27 thoughts on “Quinto incontro (17 Gennaio)

  1. Carissimi,
    ogni volta che guardo il video dell’incontro, mi sento rigenerata.
    Allo stesso tempo, però, mi domando perché le emozioni che provo durante queste due ore non prevalgano per dissolvere definitivamente tutte le mie inutili e deleterie distorsioni.
    Mi accorgo che, nonostante la consapevolezza dei miei schemi di reazione, ancora non realizzo il reale e sincero abbandono.
    A volte penso che l’atto di abbandono sia, in realtá, talmente semplice che una mente complicata come la mia non riesce a capire.
    Come si fa a lasciare andare tutto e a lasciarsi andare?

    Non riesco a trovare nel sito la preghiera dei Figli di Dio, dove si trova? Vi chiedo se è possibile riportarla in questo spazio riservato ai commenti.

    Vi ringrazio e saluto tutti,
    Daniela

    • Cara Daniela, tu scrivi “mi domando perché le emozioni che provo durante queste due ore non prevalgano per dissolvere definitivamente tutte le mie inutili e deleterie distorsioni.”

      Ecco qui… E’ la mia stessa domanda, davvero identica.

      Durante questo periodo in DP a volte mi sono trovato davanti ad una evidenza così chiara delle “cose come sono davvero”, che mi è sembrato davvero facile fare il salto, “cedere” finalmente e iniziare così a godersi la vita. Che lezioni luminose, chiare, inoppugnabili! Lo dico con convinzione, con totale serietà.

      Poi tornati a casa, magari anche per una sciocchezza, una seccatura, una minima incomprensione con una persone di famiglia, vedersi ripiombare nel baratro, vedersi determinato totalmente da reazioni automatiche (egoiche, prevalentemente) come e peggio di prima.

      Ma come, e quello che ho visto, ho sentito, ho provato stamattina?

      Ma allora, viene da dirmi, non ho imparato nulla? Mi sto prendendo in giro?

      La risposta immediata, nella situazione, è “Sì, mi sto prendendo in giro. Non posso cambiare. E’ tutto inutile, è tutto una gran perdita di tempo”.

      La risposta più meditata, è “No, sto lavorando. Sto camminando (e non da solo). Qualcosa sta cambiando, piano piano. La voce che mi dice che non posso cambiare è proprio la più grande e pericolosa tentazione (fanno ridere tutte le altre “classiche” tentazioni al confronto!). ”

      Il più grande e fruttuoso cambiamento, mi pare di capire, è accettare che per cambiare ci vuole tempo, pazienza, applicazione. Io istintivamente questa cosa la rifiuto, mi aspetto un cambiamento “per illuminazione”, totale, immediato, definitivo.

      Dice Don Carron, che noi ci aspettiamo sempre qualcosa che faccia fuori la nostra libertà, la nostra fatica. Mi pare che lo dica con tante buone ragioni.

      Da un certo punto di vista, è invece bellissimo perché ogni percorso, ogni cammino, rispetta pienamente la nostra libertà. E ogni mattina dobbiamo scegliere di nuovo, di aderire. Di camminare. A volte questo fa paura.

      A volte mi commuove, perché mi commuove vedere che grande rispetto ha l’Eterno per la mia decisione, per la mia personale libertà. Il rispetto del Mistero per la decisione di un minuscolo essere come me, è veramente una cosa… dell’altro mondo! Se penso questo, mi viene un sorriso e quasi sorrido perfino rispetto alle mie imperfezioni, alle mie ricorrenti compensazioni, a tutte le strategie per non fare il cammino (i “pugnetti di bimbo” a cui accenna Marco Guzzi, nella bellissima poesia….).

      Siamo bimbi, facciamo tanti capricci. Ma siamo tanto amati, per questo possiamo continuare il cammino… C’è Qualcuno che non ha alcuna fretta di vederci arrivare, Gli basta vederci provare a tentare dei passetti…. e il resto non è in mano nostra.

      • Grazie per la tua riflessione, Marco.
        Anche se siamo accomunati dagli stessi dubbi e, a quanto pare, anche dalle stesse aspettative elevate (mi riferisco al cambiamento “per illuminazione” totale, immediato e definitivo di cui parli), grazie alle tue parole, ho visto la situazione da un altro punto di vista, quello dell’Eterno e, guardandomi come una bimba che pretende troppo da se stessa, anche a me è venuto da sorridere e mi sono accorta che, se le mie pretese sono ancora tanto elevate significa che ancora non mi accetto.
        Mi accorgo quanto sia bella ed importante la condivisione.
        Grazie
        Daniela

