte ferita aveva bisogno di: essere accolta, di vivere un dialogo sereno, di vivere in pace con gli altri, di essere voluta bene e accettata):
“Caro Giuseppe, capisco che la tua vena a volte polemica nasconde voglia di autenticità, una qualità che spesso non vedi attorno e che allo stesso modo, spesso, non vedi in te, cosa che ti ferisce. Ti capisco. Questa è la gemma del tuo talento che vuole venire fuori, che vuole bellezza e armonia. Lavora per ridurre al minimo la possibilità di essere frainteso, ma sappi che ciò è inevitabile, e a volte anche salutare. Avevi ragione l’altra sera, come sai X sta vivendo un periodo tormentato, è ipersuscettibile e se la prende con tutti. Ti difendo dalla sua aggressione. Ti voglio bene. Hai delle buone qualità, sei sensibile (per questo ti ferisci così spesso): lavora per rendere fertile tutto ciò. Non sei solo, né fuori, né dentro. Accogliti quando il mondo ti ferisce, io ti sto abbracciando, sono lì con te, ce la facciamo. Vivi bene.”
Un abbraccio a tutti
Caro Giuseppe che bello leggerti nel sito comune, non devi scusarti per il ritardo, così come non devono scusarsi le persone che fanno domande riguardo gli incontri precedenti. Nulla è scontato e noi siamo qui per questo.
Ma veniamo a te Giuseppe, se senti alla tua portata di poter vivere relazioni autentiche dall’integrità del tuo essere non pensi che ciò equivalga al…….camminare sull’acqua? Perché quindi escluderlo a priori!
Lavoriamo per questo, cominciando certo dalla nostra realtà quotidiana, concreta.
Leggendo la lettera già vedo in te la qualità spirituale della saggezza (“sappi che è inevitabile….”), che ti invita con tenerezza ad accogliere anche la possibilità di essere frainteso.
Traspare inoltre molto bene la grande “sensibilità” di cui fai cenno ed una propensione nel dare sicurezza e protezione. Stentano ancora a fiorire
quell’autostima e quell’abbandono
da cui inevitabilmente si deve partire per amare e farsi amare.
Ma vedrai con la perseveranza e
tanta pazienza anche il balbettio
diventerà parola forte e travolgente.
Ti abbraccio Gabriella
È come se tutto un mondo stesse crollando. Cioè sto raggiungendo la consapevolezza che tutte le mie relazioni di amicizia, matrimonio, figli, lavoro, tutto sia stato determinato in gran parte dallo stato egoico, compresa la fede, le speranze nel futuro, le gioie, la mia stessa ricerca spirituale, anche ora penso, ma anche le lettere dell’esercizio ultimo sono in parte egoiche cioè determinate da un dare e un avere. Tutto in realtà è intriso di questo e non è per niente bello.
In questo senso rilevo l’assoluta mancanza di senso che ha il tutto in questo stato, qualsiasi cosa si faccia.
Se non si fa realmente il salto di fede!!
Questo è il punto. A volte non so proprio da dove cominciare. C’è il nulla e basta, non so neanche che cosa voglia dire insomma, se sono nell’ego so cosa fare ma qui adesso mi sento sempre più assolutamente impotente, di un impotenza assoluta, sempre più radicale che mi prende la gola e mi stringe e mi soffoca quasi.
Potrei dire:Signore pietà. Ma l’ho detto tante volte e ha portato risultato ma poi l’ego se ne è impossessato e ha fatto danni ma ora non riesco a dire più nulla.
Niente di niente!!!
Non è uno sforzo mentale, pregare come prima non sono più capace, che cosa è il salto di fede? È un semplice abbandono?
Scusate
Claudio.
