Ho scoperto che mi viene meglio associare un numero, semplice, ad ogni incontro. Sette. E ogni numero ha un colore, un sapore, delle sensazioni. Ogni numero si tinge delle emozioni che, svicolate le contrazioni, tornano libere, confortate dal sentirsi finalmente “a casa”.
Ritorno a casa, nell’aula Zatti.
Il problema è fuori, portare questo caldo fuori. Per ora è difficile. Accidenti se lo è. Ma è tanto avere un posto dove tornare, avere un punto da guardare. Un luogo.
Credo che ci tornerei anche fuori dagli incontri. Così, di nascosto, meglio se non visto da nessuno, per ricaricarmi un po’ sentendomi a casa. A casa. Dove il mio dolore, il mio smarrimento può appoggiarsi, dove è capito, gestito, amorevolmente custodito.
Sette. La mia mente fa un gioco. I numeri li correlo con le sinfonie di Beethoven, ognuna ha un colore e un sapore diversi (sono molto diverse tra loro, non come Bruckner che pure adoro, ma ha scritto praticamente sempre la stessa cosa, ha parlato della stessa – magnifica – cosa). La settima di Beethoven è fenomenale, uno schianto, bella in maniera indecente… forse il finale è un pelo più “terreno”, più “normale”, ma il resto è celeste. Azzurro, come il sette.
La parte centrale è l’adagio, impressionante, commovente. Mi vengono i brividi solo a ripensarlo. Così l’analogia fiorisce benissimo, qui. La parte centrale, la fine della prima parte. Dolce come l’adagio di Beethoven. Il culmine struggente di tutto. Struggente perché pesca nella dolcezza sempre in attesa nel cuore. In fondo Beethoven e Marco dicono la stessa cosa..
Quando lavori sulla tua distorsione, e ne curi appena un grammo, lavori sul mistero delle rose, dei pappagalli… lavorare su sé stessi è lavorare su tutte le cose…
Intimamente, gioisco. Ecco. Ho un motivo per fare il lavoro. Ho una conferma al mio caldo presentimento, che addolcisce un periodo di crisi a volte freddo e brutale, nello scontro tra desiderio e realtà. Il presentimento che questo lavoro è il vero motivo per cui il tempo mi è dato, è la suprema opera artistica della mia vita. La mia vita è compiuta se accetto il lavoro, no matter dove arrivo. E posso cadere, sporcarmi, rotolarmi nel fango (e lo faccio), ma questo lavoro è sempre disponibile, l’opzione di dire “sì” è sempre disponibile.
Anche il lavoro umile di accogliere una paura, riconoscerla, anche questo microlavoro opera sul tutto
Non mi sento più egoista a dedicarmi a questo compito, almeno non più come prima. Nella crisi (familiare, professionale, vocazionale) che a volte mi funesta con scudisciate brutali, mi atterra, in questa crisi che non è certo un diletto, ogni tanto mi scopro a gioire.
Come ascoltando la settima… non puoi non fremere di gioia: anche se parti da sottoterra, ad un certo punto, alle prime note dell’adagio, non puoi non prendere il volo.
Marco
Grazie Marco,
le tue parole sono di grande aiuto per tutti noi e mi fanno venire in mente che parliamo poco del sito pubblico http://www.darsipace.it nel quale tutti noi siamo ospitati, rappresentati, commentati.
Il sito è aperto alla partecipazione di tutti e non solo per i commenti, basta scrivere in ” lettere alla redazione ” ( scendendo è sulla parte destra della home page ) un testo inerente al nostro lavoro ed ecco che la sinergia si realizza.
Forza quindi, la redazione vi aspetta fiduciosa.
Un abbraccio Ale
Davvero un bel testo, commovente il riferimento alla settima di Beethoven, su cui m sono formato, e che “dirigevo” per pomeriggi interi… dai 12 anni in poi …
Un abbraccio, e grazie. Marco
Sono molto fortunata ad avervi incontrati. Adesso che più che mai sono in crisi con me stessa e sento il bisogno di sincerità e di verità è davvero una gioia poter ascoltare Marco e sentirmi circondata da qualcosa di bello…Non voglio essere egocentrica e parlarvi di me stessa ma vorrei restituirvi un po’ di quella energia positiva che mi è stata regalata domenica.
Ho “solo” 22 anni ma sto cercando disperatamente di capire me stessa e di dare un senso alla realtà, che però mi respinge violentemente e si dipinge di falsità e brutalità. Sento che voglio combattere per cambiare le cose ma il problema è che oltre a farlo da sola mi ritrovo anche nella difficoltà di convivere condannando pesantemente me e il mio piccolo mondo insignificante. In questo marasma di instabilità e di giudizi non riesco quasi più a muovermi perchè per farlo avrei bisogno di una base fissa o di una prospettiva stabile da cui partire.
Sono fortunata perché finalmete questa base sento che la posso trovare in questo percorso.
Domenica scorsa vi ho parlato un po’ dei miei genitori ed è buffo che l’ho fatto proprio al settimo incontro, dato che io sono nata in un giorno che era il numero 7! 🙂 Ero molto tesa e proprio per la mia incapacità di lasciarmi in pace non sono riuscita a parlare liberamente e in tranquillità, poi mio padre per me è stato il mio grande amore è tutto il mio mondo quindi è difficile parlarne ora da disillusa-amareggiata ed a gente che non conosco. Sò che i miei problemi familiari sono di poco conto rispetto a problematiche ben più importanti, e in parte mi vergogno della loro inconsistenza, però sento anche che questi miei problemi mi condizionano e vi ringrazio per avermi ascoltata.
Ho sempre voluto uscire dalla massa per non appartenere all’anonimato ma in realtà è bello condividere lo stesso mondo e sentirsi unici allo stesso tempo, importanti e al tempo stesso facenti parte di qualcosa di più grande.
Sono uscita dall’incontro con un senso di felicità che non provavo da molto e vi ringrazio davvero.
Grazie di cuore Marco per tutto quello che mi stai trasmettendo,
Giulia
Ciao Flavio (ora so chi sei )
Ti rispondo sul sito del settimo incontro su cui è bene spostarsi. Premetto che non devi scusarti, la nostra è una conversazione aperta che può ripercorrere sempre ogni aspetto del nostro lavoro. Capita talvolta anche ai praticanti più avanzati di avere qualche dubbio; in fondo noi diciamo che ogni giorno si ricomincia (sicuramente con più consapevolezza) ed è un bene, mai dare niente per scontato!
Allora è davvero bello il tuo pensiero sulla positività! Sai benissimo che la nostra è una continua lotta tra due parti di noi quella egocentrata e quella integra, non separata e così quindi anche l’altro che è davanti a noi e magari ci fa arrabbiare se lo guardiamo con altri occhi ci può apparire in tutta la sua fragilità e forse con una forte richiesta di aiuto.
Possiamo allora allentare la nostra rigidità e relazionarci con la tenerezza e l’atteggiamento che nel buddismo è simile a quello di una madre verso il figlio in pericolo e nel cristianesimo è quello di Gesù verso la folla che lo segue!
Certo non è facile, ciò richiede tanta pazienza e umiltà che solo con la pratica quotidiana possiamo un pò incrementare.
Per concludere caro Flavio sicuramente il contesto in cui si medita e l’atmosfera possono aiutare molto nella concentrazione; quindi va bene una dolce musica di sottofondo, io mi aiuto anche con un po’ di incenso.
Ti abbraccio Gabriella
Sono davvero lieta Giulia che l’ esperienza di domenica ti abbia lasciato sensazioni gioiose e tanta energia positiva. Che bella testimonianza la tua, sei stata davvero coraggiosa a condividere davanti a tutti ed è naturale che abbia avuto un pò di difficoltà.
Sai questo lavoro aiuta a pacificarsi e ad avere più cura di noi stessi, a volerci un po’ più bene senza continui giudizi ed inutili sensi di colpa; solo così potremo vivere serenamente anche le nostre relazioni.
Non ti rattristare se hai parlato di tuo padre con l’astio che il tuo io represso ha percepito negli anni; lui è e rimarrà un grande amore, anzi vedrai che lavorando e liberandoti puoi recuperare al meglio il rapporto con lui e con chi ti vuole bene. Potrai anche scoprire che il tuo mondo non è affatto insignificante ma è ricco di cose belle e importanti, c’è solo da togliere le bende ed annullare quella cecità (comune a tanti di noi) che ti impedisce di goderne.
La strada è lunga ma sei in buona compagnia! Buonanotte Gabriella
Grazie Gabriella della risposta. Andare a ricercare la fragilità nascosta non è facile ma sembra essere per me il modo migliore per allegerire le tensioni psico-somatiche.
Una domanda: è meglio meditare seguendo alla lettera le istruizioni di Marco o dei manuali oppure può essere efficace anche un certo grado di personalizzazione della cosa? Mi pare di capire che la meditazione è un campo aperto dove possono succedere molte cose, se in definitiva scopro che ci sono delle cose più mie che mi rendono più (apparentemente) efficace il tutto, quanto è grande il rischio di allontanarsi dall’obiettivo e finire fuori strada?
Ad esempio: posso meditare utilizzando anche il secondo o il terzo file forniti dal sito di Darsi Pace o devo utilizzare solo il primo? E’ più efficace per questo percorso meditare seduti oppure posso mantenere la precedente abitudine di meditare disteso? Nel meccanismo sorriso-abbandono il manuale è molto preciso sui processi mentali-emotivi da applicare ma io ho scoperto di trovarmi meglio con altre attitudini (di cui ho già parlato in un post sul sesto incontro). Sbaglio?
Grazie, un abbraccio a tutti
Flavio
Caro Flavio per ciò che riguarda una personalizzazione della meditazione certo è consentita se il fine è raggiungere meglio la distensione sia del corpo che della mente. Ciò nonostante vi sono alcune costanti da seguire ed una di queste è la postura. Stare sdraiati in genere è consigliato a chi ha problemi seri di schiena o comunque di salute.
La posizione seduta sul bordo della sedia o quella del loto (che utilizzo io a casa) sono nell’esperienza millenaria considerate le migliori per rimanere vigili e favorire il flusso energetico.
Per ciò che riguarda le tracce date da Marco esse hanno un senso perché legate alle fasi del nostro percorso che come sai ha una sua organicita’, per il momento ti consiglio di seguire le indicazioni date negli incontri.
Carissimo avremo modo di riparlarne anche nell’incontro supplementare del 5 marzo se puoi partecipare. A presto Gabriella
Cara Giulia,
ti devo fare i miei complimenti, sei stata davvero coraggiosa ad accettare di aprirti davanti a tante persone che non conosci; leggendo le tue righe capisco ancora di più della tua situazione. Ho ammirazione per la consapevolezza che dimostri alla tua età, e mi sento solo di dire che – da quanto vedo e capisco – sei capitata nel posto giusto.
Inoltre leggendoti comprendo ancora di più che la tua crisi – da come la descrivi – è sorprendentemente anche la mia, che di anni ne ho molti di più. Questo mi conferma che il cuore dell’uomo è identico e nutre le stesse esigenze, sempre, anche se la civiltà che viviamo vorrebbe segmentare ogni parte della nostra vita per indirizzarla verso (falsi) bisogni e (false) soddisfazioni a scopo temo eminentemente commerciale.
Sei fortunata perché credo la tua esigenza di verità ha trovato una strada bella e solida, e l’ha trovata presto. Siamo fortunati tutti, ad essere qui, in qualsiasi momenti ci siamo arrivati. Del resto, siamo stati tutti condotti qui, presi per mano, uno per uno, non ci siamo per caso. Penso che niente avvenga per caso, sopratutto nella vita dell’anima: che è tutto, come ci ha ricordato Marco.
Un caro saluto
Marco
Cari compagni di viaggio: buonasera!. Vorrei fare il punto della situazione con voi riguardo l auto-osservazione. Leggendo quello che scrivete vedo tante belle parole e tanta speranza, sentimenti che condivido con voi, tuttavia osservandomi vedo tante cose veramente brutte dentro di me. Dentro di me c’è nitido il desiderio di dominare e sento anche il desiderio di distruggermi, all’ inizio del video Marco dice: il gusto di distruggere e di distruggersi! é incredibile ma c’è un gusto, triste ed amaro ma c’è un gusto e mi da l’ impressione che cominci a notarlo! Il mio ego, mi sembra abbia diversi stati: uno, più lucido, dove si prova paura, tutto fa paura! uno è un sognare, un sognare la soddisfazione dei miei desideri, dei miei desideri di potenza e di gloria, un altro è caratterizzato da una estrema critica di me stesso legata a molti sensi di colpa per lo più dovuti all’ osservazione del proprio stato di miseria,ecco penso che il mio ego viaggi spesso tra questi stati d’animo. La notte capita di fare sogni assurdi, schifosi quasi! Mi vergogno anche solo a pensarci! Immagino che sia normale, immagino che dietro ci siano i mostri, altrimenti non avremmo tanta paura nel voltarci. Ecco io sinceramente parlando vedo tanti mostri. Affrontarli è strano perchè più ne prendo coscienza e più sento che vivendo in questa modalità dell essere, pienamente egocentrata, pienamente in linea con le mie maschere, sto male, e più ne prendo coscienza e più sto male. E nonostante questo continuo a seguire le maschere e questo è frustrante. Forse pretendo troppo da me? Pretendo di cambiare da un giorno all’ altro? Mah! Detto ciò sto notando anche quanto sia fondamentale il respiro e la meditazione, noto effettivamente di essere molto teso, sempre, e sempre senza motivo, se non fosse per una più o meno indefinita paura di fondo, che ha una voce che suona più o meno così: tu non ce la fai, ti manca qualcosa, così come sei non va bene, non sei in grado, devi fare qualcosa, essere qualcos’altro per andare bene. Ma meditando si scopre che questa voce è falsa, perchè più sono me stesso, più abbasso il dover essere e più sto bene, la meditazione infatti mi da benessere, un benessere caldo, intervallato dalla voce ronzante del dover essere (controllare respiro, controllare postura, sistemare dolorino, etc etc etc). ecco che levo forza a queste paure. E sto meglio. Per quanto riguarda il pensiero è verissima la frase di Marco che dice bisogna pensare in grande! Solo a certe altitudini il serpente muore. é li che voglio stare. Al momento è guerra totale.