        • Grazie a tutti e due per le vostre riflessioni. Anch’io provo le stesse cose in questo momento piu di prima. Credo che dipenda dal fatto di esserci messi in cammino…a piccoli passi…inciampando…con qualcuno che ci risolleva se cadiamo…ma in cammino…

  2. Carissima Daniela,
    hai ragione non abbiamo ancora caricato la preghiera, che trascrivo sotto, e hai ragione nel sentire questa difficoltà, che anche tutti noi sperimentiamo, nel modificare il nostro antico modo di reagire alle sollecitazioni che il quotidiano ci serve.
    Il lavoro che facciamo ci aiuta facendo crescere la nostra consapevolezza, ci offre strumenti per meglio vedere nella nostra interiorità, ci accompagna alla scoperta di un ascolto nuovo con una nuova disponibilità ma c’è bisogno di un impegno continuo, paziente, fiducioso, umile per praticare ogni giorno così come facciamo tante altre cose meno indispensabili ogni giorno.
    Giungiamo a DP con un trascorso che ha radici profonde in noi e vedere il risultato che speriamo non è cosa rapida ne semplice ma possibile se usciamo dalle facili aspettative.
    Ogni meditazione è occasione di crescita, accogliere ciò che viene ci insegna sempre dipiù ad accogliere, il cammino è lungo ma sei in compagnia e se guardi bene un bel po di strada l’hai già percorsa quindi continua così e vedrai crescere la tua capacità di abbandono.
    Auguri Ale

    La preghiera dei figli di Dio

    Signore Gesù,
    Vero Dio, vero uomo,
    Vero Dio – Padre,
    Vero uomo – Figlio,
    Nell’unità di un solo Spirito,
    Tu sei la mia Nuova Umanità,
    Ti prego, salvami!

    Per la potenza della tua Incarnazione,
    Estendi adesso in me la pace del tuo Regno,
    Scendi negli abissi della mia carne,
    Togli il mio peccato dal mondo.

    In comunione con il tuo corpo, Gesù,
    Morto adesso alla morte e al peccato,
    Con te risorto adesso
    Nella pienezza di vita dello Spirito,
    Io ricevo il perfetto perdono di tutte le mie colpe,
    La perfetta guarigione di tutte le mie malattie,
    La mia perfetta integrità, e sono uno.

    Io in te, Signore, e tu in me, per sempre.
    Io in te, Signore, sono me stesso:
    Figlio nel Figlio, figlio del Padre.

    Padre Eterno Amore,
    Manda il tuo Spirito di guarigione profonda, e di santità,
    Manda il tuo Spirito di luce e di sapienza,
    Manda il tuo Spirito d’amore.
    Fa’ di me uno strumento gioioso e fiducioso della tua grazia.
    Fa’ che io possa portare guarigione
    E illuminazione a tutti.
    Così la nostra gioia sarà piena.
    Amen.

  3. Ringrazio tanto Marco e Daniela per le loro riflessioni. Il ‘pendolarismo’ di cui fanno cenno lo vivo anch’io nella mia esperienza ed è certamente comune a tutti coloro i quali fanno un cammino di trasformazione. Non bisogna, però, scoraggiarsi più di tanto nè disperare ma, nonostante tutto, perseverare (va chiesto come grazia)! L’egoico ‘uomo vecchio’ è durissimo a morire e ci occorre la costanza consapevole e la pazienza umile di accettarci per le creature limitate e finite che siamo. Sono questi lenti, progressivi abbandoni dell’io che inducono altrettanto lente, progressive trasformazioni. E il fatto che queste vadano avanti per anni ed anni, può apparirci un lavoro inutile (con le tentazioni che ne conseguono). In realtà, anche se magari poco evidente, un cambiamento in meglio è comunque avvenuto in noi per il fatto stesso di esser stati perseveranti! La nostra egoica ‘volontà di potenza’ vorrebbe vederci subito ben sistemati: è la tentazione della magia che seduce ininterrottamente il mondo! Per noi valgono le parole di una assai bella canzone di Lucio Dalla, “Una città per cantare”, quando ci dice che…….’lunga è la strada……’! Un abbraccio, Ettore.

  4. Caro Marco,

    ascoltando questa conferenza, sono sorte in me alcune domande.

    1) Quando tu hai detto “cosa si può sperare di piu che la speranza cristiana?”, mi è sorta subito la risposta: la pace e la gioia per il mondo intero. Voglio dire che molti pensano che alla fine il cristianesimo sia una fesseria, perché Cristo ha avuto ormai 2000 anni per compiere le sue promesse (salvare il mondo), e “non lo ha fatto”, nel senso che questo mondo è e sarà sempre sotto il dominio di Satana. La sofferenza e le ingiustizie dilagano oggi come ieri. Una salvezza, una condizione di gioia e pace, esiste al limite “dopo la morte”, nella risurrezione e/o alla fine dei tempi (che però tardano a finire). Come dire: il fatto che ricadiamo sempre nel peccato può essere visto come una inefficacia dell’azione salvifica di Dio – su questa terra. Tu saresti d’accordo con questo?

