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Incontro poetico tra praticanti Darsi Pace
Cari amici, a conclusione del triennio volevo condividere con voi,( con chi c’è, dato il periodo estivo) una cosa:
È sempre esistita in me una lotta, direi intestina tra la nuova umanità che voleva nascere attraverso il lavoro ma soprattutto un forte anelito alla vita (nuova) e la vecchia mentalità, il mio vecchio solito io,sempre quello, noioso, disperato e disperante.
Questa lotta, dicotomia direi ha raggiunto il limite in me recentemente e per esempio mi impediva di capire molte parole che Marco diceva. È come se ci fossero solo quelle due coscienze, quella nuova che vuole emergere e quella vecchia che vuole restare.
No, ce né un altra, e dopo un forte strazio è emersa, finalmente.
Esiste una coscienza più ampia, che non è la coscienza in via di trasformazione e non è neppure la coscienza vecchia.
È una coscienza più profonda, in pace, serena,che alita e aleggia in un territorio incontaminato del mio cuore, ma che non è parte integrante del mio cuore, che integra le coscienze in lotta fra loro e le plasma, gentilmente ma decisamente, le plasma nella pace e nella serenità e…dentro questa coscienza…finisce la lotta!
Ora, come abitare in questa coscienza? Non è che perché l hai trovata in automatico la abiti; e qui ancora difficoltà.
Una cosa mi consola e molto:
“È più bello sostare nella soglia della casa del nostro Dio che nelle case degli empi” cioè che tornare indietro.
Ciao a tutti e buona estate!
Claudio
Carissimo Claudio
mi fa fatto enorme piacere vederti a Trevi anche se ho avuto poco tempo da dedicarti come avrei voluto. Il poco tempo libero e qualche mio acciacco non lo hanno permesso.
Comunque veniamo alle tua riflessione.
La dicotomia di cui parli é insita in tutti noi con la differenza che non tutti in fondo ne acquisiscono la consapevolezza. E questo è il bello del nostro lavoro, avere questa capacità di discernimento e lavorare per essere sempre vigili e favorire la parte in trasformazione.
Delle due voci interiori ne parla anche Marco nel suo bellissimo libro/confessione “Il cuore a nudo”.
Lui dice:
“L’esperienza poetica è sempre stata un’esperienza spirituale in senso stretto: l’esperienza di una possibile alterazione dello stato dolente della mia coscienza, di una mutazione della mente, attraverso la quale un Altro sé, profonda-mente in me eppure proveniente da un Fuori infinita-mente aperto, poteva parlarmi. Perciò quasi tutte le mie poesie sono a due voci, e comunque sempre dia-logiche.”
Tu percepisci un’altra voce che in realtà non è altro che ” l’io in relazione”, cioè quella parte di te protesa alla Fonte, all’io cristico, all’Altro sé proveniente da un Fuori infinitamente aperto. L’io in relazione si pone in ascolto e non si lascia continuamente distrarre come fa l’ io ego-centrato (ecco perché a volte non si capiscono le parole di Marco ma CAPITA ANCHE A ME A TUTTI tranquillo!).
Abitare in quella Coscienza è un’esperienza non é automatica e non é definitiva ma limitiamoci ad avere fiducia e a godere di quei momenti, di questo miracolo che ci è stato donato. Sicuramente sostiamo più in quella soglia desiderata e abbandoniamoci lì.
Ti abbraccio e buona estate anche a te!
Gabriella