Caro Diego,quante volte ti è capitato di osservare e descrivere così efficacemente ciò che accade nella tua interiorità ?
Quello che descrivi è presente, in parte, anche in noi; la lotta è proprio dura …. ma anche un minimo spostamento di stato è piacevole, confortante e incoraggiante, siamo sulla strada giusta.
Ricorda però le qualità necessarie per questo coraggioso viaggio:
pazienza, umiltà e perseveranza sono veramente indispensabili per tutti noi.
Buon lavoro Ale
Vorrei dire ad Agata e Diego che state procedendo nel lavoro con precisione e profondità. Certo riconoscere queste zone buie dentro di noi è doloroso e lascia un senso di frustrazione all’inizio.
Però per consolarvi vi ricordo (e lo dico a Diego in particolare) che state lavorando su quella parte di voi che ha bisogno di essere curata; ma voi siete anche altro…..persone in ricerca, ricche di sentimenti, sensibili altrimenti non sareste qui! Vi abbraccio
Grazie Gabriella! In certi momenti è così importante per me avere delle conferme per procedere sempre più fiduciosa…serena…
Ti ringrazio tantissimo, Diego, per la tua condivisione. Quante volte anch’io, come te, ho sentito la falsa vocina “sei sbagliata”, “non vai bene così come sei”; eppure in noi c’è tanta bellezza, tanta dolcezza e forza positiva che attende solo di essere accolta e di venire alla luce. la tua lotta è così simile alla mia…Sto facendo esperienza della potenza della pratica meditativa; nel respirare, nell’ascoltarmi in questo modo sento che mi sto ridando vita in pienezza….non senza fatica…
Ancora grazie! Sei davvero una bella persona.
camminiamo insieme…
Cari ragazzi,è da un po’ che non ci sentiamo ma sono stato posseduto per cosi dire da una forza negativa;un demone che mi ha detto più o meno così: dai adesso conosci la verità, tu sei l’unico io in conversione nei paraggi,gli altri non sanno neanche quello che fanno,sono tutti ignoranti e io ego centrato,dai perché aspettare 7anni vai a proclamare la verità, fatti conoscere,fatti valere,dai,dai anche in
famiglia così cambi le cose e avanti così.
Ho passato giorni a criticare interiormente le persone.
Tutto ciò ha creato un forte malessere nella mia famiglia,in me stesso e credo nel mondo intero.
Mi stavo isolando anche da voi!
Ma la cosa che più mi ha sconvolto è stata
la fatica estrema a rendermi conto di essere sotto l influsso di una tentazione demoniaca e la grande fatica nel …rivoltarmi!
Mi sto ancora leccando le ferite.
Comunque è passata e come dite voi: coraggio,umiltà, umiltà ,umiltà, e lavoro che ritorno a fare con voi.
Scusate il mio sfogo.
Ciao.
Claudio.
Che mi serva da lezione!
Capisco la tua sofferenza Claudio cosa significa sentirsi diverso con quella spavalderia che dice “io sto facendo qualcosa di grande che tu non puoi capire!”. Questo è il grande pericolo per chi intraprende un percorso spirituale. Però al momento in cui ne hai consapevolezza…ecco la crescita, si cade e ci si rialza, e il lavoro continua sempre meglio. Grazie della sincera testimonianza!
Gabriella
“……tante belle parole……sentimenti condivisi……tuttavia……”.
Perchè tendo quasi sempre a edulcorare, coprire, verniciare…..a mostrare lucente quella parte che è ancora opaca?
Siamo ancora nella caverna….( Platone, ricordi?) io poi non mi sento ” a casa”; quale casa? la casa interiore ?
Forse sono nel sottoscala, o in cantina….. Mi viene in mente la scala nel sogno di Giacobbe ( Gn. 28,10 ) dove gli angeli di Dio salgono e scendono. Da ragazza ho sognato una scala, avevo paura a salirla, poi, una volta su, paura anche a scendere. Gli angeli di Dio invece salgono e scendono, con disinvoltura: è il movimento divino del Cristo? Credo di sì. Pensiamo di essere anche noi già coloro che vedono il cielo aperto e gli angeli salire e scendere ( Gv. 1,50) sopra di noi come è avvenuto per Gesù?
Percorro le vie kenotiche, come ha fatto Lui, oppure, mi rifugio, ” a casa “, al “caldo”, mentre ” il pericolo è fuori” , ed io mi sento al sicuro e gioisco, al pensiero di potermi nutrire di tante belle parole, sentimenti condivisi e , perchè no, anche di speranze?
Ciao Gio’, dai vieni in strada con noi !
Siamo tutti qui in cammino nella consapevolezza delle nostre distorsioni poichè ne sperimentiamo gli effetti distruttivi su noi stessi e sugli altri.
Ci viene così bene e facile poi far male a chi ci è vicino che sembrerebbe la nostra vera missione…
E’ li, proprio li, il materiale di studio sul quale concentreremo la nostra attenzione,
quante energie vitali restano bloccate o peggio deviate in negativo,
liberiamole !!!
Piano piano, goccia dopo goccia, inspiro dopo inspiro potremo gustare un piccolo spostamento del nostro stato che da tanti anni ci abita.
Non siamo soli…
Un abbraccio Ale
Dici bene, Alessandro, dovrei venire per strada….. Perchè quassù tutto tace, tranquillo, mi sembra di essere entrata in una seconda parrocchia, avere intorno fantasmi e non persone.
Tuttavia vorrei chiarire un aspetto relativo ai miei interventi qui:
nessuno si senta attaccato quando scrivo con apparente tono di accusa-giudizio; non avviene ad es. con l’ ultima testimonianza, direi onesta, di Claudio perchè attraverso di essa il demone è uscito, da lui e anche da me, capite?
Quando invece dalle mie parole trapela qualcosa come un giudizio è perchè in quello che mi arriva percepisco l’altra parte di me che forse non è ancora emersa o che è inconsapevolmente criptata; pertanto il mio dire non vuole essere un giudizio all’emittente bensì una sorta di auto-accusa. In definitiva nell’altro che si esprime spesso io vedo parte di me stessa che posso riconoscere con una modalità, forse non gradita…. ma non somiglia un pò agli effetti dell’ antica ” maieutica “? Io riconosco perchè tu riconosca….nella ricerca della verità?
Aggiungo una cosa che mi torna sempre nella mente:
Io non mi sono offesa quando in uno degli incontri con la comunità monastica, nel contesto della risurrezione di Gesù, a proposito della pietra che doveva essere rimossa dal sepolcro, colui che presiedeva l’incontro rivolto a tutti ha detto: voi ” macigni ” dovrete spostare se vorrete vedere il risorto….
Un abbraccio a tutti
Giovanna
Il tuo chiarimento Giovanna è opportuno ed utile, anche perchè mi permette di tornare sul metodo di condivisione che sarebbe meglio utilizzare.
Tutti noi lavoriamo su noi stessi seguendo gli schemi che di volta in volta vengono proposti, se nelle condivisioni non appare il lavoro noi possiamo fare poco, è necessario che i passaggi siano corretti ma se non li vediamo …….
Siamo tutti tenuti ad un ascolto-lettura empatica e possibilmente silenziosa per evitare che l’altro possa sentirsi giudicato, a volte queste inibizioni possono partire anche da apprezzamenti quindi facciamo molta attenzione.
La scrittura poi, a volte, non aiuta nei chiarimenti e se considerate che la partecipazione attiva tra noi è ancora molto limitata potete capire perchè è importante tenere ben presenti questi accorgimenti.
Il lavoro che stiamo facendo è molto importante, può essere e sarà di grande aiuto a tutti noi e più siamo più sarà ricco ed efficace.
Grazie a tutti Ale
Vorrei condividere l’eserc. di autoc. sulla genesi famigliare.
Ingiunzione:
certamente la settima. Non entrare in intimità, non esprimere i tuoi sentimenti.
Terzo passaggio:Se non entro in intimità sarò più bravo,buono,pulito,
educato,attento e superiore agli altri.
Quarto passaggio:Non
sono entrato in intimità, non ho espresso i miei sentimenti nei confronti certamente dei miei genitori,di mia sorella,amici e anche di mia moglie.
Direi che io stesso non mi sono mai espresso nei miei più autentici sentimenti che sento di avere là da qualche parte!
Grazie a tutti.
Ciao
Claudio.
Bene Claudio, quindi hai vissuto (in parte) con la conclusione “errata” che se non entri in intimità, se non esprimi i tuoi sentimenti sarai accettato, rispettato, amato.
Sei riuscito a riconoscere che davvero hai sviluppato questa strategia di difesa, isolandoti e mostrando un certo distacco e freddezza di sentimenti.
E’ probabile che gli altri intorno a te non lo hanno tanto percepito, ma la tua anima invece sì, ha sentito profondamente questo blocco e sicuramente anche se inconsciamente ne ha sofferto!
L’importante è “comprendere” (vedi il bellissimo vangelo di oggi!) e vedere. C’è ancora tempo per rinascere. Un caro saluto Gabriella
Ciao amici DP,
è sempre una grande ricchezza leggervi, perchè si chiariscono meglio le cose, ci si sente in cordata (amo la montagna, quella alta delle mie valli d’origine e che vedo chiudendo gli occhi), si condivide un terreno comune e un percorso comune.
Un grazie a Giulia per essersi giocata non solo per gli amici fisici, ma anche per noi telematici. Come è importante leggere concretamente e in diretta un’esperienza di vita per comprendere meglio il significato e la profondità delle parole di Marco e farle entrare dentro! E crederci ogni volta sempre un pochetto di più … che questo vale anche per me!
Un grazie a Marco C. che mi ha invitata di ascoltare la settima di Beethoven con occhi e orecchie più attente e nuove e mi ha messo dentro la curiosità di conoscere Brucker.
Un grazie a Marco e al suo prenderci per mano con sapienza e pazienza aiutandoci a fare piccoli e profondi passi nell’esperienza della nostra vita e della vita del mondo.
“L’anima è in un certo senso tutte le cose”
Accidenti che potenza qs affermazione in questi giorni per me! Come è vero che a seconda di come mi sento, mi percepisco, a seconda se dico bene o dico male di me, il mondo che mi circonda, il quotidiano, le persone hanno una diversa valenza, una diversa fisionomia…!!!!
Mi veniva in mente il passaggio del libro della Genesi, quando al cap. 2 Dio crea l’uomo e poi gli dice di dare un nome a tutte le cose:
“Il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, …”
Nel linguaggio biblico “dare il nome” significa esercitare un potere. Ed è proprio il potere una delle qualità fondamentali dell’uomo, una qualità divina che Dio condivide con l’uomo.
Dare il nome è conoscere, è accorgersi di una esistenza, è entrare in relazione.
Bene, se l’uomo … io damiana … sono alienata, se indosso la maschera, se sono vinta dalle mie paure, se agisco per automatismi difensivi “folli” … quale nome potrò dare alla creazione, alla realtà attorno a me, alle persone che mi circondano, … che non siano nomi non veri, forse addirittura folli?!
Quale potere eserciterò che non sia solo mia difesa, alienante per me e per l’altro? E che relazione potrò mai instaurare con le persone che non sia di difesa, dove l’altro è nemico, concorrente, avversario, ombra a me stessa e dunque da spostare o eliminare?
Come sto io, così le cose mi appaiono, il nome dato loro sarà una benedizione o una maledizione.
Quale RESPONSABILITA’ e quale FIDUCIA Dio ci affida consegnandoci nelle mani un pezzo di creato da custodire, persone di cui prenderci cura e a cui affidare noi stessi!