    Perché da qui sorge la seconda domanda:
    2) che senso ha credere di aver già ottenuto ciò che non si è ancora ricevuto? Come dire: io posso credere di essere già guarito, ma di fatto non lo sono. E se ho una malattia mortale, ci sono solo due opzioni: o avviene un miracolo (e questo accade molto di rado), oppure dobbiamo intenderci su cosa significhi guarigione: al limite la morte e poi una vita “nell’aldilà”, in “paradiso”, ma non su questa terra. Come dire: non rischiamo di abbandonare un sano realismo, cioè di avere l’onestà di ammettere che ad esempio una mia preghiera non è stata esaudita? Ecco che pregare il Signore che “mi aggiusti le cose a modo mio”, magari che mi tolga la croce, mi sembra una forma insensata di preghiera. Altro invece è la preghiera di invocazione di aiuto e sostegno spirituale stando sulla croce, oppure la preghiera nel senso di annientamento dell’ego e ascolto della rivelazione di Dio ecc. Il punto è che mi sembra che Cristo non avesse in mente una salvezza fisica in questo mondo, altrimenti non avrebbe fatto dei miracoli solo ad alcuni (i quali miracoli sembrano più perpetrati al fine di attirare l’attenzione su di sé, piuttosto che guarire il prossimo), ma avrebbe miracolato subito tutti. Già il fatto che non tutti siano chiamati a seguirlo è significativo …

    Da qui sorge una terza domanda, che mi veniva in mente quando ascoltavo la tua conferenza “perdono e guarigione” (che ho trovato semplicemente – fantastica – mi sembra un ottimo sunto del tuo pensiero):

    3) Tu affermi che Cristo non può mai mandare la croce e/o servirsene in modo indiretto ecc. Lui sempre la ripudia e vuole solo il bene ecc. É bello pensare un Dio così, peccato che però nella Bibbia ci sia testualmente il contrario. L’antico testamento è pieno di un dio vendicativo ecc. Ovviamente si può dire che siano interpretazioni umane, però nessuno può negare che quantomeno Jahwe abbia mandato le dieci piaghe d’Egitto al faraone, e/o che abbia richiuso il mar rosso su cavalli e cavalieri. Se si nega che questo sia operato di Dio, mi sembra che si neghi il cuore del Dio del vecchio testamento: un Dio che salva il suo popolo, un Dio “potente in battaglia”. Per quanto riguarda il Cristo, lui stesso afferma che dio si serve della croce.

    “E i suoi discepoli gli domanda­rono: « Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi ge­nitori, per esser nato cieco?». Gesù rispose: « Né lui, né i suoi genitori hanno peccato, ma (è così), Perché si ma­nifestino in lui le opere di Dio.” (Gv 9,2-3).

    Come dire: Cristo non dice “purtroppo viviamo in un mondo distorto, Dio padre non lo aveva pensato cosi ecc.”. ma dice “è cieco perché si manifestino in lui le opere di Dio.” Dio ha bisogno della ciecità fisica di questa persona, affinché si manifestino le sue opere. Come dire: se Cristo non avesse avuto storpi da guarire, nessuno gli avrebbe dato credito. Tu cosa pensi rispetto a questo?

    Con questo non voglio fare polemica, mi interessa solo uno scambio sereno su questi punti. Trovo questo percorso “darsi pace” davvero fantastico e vedo che sta aiutandomi a sciogliere molti nodi della mia vita. Alcuni di questi nodi però resistono. Qui sopra nei hai 3 dei tanti…