Caro Claudio, e “caro” non è tanto per dire, ti sento molto vicino, per questo l’ho messo, ti sembrerà pazzesco quello che sto per dirti, ma ho la sensazione, folle, che questo tuo stato sia di un provvidenziale “pazzesco”, appunto! Dici proprio bene, è proprio così, sì, è vero, è un tira e molla senza fine! Però, ma forse mi sbaglio, ho anche l’impressione che sotto sotto una parte di te, quella preponderante al momento, creda che il salto di fede sia un qualcosa di istantaneo, di “storico”, ossia che si possa localizzare in uno spazio tempo ben definito, piuttosto che identificarsi con un “processo”, che io, da mozza pazza, vedo già perfettamente in atto! Per me sta avvenendo Claudio, adesso! E quel “c’è il nulla e basta!” e “non so neanche cosa voglia dire” e “sempre più impotente”, ecc. io direi: perfetto!!! Va benissimo! Rimani, non scappare, rimani, siedi in questa impotenza e non ti aspettare NIENTE da te, proprio niente! Il “salto di fede” non è qualcosa che TU devi FARE, accade e basta. Ma adesso non ne voglio proprio parlare, dimenticalo! Rimani coraggiosamente seduto in quell’impotenza e spegni anche la consapevolezza della tua impotenza e rimani.. Poi mi saprai dire cosa accade, se accadrà qualcosa, e se non accadrà rimani ancora così, non sai che bene ci fa.. inizierai a sentir scrostarsi un mucchio di crosta sedimentata dal Cuore e la Quaresima è propizia alla purificazione. Rimani, coraggiosamente rimani. Ti abbraccio forte!
Cara Isabella hai centrato il problema, in realtà vorrei proprio che nel prossimo inspiro magicamente facessi già il salto di fede. La verità è mi pare che ero sempre stato abituato a rapportarmi e a pregare un Dio esterno a me, che ora considero una proiezione ma adesso che comincio a credete al Dio dentro me, che vive in me, che addirittura sono io a certe condizioni,… bé mi sbilancia completamente e non ho la più pallida idea di come rapportarmi, credere, pur intuendo la straordinaria potenzialità di questo potenziale, è…bé è straordinario ma richiede un cambiamento tale di mentalità veramente capovolgente, da vertigine, da togliere il fiato!
Io “vedo”per il momento e lo vedo sempre più il corpo di dolore del mio ego, corpo di dolore di tanti decenni, è come se continuassi a portarmelo dietro, quasi per inerzia, anzi forse mi piace portarmelo dietro, perché è parte di me e gli voglio bene o forse proprio lo amo!
E sono qui, in questa fase voglio dire!
Assaporo parola per parola le tue parole e le parole di tutti voi cari amici.
Claudio.
È davvero commovente questo scambio così sentito e sincero tra voi cari amici. State sviluppando sempre più, pur nella sofferenza e fatica di questo cammino, una capacita e sensibilità incredibili nell’ascoltare le vostre profondita. Che poi si trasforma in ascolto empatico verso l’altro. Grazie per questa ricchezza inaudita!
..dici ancora bene Claudio, sbilancia, da capogiro, ..da brivido..capisci? è esattamente la condizione dell’uccellino che sta per buttarsi in volo: vertigine, qualcosa ti spinge verso il baratro dell’affidamento e un’altra si vorrebbe aggrappare al nido, proprio così! Fermiamoci in questa situazione “pericolosissima”, sentiamo il vuoto intorno e sotto a noi, percepiamo l’aria che ci raggiunge, viviamo questo brivido, ancora.. e ancora.. rimaniamo qui sul bordo e facciamoci percorrere da questa vertigine e impazziamo Claudio.. buttiamoci follemente “semplicemente” lasciandoci andare..
e scopriremo di AVERE LE ALI !!!
Chao Claudio , Sono tentato di Dare una specie di risposta ma mi è venuto in mente un’idea: perché non tentare una risposta che sia il risultato di una meditazione comune e cioè, due o tre persone, che abbiano la possibilità di trovarsi facilmente e che potrebbero tentare, non dico di dare una risposta ma condividere una meditazione che ti possa aiutare , ci possa, insieme, illuminare?
Cosa ne pensi?
Ne sarei felice Mauro, io faccio parte del gruppo multiannualita’ di Padova, ci aiutiamo vicendevolmente, non so se sarà possibile incontrarci comunque davvero grazie, in ogni caso la nostra meditazione singola con intenzione credo possa essere già un buon modo per portare il frutto desiderato.