Quale responsabilità nel lavorare su me stessa per trovare quel volto ogni giorno un po’ più autentico. Ingiunzioni, maschere, paure, difese … C’è tanto da lavorare. Ma in questi ultimi anni sento come se mi fosse stata data una opportunità grande: svegliarmi dal sonno e gustare la bellezza (non senza sofferenza e fatica!) di tutto ciò.
E rivedo il mio papà nell’orto di casa che con passione e con il sudore della fatica e qualche smorfia per un dolore fisico spuntato all’improvviso, piegato sulla terra la smuove, toglie i sassi, quasi la accarezza per consegnarle poi il seme, la bagna, attende … attende … e poi quando l’insalata o le carote sono pronte per essere raccolte, con delicatezza, quasi a non voler ferire la terra, accoglie il frutto e lo porta in casa soddisfatto e grato.
Contadina anch’io nel “terreno di me”.
Per me. Per chi il Signore mi affida.
Coloro che chiamiamo “poveri” (ma che sappiamo bene essere un nome molto generico che dice tutto e non dice nulla), cioè i relitti di una vita, cocci disordinati, belle maschere colorate su trampoli fatiscenti, coloro che si fidano del primo che fa luccicare qualcosa. Bambini che corrono, corrono, corrono senza una direzione, senza coordinamento fisico, senza accorgersi che davanti a loro c’è un ostacolo, e il più delle volte l’ostacolo è un bambino che sta agendo allo stesso modo, e allora si scontrano, e allora si fanno male, e allora si arrabbiano … sì, perchè piangere è un lusso, perchè piangere è da deboli, è roba da donne. Mamme giovanissime, che sembrano mie sorelle minori e hanno già 3-4 figli; mamme senza sapere, mamme che a stento fanno la loro firma, che soffrono la solitudine di un compagno in carcere, che non si aspettano più niente dalla vita perchè la vita ha smesso di contare su di loro.
Questo è il mondo, il piccolo grande mondo in cui vivo da qualche mese. Qui io vivo e qui voglio riconoscere le mie maschere, le ingiunzioni che hanno una voce ancora molto squillante dentro.
Sì, per bene-dire e non male-dire questo pezzetto di terra, rischiando una risposta folle automatica al mio essere non autentico.
Per me. Per loro.
Grazie, infinitamente grazie a Marco Guzzi che mi aiuta a venire fuori dai luoghi interiori (e non) in cui mi nascondo.
Non bastano le parole per descrivere il SOLLIEVO della percezione ( certo iniziale ) di una liberazione interiore, che è allo stesso tempo la scoperta della propria identità. Finalmente… era tanto che volevo CONOSCERMI.
La meditazione finale del settimo incontro, che ho voluto ripetere stamattina, mi ha commosso: ha dentro di sé tutti i contenuti ascoltati finora, ed anche altri già percepiti tempo addietro e “messi da parte” … bastano poche parole
meditate per trovare il TUTTO.
Saluti a tutti i componenti di DP (e piacere a Giulia B. per averla ascoltata) .
Dopo questi ultimi due commenti , grazie Damiana e grazie Roberta, è nata spontaneamente una riflessione:
siamo solo al settimo incontro del primo anno ma ecco già apparire dei segnali forti ed inequivocabili della efficacia di un lavoro serio che accompagna i praticanti verso una vera libertà da schemi prestabiliti o concetti o visioni che spesso agiscono in noi inconsciamente.
Il cammino è lungo ma con voi sarà sicuramente piacevole percorrerlo.
Buon proseguimento. Ale
Ciao a tutti, scrivo per fare una domanda.
Seguendo il percorso ‘darsi pace’ mi sto rendendo conto di quanto, la pratica meditativa e la spiegazione della parola di Dio proposta in modo così coerente e collegato alla psicologia umana faccia la differenza.
Una delle mie bimbe ha 6 anni e mi piacerebbe che anche lei potesse fare suo il messaggio di Dio In modo più vissuto che rappresentato.
Mi piacerebbe che ci fosse un percorso ‘darsi pace ‘ anche per lei, ogni tanto abbiamo provato a immaginare un prato con un fiumiciattolo che finiva dentro a Dio e ci abbiamo messo dentro tutte le cose belle e brutte della giornata…a lei è piaciuto tanto… Esistono delle meditazioni per i bimbi?
Ciao Bea so che esistono corsi di yoga e meditazione per bambini, ma non so dirti di più.
Indubbiamente credo che, se già è difficile far stare seduto ed in silenzio un adulto, ottenere lo stesso intento con un bimbo sia alquanto difficile.
Certo già avere in casa dei genitori che praticano la meditazione e il silenzio e spiegano ai loro bimbi le scritture con esempi giocosi come hai fatto tu, è un buon inizio! Un caro saluto
Cara Gabriella, grazie per la tua risposta.
So che esistono queste esperienze fuori dal credo cattolico, e per quel che ne so hanno un loro seguito.
Mi chiedevo se esistessero con sfondo cattolico, in fondo nella tradizione parrochiale si chiede a bimbi anche piccoli di recitare preghiere così complicate, perché non osare con la meditazione, che può portare autenticità e consapevolezza nella loro esperienza religiosa.
Fate così tanto con ‘darsi pace’ per noi adulti, è un peccato non pensare a qualcosa da proporre anche ai bimbi, secondo te c’ è lo spazio perché questo avvenga?
Un caro saluto
Beatrice
Faccio fatica a scrivere perché vorrei trovare parole vere, che dicono davvero…
La meditazione è cosa gentile, buona, per me e non mi manca il desiderio di perseverare, fra alti e bassi.
Sono stata, a volte, vittima di paure e smarrimenti. Ho cercato quindi di ascoltare e comprendere in profondità le parole – sorrido, accolgo/mi abbandono, lascio andare- e in ciò ho trovato la risposta e la forza che cercavo.Ho intuito perché Marco vi torna insistentemente, sembra fare della meditazione la”chiave di volta” del nostro cammino. Occorre essere presenti a noi stessi, sempre.
Vorrei ora condividere il mio esercizio di autoconoscimento partendo dalle INGIUNZIONI E CONCLUSIONE ERRATE insieme.
Se non sarò me stessa-sarò accetta e curata.
Se non crescerò, non riuscirò- starò tranquilla.
Se non mi espongo- sarò al sicuro.
Se non penserò e non avrò opinioni mie- sarò voluta e stimata.
COMPORTAMENTI
Tendo a essere pigra, a delegare a chi mi sta vicino.Non riesco a vivere pienamenti ruoli precisi (moglie, madre, lavoratrice).In fondo, l’unico ruolo che sento è quello di figlia.Non amo sposare un’idea (i n concreto far parte di gruppi, associazioni).
Ho spesso rifiutato relazioni profonde.
-Quale immagine tendo a dare di me? Passiva e distaccata .
Grazie di tutto
Patrizia
Cara Patrizia nel nostro piccolo io e mio marito abbiamo di recente proposto incontri di meditazione per adulti nella nostra parrocchia. Come è successo anche ad altri praticanti dei nostri gruppi in altre realtà i parroci, se pur scettici, hanno dato l’ok ma senza farne l’annuncio che l’invito meritava. E così tali esperienze sono finite sul nascere! Questo per dirti che purtroppo la Chiesa non è ancora pronta nel riconoscere la meditazione come strumento da unire alla preghiera, viene ancora vista come qualcosa legato più alla tradizione orientale che a quella cristiana. Così allo stesso modo penso sia difficile trovare un percorso cattolico per bambini che comprenda la meditazione. Almeno io non ne sono a conoscenza!
Per ciò che riguarda il lavoro dei nostri gruppi, credo sia già una bella conquista che, mai come quest’anno, aderiscano così tanti giovani. Pensa che fino a due anni fa l’età media dei praticanti era di 40-50 anni.
Speriamo per il futuro di accogliere anche tanti festosi bimbi! Un abbraccio Gabriella
Scusate tanto volevo rispondere a Bea e invece ho scritto Patrizia
Allora prendo la palla al balzo e a Patrizia rispondo io con piacere.
Ti confermo cara Patrizia , la meditazione è la chiave di volta del nostro lavoro.
E’ attraverso la pratica costante che possiamo sperimentare veramente e cioè fisicamente quello che nelle prime esperienze sono solamente parole a volte sospese.
Ogni volta che ci sediamo apriamo una nuova esperienza chiudendo gli occhi e ciò che fiorirà può essere sempre nuovo e sorprendente ma anche ripetitivo e faticoso, dipende molto dalla nostra capacità di lasciar andare per poter meglio accogliere la vita.
La pratica come vedrai sarà sempre più profonda fino alla trasformazione che vivremo nel secondo anno.
Il nostro esercizio ci aiuta a vedere meglio, nella nostra profondità, ciò che attiva dei cattivi comportamenti sui quali è possibile intervenire positivamente.
Tu lo hai fatto bene e ti sarai accorta di quanto errate siano le conclusioni che quella bimba indifesa ha messo in atto.
Attenzione, quando facciamo questo tipo di esercizi cerchiamo di uscirne con la consapevolezza che i comportamenti sono si così ma in parte, non è sempre e solo così.
Sopratutto però ricordiamoci che c’è la bella notizia: ora lo so e posso lavorare per trasformare questo comportamento, sarà un lungo lavoro che può anche essere doloroso ma sicuramente ne varrà la pena.
Buon proseguimento Ale
Cara Gabriella,
grazie per il tuo chiarimento per me è stato molto importante, capisco il vostro punto di vista
Un affettuoso saluto
Beatrice
Caro Alessandro; nella tua risposta a Patrizia tra l altro scrivi:….dipende molto dalla nostra capacità di lasciar andare per poter meglio accogliere la vita.
Qui c’è proprio tutta la mia difficoltà a lasciare andare!
Potresti aggiungere qualcos’altro in merito?
Poi volevo dire un altra cosa.
Da un po’ di tempo avverto un certo disagio psichico in me legato penso proprio a questo lavoro di cambiamento di stato dell io.
Penso che dato il lavoro appunto che facciamo sia abbastanza normale ma non ne sono proprio sicuro.
Potresti dirmi qualche cosa tu o qualcun altro anche su questo?
Grazie!
Claudio.
Ciao Claudio,
siamo veramente in molti ad avere grosse difficoltà nel lasciar andare, se pensi allo sviluppo di un neonato puoi verificare che tra le prime parole ben dette c’è ” mio ” .
Sembra quasi innaturale lasciar andare eppure….. nulla avrebbe ricambio e nella nostra respirazione ma nella totalità del corpo ne abbiamo un modello grandioso, potremmo dire così anche delle generazioni che si susseguono lasciando tutto a chi viene dopo.
Eppure è veramente difficile mollare la presa, rilassare veramente tutto il corpo è già di suo utile, la consapevolezza poi di poter accogliere nuova energia ( come col nuovo inspiro ) può aiutarci ancora dipiù.
Imparare a lasciar andare poi è indispensabile per mollare il vortice dei pensieri che sono lì pronti all’attacco non appena si cerca di far silenzio interiore, quindi l’importanza di questa azione salutare è grande e la si apprende con la pratica.
Più la si pratica più la si conosce e si può favorire.
Pazienza Umiltà Perseveranza e Coraggio, scusa se lo ripeto spesso ma se ci pensi bene vedrai che è tutto lì.
Sul disagio psichico credo che dovresti essere più preciso cercando, se vuoi, di descriverlo, considera però che il cambiamento ( noi lavoriamo per favorire una vera trasformazione ) porta con se dei disagi poichè un nuovo assetto va prima cercato poi sperimentato ed infine consolidato e questo intorno a noi provoca reazioni che ci ritornano indietro a volte anche dolorosamente, purtroppo.
In fondo la vera libertà disturba la quiete abitudinaria.
Spero di essere stato utile e comunque la mia mail è pubblica quindi se vuoi…………
Un abbraccio Ale
Caro Alessandro,DP è una direzione precisa che do alla mia vita.
Una risposta a domande decennali.
Pensa che mi sono detto a 54 anni:
‘lancia la tua vita verso l’infinito e poi muori!’
Cosi ho sintetizzato DP.
Insomma un certo disagietto questo lo porta.
E poi per noi telematici è appena sufficiente questi mezzi appunto telematici.
Io sono solo per centinaia di KLM. e ne avverto la solitudine.
Per i fisici è un po diverso.
Comunque ho bisogno di tempo e tengo fede a quello che mi hai detto:umiltà, perseveranza,
pazienza,coraggio!
Per il momento va bene così.
Grazie a te e a tutti per la vostra pazienza.
Claudio.