    Shalom! Emanuele

  5. Caro Emanuele,
    a me sembra più congeniale cambiare la domanda risposta che hai formulato, scambiandone i termini:
    Cosa si può sperare di più che la pace e la gioia per il mondo intero ? La speranza cristiana.
    Sì, proprio perché tale Speranza, che riguarda il nostro esistere, va al di là …. di questo mondo. Non è una qualsiasi, solo umana, terrena: ha invece radici al di là di questa breve esistenza, su questo minuscolissimo pianeta, perso nelle profondità dell’intero universo. Siamo assai piccini, ognuno di noi e tutti insieme, qui, a confronto di tutto il restante….Che non è fantasia o allucinazione, ma realtà che “mi” riguarda e alla quale “appartengo” e che mi “interpella”. Perciò, comunque, infinitesima esistenza, quella dell’umano, con tutte le sue speranze, sia pur belle, nobili e necessarie, ma che hanno limite nel qui ed ora, a confronto di quella che il Figlio di Dio (se Lo accettiamo come Tale) ci ha suggerito e indicato: “Chi crede in Me non muore (Gv 3,36 – Gv 5,24 – Gv 6,47- Gv 6,54)….”
    Tutto ciò a me non sembra visione poetica, di Fede, ma semplicemente realista. Abbiamo d’accontentarci trovandoci, al momento, in un esistere transitorio, limitatissimo, che ha però una meta meravigliosamente inimmaginabile, senza limiti, ma nostra, regalata, nella quale possiamo affondare le radici del nostro qui adesso, dove abbiamo il dovere di assolvere ognuno al proprio compito nelle prove … Ma senza la Luce che viene dall’Altra esistenza, qui siamo semplicemente al buio, a tentoni, in una miriade di false interpretazioni del Reale.

  6. Caro Giovanni,

    questa tua risposta al primo punto da me enunciato la trovo molto pertinente. Peró presuppone una visione di fede e porta tutto il piano del discorso sulla “vita dopo la morte” (se possiamo esprimerci cosi). Marco però parlava dell’azione salvifica del Cristo su questa terra, se non sbaglio.

    Se “speranza cristiana”=”vita eterna nell’aldilà”, si potrebbe formulare la questione in questi modi:

    – Domanda: “Cosa si può sperare di più della speranza cristiana?”
    – Risposta: “La speranza cristiana + che la pace, l’amore e la gioia trionfino anche su questa Terra”

    E chiaro che questo avviene nella misura in cui gli uomini si convertono, almeno in una prospettiva cristiana. Il fatto però che questo non avvenga (vedi secondo punto) può lasciar dubitare dell’efficacia dell’azione salvifica del Cristo.

  7. Ciao Emanuele,
    i nodi che incontriamo sono i principali e sciolti questi ecco che ne vediamo molti altri e dobbiamo armarci di grande pazienza, umiltà, perseveranza e coraggio per proseguire nel cammino ben sapendo ( come abbiamo visto già nel primo anno ) che il nostro abituale stato di scissione ci porta a vedere solo in una dimensione, spesso è quella dove l’ego si trova più a suo agio.
    Le domande che ti fai sono lecite ma anche premature visto che siamo appena giunti in modo ” nuovo ” alla scelta di fede e che questa è libera.
    Non ci sono doveri ma aperture, abbandoni di vecchi pensieri maturati in condizioni passate.
    La speranza cristiana è nella resurrezione di Gesù, la sua venuta nella storia ha mostrato il vero volto del Creatore, Dio Padre e non vendicatore ma il fatto che gli uomini che lo hanno preceduto abbiano interpretato così il Signore non vuol dire che lo era.
    Io posso capire con i mezzi che ho a disposizione e se questi mi permettono di comprenderlo solo in questo modo per me sarà così.
    La luce portata nel mondo da Gesù ha permesso di vedere nuovi orizzonti molto più ampi, talmente ampi che ci si può smarrire e spesso succede se guardiamo la storia del cristianesimo.
    Ma resta un fatto, la pace e la gioia di cui parli quale è ?
    Quella che ci insegna il mondo ?
    Forse c’è qualcosa di nuovo da 2016 anni che ancora non abbiamo ben capito e noi nel nostro piccolo cammino stiamo cercando di osservarlo meglio , senza pregiudizi e rappresentazioni ma, ripeto, non andiamo di fretta perchè per ben capire bisogna andare per gradi e meditare bene sui passi già compiuti, poichè a volte sono solo passi immaginari.
    I prossimi incontri saranno sicuramente utilissimi per la tua ricerca di Verità.
    Un abbraccio Ale

  8. L’efficacia salvifica non è responsabilità del Dono, che già ci è stato regalato, ma di chi lo riceve o rifiuta: noi. Egli non può operare davanti ad un nostro rifiuto. Che la pace, l’amore e la gioia possano quindi trionfare anche su questa Terra, sarebbe possibile solo se l’uomo sapesse riconoscere come Realtà la Promessa Cristiana. Siamo abituati a pensare che l’ambito della Fede sia cosa anche gradevole, ma che non ha niente a che fare con il vivere pratico dell’oggi qui. “Speriamo che sia così….” dicono in merito molti “cristiani”…. Niente di più sballato: solo la conoscenza e la ri-conoscenza per quella possibile Meta (eppure realissima) come quella che ci è stata donata attraverso quel Sacrificio, renderebbe tutti serenamente vitali ed operosi nel tragitto del raggiungerla.