Con gratitudine Claudio
Carissimo Claudio, sento la tua sofferenza. La luce della consapevolezza ti sta facendo vedere quanto di egoico c’è in tanti aspetti della tua vita.
Innanzitutto voglio dirti che non è tutto così: è in parte. E noi in questa esperienza terrestre lavoriamo per ridurre questo ‘in parte’: un lavoro che dura tutta la vita! Quindi coraggio! Non abbatterti!
Inoltre, in questo processo di consapevolezza che ti porta a vedere quanto inquinamento egoico c’è in quello che fai, devi fare attenzione alle insidie dell’Accusatore che si insinua nel processo di consapevolezza per illuminare le mancanze di una luce fredda, giudicante, che tende a scoraggiare, a far cadere nell’impotenza paralizzante, nella disperazione.
Quando si tocca questo stato al fondo del Baratro non resta che la resa, la consegna, l’affidamento, il salto nella fede. l’Io che si auto-osserva deve spegnersi e cedere il passo all’Io in relazione: “Dal profondo a te grido, o Signore!” Non servono parole, solo un affidarsi total-mente.
Come fare? Ti suggerisco di approfondire la pratica meditativa soprattutto nelle sue prime fasi: quelle dell’appoggio al sostegno e dell’abbandono fiducioso ad una base sicura che ci tiene, con-tiene. L’ego non sopporta questo: ha imparato a tenersi da solo con tensioni dettate dalla paura, a mantenere il controllo su tutto.
Senti il bacino che poggia bene sulla sedia, che ha una base solida alla quale appoggiarsi. Il bacino saldamente appoggiato diventa una base solida per il tronco, così le spalle possono cadere giù, e via via le altre parti del corpo possono imparare ad appoggiarsi con fiducia le une alle altre.
La fede/fiducia comincia da queste piccole esperienze corporee. Nei momenti di crisi ripartire da una pratica meditativa che approfondisce bene i vari passaggi è di grande aiuto.
Usa l’immaginazione: immagina un contenitore amorevole all’interno del quale puoi muoverti in libertà, senza paura, un abbraccio nel quale poterti abbandonare con fiducia, che ti permette di ritrovare un senso di te, di aggregarti, non attraverso le tensioni dell’ego ma nell’abbandono/distensione dell’amore.
Nell’inspiro accogli la tua impotenza, il tuo non sapere più che fare, come muoverti, accogli le macerie della tua vita e nell’espiro abbandonati a questo abbraccio, affida tutto all’Amore Misericordioso capace di fare nuova ogni cosa; impara a vederti con i suoi occhi, pieni di tenerezza, dolcezza, compassione.
Via via che si procede nel cammino spirituale si incontrano queste fasi di dubbio, non senso, impotenza, si attraversa la valle della desolazione: la notte oscura dell’anima di cui parla S. Giovanni della Croce. Tutti i santi l’hanno attraversata. Questo significa che si è sulla strada giusta.
In questa fase si sviluppano altre qualità spirituali: la pazienza, la perseveranza, la sopportazione, la fortezza. La fede si purifica sempre di più, diventa puro abbandono.
Ti abbraccio con affetto e ti accompagno con la preghiera. Giovanna
P.S. può aiutarti fare l’ultimo esercizio che abbiamo svolto all’Incontro di ieri per illuminare la tua parte cristica e vederti nella pienezza di Luce già presente in te.
Richiesta ai formatori: si potrebbe avere la poesia che Marco legge alla fine della prima parte dell’ottavo incontro? Il testo, le coordinate bibliografiche precise…
Ciao Emanuele
Caro Emanuele, il testo della poesia l’ho pubblicato ieri come commento al 7 Incontro. Giovanna
Accidenti Marco, questa terza annualitaª mi sembra molto diversa da quella di due anni fa. Scrivo solo due pensieri di getto solo per dirti che questo e la scorso incontro hanno creato dentro di me un certo entusiasmo e stavo per scrivere appunto qualche riflessione sulla relazione tra fede e politica per dirla in soldoni. Mi fa molto piacere che in quest incontro tu l abbia esplicitato molto chiaramente. Sto cercando di mettere in ordine le idee e poi vi scrivo due righe.