Silenzio , forse il silenzio è il ritrovo per accompagnarci davvero verso un “ritorno” /”ritrovo” dell’anima . Il silenzio interiore da inizio ad un incantevole soliloquio con l’anima . L’uomo in crisi , spaventato , rabbioso e belligerante con il silenzio ritrova quel bambino accudito, amato e abbandonato su questa Terra. In quel silenzio scopre che l’amore terreno è’ limitato . Nessuno si salva da solo , nessuno. L’ideologia narcisistica imperante vuole l’uomo indipendente da tutto. Un uomo che fa finta di essere sano indossando maschere più o meno accattivanti. Un uomo vincente è onnipotente su tutto, natura , miseria, malattia, onesta’ , . Un uomo veloce. Un uomo a metà . Interessa solo una meta’. L’altra oramai venduta e svenduta al mercato delle Tratte emozionali. Un uomo incredibilmente ricco e paurosamente analfabeta emozionale. Ci preoccupiamo di tasse, mutui per case sempre più sofisticate, viaggi , anti age per non invecchiare , auto sempre più performanti , colesterolo basso e omega 3 per cuori che non devono smettere di battere mentre milioni dei nostri fratelli muoiono nella miseria e nella fame. Un uomo che non sa più rinunciare . Musica , arte ( si può ancora chiamare arte?) cinema , momenti ricreativi devono essere vissuti dentro un enorme occhio di bue. Selfie…… In ogni occasione facciamo esperienza di quello che stiamo vivendo o ci preoccupiamo di pubblicizzare la nostra misera esistenza ? Cosa resterà di questo tempo , perso, bruciato , disperso nell apparire narcisistico del falso Se? In questa miseria umanitaria e umanistica l’unica via per far ritorno a casa è’ il Silenzio. Il respiro come soffio di vita . Per riscoprire la vita attraverso la consapevolezza di una solitudine di un vuoto interiore enorme preparandoci a vivere un alba vera , piena di luce e speranza . Una luce diversa che regalerà ai nostri occhi strade nuove e sopratutto l’esperienza del cuore . Fare esperienza di quello che si vive . Ritornare a vivere sapendo che Tempo e spazio sono limitati. In questa consapevolezza possiamo diventare rivoluzionari di un domani per effetto di scelte . La scelta dopo l’esperienza è’ un bisturi che taglia in maniera netta ieri da oggi. Allora il colloquio con i nostri figli diventerà un educare tramandando non più un Sapere narcisistico di convenevoli scudi egoistici ma una maternità , una paternità della rinunzia e della morte per regalare Vita che sgorga come acqua di roccia , chiara limpida cristallina . È’ qui il nostro compito di preparare una nuova umanità . Un taglio con il nostro passato sanato e medicato dalla gratitudine e dell’accoglienza e la potenza comunicativa ( esperienza e consapevolezza del dolore) di un nuovo Verbo. Il comunicare una Verità . Il silenzio , dal silenzio per iniziare ad Essere. Grazie a tutti. Grazie Marco.
Claudio non sei solo! Noi siamo un unico corpo perché uniti dallo stesso intento, dallo stesso desiderio di pace e di integrità.
Possiamo essere vicini anche se lontani! Un caro saluto
Gabriella
P.S. Cari telematici vi aspettiamo numerosi per l’incontro pasquale il 28 marzo!
Grazie Mirko delle tue belle parole che accolgo in “silenzio” meditandole! Buonanotte
Grazie delle condivisioni!
Grazie Mirko, anche a me hai regalato una riflessione che merita tanto ascolto interiore. E’ una grande ricchezza potersi specchiare e conoscere attraverso la Parola che e’ l’altro…
Una domanda per Gabriella o Ale…: nel secondo esercizio di autoconoscimento, seguendo il libro, mi sono bloccata appena ho letto “di evocare quante volte ho fatto soffrire qualcuno con la falsa immagine di me..”. Questo punto mi atterrisce, mi blocca…Perche’ non riesco ad andare avanti?
Claudio, posso permettermi una parola (non vorrei essere invadente, nel caso dimmelo…)? Mi sono commossa quando ti ho letto….
Anch’io desidero dirti che non sei solo. Siamo realmente un unico Corpo. E anch’io, con te e come te, sto percorrendo questo cammino a momenti faticoso e duro…ma che sento autentico…
Grazie della tua presenza…
Un caloroso saluto a tutti,
Agata
Cara Agata, è certamente spinoso dover riconoscere che i nostri atteggiamenti difensivi/aggressivi, anche quelli più dissimulati, hanno prodotto e continuano a produrre sofferenza in noi e in tante persone. E’ doloroso, ma credo sia salutare, in quanto ci mostra con chiarezza che stiamo parlando di questioni molto serie, e ci sprona a riconoscere meglio le nostre distorsioni, e a criticarle a fondo, proprio per gli effetti distruttivi che provocano. Così ne allentiamo la morsa, l’automatismo, e dilatando la nostra consapevolezza, ci indirizziamo verso inedite e più libere e benefiche modalità del nostro essere.
Auguri allora, e fiducia: noi osserviamo le nostre ferite con lo sguardo misericordioso del medico, che tutto sa accogliere e risanare.
Marco
Sono arrivata sino in fondo con l’esercizio! Ti ringrazio Marco per avermi aiutato ad andare avanti … Non e’ stato facile; anzi piuttosto doloroso (e ancora lo e’). E so bene che dovrò ritornaci…
Alle due domande “quante volte ho sofferto e fatto soffrire”, il rispondere mi ha portato come in un cimitero interiore. Tanti volti e relazioni ferite soprattutto da una mia condotta particolare… (sempre la stessa, anche se con varie sfumature). Ho anche scoperto, con stupore, che le ingiunzioni principali sentite nella mia vita sono le stesse che impongo (e non necessariamente in modo esplicito!) agli altri!!!! Questa consapevolezza sta appena emergendo e già la vedo… E’ una scoperta terrificante e bellissima allo stesso tempo. Terribile perché ho visto la mia grande capacita’ distruttiva. Bellissima perché c’e’ speranza: posso cambiare, e posso continuare a guardare le mie ferite e fragilità e anche la mia capacità distruttiva con lo “sguardo misericordioso del Medico”, senza giudicarmi…
Grazie Marco per ogni parola che mi hai scritto…
A presto!
Agata
Grazie di cuore Agata per le tue parole e
per le tue condivisioni.
Ciao.
Claudio.
Carissimi Gabriella e Alessandro e tutti, un caro saluto!
Finalmente spero di trovare il coraggio di rompere il ghiaccio.
Sono una cinquantacinquenne casalinga telematica “disperata” di Mondovì in provincia di Cuneo. Ho due figli Paolo e Filippo di 22 e 18 anni che vivono ancora a casa e stanno studiando, mentre mio marito è spesso via per lavoro.
Mi sto convincendo sempre di più che sia lo Spirito Santo consolatore ad avermi condotta qui. Purtroppo però finora sono stata affetta da mutismo telematico: mi sono trovata un bel po’ di banali giustificazioni per non scrivere
-ora non ho temo,aspetto il prossimo incontro per capire di più, non so da che parte incominciare, che idea si faranno di me se leggono questo?, non puoi annoiarli con questi pensieri, ecc ecc…
Ma in che STATO sono? Com’è difficile riconoscere ingiunzioni codici errati e forzature. Alla fine di questo incontro Marco ha detto che il cammino di ricerca della verità va fatto insieme e quando siamo nella notte e ci scordiamo le cose ci sono i compagni che ci aiutano.
Grazie per l’aiuto che mi date e darete e grazie infinite a Marco e Paola per la vostra naturale disponibilità e affabilità.
Ciao, Lidia
Carissima Lidia, benvenuta! e grazie del piccolo sforzo che hai fatto per rompere il ghiaccio.
Il ghiaccio infatti tende a riprodursi sempre, ogni giorno, per cui ogni giorno siamo chiamati ad utilizzare il rompighiaccio, la spinta a comunicare, a esporci, a uscire dal nostro mutismo, che non ci dà mai quanto ci promette: sicurezza, protezione etc.
Ogni riga che ci sforziamo di scrivere è un piccolo passo di evasione fuori da tutte queste gabbie.
Continuiamo perciò ad aiutarci ad evadere..
Marco
…e mi unisco a Lidia nel tentativo di uscire di nuovo dal mio silenzio. Anche se a differenza di Lidia qualche piccola apparizione in questo spazio riservato l’ho fatta. Ma devo confessare anch’io la difficoltà a condividere nonostante stia sperimentando il valore di questo lavoro autoconoscenza. Per quanto mi riguarda l’esercizio di consapevolezza delle ingiunzioni è stato molto importante. Non ho ancora approfondito, ma già aver preso coscienza di certi codici che funzionano ancora alla grande, determinando sofferenza, tristezza, e difficoltà di relazione, sono una luce che mi sta sostenendo nel desiderio di andare avanti. Domenica, finalmente ho ripreso l’esercizio dopo una settimana di debolezza causata dall’influenza. E ho gustato di nuovo la meditazione, il rilassamento e la pace che mi hanno permesso di riflettere sulle ingiunzioni. Con grande senso di liberazione sono emersi due ricordi di infanzia che hanno fatto luce su una paura attuale, mascherata: la paura della solitudine. L’ingiunzione che è emersa era: puoi stare sola, puoi farcela da sola. Ma una bambina, con le sue forze, può arrivare sino a un certo punto… E la conclusione errata maturata con questa ingiunzione era: se me la cavo da sola, mamma sarà contenta di me. Attualmente non ho ancora chiaro come incida questo codice. Forse ancora sento il conflitto tra il dovermela cavare da sola e il rifiuto di aiuto, o di consiglio che potrebbero mettere in evidenza i miei limiti. Devo ancora approfondire. Intanto sento che aver ritrovato quei ricordi e il segno che hanno lasciato in me è una luce importante per continuare e per lavorare.
un caro abbraccio a tutti
elisabetta
Quella piccola Elisabetta per fare contenta mamma ed essere quindi amata pienamente pensa : ” se non sarò una bimba e ce la farò da sola sarò amata; se non mi aggregherò ad altri starò in pace con i miei e starò meglio “.
Da tali conclusione errate spesso fioriscono distacco, falso potere ( faccio tutto io ) , superiorità, un bel pacchetto di atteggiamenti separanti che vanno proprio nella direzione della tua paura mascherata .
Il fatto che tu ” ora ” riesca a vedere questo è già un efficace passo avanti verso la liberazione.
Buon cammino. Ale
Si Alessandro, mi ritrovo in quello che hai dedotto dalle mie “scoperte”… ma anche in altri atteggiamenti opposti, come insicurezza, senso di inadeguatezza e bisogno di sostegno (conferme). La consapevolezza consola – è una conquista – ma l’esperienza è ancora dolorosa. La meditazione mi aiuta molto a pacificarmi con questa solitudine che diventa sempre più esperienza positiva di me stessa, nella respirazione consapevole, nella liberazione dai pensieri… nell’entrare in nel silenzio non più forzato, ma cercato come spazio per ritrovarmi libera e aperta allo Spirito e agli altri.
Grazie, Ale.
elisabetta
Grazie Marco ed Elisabetta!
E’ da tanto tempo che ho la consapevolezza di avere un codice errato operativo dentro di me e ogni volta che ho creduto di essermene liberata si è automaticamente installato di nuovo e in forma potenziata.
Grazie a DP mi sono resa conto che non posso scendere nelle profondità della mia anima da sola, per questo vi chiedo di seguirmi passo passo perché anche se percepisco tante ingiunzioni poi ho difficoltà a trarre le relative conclusioni.
Una potrebbe essere SE NON CRESCER0′ SARO’ LIBERA DI GIOCARE,
ma c’è anche SE NON SARO’ UNA BAMBINA SARO’ APPROVATA E AMATA,
SE NON ESISTER0′ SARO’ FINALMENTE LIBERA ,
SE STARO’ FERMA SAR0′ SALVA,
SE NON SARO’ ME STESSA SAR0′ ACCETTATA.
E aggiungo ancora
SE NON STARO’ BENE STARO’ MEGLIO,
nel senso che quando sono in una situazione dolorosa, sento che è come se espiassi il male che ho fatto (a chi? ai miei genitori? forse perché disobbedivo loro di nascosto? e quindi si sono ammalati per colpa mia) e mi sento meno in colpa. Per ora mi fermo qui,
un caro saluto
Lidia
Cara Lidia ti do anch’io il mio benvenuto. Sento che questo lavoro per te come per tutti è doloroso ma anche molto liberante, si capiscono molte cose è come una specie di risveglio!
Il codice operativo ben piantato nel nostro ego è duro a morire, è nella nostra carne e ci vuole tempo, ma già riconoscerlo è importante, piano piano lo allentiamo.
Ti consiglio di non avere fretta, puoi accontentarti di quello che senti oggi che mi sembra sia già molto, hai tutto il tempo per tornare a sentire ciò che hai dentro.
Anche se a volte ti sembra di aver percepito ingiunzioni contrastanti (non crescere, non essere bambina) è normale. Si lavora sul magma emotivo che regnava in noi nell’infanzia che non corrispondeva probabilmente alla realtà ma noi vivevamo così quelle richieste spesso inconsapevoli da parte dei genitori.
Ti possono aiutare due cose in particolare:
i ricordi anche banali della vita ordinaria di quel tempo non so magari quando si era a tavola oppure un episodio in particolare e poi analizzare le tue attuali modalità di relazionarti con gli altri o di reagire di fronte a situazioni difficili.
Con serenità lasciare emergere le emozioni!
Un caro abbraccio Gabriella
Settimo incontro. Sette.