  9. Scusami, Emanuele , se intervengo, richiamandomi anche a quanto detto da Giovanni, sull’efficacia (o meno) dell’azione salvifica di Cristo. L’argomento è, in verità, arduo e, se ci atteniamo strettamente alle evidenze storiche, in effetti il male sembra sempre prevalere a scapito di una salvezza che pur ci è stata donata da Cristo. Ma qui tutto dipende dalle nostre libere scelte: la Lettera di Giovanni dice che “La Luce è venuta nel mondo ma le tenebre non l’hanno accolta”, anche se è altrettanto vero che le tenebre della nostra ignoranza plurisecolare circa una tale Rivelazione, non ci mettevano assolutamente in grado di comprenderla e, quindi, di accoglierla. Allora questa si rivelerebbe inefficace se non, addirittura, fallimentare. Ma Cristo, per Sè Stesso, non ha fallito e a noi ignoranti intendeva (e intenderebbe sempre) far grazia di una ‘buona disposizione interiore’ verso tale straordinaria novità (il Suo Spirito) che poi si manifesterebbe come ‘buona disposizione all’ascolto’ (di questa Parola di Vita) ed alla sua realizzazione concretamente incarnata. Cosa che, nel complesso, non è avvenuta perchè ancora fraintendiamo tutto: infatti crediamo ad interventi divini diretti (so che non è facile) piuttosto che convincerci che Dio ha messo tutto nelle nostre mani e così restiamo sempre chiusi nei nostri pregiudizi egoici, pervicacemente legati a false visioni del religioso, di matrice magico-pagana, dunque sacrificale, che, acriticamente, ereditiamo di generazione in generazione. Senza contare l’enorme peso di certi condizionamenti sulle nostre coscienze che sono stati esercitati dalle gerarchie ecclesiali a scopo di controllo su di esse. Il discorso è perciò assai vasto e articolato e certamente non si può esaurire in poche righe. Ho cercato alla buona di inquadrarlo nel modo più sintetico possibile: spero di esser stato abbastanza chiaro. Vi sono comunque vicino, perchè comprendo moltissimo i vostri dubbi. Infatti e nonostante tutto, spesso li ho anch’io. Ettore.

  10. Ciao a tutti.
    E’ tardi qs sera, ma non voglio lasciare passare altro tempo senza farmi sentire. Come è importante per me ascoltare le registrazioni delle giornate di DP e i commenti degli amici che lasciano una riflessione, una domanda, una condivisione, così do il mio contributo.
    Da qualche giorno mi frulla in testa l’immagine dell’equilibrista:
    Come abili equilibristi
    in questa nostra vita,
    con amore,
    per il bene
    di chi ci vive accanto
    ed è più fragile,
    ma non lo sa …

    Mi sono trovata a scrivere ciò che porto dentro non più in prosa (amo scrivere, appuntare certi passaggi importanti, certi punti di “non ritorno”, certi passi di crescita) ma in versi. Un’esperienza nuova per me, un lato nuovo di me che non conoscevo.
    Mi sento un equilibrista che cerca di stare in piedi, di continuare il cammino, attraversando le proprie fatiche, fragilità, profondità del baratro. Un equilibrista, infatti, continuamente sceglie di aprire o chiudere le braccia, le gambe, di irrigidire o allentare i muscoli per rimanere sulla corda e non rischiare di cadere di sotto. Continuamente. Come sono chiamata io ogni nuovo giorno: decidere e ri-decidere se continuare la pratica, se prendermi il tempo per crescere, se mollare tutto, se gioire per ogni piccolo, forse quasi impercettibile, ma reale, cambiamento.

    E davanti al baratro, vorrei anch’io, come Jovanotti, poter cantare:
    “la vertigine non è
    paura di cadere
    ma voglia di volare”
    Sì, perchè Qualcuno si fida di me,
    è disposto a dare la vita per me,
    è disposto a perdere …

    Grazie, Marco. Ale, Gabriella e tutto lo staff di Darsi pace “dietro le quinte” perchè vi prendete cura di noi con tanta pazienza e benevolenza. Perchè così mi manifestate la tenerezza e la cura di Dio per la sua creatura, la sua fiducia, la sua benevolenza, la sua misericordia.
    Come Gesù nel Vangelo di oggi, siamo invitati ad attraversare le nostre fragilità, inconsistenze, paure, il nostro baratro e … continuare il cammino
    “Gesù, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”.
    Un abbraccio.
    dam

  11. Caro Emanuele, grazie delle tue riflessioni, che toccano punti cruciali della fede cristiana.

    Noi, come sai, procediamo in modo graduale, toccando le problematiche teologiche nella stretta misura del loro illuminarci questo piccolo passo (il 5° incontro della 2a annualità) che stiamo facendo.
    Le questioni che sollevi le approfondiremo in tutti i prossimi 6 anni di percorso, e spero in modo soddisfacente.