Bello, la cosa mi interessa. Ciao Marco e ciao a tutti voi. Mauro
ancora due paroline. Ci sono molte parole/concetti nei due ultimi incontri che trovo che generino, o risvegliano, in me un certo “fervore” come: vuoto, nulla, senza-fondamento, abisso ecc. Oggi aggiungo anche “militante”.
Si da il caso che la settimana scorsa ho appena finito di leggere il libro di A. Badieu su San Paolo (Ed. Cronopio) come esempio di militanza intesa, se ho capito bene, come, “incarnazione” di un processo di verità che, necessariamente, per essere verità, da un lato non può avere nessun fondamento se non quello di un’auto-attesatazione (“lo spirito stesso attesta al proprio spirito…”) e, dall’altro, non comunica, ma dichiara nello stesso tempo in cui la crea o la crea dichirandola, questa verità. Ecco la militanza, come elemento stesso di questo processo di verità. Cioè, correggetemi se sbaglio, la verità non esite come oggetto definito che va solo compreso e, magari, comunicato, ma va creata, si dice appunto, fare verità. La militanza è quindi parte essenziale del fare verità. Cercherò di spiegarmi meglio prossimamente. (se ci riesco). Ancora un saluto affettuoso a tutti. mauro
Carissimi, Ivano sta continuando il suo prezioso lavoro di trascrizione degli Incontri. Tra i Materiali (barra in alto) trovate la trascrizione dei primi 3 Incontri di quest’anno. Un grazie di cuore ad Ivano. Giovanna
Caro Mauro in attesa di un possibile riscontro da parte di Marco volevo comunque ringraziarti per l’intervento. Molto bello riflettere sui termini che sembrano scontati ma non lo sono affatto.
Pensare alla militanza come parte essenziale per “fare verità” è poi sorprendente in un lavoro spirituale ma assolutamente necessario. In effetti se per raggiungere il nostro io-integro abbiamo parlato di “insurrezione” dell’anima, noi siamo i militanti di questa insurrezione. Ed il nemico contro cui combattere è tutto ciò che si contrappone tra l’ego e la nostra nuova umanità, quindi una battaglia (non violenta naturalmente) da condurre dentro e fuori di noi.
La militanza implica anche la “fedeltà” che si acuisce man mano che noi crediamo e poniamo fiducia nel nostro lavoro. Come sempre con umiltà e perseveranza.
Un caro saluto Gabriella
Grazie di cuore ad Isabella per questa condivisone così difficile e sincera…bellissimo incontro.
Grazie a te Daria, vedo che comprendi bene la “fatica” : )
una coccola come la tua aiuta a farci coraggio reciprocamente,
allora ricambio con un abbraccio!
i*
Salve a tutti!
Mi scuso innanzitutto per la mia scarsa partecipazione in questo spazio comune, che riconosco essere importantissimo. Purtroppo ero rimasto un po’ indietro, ma adesso ho colmato la distanza, eccomi, mi sono riallineato.
Devo dire che questi ultimi incontri sono stati molto forti: mi causano clamorose aperture e ostinate resistenze. C’è che lascia sempre perplessi e sconcertati il nesso tra la parola e il potere creativo che è a lei connesso. Quali miracoli (per così dire) mi aspetto dalla mia parola che ancora balbetta, nel migliore dei casi? E cosa sarà, è, possibile creare con una voce più forte? Quali leggi di morte è possibile infrangere? O forse il potere creativo concesso all’uomo attraverso la parola deve accordarsi sempre con le leggi della vita stessa, e quindi procedere secondo i suoi tempi, le sue discontinuità, la sua espressione anche organica, i suoi limiti. Non so. Sperimenteremo iniziaticamente, ma devo anche accogliere la mia parte razionale (nel senso del principio della logica classica): se la ignoro, lei torna a bussare dalla finestra.