Ho scoperto che mi viene meglio associare un numero, semplice, ad ogni incontro. Sette. E ogni numero ha un colore, un sapore, delle sensazioni. Ogni numero si tinge delle emozioni che, svicolate le contrazioni, tornano libere, confortate dal sentirsi finalmente “a casa”.
Ritorno a casa, nell’aula Zatti.
Il problema è fuori, portare questo caldo fuori. Per ora è difficile. Accidenti se lo è. Ma è tanto avere un posto dove tornare, avere un punto da guardare. Un luogo.
Credo che ci tornerei anche fuori dagli incontri. Così, di nascosto, meglio se non visto da nessuno, per ricaricarmi un po’ sentendomi a casa. A casa. Dove il mio dolore, il mio smarrimento può appoggiarsi, dove è capito, gestito, amorevolmente custodito.
Sette. La mia mente fa un gioco. I numeri li correlo con le sinfonie di Beethoven, ognuna ha un colore e un sapore diversi (sono molto diverse tra loro, non come Bruckner che pure adoro, ma ha scritto praticamente sempre la stessa cosa, ha parlato della stessa – magnifica – cosa). La settima di Beethoven è fenomenale, uno schianto, bella in maniera indecente… forse il finale è un pelo più “terreno”, più “normale”, ma il resto è celeste. Azzurro, come il sette.
La parte centrale è l’adagio, impressionante, commovente. Mi vengono i brividi solo a ripensarlo. Così l’analogia fiorisce benissimo, qui. La parte centrale, la fine della prima parte. Dolce come l’adagio di Beethoven. Il culmine struggente di tutto. Struggente perché pesca nella dolcezza sempre in attesa nel cuore. In fondo Beethoven e Marco dicono la stessa cosa..
Quando lavori sulla tua distorsione, e ne curi appena un grammo, lavori sul mistero delle rose, dei pappagalli… lavorare su sé stessi è lavorare su tutte le cose…
Intimamente, gioisco. Ecco. Ho un motivo per fare il lavoro. Ho una conferma al mio caldo presentimento, che addolcisce un periodo di crisi a volte freddo e brutale, nello scontro tra desiderio e realtà. Il presentimento che questo lavoro è il vero motivo per cui il tempo mi è dato, è la suprema opera artistica della mia vita. La mia vita è compiuta se accetto il lavoro, no matter dove arrivo. E posso cadere, sporcarmi, rotolarmi nel fango (e lo faccio), ma questo lavoro è sempre disponibile, l’opzione di dire “sì” è sempre disponibile.
Anche il lavoro umile di accogliere una paura, riconoscerla, anche questo microlavoro opera sul tutto
Non mi sento più egoista a dedicarmi a questo compito, almeno non più come prima. Nella crisi (familiare, professionale, vocazionale) che a volte mi funesta con scudisciate brutali, mi atterra, in questa crisi che non è certo un diletto, ogni tanto mi scopro a gioire.
Come ascoltando la settima… non puoi non fremere di gioia: anche se parti da sottoterra, ad un certo punto, alle prime note dell’adagio, non puoi non prendere il volo.
Marco
Grazie Marco,
le tue parole sono di grande aiuto per tutti noi e mi fanno venire in mente che parliamo poco del sito pubblico http://www.darsipace.it nel quale tutti noi siamo ospitati, rappresentati, commentati.
Il sito è aperto alla partecipazione di tutti e non solo per i commenti, basta scrivere in ” lettere alla redazione ” ( scendendo è sulla parte destra della home page ) un testo inerente al nostro lavoro ed ecco che la sinergia si realizza.
Forza quindi, la redazione vi aspetta fiduciosa.
Un abbraccio Ale
Davvero un bel testo, commovente il riferimento alla settima di Beethoven, su cui m sono formato, e che “dirigevo” per pomeriggi interi… dai 12 anni in poi …
Un abbraccio, e grazie. Marco
Sono molto fortunata ad avervi incontrati. Adesso che più che mai sono in crisi con me stessa e sento il bisogno di sincerità e di verità è davvero una gioia poter ascoltare Marco e sentirmi circondata da qualcosa di bello…Non voglio essere egocentrica e parlarvi di me stessa ma vorrei restituirvi un po’ di quella energia positiva che mi è stata regalata domenica.
Ho “solo” 22 anni ma sto cercando disperatamente di capire me stessa e di dare un senso alla realtà, che però mi respinge violentemente e si dipinge di falsità e brutalità. Sento che voglio combattere per cambiare le cose ma il problema è che oltre a farlo da sola mi ritrovo anche nella difficoltà di convivere condannando pesantemente me e il mio piccolo mondo insignificante. In questo marasma di instabilità e di giudizi non riesco quasi più a muovermi perchè per farlo avrei bisogno di una base fissa o di una prospettiva stabile da cui partire.
Sono fortunata perché finalmete questa base sento che la posso trovare in questo percorso.
Domenica scorsa vi ho parlato un po’ dei miei genitori ed è buffo che l’ho fatto proprio al settimo incontro, dato che io sono nata in un giorno che era il numero 7! 🙂 Ero molto tesa e proprio per la mia incapacità di lasciarmi in pace non sono riuscita a parlare liberamente e in tranquillità, poi mio padre per me è stato il mio grande amore è tutto il mio mondo quindi è difficile parlarne ora da disillusa-amareggiata ed a gente che non conosco. Sò che i miei problemi familiari sono di poco conto rispetto a problematiche ben più importanti, e in parte mi vergogno della loro inconsistenza, però sento anche che questi miei problemi mi condizionano e vi ringrazio per avermi ascoltata.
Ho sempre voluto uscire dalla massa per non appartenere all’anonimato ma in realtà è bello condividere lo stesso mondo e sentirsi unici allo stesso tempo, importanti e al tempo stesso facenti parte di qualcosa di più grande.
Sono uscita dall’incontro con un senso di felicità che non provavo da molto e vi ringrazio davvero.
Grazie di cuore Marco per tutto quello che mi stai trasmettendo,
Giulia
Ciao Flavio (ora so chi sei )
Ti rispondo sul sito del settimo incontro su cui è bene spostarsi. Premetto che non devi scusarti, la nostra è una conversazione aperta che può ripercorrere sempre ogni aspetto del nostro lavoro. Capita talvolta anche ai praticanti più avanzati di avere qualche dubbio; in fondo noi diciamo che ogni giorno si ricomincia (sicuramente con più consapevolezza) ed è un bene, mai dare niente per scontato!
Allora è davvero bello il tuo pensiero sulla positività! Sai benissimo che la nostra è una continua lotta tra due parti di noi quella egocentrata e quella integra, non separata e così quindi anche l’altro che è davanti a noi e magari ci fa arrabbiare se lo guardiamo con altri occhi ci può apparire in tutta la sua fragilità e forse con una forte richiesta di aiuto.
Possiamo allora allentare la nostra rigidità e relazionarci con la tenerezza e l’atteggiamento che nel buddismo è simile a quello di una madre verso il figlio in pericolo e nel cristianesimo è quello di Gesù verso la folla che lo segue!
Certo non è facile, ciò richiede tanta pazienza e umiltà che solo con la pratica quotidiana possiamo un pò incrementare.
Per concludere caro Flavio sicuramente il contesto in cui si medita e l’atmosfera possono aiutare molto nella concentrazione; quindi va bene una dolce musica di sottofondo, io mi aiuto anche con un po’ di incenso.
Ti abbraccio Gabriella
Sono davvero lieta Giulia che l’ esperienza di domenica ti abbia lasciato sensazioni gioiose e tanta energia positiva. Che bella testimonianza la tua, sei stata davvero coraggiosa a condividere davanti a tutti ed è naturale che abbia avuto un pò di difficoltà.
Sai questo lavoro aiuta a pacificarsi e ad avere più cura di noi stessi, a volerci un po’ più bene senza continui giudizi ed inutili sensi di colpa; solo così potremo vivere serenamente anche le nostre relazioni.
Non ti rattristare se hai parlato di tuo padre con l’astio che il tuo io represso ha percepito negli anni; lui è e rimarrà un grande amore, anzi vedrai che lavorando e liberandoti puoi recuperare al meglio il rapporto con lui e con chi ti vuole bene. Potrai anche scoprire che il tuo mondo non è affatto insignificante ma è ricco di cose belle e importanti, c’è solo da togliere le bende ed annullare quella cecità (comune a tanti di noi) che ti impedisce di goderne.
La strada è lunga ma sei in buona compagnia! Buonanotte Gabriella
Grazie Gabriella della risposta. Andare a ricercare la fragilità nascosta non è facile ma sembra essere per me il modo migliore per allegerire le tensioni psico-somatiche.
Una domanda: è meglio meditare seguendo alla lettera le istruizioni di Marco o dei manuali oppure può essere efficace anche un certo grado di personalizzazione della cosa? Mi pare di capire che la meditazione è un campo aperto dove possono succedere molte cose, se in definitiva scopro che ci sono delle cose più mie che mi rendono più (apparentemente) efficace il tutto, quanto è grande il rischio di allontanarsi dall’obiettivo e finire fuori strada?
Ad esempio: posso meditare utilizzando anche il secondo o il terzo file forniti dal sito di Darsi Pace o devo utilizzare solo il primo? E’ più efficace per questo percorso meditare seduti oppure posso mantenere la precedente abitudine di meditare disteso? Nel meccanismo sorriso-abbandono il manuale è molto preciso sui processi mentali-emotivi da applicare ma io ho scoperto di trovarmi meglio con altre attitudini (di cui ho già parlato in un post sul sesto incontro). Sbaglio?
Grazie, un abbraccio a tutti
Flavio
Caro Flavio per ciò che riguarda una personalizzazione della meditazione certo è consentita se il fine è raggiungere meglio la distensione sia del corpo che della mente. Ciò nonostante vi sono alcune costanti da seguire ed una di queste è la postura. Stare sdraiati in genere è consigliato a chi ha problemi seri di schiena o comunque di salute.
La posizione seduta sul bordo della sedia o quella del loto (che utilizzo io a casa) sono nell’esperienza millenaria considerate le migliori per rimanere vigili e favorire il flusso energetico.
Per ciò che riguarda le tracce date da Marco esse hanno un senso perché legate alle fasi del nostro percorso che come sai ha una sua organicita’, per il momento ti consiglio di seguire le indicazioni date negli incontri.
Carissimo avremo modo di riparlarne anche nell’incontro supplementare del 5 marzo se puoi partecipare. A presto Gabriella
Cara Giulia,
ti devo fare i miei complimenti, sei stata davvero coraggiosa ad accettare di aprirti davanti a tante persone che non conosci; leggendo le tue righe capisco ancora di più della tua situazione. Ho ammirazione per la consapevolezza che dimostri alla tua età, e mi sento solo di dire che – da quanto vedo e capisco – sei capitata nel posto giusto.
Inoltre leggendoti comprendo ancora di più che la tua crisi – da come la descrivi – è sorprendentemente anche la mia, che di anni ne ho molti di più. Questo mi conferma che il cuore dell’uomo è identico e nutre le stesse esigenze, sempre, anche se la civiltà che viviamo vorrebbe segmentare ogni parte della nostra vita per indirizzarla verso (falsi) bisogni e (false) soddisfazioni a scopo temo eminentemente commerciale.
Sei fortunata perché credo la tua esigenza di verità ha trovato una strada bella e solida, e l’ha trovata presto. Siamo fortunati tutti, ad essere qui, in qualsiasi momenti ci siamo arrivati. Del resto, siamo stati tutti condotti qui, presi per mano, uno per uno, non ci siamo per caso. Penso che niente avvenga per caso, sopratutto nella vita dell’anima: che è tutto, come ci ha ricordato Marco.