    Però vorrei dire comunque già qualcosa:
    in realtà questo mondo non è affatto rimasto uguale dopo Cristo: si sta consumando, perciò parliamo di consumazione dei tempi; solo che questo processo lo vede solo l’occhio di Cristo, lo sguardo profetico che ci dona il suo Spirito.
    Per il mondo, e cioè per il nostro io ego-centrato, fissato sull’oggettività delle cose, il Regno semplicemente è una pia illusione.
    Questo Regno, che è l’ordine divino cosmoteandrico, c’è già, ma è presente in una forma senza forma, in un’evidenza non oggettivabile, non possedibile dall’occhio egoicologico.

    In questa Realtà, assolutamente presente, ma non nella forma oggettivabile, io sono già sano e salvo, sono già beato: chi ascolta la mia voce, è passato dalla morte alla vita.
    Le manifestazioni material di questo già sono molto diverse e varie, per ragioni non sempre possedibili …

    Gesù viene a portare a compimento tutte le immagini di Dio precedenti, viene a giudicarle, anche quelle veterotestamentarie: la Bibbia ci insegna che Dio ci si rivela in modi sempre nuovi, restando se stesso, in quanto la rivelazione dipende dalla capacità di comprensione umana, che segue processi storico-evolutivi molto concreti. Il Dio di Samuele, che ordina di sterminare interi popoli, viene corretto dal Dio Padre, che ci ordina di amare i nostri nemici ….

    La Rivelazione biblica è in altri termini realmente dialogica: dipende non solo dall’emittente divino, ma nella stessa misura dal ricevente umano.

    Ma, caro Emanuele, andiamo piano, e abbandoniamo la pretesa propria del nostro vecchio io, di trovare risposte razionali (e cioè di controllare …) anche al mistero di Dio: le vere risposte sono invece sempre iniziatiche, sono cioè mutazioni del nostro essere, è il nostro IO, infatti, che non è ancora in grado di concepire (fare nascere) l’uomo-Dio, che già siamo.
    Ti saluto con affetto. Marco

  12. Che bella l’immagine dell’equilibrista Damiana, tanto bella quanto veritiera perché rispecchia il nostro modo di vivere quella paura del baratro. Cerchiamo disperatamente di mantenerci in equilibrio per il terrore di cadere nel nostro abisso in quel punto da cui sono nate tutte le nostre ferite e distorsioni, convinti di essere annientati.

    Ma in questa fase del nostro percorso noi stiamo iniziando a comprendere che solo sprofondando in quell’abisso, che ci ha separato dalla vita, noi possiamo rinascere permettendo al nostro ego di dissolversi; è solo abbandonandosi e fidandosi (come hai scritto) che si torna a volare!

    Grazie per le belle parole. Un caro abbraccio Gabriella

  13. Ho tanta gratitudine per la ricchezza di contenuti che ho ricevuto in quest’ultimo incontro.
    Sì, Gesù è Tutto. Per me è così! È il Tutto che va sempre cercato, desiderato, scelto.
    Personalmente, solo in Lui ho trovato ciò che cercavo. Lui è la Risposta.
    Teresa d’Avila in una rivelazione si sente dire da Gesù: “Cercati in Me”, da qui la poesia Cercati in Me, cercaMi in te della santa. Questa è la sintesi del cammino che tento di seguire, dentro il viaggio interiore che m’invita a Cercarmi in me per trovare la sorgente della vita, la beatitudine in Dio. Non ho altro! e non desidero altro. Anche l’esperienza con voi è parte di questa mia ricerca!