Mi viene da pensare a Pietro, che riusciva a camminare sulle acque fintanto che aveva fede (guardava Cristo?). Cade in acqua nel momento in cui non ha fede, forse distoglie lo sguardo. Ci penso spesso. Visto che non camminerò mai sull’acqua, mi chiedo in quale sfera della cosiddetta realtà si applica il mio potere creativo. Forse nel campo delle relazioni e della sfera emotiva. Lì sì che posso sperimentare un cambiamento alla mia portata. Posso resuscitarmi e resuscitare, uccidermi e uccidere, dare conforto, colorare gli eventi miei e altrui, modificandone sensibilmente l’esperienza.
Scusate le divagazioni, ci tenevo comunque a condividerle con voi, tra di noi.
Anche se con ritardo vi posto infine la mia lettera, ringraziando tutti coloro che si sono messi in gioco qui e durante gli incontri fisici: le vostre testimonianze sono sempre preziose. Eccola (tralascio l’evento scatenante; la mia parte ferita aveva bisogno di: essere accolta, di vivere un dialogo sereno, di vivere in pace con gli altri, di essere voluta bene e accettata):
“Caro Giuseppe, capisco che la tua vena a volte polemica nasconde voglia di autenticità, una qualità che spesso non vedi attorno e che allo stesso modo, spesso, non vedi in te, cosa che ti ferisce. Ti capisco. Questa è la gemma del tuo talento che vuole venire fuori, che vuole bellezza e armonia. Lavora per ridurre al minimo la possibilità di essere frainteso, ma sappi che ciò è inevitabile, e a volte anche salutare. Avevi ragione l’altra sera, come sai X sta vivendo un periodo tormentato, è ipersuscettibile e se la prende con tutti. Ti difendo dalla sua aggressione. Ti voglio bene. Hai delle buone qualità, sei sensibile (per questo ti ferisci così spesso): lavora per rendere fertile tutto ciò. Non sei solo, né fuori, né dentro. Accogliti quando il mondo ti ferisce, io ti sto abbracciando, sono lì con te, ce la facciamo. Vivi bene.”
Un abbraccio a tutti
Caro Giuseppe che bello leggerti nel sito comune, non devi scusarti per il ritardo, così come non devono scusarsi le persone che fanno domande riguardo gli incontri precedenti. Nulla è scontato e noi siamo qui per questo.
Ma veniamo a te Giuseppe, se senti alla tua portata di poter vivere relazioni autentiche dall’integrità del tuo essere non pensi che ciò equivalga al…….camminare sull’acqua? Perché quindi escluderlo a priori!
Lavoriamo per questo, cominciando certo dalla nostra realtà quotidiana, concreta.
Leggendo la lettera già vedo in te la qualità spirituale della saggezza (“sappi che è inevitabile….”), che ti invita con tenerezza ad accogliere anche la possibilità di essere frainteso.
Traspare inoltre molto bene la grande “sensibilità” di cui fai cenno ed una propensione nel dare sicurezza e protezione. Stentano ancora a fiorire
quell’autostima e quell’abbandono
da cui inevitabilmente si deve partire per amare e farsi amare.
Ma vedrai con la perseveranza e
tanta pazienza anche il balbettio
diventerà parola forte e travolgente.
Ti abbraccio Gabriella
È come se tutto un mondo stesse crollando. Cioè sto raggiungendo la consapevolezza che tutte le mie relazioni di amicizia, matrimonio, figli, lavoro, tutto sia stato determinato in gran parte dallo stato egoico, compresa la fede, le speranze nel futuro, le gioie, la mia stessa ricerca spirituale, anche ora penso, ma anche le lettere dell’esercizio ultimo sono in parte egoiche cioè determinate da un dare e un avere. Tutto in realtà è intriso di questo e non è per niente bello.
In questo senso rilevo l’assoluta mancanza di senso che ha il tutto in questo stato, qualsiasi cosa si faccia.
Se non si fa realmente il salto di fede!!
Questo è il punto. A volte non so proprio da dove cominciare. C’è il nulla e basta, non so neanche che cosa voglia dire insomma, se sono nell’ego so cosa fare ma qui adesso mi sento sempre più assolutamente impotente, di un impotenza assoluta, sempre più radicale che mi prende la gola e mi stringe e mi soffoca quasi.