Un caro saluto
Marco
Cari compagni di viaggio: buonasera!. Vorrei fare il punto della situazione con voi riguardo l auto-osservazione. Leggendo quello che scrivete vedo tante belle parole e tanta speranza, sentimenti che condivido con voi, tuttavia osservandomi vedo tante cose veramente brutte dentro di me. Dentro di me c’è nitido il desiderio di dominare e sento anche il desiderio di distruggermi, all’ inizio del video Marco dice: il gusto di distruggere e di distruggersi! é incredibile ma c’è un gusto, triste ed amaro ma c’è un gusto e mi da l’ impressione che cominci a notarlo! Il mio ego, mi sembra abbia diversi stati: uno, più lucido, dove si prova paura, tutto fa paura! uno è un sognare, un sognare la soddisfazione dei miei desideri, dei miei desideri di potenza e di gloria, un altro è caratterizzato da una estrema critica di me stesso legata a molti sensi di colpa per lo più dovuti all’ osservazione del proprio stato di miseria,ecco penso che il mio ego viaggi spesso tra questi stati d’animo. La notte capita di fare sogni assurdi, schifosi quasi! Mi vergogno anche solo a pensarci! Immagino che sia normale, immagino che dietro ci siano i mostri, altrimenti non avremmo tanta paura nel voltarci. Ecco io sinceramente parlando vedo tanti mostri. Affrontarli è strano perchè più ne prendo coscienza e più sento che vivendo in questa modalità dell essere, pienamente egocentrata, pienamente in linea con le mie maschere, sto male, e più ne prendo coscienza e più sto male. E nonostante questo continuo a seguire le maschere e questo è frustrante. Forse pretendo troppo da me? Pretendo di cambiare da un giorno all’ altro? Mah! Detto ciò sto notando anche quanto sia fondamentale il respiro e la meditazione, noto effettivamente di essere molto teso, sempre, e sempre senza motivo, se non fosse per una più o meno indefinita paura di fondo, che ha una voce che suona più o meno così: tu non ce la fai, ti manca qualcosa, così come sei non va bene, non sei in grado, devi fare qualcosa, essere qualcos’altro per andare bene. Ma meditando si scopre che questa voce è falsa, perchè più sono me stesso, più abbasso il dover essere e più sto bene, la meditazione infatti mi da benessere, un benessere caldo, intervallato dalla voce ronzante del dover essere (controllare respiro, controllare postura, sistemare dolorino, etc etc etc). ecco che levo forza a queste paure. E sto meglio. Per quanto riguarda il pensiero è verissima la frase di Marco che dice bisogna pensare in grande! Solo a certe altitudini il serpente muore. é li che voglio stare. Al momento è guerra totale.
Caro Diego,quante volte ti è capitato di osservare e descrivere così efficacemente ciò che accade nella tua interiorità ?
Quello che descrivi è presente, in parte, anche in noi; la lotta è proprio dura …. ma anche un minimo spostamento di stato è piacevole, confortante e incoraggiante, siamo sulla strada giusta.
Ricorda però le qualità necessarie per questo coraggioso viaggio:
pazienza, umiltà e perseveranza sono veramente indispensabili per tutti noi.
Buon lavoro Ale
Vorrei dire ad Agata e Diego che state procedendo nel lavoro con precisione e profondità. Certo riconoscere queste zone buie dentro di noi è doloroso e lascia un senso di frustrazione all’inizio.
Però per consolarvi vi ricordo (e lo dico a Diego in particolare) che state lavorando su quella parte di voi che ha bisogno di essere curata; ma voi siete anche altro…..persone in ricerca, ricche di sentimenti, sensibili altrimenti non sareste qui! Vi abbraccio
Grazie Gabriella! In certi momenti è così importante per me avere delle conferme per procedere sempre più fiduciosa…serena…
Ti ringrazio tantissimo, Diego, per la tua condivisione. Quante volte anch’io, come te, ho sentito la falsa vocina “sei sbagliata”, “non vai bene così come sei”; eppure in noi c’è tanta bellezza, tanta dolcezza e forza positiva che attende solo di essere accolta e di venire alla luce. la tua lotta è così simile alla mia…Sto facendo esperienza della potenza della pratica meditativa; nel respirare, nell’ascoltarmi in questo modo sento che mi sto ridando vita in pienezza….non senza fatica…
Ancora grazie! Sei davvero una bella persona.
camminiamo insieme…
Cari ragazzi,è da un po’ che non ci sentiamo ma sono stato posseduto per cosi dire da una forza negativa;un demone che mi ha detto più o meno così: dai adesso conosci la verità, tu sei l’unico io in conversione nei paraggi,gli altri non sanno neanche quello che fanno,sono tutti ignoranti e io ego centrato,dai perché aspettare 7anni vai a proclamare la verità, fatti conoscere,fatti valere,dai,dai anche in
famiglia così cambi le cose e avanti così.
Ho passato giorni a criticare interiormente le persone.
Tutto ciò ha creato un forte malessere nella mia famiglia,in me stesso e credo nel mondo intero.
Mi stavo isolando anche da voi!
Ma la cosa che più mi ha sconvolto è stata
la fatica estrema a rendermi conto di essere sotto l influsso di una tentazione demoniaca e la grande fatica nel …rivoltarmi!
Mi sto ancora leccando le ferite.
Comunque è passata e come dite voi: coraggio,umiltà, umiltà ,umiltà, e lavoro che ritorno a fare con voi.
Scusate il mio sfogo.
Ciao.
Claudio.
Che mi serva da lezione!
Capisco la tua sofferenza Claudio cosa significa sentirsi diverso con quella spavalderia che dice “io sto facendo qualcosa di grande che tu non puoi capire!”. Questo è il grande pericolo per chi intraprende un percorso spirituale. Però al momento in cui ne hai consapevolezza…ecco la crescita, si cade e ci si rialza, e il lavoro continua sempre meglio. Grazie della sincera testimonianza!
Gabriella
“……tante belle parole……sentimenti condivisi……tuttavia……”.
Perchè tendo quasi sempre a edulcorare, coprire, verniciare…..a mostrare lucente quella parte che è ancora opaca?
Siamo ancora nella caverna….( Platone, ricordi?) io poi non mi sento ” a casa”; quale casa? la casa interiore ?
Forse sono nel sottoscala, o in cantina….. Mi viene in mente la scala nel sogno di Giacobbe ( Gn. 28,10 ) dove gli angeli di Dio salgono e scendono. Da ragazza ho sognato una scala, avevo paura a salirla, poi, una volta su, paura anche a scendere. Gli angeli di Dio invece salgono e scendono, con disinvoltura: è il movimento divino del Cristo? Credo di sì. Pensiamo di essere anche noi già coloro che vedono il cielo aperto e gli angeli salire e scendere ( Gv. 1,50) sopra di noi come è avvenuto per Gesù?
Percorro le vie kenotiche, come ha fatto Lui, oppure, mi rifugio, ” a casa “, al “caldo”, mentre ” il pericolo è fuori” , ed io mi sento al sicuro e gioisco, al pensiero di potermi nutrire di tante belle parole, sentimenti condivisi e , perchè no, anche di speranze?
Ciao Gio’, dai vieni in strada con noi !
Siamo tutti qui in cammino nella consapevolezza delle nostre distorsioni poichè ne sperimentiamo gli effetti distruttivi su noi stessi e sugli altri.
Ci viene così bene e facile poi far male a chi ci è vicino che sembrerebbe la nostra vera missione…
E’ li, proprio li, il materiale di studio sul quale concentreremo la nostra attenzione,
quante energie vitali restano bloccate o peggio deviate in negativo,
liberiamole !!!
Piano piano, goccia dopo goccia, inspiro dopo inspiro potremo gustare un piccolo spostamento del nostro stato che da tanti anni ci abita.
Non siamo soli…
Un abbraccio Ale
Dici bene, Alessandro, dovrei venire per strada….. Perchè quassù tutto tace, tranquillo, mi sembra di essere entrata in una seconda parrocchia, avere intorno fantasmi e non persone.
Tuttavia vorrei chiarire un aspetto relativo ai miei interventi qui:
nessuno si senta attaccato quando scrivo con apparente tono di accusa-giudizio; non avviene ad es. con l’ ultima testimonianza, direi onesta, di Claudio perchè attraverso di essa il demone è uscito, da lui e anche da me, capite?
Quando invece dalle mie parole trapela qualcosa come un giudizio è perchè in quello che mi arriva percepisco l’altra parte di me che forse non è ancora emersa o che è inconsapevolmente criptata; pertanto il mio dire non vuole essere un giudizio all’emittente bensì una sorta di auto-accusa. In definitiva nell’altro che si esprime spesso io vedo parte di me stessa che posso riconoscere con una modalità, forse non gradita…. ma non somiglia un pò agli effetti dell’ antica ” maieutica “? Io riconosco perchè tu riconosca….nella ricerca della verità?
Aggiungo una cosa che mi torna sempre nella mente:
Io non mi sono offesa quando in uno degli incontri con la comunità monastica, nel contesto della risurrezione di Gesù, a proposito della pietra che doveva essere rimossa dal sepolcro, colui che presiedeva l’incontro rivolto a tutti ha detto: voi ” macigni ” dovrete spostare se vorrete vedere il risorto….
Un abbraccio a tutti
Giovanna
Il tuo chiarimento Giovanna è opportuno ed utile, anche perchè mi permette di tornare sul metodo di condivisione che sarebbe meglio utilizzare.
Tutti noi lavoriamo su noi stessi seguendo gli schemi che di volta in volta vengono proposti, se nelle condivisioni non appare il lavoro noi possiamo fare poco, è necessario che i passaggi siano corretti ma se non li vediamo …….
Siamo tutti tenuti ad un ascolto-lettura empatica e possibilmente silenziosa per evitare che l’altro possa sentirsi giudicato, a volte queste inibizioni possono partire anche da apprezzamenti quindi facciamo molta attenzione.
La scrittura poi, a volte, non aiuta nei chiarimenti e se considerate che la partecipazione attiva tra noi è ancora molto limitata potete capire perchè è importante tenere ben presenti questi accorgimenti.
Il lavoro che stiamo facendo è molto importante, può essere e sarà di grande aiuto a tutti noi e più siamo più sarà ricco ed efficace.
Grazie a tutti Ale
Vorrei condividere l’eserc. di autoc. sulla genesi famigliare.
Ingiunzione:
certamente la settima. Non entrare in intimità, non esprimere i tuoi sentimenti.
Terzo passaggio:Se non entro in intimità sarò più bravo,buono,pulito,
educato,attento e superiore agli altri.
Quarto passaggio:Non
sono entrato in intimità, non ho espresso i miei sentimenti nei confronti certamente dei miei genitori,di mia sorella,amici e anche di mia moglie.
Direi che io stesso non mi sono mai espresso nei miei più autentici sentimenti che sento di avere là da qualche parte!
Grazie a tutti.
Ciao
Claudio.
Bene Claudio, quindi hai vissuto (in parte) con la conclusione “errata” che se non entri in intimità, se non esprimi i tuoi sentimenti sarai accettato, rispettato, amato.
Sei riuscito a riconoscere che davvero hai sviluppato questa strategia di difesa, isolandoti e mostrando un certo distacco e freddezza di sentimenti.
E’ probabile che gli altri intorno a te non lo hanno tanto percepito, ma la tua anima invece sì, ha sentito profondamente questo blocco e sicuramente anche se inconsciamente ne ha sofferto!
L’importante è “comprendere” (vedi il bellissimo vangelo di oggi!) e vedere. C’è ancora tempo per rinascere. Un caro saluto Gabriella
Ciao amici DP,
è sempre una grande ricchezza leggervi, perchè si chiariscono meglio le cose, ci si sente in cordata (amo la montagna, quella alta delle mie valli d’origine e che vedo chiudendo gli occhi), si condivide un terreno comune e un percorso comune.
Un grazie a Giulia per essersi giocata non solo per gli amici fisici, ma anche per noi telematici. Come è importante leggere concretamente e in diretta un’esperienza di vita per comprendere meglio il significato e la profondità delle parole di Marco e farle entrare dentro! E crederci ogni volta sempre un pochetto di più … che questo vale anche per me!
Un grazie a Marco C. che mi ha invitata di ascoltare la settima di Beethoven con occhi e orecchie più attente e nuove e mi ha messo dentro la curiosità di conoscere Brucker.
Un grazie a Marco e al suo prenderci per mano con sapienza e pazienza aiutandoci a fare piccoli e profondi passi nell’esperienza della nostra vita e della vita del mondo.
“L’anima è in un certo senso tutte le cose”
Accidenti che potenza qs affermazione in questi giorni per me! Come è vero che a seconda di come mi sento, mi percepisco, a seconda se dico bene o dico male di me, il mondo che mi circonda, il quotidiano, le persone hanno una diversa valenza, una diversa fisionomia…!!!!
Mi veniva in mente il passaggio del libro della Genesi, quando al cap. 2 Dio crea l’uomo e poi gli dice di dare un nome a tutte le cose:
“Il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, …”
Nel linguaggio biblico “dare il nome” significa esercitare un potere. Ed è proprio il potere una delle qualità fondamentali dell’uomo, una qualità divina che Dio condivide con l’uomo.
Dare il nome è conoscere, è accorgersi di una esistenza, è entrare in relazione.
Bene, se l’uomo … io damiana … sono alienata, se indosso la maschera, se sono vinta dalle mie paure, se agisco per automatismi difensivi “folli” … quale nome potrò dare alla creazione, alla realtà attorno a me, alle persone che mi circondano, … che non siano nomi non veri, forse addirittura folli?!
Quale potere eserciterò che non sia solo mia difesa, alienante per me e per l’altro? E che relazione potrò mai instaurare con le persone che non sia di difesa, dove l’altro è nemico, concorrente, avversario, ombra a me stessa e dunque da spostare o eliminare?
Come sto io, così le cose mi appaiono, il nome dato loro sarà una benedizione o una maledizione.
Quale RESPONSABILITA’ e quale FIDUCIA Dio ci affida consegnandoci nelle mani un pezzo di creato da custodire, persone di cui prenderci cura e a cui affidare noi stessi!