    In riferimento alla riflessione di Marco sulla “vita monastica e annuncio”, penso, che nella vita del monaco/a l’esperienza missionaria sia presente in modo eminente.
    E’ difficile spiegare la nostra vita. Occorre davvero esperirla attimo dopo attimo, ascoltarla, respirarla. Qui, in monastero, per l’essenzialità e sobrietà nello stile di vivere, in un certo senso è più facile morire e risorgere molte, molte volte al giorno poiché è quasi impossibile sfuggire dallo “specchio” nel quale ci riflettiamo continuamente: Cristo. Il Modello, Cristo, ci mette immediatamente a nudo e molte maschere si sgretolano più facilmente rispetto che in altri ambienti … E’ difficile per me spiegarmi: mi faccio aiutare da una citazione che descrive bene (almeno per me) il processo di trasformazione che la vita in monastero favorisce. La trovai tempo fa nel libro del militare W. Pilecki sulla sua esperienza di prigioniero volontario nel campo di concentramento di Auschwitz. Mi colpì particolarmente per la forte corrispondenza tra l’itinerario interiore di cui lui scrive e il nostro; cito: “Il campo era un banco di prova per il carattere.
    Alcuni si perdevano in una palude morale.
    Altri si scolpivano un carattere di puro cristallo.
    Eravamo incisi con uno strumento affilato. La sua lama affondava dolorosamente nei nostri corpi, e tuttavia nelle nostre anime, trovava campi da arare…
    Tutti alla fine subivano questo processo di trasformazione. Come quando l’aratro rivolta un campo, la lama scava il terreno fertile sulla destra, mentre a sinistra il suolo attende di essere smosso al passaggio successivo.
    Di tanto in tanto l’aratro rimbalza su un sasso in profondità lasciando un po’ di terriccio non smosso e infecondo – una striscia inutile- una zona sterile…
    Perdevamo tutti i nostri titoli: classi sociali, diplomi, rimanevano dietro di noi nel mondo di fuori.
    Qui tutto era svanito senza lasciare traccia. Eravamo tutti ridotti alla pura essenza. Un uomo era visto e valutato per ciò che era davvero”.

    La vita monastica (ovviamente, lasciata libera di rivelarsi anche da parte delle istituzioni ecclesiastiche che spesso al fine di disciplinarne l’espressione ne soffocano lo Spirito) secondo la sua insita natura è la risposta che più si approssima all’esigenza che l’uomo ha di lasciare andare tutto per avere Tutto, dentro un’esperienza relazionale piena che mai si separa (anche dentro la solitudine apparentemente più cocente) dagli altri uomini e da Dio.
    Anche il culmine della predicazione di Cristo si è realizzato sulla Croce. Gesù in Croce è Parola profetica d’Amore, la più eloquente e travolgente per il modo in cui si è donata e per questo continua ad affascinare, ad attirare a sé i cercatori autentici di felicità. Questo non significa che tutti debbano farsi monaci chiudendosi in un convento o monastero per essere felici e missionari, o che la vita monastica sia esonerata da qualsiasi si forma di apostolato attivo (credo anzi che sia compito precipuo di questa iniziare alla vita di preghiera e contemplativa per chi lo desideri…) ma che ogni uomo è in fondo un “monaco” e un contemplativo chiamato a morire per Amore, ad essere un altro Cristo: capace di donare la vita per i propri amici. Ecco perché sono convinta che la pratica meditativa, così come la stiamo apprendendo nel cammino Darsi Pace, non sia da sottovalutare ma sia una preparazione necessaria e imprescindibile per raggiungere la contemplazione, l’unità con Dio e il creato, il cui frutto è una vita nuova, una “nuova umanità”.
    Grazie per essere giunti fino a questa riga. Ho indugiato molto prima di pubblicare questi pensieri, li ho scritti alcuni giorni fa eppoi messi via… temevo di essere fraintesa…
    Un abbraccio,
    Agata

  14. Cari amici,

    grazie a tutti voi per le calorose ed interessantissime riflessioni alle mie domande. Marco, grazie di cuore per le tue precisazioni.

    Un abbraccio a tutti Emanuele

  15. Forse nessuno leggerà questo commento piuttosto tardivo. Piuttosto tardivo direi. Scusatemi. Purtroppo il mio percorso di quest’anno è stato accidentato, e tuttavia voglio riallacciarmi al punto in cui sono, ovvero al quinto incontro.

    Comprendo bene i dubbi, anche meglio delle certezze, perché certezze non ce ne sono più, è tutto in fusione. O meglio: vorrei davvero che fosse tutto in fusione: in realtà grandissimi grumi, pezzi di me, vecchi, vecchissimi, resistono. Da un lato è consolante stare in questa incertezza, materia sincerissima, che forse sboccerà. D’altro canto è tutto un affollarsi di domande, e spesso di esperienze frustranti. La resistenza è fortissima.

    Non so più cosa sia Cristo. Di certo è una presenza inquietante, e che non riesco ad afferrare. A stento riesco ad invocarlo. Ma mi attira, così sento. Questo quinto incontro è un incontro decisivo perché fa riemergere tutte le mie paure di abbandonarmi alla fede cristiana, pur con tutti i distinguo e le gradualità che abbiamo specificato. Devo fare un notevole sforzo per liberarmi dalle rappresentazioni religiose. Da un lato vorrei essere un eretico, libero anche di bruciare. Dall’altro la consolazione dell’ortodossia è una coperta che sta lì, eppure non oso prenderla per riparami. Esiste una via di mezzo, cioè essere liberi nella verità? Questa la traccia che spero di seguire.