Potrei dire:Signore pietà. Ma l’ho detto tante volte e ha portato risultato ma poi l’ego se ne è impossessato e ha fatto danni ma ora non riesco a dire più nulla.
Niente di niente!!!
Non è uno sforzo mentale, pregare come prima non sono più capace, che cosa è il salto di fede? È un semplice abbandono?
Scusate
Claudio.
Caro Claudio, e “caro” non è tanto per dire, ti sento molto vicino, per questo l’ho messo, ti sembrerà pazzesco quello che sto per dirti, ma ho la sensazione, folle, che questo tuo stato sia di un provvidenziale “pazzesco”, appunto! Dici proprio bene, è proprio così, sì, è vero, è un tira e molla senza fine! Però, ma forse mi sbaglio, ho anche l’impressione che sotto sotto una parte di te, quella preponderante al momento, creda che il salto di fede sia un qualcosa di istantaneo, di “storico”, ossia che si possa localizzare in uno spazio tempo ben definito, piuttosto che identificarsi con un “processo”, che io, da mozza pazza, vedo già perfettamente in atto! Per me sta avvenendo Claudio, adesso! E quel “c’è il nulla e basta!” e “non so neanche cosa voglia dire” e “sempre più impotente”, ecc. io direi: perfetto!!! Va benissimo! Rimani, non scappare, rimani, siedi in questa impotenza e non ti aspettare NIENTE da te, proprio niente! Il “salto di fede” non è qualcosa che TU devi FARE, accade e basta. Ma adesso non ne voglio proprio parlare, dimenticalo! Rimani coraggiosamente seduto in quell’impotenza e spegni anche la consapevolezza della tua impotenza e rimani.. Poi mi saprai dire cosa accade, se accadrà qualcosa, e se non accadrà rimani ancora così, non sai che bene ci fa.. inizierai a sentir scrostarsi un mucchio di crosta sedimentata dal Cuore e la Quaresima è propizia alla purificazione. Rimani, coraggiosamente rimani. Ti abbraccio forte!
Cara Isabella hai centrato il problema, in realtà vorrei proprio che nel prossimo inspiro magicamente facessi già il salto di fede. La verità è mi pare che ero sempre stato abituato a rapportarmi e a pregare un Dio esterno a me, che ora considero una proiezione ma adesso che comincio a credete al Dio dentro me, che vive in me, che addirittura sono io a certe condizioni,… bé mi sbilancia completamente e non ho la più pallida idea di come rapportarmi, credere, pur intuendo la straordinaria potenzialità di questo potenziale, è…bé è straordinario ma richiede un cambiamento tale di mentalità veramente capovolgente, da vertigine, da togliere il fiato!
Io “vedo”per il momento e lo vedo sempre più il corpo di dolore del mio ego, corpo di dolore di tanti decenni, è come se continuassi a portarmelo dietro, quasi per inerzia, anzi forse mi piace portarmelo dietro, perché è parte di me e gli voglio bene o forse proprio lo amo!
E sono qui, in questa fase voglio dire!
Assaporo parola per parola le tue parole e le parole di tutti voi cari amici.
Claudio.
È davvero commovente questo scambio così sentito e sincero tra voi cari amici. State sviluppando sempre più, pur nella sofferenza e fatica di questo cammino, una capacita e sensibilità incredibili nell’ascoltare le vostre profondita. Che poi si trasforma in ascolto empatico verso l’altro. Grazie per questa ricchezza inaudita!
..dici ancora bene Claudio, sbilancia, da capogiro, ..da brivido..capisci? è esattamente la condizione dell’uccellino che sta per buttarsi in volo: vertigine, qualcosa ti spinge verso il baratro dell’affidamento e un’altra si vorrebbe aggrappare al nido, proprio così! Fermiamoci in questa situazione “pericolosissima”, sentiamo il vuoto intorno e sotto a noi, percepiamo l’aria che ci raggiunge, viviamo questo brivido, ancora.. e ancora.. rimaniamo qui sul bordo e facciamoci percorrere da questa vertigine e impazziamo Claudio.. buttiamoci follemente “semplicemente” lasciandoci andare..
e scopriremo di AVERE LE ALI !!!