Quale responsabilità nel lavorare su me stessa per trovare quel volto ogni giorno un po’ più autentico. Ingiunzioni, maschere, paure, difese … C’è tanto da lavorare. Ma in questi ultimi anni sento come se mi fosse stata data una opportunità grande: svegliarmi dal sonno e gustare la bellezza (non senza sofferenza e fatica!) di tutto ciò.
E rivedo il mio papà nell’orto di casa che con passione e con il sudore della fatica e qualche smorfia per un dolore fisico spuntato all’improvviso, piegato sulla terra la smuove, toglie i sassi, quasi la accarezza per consegnarle poi il seme, la bagna, attende … attende … e poi quando l’insalata o le carote sono pronte per essere raccolte, con delicatezza, quasi a non voler ferire la terra, accoglie il frutto e lo porta in casa soddisfatto e grato.
Contadina anch’io nel “terreno di me”.
Per me. Per chi il Signore mi affida.
Coloro che chiamiamo “poveri” (ma che sappiamo bene essere un nome molto generico che dice tutto e non dice nulla), cioè i relitti di una vita, cocci disordinati, belle maschere colorate su trampoli fatiscenti, coloro che si fidano del primo che fa luccicare qualcosa. Bambini che corrono, corrono, corrono senza una direzione, senza coordinamento fisico, senza accorgersi che davanti a loro c’è un ostacolo, e il più delle volte l’ostacolo è un bambino che sta agendo allo stesso modo, e allora si scontrano, e allora si fanno male, e allora si arrabbiano … sì, perchè piangere è un lusso, perchè piangere è da deboli, è roba da donne. Mamme giovanissime, che sembrano mie sorelle minori e hanno già 3-4 figli; mamme senza sapere, mamme che a stento fanno la loro firma, che soffrono la solitudine di un compagno in carcere, che non si aspettano più niente dalla vita perchè la vita ha smesso di contare su di loro.
Questo è il mondo, il piccolo grande mondo in cui vivo da qualche mese. Qui io vivo e qui voglio riconoscere le mie maschere, le ingiunzioni che hanno una voce ancora molto squillante dentro.
Sì, per bene-dire e non male-dire questo pezzetto di terra, rischiando una risposta folle automatica al mio essere non autentico.
Per me. Per loro.
Grazie, infinitamente grazie a Marco Guzzi che mi aiuta a venire fuori dai luoghi interiori (e non) in cui mi nascondo.
Non bastano le parole per descrivere il SOLLIEVO della percezione ( certo iniziale ) di una liberazione interiore, che è allo stesso tempo la scoperta della propria identità. Finalmente… era tanto che volevo CONOSCERMI.
La meditazione finale del settimo incontro, che ho voluto ripetere stamattina, mi ha commosso: ha dentro di sé tutti i contenuti ascoltati finora, ed anche altri già percepiti tempo addietro e “messi da parte” … bastano poche parole
meditate per trovare il TUTTO.
Saluti a tutti i componenti di DP (e piacere a Giulia B. per averla ascoltata) .
Dopo questi ultimi due commenti , grazie Damiana e grazie Roberta, è nata spontaneamente una riflessione:
siamo solo al settimo incontro del primo anno ma ecco già apparire dei segnali forti ed inequivocabili della efficacia di un lavoro serio che accompagna i praticanti verso una vera libertà da schemi prestabiliti o concetti o visioni che spesso agiscono in noi inconsciamente.
Il cammino è lungo ma con voi sarà sicuramente piacevole percorrerlo.
Buon proseguimento. Ale
Ciao a tutti, scrivo per fare una domanda.
Seguendo il percorso ‘darsi pace’ mi sto rendendo conto di quanto, la pratica meditativa e la spiegazione della parola di Dio proposta in modo così coerente e collegato alla psicologia umana faccia la differenza.
Una delle mie bimbe ha 6 anni e mi piacerebbe che anche lei potesse fare suo il messaggio di Dio In modo più vissuto che rappresentato.
Mi piacerebbe che ci fosse un percorso ‘darsi pace ‘ anche per lei, ogni tanto abbiamo provato a immaginare un prato con un fiumiciattolo che finiva dentro a Dio e ci abbiamo messo dentro tutte le cose belle e brutte della giornata…a lei è piaciuto tanto… Esistono delle meditazioni per i bimbi?
Ciao Bea so che esistono corsi di yoga e meditazione per bambini, ma non so dirti di più.
Indubbiamente credo che, se già è difficile far stare seduto ed in silenzio un adulto, ottenere lo stesso intento con un bimbo sia alquanto difficile.
Certo già avere in casa dei genitori che praticano la meditazione e il silenzio e spiegano ai loro bimbi le scritture con esempi giocosi come hai fatto tu, è un buon inizio! Un caro saluto
Cara Gabriella, grazie per la tua risposta.
So che esistono queste esperienze fuori dal credo cattolico, e per quel che ne so hanno un loro seguito.
Mi chiedevo se esistessero con sfondo cattolico, in fondo nella tradizione parrochiale si chiede a bimbi anche piccoli di recitare preghiere così complicate, perché non osare con la meditazione, che può portare autenticità e consapevolezza nella loro esperienza religiosa.
Fate così tanto con ‘darsi pace’ per noi adulti, è un peccato non pensare a qualcosa da proporre anche ai bimbi, secondo te c’ è lo spazio perché questo avvenga?
Un caro saluto
Beatrice
Faccio fatica a scrivere perché vorrei trovare parole vere, che dicono davvero…
La meditazione è cosa gentile, buona, per me e non mi manca il desiderio di perseverare, fra alti e bassi.
Sono stata, a volte, vittima di paure e smarrimenti. Ho cercato quindi di ascoltare e comprendere in profondità le parole – sorrido, accolgo/mi abbandono, lascio andare- e in ciò ho trovato la risposta e la forza che cercavo.Ho intuito perché Marco vi torna insistentemente, sembra fare della meditazione la”chiave di volta” del nostro cammino. Occorre essere presenti a noi stessi, sempre.
Vorrei ora condividere il mio esercizio di autoconoscimento partendo dalle INGIUNZIONI E CONCLUSIONE ERRATE insieme.
Se non sarò me stessa-sarò accetta e curata.
Se non crescerò, non riuscirò- starò tranquilla.
Se non mi espongo- sarò al sicuro.
Se non penserò e non avrò opinioni mie- sarò voluta e stimata.
COMPORTAMENTI
Tendo a essere pigra, a delegare a chi mi sta vicino.Non riesco a vivere pienamenti ruoli precisi (moglie, madre, lavoratrice).In fondo, l’unico ruolo che sento è quello di figlia.Non amo sposare un’idea (i n concreto far parte di gruppi, associazioni).
Ho spesso rifiutato relazioni profonde.
-Quale immagine tendo a dare di me? Passiva e distaccata .
Grazie di tutto
Patrizia
Cara Patrizia nel nostro piccolo io e mio marito abbiamo di recente proposto incontri di meditazione per adulti nella nostra parrocchia. Come è successo anche ad altri praticanti dei nostri gruppi in altre realtà i parroci, se pur scettici, hanno dato l’ok ma senza farne l’annuncio che l’invito meritava. E così tali esperienze sono finite sul nascere! Questo per dirti che purtroppo la Chiesa non è ancora pronta nel riconoscere la meditazione come strumento da unire alla preghiera, viene ancora vista come qualcosa legato più alla tradizione orientale che a quella cristiana. Così allo stesso modo penso sia difficile trovare un percorso cattolico per bambini che comprenda la meditazione. Almeno io non ne sono a conoscenza!
Per ciò che riguarda il lavoro dei nostri gruppi, credo sia già una bella conquista che, mai come quest’anno, aderiscano così tanti giovani. Pensa che fino a due anni fa l’età media dei praticanti era di 40-50 anni.
Speriamo per il futuro di accogliere anche tanti festosi bimbi! Un abbraccio Gabriella
Scusate tanto volevo rispondere a Bea e invece ho scritto Patrizia
Allora prendo la palla al balzo e a Patrizia rispondo io con piacere.
Ti confermo cara Patrizia , la meditazione è la chiave di volta del nostro lavoro.
E’ attraverso la pratica costante che possiamo sperimentare veramente e cioè fisicamente quello che nelle prime esperienze sono solamente parole a volte sospese.
Ogni volta che ci sediamo apriamo una nuova esperienza chiudendo gli occhi e ciò che fiorirà può essere sempre nuovo e sorprendente ma anche ripetitivo e faticoso, dipende molto dalla nostra capacità di lasciar andare per poter meglio accogliere la vita.
La pratica come vedrai sarà sempre più profonda fino alla trasformazione che vivremo nel secondo anno.
Il nostro esercizio ci aiuta a vedere meglio, nella nostra profondità, ciò che attiva dei cattivi comportamenti sui quali è possibile intervenire positivamente.
Tu lo hai fatto bene e ti sarai accorta di quanto errate siano le conclusioni che quella bimba indifesa ha messo in atto.
Attenzione, quando facciamo questo tipo di esercizi cerchiamo di uscirne con la consapevolezza che i comportamenti sono si così ma in parte, non è sempre e solo così.
Sopratutto però ricordiamoci che c’è la bella notizia: ora lo so e posso lavorare per trasformare questo comportamento, sarà un lungo lavoro che può anche essere doloroso ma sicuramente ne varrà la pena.
Buon proseguimento Ale
Cara Gabriella,
grazie per il tuo chiarimento per me è stato molto importante, capisco il vostro punto di vista
Un affettuoso saluto
Beatrice
Caro Alessandro; nella tua risposta a Patrizia tra l altro scrivi:….dipende molto dalla nostra capacità di lasciar andare per poter meglio accogliere la vita.
Qui c’è proprio tutta la mia difficoltà a lasciare andare!
Potresti aggiungere qualcos’altro in merito?
Poi volevo dire un altra cosa.
Da un po’ di tempo avverto un certo disagio psichico in me legato penso proprio a questo lavoro di cambiamento di stato dell io.
Penso che dato il lavoro appunto che facciamo sia abbastanza normale ma non ne sono proprio sicuro.
Potresti dirmi qualche cosa tu o qualcun altro anche su questo?
Grazie!
Claudio.
Ciao Claudio,
siamo veramente in molti ad avere grosse difficoltà nel lasciar andare, se pensi allo sviluppo di un neonato puoi verificare che tra le prime parole ben dette c’è ” mio ” .
Sembra quasi innaturale lasciar andare eppure….. nulla avrebbe ricambio e nella nostra respirazione ma nella totalità del corpo ne abbiamo un modello grandioso, potremmo dire così anche delle generazioni che si susseguono lasciando tutto a chi viene dopo.
Eppure è veramente difficile mollare la presa, rilassare veramente tutto il corpo è già di suo utile, la consapevolezza poi di poter accogliere nuova energia ( come col nuovo inspiro ) può aiutarci ancora dipiù.
Imparare a lasciar andare poi è indispensabile per mollare il vortice dei pensieri che sono lì pronti all’attacco non appena si cerca di far silenzio interiore, quindi l’importanza di questa azione salutare è grande e la si apprende con la pratica.
Più la si pratica più la si conosce e si può favorire.
Pazienza Umiltà Perseveranza e Coraggio, scusa se lo ripeto spesso ma se ci pensi bene vedrai che è tutto lì.
Sul disagio psichico credo che dovresti essere più preciso cercando, se vuoi, di descriverlo, considera però che il cambiamento ( noi lavoriamo per favorire una vera trasformazione ) porta con se dei disagi poichè un nuovo assetto va prima cercato poi sperimentato ed infine consolidato e questo intorno a noi provoca reazioni che ci ritornano indietro a volte anche dolorosamente, purtroppo.
In fondo la vera libertà disturba la quiete abitudinaria.
Spero di essere stato utile e comunque la mia mail è pubblica quindi se vuoi…………
Un abbraccio Ale
Caro Alessandro,DP è una direzione precisa che do alla mia vita.
Una risposta a domande decennali.
Pensa che mi sono detto a 54 anni:
‘lancia la tua vita verso l’infinito e poi muori!’
Cosi ho sintetizzato DP.
Insomma un certo disagietto questo lo porta.
E poi per noi telematici è appena sufficiente questi mezzi appunto telematici.
Io sono solo per centinaia di KLM. e ne avverto la solitudine.
Per i fisici è un po diverso.
Comunque ho bisogno di tempo e tengo fede a quello che mi hai detto:umiltà, perseveranza,
pazienza,coraggio!
Per il momento va bene così.
Grazie a te e a tutti per la vostra pazienza.
Claudio.