    Il potere della preghiera non lo conosco, e sinceramente ancora dubito che debba intendersi letteralmente. Sarei stato peggio di Tommaso. E lo invidio spesso, beato lui che ha potuto mettere la mano nella piaga, anche a costo di una tirata d’orecchi. Io mi trovo a scendere ogni volta in una pasta durissima, per ottenere qualche attimo di silenzio, ma ancora lì non sento, e quindi non posso “obbedire”. Forse questa voglia di ottenere blocca il processo, non so. D’altro canto penso che una volta iniziato il processo di conversione, di ribaltamento dello sguardo, è in un certo senso impossibile tornare indietro. Gradualità, certo. Trattare la voglia di risposta come il bambino che ero, in macchina, quando papà forse non sa la strada, la sta cercando, ma sente che in un modo o nell’altro la troverà: – Quando arriviamo? – Stiamo arrivando.

    Un abbraccio,
    Giuseppe

  16. Ciao Giuseppe, che hai fatto tutto questo tempo???
    Ti sei mantenuto gli impegni per l’estate ???
    La selva delle resistenze è intricata, non lascia passare se non c’è una forte motivazione ad andare avanti.
    Ciò che stiamo vedendo e vivendo in fondo non lascia molti spazi di interpretazione, abbiamo bisogno di ” speranza ” per poter affrontare il quotidiano con uno spirito vitale che può farci proseguire la nostra storia con desiderio e convinzione che le cose possono migliorare .
    A noi piace valutare le diverse opzioni che nel corso della storia si sono concretizzate nelle diverse culture ma non possiamo trascurare l’importanza tra queste del cristianesimo che risponde pienamente anzi oltre ogni più rosea previsione alle aspettative umane.
    Sarà un cammino lento e faticoso certo ma una cosa posso dirtela subito:
    L’esperienza si fa quando l’abbandono è vero, quando siamo veramente sconfitti e ci affidiamo totalmente cessando di cercare noi la soluzione, in quel momento possiamo sperimentare la creatività della Vita che per intervenire ci chiede solo di aver fiducia.
    Anche nelle piccole cose del quotidiano possiamo scoprire come siamo ascoltati con attenzione.
    Prova e vedrai . . . . .
    Lo dico perchè nel mio lavoro di artigiano ( e non solo ) molto spesso mi trovo in difficoltà e quando nella consapevolezza mi affido accade sempre qualcosa che sorprendentemente mi aiuta, senza formule o ritualità ma nel reale riconoscimento della mia incapacità .
    Stiamo arrivando.

    Con un sorriso, Ale

  17. Grazie mille! E infatti più controllo, più le cose sfuggono, almeno quelle importanti a lungo termine.
    Mi va di condividere brevemente la mia esperienza di quest’anno. Ho perso molto tempo – perso perché distante da me – lavorando a ritmi da catena di montaggio, cercando di essere più o meno perfetto ogni giorno a scuola (lavoro in un liceo): è il mio primo anno di lavoro lontano da casa e pago la gavetta così, e così sconto d’altronde, e soprattutto, la mia insicurezza. Ritagliare il tempo per me è stata un’impresa, e ne soffro: mi sento su un rullo di scadenze, programmi e richieste che non controllo (è un vincolo esterno) o almeno non riesco ancora a gestire bene (troverò il modo per rendere a Cesare quel che è suo). Insomma è ancora come prepararmi a debuttare ogni giorno davanti a un pubblico (le classi) pronto a cogliermi in fallo, quindi la tensione è continua. È un modo di vivere il lavoro molto egoico, me ne rendo conto: forse, assieme al mio carattere appreso, è anche il contesto scuola che non aiuta. Mi chiedo come ritagliare oasi di umanità al suo interno: è un mondo estremamente alienante, vedo professori vecchi diventati acerbissimi, capisco che hanno dovuto desensibilizzarsi. Quindi lavoro sull’abbandono.
    Grazie ancora, un abbraccio
    Giuseppe

  18. Caro Giuseppe hai detto “come ritagliare oasi di umanità” ed è così, è proprio l’umanità che manca o comunque la relazione autentica in ogni contesto. E allora è per questo che puoi lavorare, per trasmettere questi valori; ma puoi farlo solo se ti liberi della paura, quella ad esempio di un possibile giudizio (ancora più insopportabile se arriva da persone più giovani di te…..lo comprendo).
    Se credi veramente nella tua sana intenzione e se ti affidi, allora tutto il resto non ha importanza anzi probabilmente non accadrà.
    Forza e coraggio. Ti abbraccio Gabriella

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