Chao Claudio , Sono tentato di Dare una specie di risposta ma mi è venuto in mente un’idea: perché non tentare una risposta che sia il risultato di una meditazione comune e cioè, due o tre persone, che abbiano la possibilità di trovarsi facilmente e che potrebbero tentare, non dico di dare una risposta ma condividere una meditazione che ti possa aiutare , ci possa, insieme, illuminare?
Cosa ne pensi?
Ne sarei felice Mauro, io faccio parte del gruppo multiannualita’ di Padova, ci aiutiamo vicendevolmente, non so se sarà possibile incontrarci comunque davvero grazie, in ogni caso la nostra meditazione singola con intenzione credo possa essere già un buon modo per portare il frutto desiderato.
Con gratitudine Claudio
Carissimo Claudio, sento la tua sofferenza. La luce della consapevolezza ti sta facendo vedere quanto di egoico c’è in tanti aspetti della tua vita.
Innanzitutto voglio dirti che non è tutto così: è in parte. E noi in questa esperienza terrestre lavoriamo per ridurre questo ‘in parte’: un lavoro che dura tutta la vita! Quindi coraggio! Non abbatterti!
Inoltre, in questo processo di consapevolezza che ti porta a vedere quanto inquinamento egoico c’è in quello che fai, devi fare attenzione alle insidie dell’Accusatore che si insinua nel processo di consapevolezza per illuminare le mancanze di una luce fredda, giudicante, che tende a scoraggiare, a far cadere nell’impotenza paralizzante, nella disperazione.
Quando si tocca questo stato al fondo del Baratro non resta che la resa, la consegna, l’affidamento, il salto nella fede. l’Io che si auto-osserva deve spegnersi e cedere il passo all’Io in relazione: “Dal profondo a te grido, o Signore!” Non servono parole, solo un affidarsi total-mente.
Come fare? Ti suggerisco di approfondire la pratica meditativa soprattutto nelle sue prime fasi: quelle dell’appoggio al sostegno e dell’abbandono fiducioso ad una base sicura che ci tiene, con-tiene. L’ego non sopporta questo: ha imparato a tenersi da solo con tensioni dettate dalla paura, a mantenere il controllo su tutto.
Senti il bacino che poggia bene sulla sedia, che ha una base solida alla quale appoggiarsi. Il bacino saldamente appoggiato diventa una base solida per il tronco, così le spalle possono cadere giù, e via via le altre parti del corpo possono imparare ad appoggiarsi con fiducia le une alle altre.
La fede/fiducia comincia da queste piccole esperienze corporee. Nei momenti di crisi ripartire da una pratica meditativa che approfondisce bene i vari passaggi è di grande aiuto.
Usa l’immaginazione: immagina un contenitore amorevole all’interno del quale puoi muoverti in libertà, senza paura, un abbraccio nel quale poterti abbandonare con fiducia, che ti permette di ritrovare un senso di te, di aggregarti, non attraverso le tensioni dell’ego ma nell’abbandono/distensione dell’amore.
Nell’inspiro accogli la tua impotenza, il tuo non sapere più che fare, come muoverti, accogli le macerie della tua vita e nell’espiro abbandonati a questo abbraccio, affida tutto all’Amore Misericordioso capace di fare nuova ogni cosa; impara a vederti con i suoi occhi, pieni di tenerezza, dolcezza, compassione.
Via via che si procede nel cammino spirituale si incontrano queste fasi di dubbio, non senso, impotenza, si attraversa la valle della desolazione: la notte oscura dell’anima di cui parla S. Giovanni della Croce. Tutti i santi l’hanno attraversata. Questo significa che si è sulla strada giusta.
In questa fase si sviluppano altre qualità spirituali: la pazienza, la perseveranza, la sopportazione, la fortezza. La fede si purifica sempre di più, diventa puro abbandono.
Ti abbraccio con affetto e ti accompagno con la preghiera. Giovanna
P.S. può aiutarti fare l’ultimo esercizio che abbiamo svolto all’Incontro di ieri per illuminare la tua parte cristica e vederti nella pienezza di Luce già presente in te.