Silenzio , forse il silenzio è il ritrovo per accompagnarci davvero verso un “ritorno” /”ritrovo” dell’anima . Il silenzio interiore da inizio ad un incantevole soliloquio con l’anima . L’uomo in crisi , spaventato , rabbioso e belligerante con il silenzio ritrova quel bambino accudito, amato e abbandonato su questa Terra. In quel silenzio scopre che l’amore terreno è’ limitato . Nessuno si salva da solo , nessuno. L’ideologia narcisistica imperante vuole l’uomo indipendente da tutto. Un uomo che fa finta di essere sano indossando maschere più o meno accattivanti. Un uomo vincente è onnipotente su tutto, natura , miseria, malattia, onesta’ , . Un uomo veloce. Un uomo a metà . Interessa solo una meta’. L’altra oramai venduta e svenduta al mercato delle Tratte emozionali. Un uomo incredibilmente ricco e paurosamente analfabeta emozionale. Ci preoccupiamo di tasse, mutui per case sempre più sofisticate, viaggi , anti age per non invecchiare , auto sempre più performanti , colesterolo basso e omega 3 per cuori che non devono smettere di battere mentre milioni dei nostri fratelli muoiono nella miseria e nella fame. Un uomo che non sa più rinunciare . Musica , arte ( si può ancora chiamare arte?) cinema , momenti ricreativi devono essere vissuti dentro un enorme occhio di bue. Selfie…… In ogni occasione facciamo esperienza di quello che stiamo vivendo o ci preoccupiamo di pubblicizzare la nostra misera esistenza ? Cosa resterà di questo tempo , perso, bruciato , disperso nell apparire narcisistico del falso Se? In questa miseria umanitaria e umanistica l’unica via per far ritorno a casa è’ il Silenzio. Il respiro come soffio di vita . Per riscoprire la vita attraverso la consapevolezza di una solitudine di un vuoto interiore enorme preparandoci a vivere un alba vera , piena di luce e speranza . Una luce diversa che regalerà ai nostri occhi strade nuove e sopratutto l’esperienza del cuore . Fare esperienza di quello che si vive . Ritornare a vivere sapendo che Tempo e spazio sono limitati. In questa consapevolezza possiamo diventare rivoluzionari di un domani per effetto di scelte . La scelta dopo l’esperienza è’ un bisturi che taglia in maniera netta ieri da oggi. Allora il colloquio con i nostri figli diventerà un educare tramandando non più un Sapere narcisistico di convenevoli scudi egoistici ma una maternità , una paternità della rinunzia e della morte per regalare Vita che sgorga come acqua di roccia , chiara limpida cristallina . È’ qui il nostro compito di preparare una nuova umanità . Un taglio con il nostro passato sanato e medicato dalla gratitudine e dell’accoglienza e la potenza comunicativa ( esperienza e consapevolezza del dolore) di un nuovo Verbo. Il comunicare una Verità . Il silenzio , dal silenzio per iniziare ad Essere. Grazie a tutti. Grazie Marco.
Claudio non sei solo! Noi siamo un unico corpo perché uniti dallo stesso intento, dallo stesso desiderio di pace e di integrità.
Possiamo essere vicini anche se lontani! Un caro saluto
Gabriella
P.S. Cari telematici vi aspettiamo numerosi per l’incontro pasquale il 28 marzo!
Grazie Mirko delle tue belle parole che accolgo in “silenzio” meditandole! Buonanotte
Grazie delle condivisioni!
Grazie Mirko, anche a me hai regalato una riflessione che merita tanto ascolto interiore. E’ una grande ricchezza potersi specchiare e conoscere attraverso la Parola che e’ l’altro…
Una domanda per Gabriella o Ale…: nel secondo esercizio di autoconoscimento, seguendo il libro, mi sono bloccata appena ho letto “di evocare quante volte ho fatto soffrire qualcuno con la falsa immagine di me..”. Questo punto mi atterrisce, mi blocca…Perche’ non riesco ad andare avanti?
Claudio, posso permettermi una parola (non vorrei essere invadente, nel caso dimmelo…)? Mi sono commossa quando ti ho letto….
Anch’io desidero dirti che non sei solo. Siamo realmente un unico Corpo. E anch’io, con te e come te, sto percorrendo questo cammino a momenti faticoso e duro…ma che sento autentico…
Grazie della tua presenza…
Un caloroso saluto a tutti,
Agata
Cara Agata, è certamente spinoso dover riconoscere che i nostri atteggiamenti difensivi/aggressivi, anche quelli più dissimulati, hanno prodotto e continuano a produrre sofferenza in noi e in tante persone. E’ doloroso, ma credo sia salutare, in quanto ci mostra con chiarezza che stiamo parlando di questioni molto serie, e ci sprona a riconoscere meglio le nostre distorsioni, e a criticarle a fondo, proprio per gli effetti distruttivi che provocano. Così ne allentiamo la morsa, l’automatismo, e dilatando la nostra consapevolezza, ci indirizziamo verso inedite e più libere e benefiche modalità del nostro essere.
Auguri allora, e fiducia: noi osserviamo le nostre ferite con lo sguardo misericordioso del medico, che tutto sa accogliere e risanare.
Marco
Sono arrivata sino in fondo con l’esercizio! Ti ringrazio Marco per avermi aiutato ad andare avanti … Non e’ stato facile; anzi piuttosto doloroso (e ancora lo e’). E so bene che dovrò ritornaci…
Alle due domande “quante volte ho sofferto e fatto soffrire”, il rispondere mi ha portato come in un cimitero interiore. Tanti volti e relazioni ferite soprattutto da una mia condotta particolare… (sempre la stessa, anche se con varie sfumature). Ho anche scoperto, con stupore, che le ingiunzioni principali sentite nella mia vita sono le stesse che impongo (e non necessariamente in modo esplicito!) agli altri!!!! Questa consapevolezza sta appena emergendo e già la vedo… E’ una scoperta terrificante e bellissima allo stesso tempo. Terribile perché ho visto la mia grande capacita’ distruttiva. Bellissima perché c’e’ speranza: posso cambiare, e posso continuare a guardare le mie ferite e fragilità e anche la mia capacità distruttiva con lo “sguardo misericordioso del Medico”, senza giudicarmi…
Grazie Marco per ogni parola che mi hai scritto…
A presto!
Agata
Grazie di cuore Agata per le tue parole e
per le tue condivisioni.
Ciao.
Claudio.
Carissimi Gabriella e Alessandro e tutti, un caro saluto!
Finalmente spero di trovare il coraggio di rompere il ghiaccio.
Sono una cinquantacinquenne casalinga telematica “disperata” di Mondovì in provincia di Cuneo. Ho due figli Paolo e Filippo di 22 e 18 anni che vivono ancora a casa e stanno studiando, mentre mio marito è spesso via per lavoro.
Mi sto convincendo sempre di più che sia lo Spirito Santo consolatore ad avermi condotta qui. Purtroppo però finora sono stata affetta da mutismo telematico: mi sono trovata un bel po’ di banali giustificazioni per non scrivere
-ora non ho temo,aspetto il prossimo incontro per capire di più, non so da che parte incominciare, che idea si faranno di me se leggono questo?, non puoi annoiarli con questi pensieri, ecc ecc…
Ma in che STATO sono? Com’è difficile riconoscere ingiunzioni codici errati e forzature. Alla fine di questo incontro Marco ha detto che il cammino di ricerca della verità va fatto insieme e quando siamo nella notte e ci scordiamo le cose ci sono i compagni che ci aiutano.
Grazie per l’aiuto che mi date e darete e grazie infinite a Marco e Paola per la vostra naturale disponibilità e affabilità.
Ciao, Lidia
Carissima Lidia, benvenuta! e grazie del piccolo sforzo che hai fatto per rompere il ghiaccio.
Il ghiaccio infatti tende a riprodursi sempre, ogni giorno, per cui ogni giorno siamo chiamati ad utilizzare il rompighiaccio, la spinta a comunicare, a esporci, a uscire dal nostro mutismo, che non ci dà mai quanto ci promette: sicurezza, protezione etc.
Ogni riga che ci sforziamo di scrivere è un piccolo passo di evasione fuori da tutte queste gabbie.
Continuiamo perciò ad aiutarci ad evadere..
Marco
…e mi unisco a Lidia nel tentativo di uscire di nuovo dal mio silenzio. Anche se a differenza di Lidia qualche piccola apparizione in questo spazio riservato l’ho fatta. Ma devo confessare anch’io la difficoltà a condividere nonostante stia sperimentando il valore di questo lavoro autoconoscenza. Per quanto mi riguarda l’esercizio di consapevolezza delle ingiunzioni è stato molto importante. Non ho ancora approfondito, ma già aver preso coscienza di certi codici che funzionano ancora alla grande, determinando sofferenza, tristezza, e difficoltà di relazione, sono una luce che mi sta sostenendo nel desiderio di andare avanti. Domenica, finalmente ho ripreso l’esercizio dopo una settimana di debolezza causata dall’influenza. E ho gustato di nuovo la meditazione, il rilassamento e la pace che mi hanno permesso di riflettere sulle ingiunzioni. Con grande senso di liberazione sono emersi due ricordi di infanzia che hanno fatto luce su una paura attuale, mascherata: la paura della solitudine. L’ingiunzione che è emersa era: puoi stare sola, puoi farcela da sola. Ma una bambina, con le sue forze, può arrivare sino a un certo punto… E la conclusione errata maturata con questa ingiunzione era: se me la cavo da sola, mamma sarà contenta di me. Attualmente non ho ancora chiaro come incida questo codice. Forse ancora sento il conflitto tra il dovermela cavare da sola e il rifiuto di aiuto, o di consiglio che potrebbero mettere in evidenza i miei limiti. Devo ancora approfondire. Intanto sento che aver ritrovato quei ricordi e il segno che hanno lasciato in me è una luce importante per continuare e per lavorare.
un caro abbraccio a tutti
elisabetta
Quella piccola Elisabetta per fare contenta mamma ed essere quindi amata pienamente pensa : ” se non sarò una bimba e ce la farò da sola sarò amata; se non mi aggregherò ad altri starò in pace con i miei e starò meglio “.
Da tali conclusione errate spesso fioriscono distacco, falso potere ( faccio tutto io ) , superiorità, un bel pacchetto di atteggiamenti separanti che vanno proprio nella direzione della tua paura mascherata .
Il fatto che tu ” ora ” riesca a vedere questo è già un efficace passo avanti verso la liberazione.
Buon cammino. Ale
Si Alessandro, mi ritrovo in quello che hai dedotto dalle mie “scoperte”… ma anche in altri atteggiamenti opposti, come insicurezza, senso di inadeguatezza e bisogno di sostegno (conferme). La consapevolezza consola – è una conquista – ma l’esperienza è ancora dolorosa. La meditazione mi aiuta molto a pacificarmi con questa solitudine che diventa sempre più esperienza positiva di me stessa, nella respirazione consapevole, nella liberazione dai pensieri… nell’entrare in nel silenzio non più forzato, ma cercato come spazio per ritrovarmi libera e aperta allo Spirito e agli altri.
Grazie, Ale.
elisabetta
Grazie Marco ed Elisabetta!
E’ da tanto tempo che ho la consapevolezza di avere un codice errato operativo dentro di me e ogni volta che ho creduto di essermene liberata si è automaticamente installato di nuovo e in forma potenziata.
Grazie a DP mi sono resa conto che non posso scendere nelle profondità della mia anima da sola, per questo vi chiedo di seguirmi passo passo perché anche se percepisco tante ingiunzioni poi ho difficoltà a trarre le relative conclusioni.
Una potrebbe essere SE NON CRESCER0′ SARO’ LIBERA DI GIOCARE,
ma c’è anche SE NON SARO’ UNA BAMBINA SARO’ APPROVATA E AMATA,
SE NON ESISTER0′ SARO’ FINALMENTE LIBERA ,
SE STARO’ FERMA SAR0′ SALVA,
SE NON SARO’ ME STESSA SAR0′ ACCETTATA.
E aggiungo ancora
SE NON STARO’ BENE STARO’ MEGLIO,
nel senso che quando sono in una situazione dolorosa, sento che è come se espiassi il male che ho fatto (a chi? ai miei genitori? forse perché disobbedivo loro di nascosto? e quindi si sono ammalati per colpa mia) e mi sento meno in colpa. Per ora mi fermo qui,
un caro saluto
Lidia
Cara Lidia ti do anch’io il mio benvenuto. Sento che questo lavoro per te come per tutti è doloroso ma anche molto liberante, si capiscono molte cose è come una specie di risveglio!
Il codice operativo ben piantato nel nostro ego è duro a morire, è nella nostra carne e ci vuole tempo, ma già riconoscerlo è importante, piano piano lo allentiamo.
Ti consiglio di non avere fretta, puoi accontentarti di quello che senti oggi che mi sembra sia già molto, hai tutto il tempo per tornare a sentire ciò che hai dentro.
Anche se a volte ti sembra di aver percepito ingiunzioni contrastanti (non crescere, non essere bambina) è normale. Si lavora sul magma emotivo che regnava in noi nell’infanzia che non corrispondeva probabilmente alla realtà ma noi vivevamo così quelle richieste spesso inconsapevoli da parte dei genitori.
Ti possono aiutare due cose in particolare:
i ricordi anche banali della vita ordinaria di quel tempo non so magari quando si era a tavola oppure un episodio in particolare e poi analizzare le tue attuali modalità di relazionarti con gli altri o di reagire di fronte a situazioni difficili.
Con serenità lasciare emergere le emozioni!
Un caro abbraccio Gabriella